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Mauro Capitani e quegli amici del Novecento: Gastone Breddo e Silvio Loffredo
In mostra una quarantina di dipinti, tra i quali alcuni autografi di Capitani e una selezione di opere di Gastone Breddo (Padova 1915 – Firenze 1991) e Silvio Loffredo (Parigi 1920 – Trebiano 2013) provenienti dalla sua collezione. I tre artisti sono chiamati a dialogare con la storia di Bassano.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mauro Capitani, classe 1949 di San Giovanni Valdarno (Ar), si è formato Istituto d'Arte prima e, in seguito, in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Capitani è un artista poliedrico, abile nel variare registro e affrontare più temi come il nudo femminile, interpretato secondo linee morbide e sensuali, il paesaggio, talvolta quasi astratto, fino alle profonde interpretazioni del sacro con la Natività nella chiesa di S. Teresa di Lisieux (S. Giovanni V.no), la Resurrezione di Anciolina (chiesa di S. Michele Arcangelo) e il Cristo e i primi quattro apostoli di Rimini (chiesa di S. Maria in Celle).
In esposizione una quarantina di dipinti, tra i quali alcuni autografi di Capitani e una selezione di opere di Gastone Breddo (Padova 1915 - Firenze 1991) e Silvio Loffredo (Parigi 1920 - Trebiano 2013) provenienti dalla sua collezione. I tre artisti sono chiamati a dialogare con la storia e le bellezze di Bassano, in uno scambio di suggestioni che si fa poetico in riferimento agli affreschi ezzeliniani, presenti proprio a Palazzo Finco, celebri per il Federico II che nobilmente tiene un fiore in mano e di sua moglie Isabella. Non si tratta di un confronto casuale, poiché se Breddo, artista formatosi sulla scia di Virgilio Guidi e Giuseppe Santomaso si caratterizza per uno stile "astratto-concreto" divenuto più naturalistico e materico dagli anni '60, e Loffredo guarda a Ottone Rosai e all'espressionismo di Kokoschka, affrontando soggetti come i Battisteri e bestiari, tutti, Capitani in primis, sono accomunati dall’importanza data al colore. E cosa c’è di più riconoscibile nella tradizione pittorica veneta, madre di Jacopo Dal Ponte e dei mirabili affreschi ezzeliniani, se non il colore?
BIOGRAFIA ARTISTI
SILVIO LOFFREDO (Parigi 1920 - Trebiano Sp 2013)
Dopo aver studiato all'Accademia di Firenze e di Roma con Amerigo Bartoli si forma sostanzialmente nell'area di Ottone Rosai. La sua pittura si è mossa da accenti francesi, sino ad evolversi in una cultura di respiro europeo espressionistico, vicino al mondo di Oskar Kokoschka. Si è dedicato con successo alla regia di film sperimentali. Artista dalla fantasia irrefrenabile, anche come incisore si muove in un ambito vicino all'astratto, avvalendosi di una ricca cromia e al tempo stesso richiamandosi a temi figurali come i noti Battisteri, i bestiari, figure di donne e gatti. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni d'arte che ovunque hanno messo in evidenza la sua alta natura di artista europeo. Recentemente la sua opera è stata riletta in una visione di pre-transavanguardia. Per molti anni è stato docente di Pittura all'Accademia di Firenze.
Hanno scritto di lui: P.Francesco Listri, Oscar Kokoschka, Ottone Rosai, Tommaso Paloscia, Franco Russoli, J.Francoise Revel, Lara Vinca Masini, Carlo Ludovico Ragghianti, Lodovico Gierut, Giuseppe Nicoletti, Luigi Baldacci, Valter Rossi, Pietro Scarpellini, Germano Celant, Michelangelo Masciotta, Mario Bergomi, Carlo Betocchi, Mario Luzi ed altri.
[...] Creatura lunare predilige illuminazioni improvvise e fosforescenti. Il suo segno è rotto, inquieto e inquietante. Il mondo in cui ama muoversi è composto di gatti, donne, fiori, pesci e tratti della sua stessa immagine. Tutte queste figurazioni potrebbero venir definite come io le definisco un continuo autoritratto. Chi conosce bene Loffredo lo riconoscerà facilmente nei movimenti e dagli occhi di ogni sua creatura, dipinta sia questa di natura umana od animale. Attaccato al suo lavoro egli riversa ogni suo atto, movimento o pensiero nella pittura e per questa ragione è da considerarsi fin d'ora un artista. […] (Ottone Rosai)
[...] Ma la grandezza di Loffredo - perché di un grande artista si tratta - già da molti autorevoli critici esaltata per la vivacità dell’invenzione e per la profonda conoscenza tecnica nell'arte dell'incisione, è da trasferire di peso nella tecnica dell'olio. La fantasia di Loffredo si scatena in questi modi; ed è irrefrenabile perché è alimentata da una poesia stupendamente irrequieta. (Tommaso Paloscia)
GASTONE BREDDO (Padova 1915 – Firenze 1991)
Studiò all'Accademia di Venezia e Bologna. Per molti anni fu Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel clima culturale di Virgilio Guidi e Giuseppe Santomaso iniziò a dipingere con stile astratto-concreto, maturando intorno al '60 un'espressione naturalista, con accenti materico-informali. Tema ricorrente riferito ad una realtà simbolica è il "Cartoccio" elemento espresso attraverso un impianto post-cubista. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni d'arte italiane ed estere. La sua opera è considerata tra le pagine più significative dell'arte italiana del Novecento. Suoi lavori sono nella Galleria degli Uffizi e nei Musei Vaticani d'Arte Moderna. Partecipa varie volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.
Hanno scritto di lui: Renzo Biasion, Dino Carlesi, Vittoria Corti, Renzo Federici, Alfonso Gatto, Virgilio Guidi, Roberto Longhi, Salvatore Maugeri, Giuseppe Marchiori, Valentino Martinelli, Carlo Munari, Tommaso Paloscia, Franco Riccomini, Roberto Salvini, Pier Carlo Santini, Marco Valsecchi, Lionello Venturi, Marcello Venturoli ed altri.
[...] Una volta chiesi a Breddo, quasi celiando, che ci aprisse uno di quei suoi "cartocci" e ci rivelasse quale “mercanzia d’anima”, quali ingredienti spirituali, quali valori poetici vi avesse nascosto dentro: oggi gli dico, assai più saggiamente, di lasciarli così, di non "scartocciarli", perché essi vivono proprio in quel misterioso incartamento, tutto dichiarato e confessato in colori, che li impreziosisce e li rende irripetibili, dando a tutti noi la possibilità di liberamente ricrearli ad ogni luce, ad ogni nostro moto interno. (Dino Carlesi)
Le saldature lievi dei dossi scivolosi su Montepiano, sul Tronale o sul Brasimone si aprono a una nuova iride, o schierature cromatiche, a una gamma ventilata di rossi acquosi, di cinerei, soprattutto di azzurri biavi che mentre intavolano nuovi rapporti con il dato naturale-anche il colore da solo può riuscire a questo - rammentano per altro di esperimenti "orfici" di un Delaunay nel secondo decennio del secolo (Roberto Longhi)
MAURO CAPITANI (San Giovanni Valdarno 1949)
Terminati gli studi in Scenografia con una tesi in Storia dell'Arte, inizia ad insegnare Pittura all'Istituto d'Arte e successivamente Storia dell'Arte. La sua prima personale risale al 1967. Nel 1974 è invitato in Australia (Brisbane e Sidney) per una rassegna ufficiale di "Arte Giovane Italiana". Nel 1978 conosce Mino Maccari che lo incoraggia nelle prime incisioni e lo presenta nello stesso anno nel catalogo di una personale a Roma. Nel 1986 il critico Ferdinando Donzelli lo segnala quale artista di "particolare interesse nazionale" nel catalogo dell'Arte Moderna Italiana - N° 22. Lo storico e critico Tommaso Paloscia nel terzo volume di "Accadde in Toscana" - (Ed. Polistampa 1999) lo annovera tra i protagonisti della pittura di questi anni. Le reti televisive RAI si sono frequentemente interessate alla sua opera. Punto di riferimento per l'interpretazione e lo studio della sua pittura l'imponente monografia "Mauro capitani - Sulle rotte del mio tempo" curata da Giovanni Faccenda, nella collana "Artisti italiani del Secondo Novecento" Ed. Granducale, con l'adesione del Ministero dei Beni e Attività Culturali. Faccenda definisce la sua opera "una tavolozza tra le più prepotentemente ispirate degli ultimi trenta anni". È incluso nella collana "Storia dell'Arte Italiana del Novecento" di Giorgio Di Genova - Ed. Bora (2011) - BO. Nel Dicembre 2013 il Comitato Tecnico – Scientifico del "Catalogo dell'Arte Moderna" (Ed. Mondadori) gli dedica la copertina della prestigiosa pubblicazione. L'edizione N° 49, consacra così l'opera del Maestro. Nella sua storia, iniziata prima con le Edizioni Bolaffi, si sono avvicendati nella realizzazione della copertina artisti dal Primo Novecento ad oggi quali: Carrà, Guttuso, Sassu, Burri, Rotella, Nespolo ed ancora altri grandi. Hanno scritto di lui: G. Omiccioli, M. Maccari, E. Fantuzzi, G. Breddo, A.Valentini, A. Ginesi, A. Nocentini, V. Corti, T. Paloscia, R. Tommasi, L. Grisolini, L. Fornasari, G. Di Genova, R. Battaglia, G. Faccenda, L. Luisi, M. Fagioli, V. Ronsisvalle, L. Gierut, S. Italia.
[...] Arrivato precocemente a una solida maturità stilistica, con l'apprezzamento che, nel tempo, non gli hanno fatto mai mancare taluni illustri colleghi - da Maccari a Treccani, da Breddo a Brindisi,senza naturalmente dimenticare la stima e il sostegno di Vinicio Berti -, Capitani è, oggi, uno dei maggiori «coloristi» in ambito italiano: peculiarità resa evidente da accostamenti audaci, effervescenze improvvise, una temperatura lirica costantemente ardente che accende meraviglie di fiori o di paesaggio; come nel bestiario - che ha preso forma nella sua stagione creativa più recente [...]. (Giovanni Faccenda)
In esposizione una quarantina di dipinti, tra i quali alcuni autografi di Capitani e una selezione di opere di Gastone Breddo (Padova 1915 - Firenze 1991) e Silvio Loffredo (Parigi 1920 - Trebiano 2013) provenienti dalla sua collezione. I tre artisti sono chiamati a dialogare con la storia e le bellezze di Bassano, in uno scambio di suggestioni che si fa poetico in riferimento agli affreschi ezzeliniani, presenti proprio a Palazzo Finco, celebri per il Federico II che nobilmente tiene un fiore in mano e di sua moglie Isabella. Non si tratta di un confronto casuale, poiché se Breddo, artista formatosi sulla scia di Virgilio Guidi e Giuseppe Santomaso si caratterizza per uno stile "astratto-concreto" divenuto più naturalistico e materico dagli anni '60, e Loffredo guarda a Ottone Rosai e all'espressionismo di Kokoschka, affrontando soggetti come i Battisteri e bestiari, tutti, Capitani in primis, sono accomunati dall’importanza data al colore. E cosa c’è di più riconoscibile nella tradizione pittorica veneta, madre di Jacopo Dal Ponte e dei mirabili affreschi ezzeliniani, se non il colore?
BIOGRAFIA ARTISTI
SILVIO LOFFREDO (Parigi 1920 - Trebiano Sp 2013)
Dopo aver studiato all'Accademia di Firenze e di Roma con Amerigo Bartoli si forma sostanzialmente nell'area di Ottone Rosai. La sua pittura si è mossa da accenti francesi, sino ad evolversi in una cultura di respiro europeo espressionistico, vicino al mondo di Oskar Kokoschka. Si è dedicato con successo alla regia di film sperimentali. Artista dalla fantasia irrefrenabile, anche come incisore si muove in un ambito vicino all'astratto, avvalendosi di una ricca cromia e al tempo stesso richiamandosi a temi figurali come i noti Battisteri, i bestiari, figure di donne e gatti. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni d'arte che ovunque hanno messo in evidenza la sua alta natura di artista europeo. Recentemente la sua opera è stata riletta in una visione di pre-transavanguardia. Per molti anni è stato docente di Pittura all'Accademia di Firenze.
Hanno scritto di lui: P.Francesco Listri, Oscar Kokoschka, Ottone Rosai, Tommaso Paloscia, Franco Russoli, J.Francoise Revel, Lara Vinca Masini, Carlo Ludovico Ragghianti, Lodovico Gierut, Giuseppe Nicoletti, Luigi Baldacci, Valter Rossi, Pietro Scarpellini, Germano Celant, Michelangelo Masciotta, Mario Bergomi, Carlo Betocchi, Mario Luzi ed altri.
[...] Creatura lunare predilige illuminazioni improvvise e fosforescenti. Il suo segno è rotto, inquieto e inquietante. Il mondo in cui ama muoversi è composto di gatti, donne, fiori, pesci e tratti della sua stessa immagine. Tutte queste figurazioni potrebbero venir definite come io le definisco un continuo autoritratto. Chi conosce bene Loffredo lo riconoscerà facilmente nei movimenti e dagli occhi di ogni sua creatura, dipinta sia questa di natura umana od animale. Attaccato al suo lavoro egli riversa ogni suo atto, movimento o pensiero nella pittura e per questa ragione è da considerarsi fin d'ora un artista. […] (Ottone Rosai)
[...] Ma la grandezza di Loffredo - perché di un grande artista si tratta - già da molti autorevoli critici esaltata per la vivacità dell’invenzione e per la profonda conoscenza tecnica nell'arte dell'incisione, è da trasferire di peso nella tecnica dell'olio. La fantasia di Loffredo si scatena in questi modi; ed è irrefrenabile perché è alimentata da una poesia stupendamente irrequieta. (Tommaso Paloscia)
GASTONE BREDDO (Padova 1915 – Firenze 1991)
Studiò all'Accademia di Venezia e Bologna. Per molti anni fu Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel clima culturale di Virgilio Guidi e Giuseppe Santomaso iniziò a dipingere con stile astratto-concreto, maturando intorno al '60 un'espressione naturalista, con accenti materico-informali. Tema ricorrente riferito ad una realtà simbolica è il "Cartoccio" elemento espresso attraverso un impianto post-cubista. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni d'arte italiane ed estere. La sua opera è considerata tra le pagine più significative dell'arte italiana del Novecento. Suoi lavori sono nella Galleria degli Uffizi e nei Musei Vaticani d'Arte Moderna. Partecipa varie volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.
Hanno scritto di lui: Renzo Biasion, Dino Carlesi, Vittoria Corti, Renzo Federici, Alfonso Gatto, Virgilio Guidi, Roberto Longhi, Salvatore Maugeri, Giuseppe Marchiori, Valentino Martinelli, Carlo Munari, Tommaso Paloscia, Franco Riccomini, Roberto Salvini, Pier Carlo Santini, Marco Valsecchi, Lionello Venturi, Marcello Venturoli ed altri.
[...] Una volta chiesi a Breddo, quasi celiando, che ci aprisse uno di quei suoi "cartocci" e ci rivelasse quale “mercanzia d’anima”, quali ingredienti spirituali, quali valori poetici vi avesse nascosto dentro: oggi gli dico, assai più saggiamente, di lasciarli così, di non "scartocciarli", perché essi vivono proprio in quel misterioso incartamento, tutto dichiarato e confessato in colori, che li impreziosisce e li rende irripetibili, dando a tutti noi la possibilità di liberamente ricrearli ad ogni luce, ad ogni nostro moto interno. (Dino Carlesi)
Le saldature lievi dei dossi scivolosi su Montepiano, sul Tronale o sul Brasimone si aprono a una nuova iride, o schierature cromatiche, a una gamma ventilata di rossi acquosi, di cinerei, soprattutto di azzurri biavi che mentre intavolano nuovi rapporti con il dato naturale-anche il colore da solo può riuscire a questo - rammentano per altro di esperimenti "orfici" di un Delaunay nel secondo decennio del secolo (Roberto Longhi)
MAURO CAPITANI (San Giovanni Valdarno 1949)
Terminati gli studi in Scenografia con una tesi in Storia dell'Arte, inizia ad insegnare Pittura all'Istituto d'Arte e successivamente Storia dell'Arte. La sua prima personale risale al 1967. Nel 1974 è invitato in Australia (Brisbane e Sidney) per una rassegna ufficiale di "Arte Giovane Italiana". Nel 1978 conosce Mino Maccari che lo incoraggia nelle prime incisioni e lo presenta nello stesso anno nel catalogo di una personale a Roma. Nel 1986 il critico Ferdinando Donzelli lo segnala quale artista di "particolare interesse nazionale" nel catalogo dell'Arte Moderna Italiana - N° 22. Lo storico e critico Tommaso Paloscia nel terzo volume di "Accadde in Toscana" - (Ed. Polistampa 1999) lo annovera tra i protagonisti della pittura di questi anni. Le reti televisive RAI si sono frequentemente interessate alla sua opera. Punto di riferimento per l'interpretazione e lo studio della sua pittura l'imponente monografia "Mauro capitani - Sulle rotte del mio tempo" curata da Giovanni Faccenda, nella collana "Artisti italiani del Secondo Novecento" Ed. Granducale, con l'adesione del Ministero dei Beni e Attività Culturali. Faccenda definisce la sua opera "una tavolozza tra le più prepotentemente ispirate degli ultimi trenta anni". È incluso nella collana "Storia dell'Arte Italiana del Novecento" di Giorgio Di Genova - Ed. Bora (2011) - BO. Nel Dicembre 2013 il Comitato Tecnico – Scientifico del "Catalogo dell'Arte Moderna" (Ed. Mondadori) gli dedica la copertina della prestigiosa pubblicazione. L'edizione N° 49, consacra così l'opera del Maestro. Nella sua storia, iniziata prima con le Edizioni Bolaffi, si sono avvicendati nella realizzazione della copertina artisti dal Primo Novecento ad oggi quali: Carrà, Guttuso, Sassu, Burri, Rotella, Nespolo ed ancora altri grandi. Hanno scritto di lui: G. Omiccioli, M. Maccari, E. Fantuzzi, G. Breddo, A.Valentini, A. Ginesi, A. Nocentini, V. Corti, T. Paloscia, R. Tommasi, L. Grisolini, L. Fornasari, G. Di Genova, R. Battaglia, G. Faccenda, L. Luisi, M. Fagioli, V. Ronsisvalle, L. Gierut, S. Italia.
[...] Arrivato precocemente a una solida maturità stilistica, con l'apprezzamento che, nel tempo, non gli hanno fatto mai mancare taluni illustri colleghi - da Maccari a Treccani, da Breddo a Brindisi,senza naturalmente dimenticare la stima e il sostegno di Vinicio Berti -, Capitani è, oggi, uno dei maggiori «coloristi» in ambito italiano: peculiarità resa evidente da accostamenti audaci, effervescenze improvvise, una temperatura lirica costantemente ardente che accende meraviglie di fiori o di paesaggio; come nel bestiario - che ha preso forma nella sua stagione creativa più recente [...]. (Giovanni Faccenda)
13
maggio 2017
Mauro Capitani e quegli amici del Novecento: Gastone Breddo e Silvio Loffredo
Dal 13 maggio al 10 giugno 2017
arte moderna e contemporanea
Location
INIZIO – SPAZIO CULTURALE
Bassano Del Grappa, Via Zaccaria Bricito, 32, (Vicenza)
Bassano Del Grappa, Via Zaccaria Bricito, 32, (Vicenza)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-12.30 e 16-20.
Vernissage
13 Maggio 2017, ore 18
Autore
Curatore