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Patrizia Masserini – Gocce d’aria. Olii su tela
La pittrice si mette a nudo attraverso le sue opere, i suoi personaggi, il modo di vedere e sentire: non i riflettori, ma un costante e serio lavo-ro interessa a Patrizia Masserini.
Comunicato stampa
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Ritorna a Mantova l’artista bergamasca Patrizia Masserini con la personale “Gocce d’aria”, olii su tela.
La mostra si inaugurerà Sabato 13 maggio alle ore 17.30 alla presenza dell’artista.
La personale resterà aperta al pubblico fino al prossimo 25 maggio 2017.
PATRIZIA MASSERINI nasce a Gazzaniga (Bg). Non ancora ventenne inizia un’intensa attività espositiva conse-guendo importanti premi e consensi di pubblico e critica. In particolare: 1° Premio Concorso nazionale di Trieste, 1982; premio acquisto Rassegna nazionale Santhià, 1985, 1986 e 1995; selezionata nel 2°, 3°, 4° Premio Murano 1987, 1989, 1991; premio acquisto 1° Rassegna d’arte siciliana, Vittoria (Ragusa) 1994; selezionata al Premio Raven-na 1994; invitata al Premio Lissone 1999.
Le sue opere sono in numerose collezioni private e in spazi pubblici, tra i quali: Istituto di Ricerca Negri, Bergamo; Volksuniversiteit, Rotterdam; Staats Universitatsbibliothek, Amburgo; reparto d’Ostetricia, Ospedali Riuniti, Berga-mo.
Insegna pittura alla Scuola d’Arte A. Fantoni di Bergamo per undici anni, dal 1982 al 1993, per poi dedicarsi esclusi-vamente all’attività professionale.
Nel 1982 per il Comune di Dossena realizza una grande pittura murale e ha occasione di lavorare con alcuni affer-mati artisti bergamaschi (Scarpanti, Sirtoli, Nicoli, Lizioli, Longaretti, Mazzoleni). Segue, nello stesso anno, la crea-zione di un’altra opera murale a Villa di Serio. In questo periodo si dedica anche all’incisione calcografica sperimen-tando le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta.
Nel 1985 l’architetto Don Pino Gusmini fa incontrare Patrizia Masserini con il “frate-poeta” David Maria Turoldo. A quest’incontro segue l’opera Parola e Immagine una cartella di poesie e grafiche che ben rappresentano il pensiero del “poeta” “tradotto” dalla Masserini in immagini cariche di pathos interiore. La pubblicazione è presentata presso la ProVertova nel 1986 a cura dello stesso Turoldo, relatori Lino Lazzari e Pino Gusmini; successivamente a Trento, presso il Centro di cultura “A. Rosmini”.
Nel 1987 viene realizzato un catalogo monografico sull’opera della pittrice con la presentazione di Carlo Franza dal titolo: L’apparenza del simbolo nella pittura di Patrizia Masserini.
Interessante in questi anni l’esperienza di progettazione per il vetro.
Viene selezionata e invitata a partecipare al Premio Murano a Venezia, dove è presente, nelle edizioni 1987, 1989, 1991, all’Ateneo S. Basso in Piazza S. Marco nelle esposizioni dei progetti e relative realizzazioni dei maestri vetrai con artisti del calibro di Licata, Nespolo, Mainolfi, Pozzati, Celiberti, Alinari, Benetton (1987), Strazza, Tadini, Ac-cardi, Bodini, Del Pezzo, Nativi, (1989) Zigaina, Carmi, Dadamaino, Soffiantino, Plessi, Raciti, Della Torre (1991).
Negli anni ’90 si susseguono le presenze della Masserini in mostre e in fiere d’arte che culminano con una mostra antologica presso il Centro S. Bartolomeo di Bergamo (1991) e la partecipazione a Lineart, Gand (Belgio), ad Etruria Arte, ad Arte Fiera Padova; a Contemporanea, Forlì; ad Arte Fiera Brescia-Montichiari e Vicenza Arte.
Con David Maria Turoldo viene realizzata nel 1991 una nuova cartella di poesie ed immagini, ma la malattia che mi-na la forte fibra del “frate-poeta” non ne permette la pubblicazione in quell’anno, e il 6 febbraio 1992 si spegne. L’opera editoriale Uomo del mio tempo viene pubblicata nell’autunno 1992 come omaggio al poeta Turoldo e coincide con una mostra che s’inaugura a Bergamo.
Nel 1993 presenta a Bergamo la mostra Paesaggi improbabili con il patrocinio dell’Assessorato Territorio e ambiente della Provincia. Prosegue l’attività espositiva; Bruno Missieri la invita ad esporre a Piacenza; in seguito sono numero-se le presenze in diverse realtà come la grande mostra personale alla Torre Capitolare di Porto Venere o la mostra a Bergamo Intorno alla figura (con Bonetti, Bonfanti, Defendi e Visinoni). Con la presentazione di Tiziana Tiraboschi viene realizzato nel 1997 un servizio televisivo di Bergamo TV sulla pittura di Patrizia Masserini in occasione della mostra Humanitas.
Nel 1999 riceve il 1° Premio acquisto dal Comune di Vertova nella XXVIII Rassegna di pittura La bellezza che salva - omaggio a Giovanni Paolo II - patrocinata dal Pontificio Consiglio della Cultura.
Negli ultimi anni l’attività pittorica prosegue costantemente; segnaliamo in particolare le mostre organizzate presso la Galleria Sansoni di Pavia; la Galleria Elga Wicher di Wuppertal (Germania); la Trimarchi Gallery di Jonesboro, Arkansas (USA); Art Choices gallery (Olanda); la Galleria Della Pina Arte contemporanea di Pietrasanta; la Galleria Cappelletti e lo Spazio Bocca in Galleria Vittorio Emanuele a Milano; il Museo della Basilica di Clusone (La nave dei folli a cura di Domenico Montalto con testi di Emanuele Severino ed Umberto Galimberti); Verdello (Artisti della realtà con Ferroni, Bertoni, Bonetti, Bonfanti, Defendi, Previtali, Severino, Visinoni); la Franco Senesi Fine Art Gallery di Positano e Capri, la Casa Museo Sartori di Castel d’Ario (nel 2013 Artisti per Nuvolari a cura di Arianna Sartori con testo di Maria Gabriella Savoia; nel 2014 Donna fonte ispiratrice d’arte a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e Artisti per Nuvolari 2014 a cura di A. Sartori con testo di M. G. Savoia, nel 2015 L’arte italiana dalla terra alla tavola a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e Artisti per Nuvolari 2015 a cura di A. Sartori con testo di M. G. Savoia, nel 2016 50anni d’Arte in Lombardia a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e nel 2017 L’Arlecchino Tristano Martinelli – la Commedia dell’Arte nell’Arte Contemporanea a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia), Paviart a Pavia, Galleria Unique di Torino e Art Fair Strasburgo e nel 2015 Art Innsbruck.
Sull’opera di Patrizia Masserini
PERCORSI
di Elena Esposito
È arduo riassumere in poche pagine il percorso di una pittrice che si può considerare fra le più interessanti personalità dell’attuale pittura figurativa, quando per “pittura figurativa” si intenda una ricerca autentica sull’immagine e sul linguaggio pittorico e non una mera superficiale trasposizione di iconografie mu-tuate da altri media, o dalle mode visuali di turno, come oggi spesso accade . Con queste parole Domenico Montalto sintetizza la cospicua produzione dell’artista bergamasca, che da molti anni rappresenta un’alternativa intelligente al gusto dilagante di espressioni artistiche indecifrabili poi-ché vuote di significato. Al contrario, Patrizia Masserini mette al centro del suo lavoro le grandi tematiche che opprimono la società, le accuse alle odierne violenze, le denunce di ciò che emargina , affrontate senza la presunzione di dare giudizi inopinabili, ma come analisi personale della condizione umana nella quale tutti possiamo riconoscerci.
La Masserini, sempre fedele alla sua ricerca e al suo modo di dipingere, ma nello stesso tempo sempre nuova e in evoluzione, ha dedicato gran parte della sua vita allo studio e alla disciplina dell’arte, mantenendo un linguaggio personale. L’artista di Gazzaniga, con mezzi espressivi raffinatissimi e oggi di raro riscontro per qualità, lavora infatti su una sottile sutura, unendo – con una cifra stilistica riconoscibile, di assoluta novità ma anche for-mata sulla lezione del passato – mondi e retaggi apparentemente distanti e inconciliabili: unendo cioè il versante “esistenziale” della pittura figurativa della prima metà del XX secolo – quel filone dell’angoscia, della crisi e del disagio antropologico che da Hopper giunge a Giacometti e quindi a Bacon e al Realismo Esistenzia-le italiano del Dopoguerra – all’interesse contemporaneo per le visioni urbane, per le iconografie di riporto dai codici visuali e virtuali dei mass media, delle riviste patinate, della moda, della pubblicità, della fotografia, della televisione, del cinema, del videoclip .
In occasione della pubblicazione del catalogo Patrizia Masserini per il ventennale di attività dell’artista bergamasca, Cristiana de Leidi ha trac-ciato un quadro esauriente degli studi e delle analisi di illustri critici ed esperti d’arte, da cui emerge il ritratto di un’artista sempre mossa da una ricerca introspettiva e impossibile da relegare in un cliché: La Masserini non può essere inquadrata rigidamente in una particolare corrente artistica, anche perché, essendo una personalità profondamente riflessiva, si colloca nel campo della ricerca continua, che la conduce a evolversi progressivamente modificando tecniche e forme espressive .
L’agitazione interiore che caratterizza i personaggi sapientemente raffigurati è fortemente percepita dallo spettatore, il quale di fronte alle sue opere comprende che la progettualità creativa della Masserini nasce da una sensibilità inquieta, nervosa, in continua tensione, presa nel fascino di un espressionismo che, figurativo o no, propone una penetrante indagine nella realtà da cui astrae il simbolo, di accensioni quasi sempre tese e drammatiche .
È un’arte complessa, forte nel suo marchio stilistico ed intensa nei contenuti; un’arte che non lascia indifferenti, induce ad un giudizio, posi-tivo o negativo che sia, che scuote l’anima e porta a interrogarsi su temi importanti, affrontati sempre con serietà e scrupolo, come ha ben sottolineato il maestro bergamasco Trento Longaretti nella sua lettera-prefazione al catalogo Patrizia Masserini: Le dirò che non mi è facile “dire” della Sua pittura, trovare le parole appropriate per definire idee e sensazioni, la Sua è una pittura complessa; non è la “bella pittura” fine a se stessa, il frammento, la macchia, il segno, la geometria o l’informale, ma mi pare vada oltre, alla ricerca di qualcosa di più profondo, dove la pittura è il mezzo e l’arrivo è più lontano, più nascosto, un messaggio quasi cifrato . Lo stesso Longaretti, nelle sue considerazioni, evidenzia quello che secondo lui è il punto focale della ricerca nell’arte di Patrizia Masserini: la Sua pittura è costantemente dedicata alla figura umana, anzi, alla figura della donna immersa in un mondo irreale, senza riferimenti realistici. […] Credo che un elemento comune leghi il Suo operare al mio, anche se lontani sono il linguaggio e i modi, ed è l’elemento “uomo”, “noi”, con tutto ciò che di bene e di male ci forma e trasforma .
Proprio la figura umana è il soggetto prediletto da Patrizia Masserini, presente fin dalle prime sue opere e inesauribile oggetto di interesse; uomini e donne spesso accomunati da un fascino androgino, seducenti nell’intensità delle fattezze, remoti anche se colti in primo piano, perennemente protesi verso un altrove ambìto e temuto: questo il nucleo di una ricerca introspettiva prima ancora che pittorica, nata da un bisogno personale d’indagine sul senso intimo delle cose e dell’essere , come scrive la giornalista Stefania Burnelli. Ma non solo. La rappresentazione dell’uomo diventa il veicolo ideale per esprimere il disagio sociale e le problematiche attuali, attraverso un’arte che non si limita a trasportare sulla tela corpi ben disegnati, ma che si traduce in figure inquiete, tormentate e angosciate dalla difficoltà di comunicare con l’altro. Da qui uno stile che rifugge da un estetismo facile e sere-no, poiché oggi nell’arte si rispecchia “la morte di Dio” ossia ciò che per lo stesso Nietzsche ha un carattere tragico. In questo senso si può dire che l’arte del nostro tempo esprima la follia di chi è rimasto privo di Dio. Conseguenza della morte di Dio è la morte del Bello, cioè del modo in cui l’arte dona all’uomo la salvezza. L’arte astratta, l’atonalismo musicale, il rifiuto del “testo” hanno in comune la distruzione del modello salvifico .
Anche se, come sostiene Romano A. Fiocchi, l’uomo della Masserini […] non ha volto: rifiuta un’identità e si rifiuta persino di esprimere qualcosa, soffe-renza o gaudio che sia , pare però evidente che l’attenzione dell’artista privilegi l’universo femminile, forse meglio conosciuto e più congeniale alla stessa, forse più complesso e dal quale è facile prendere spunti per analizzare tensioni o perché rappresenta per la Masserini la figurazione ideale, fisiologicamente e psicologicamente predisposta ad incarnare il malessere interiore, il disagio di vivere, il senso di abbandono, lo spleen tanto ben descritto da Baudelaire .
Le parole dell’artista stessa, estrapolate da un’intervista rilasciata ad Elisabetta Calcaterra, riassumono e concentrano in poche righe ciò che la sua arte racchiude: Io presento la realtà quotidiana in una dimensione non trascendente bensì trascendentale: non la traduco in chiave divina ma umana. Il travaglio dell’esistenza scorre nel moto continuo delle figure, nelle anatomie scavate e sfuggenti, nella quotidianità dei paesaggi urbani. L’uomo vive nella vana ricerca di una meta indefinibile: l’ansia lo logora, l’angoscia lo consuma nel corpo e nell’anima . Tele interrotte da linee improvvise tracciate su un volto o su un paesaggio, impregnate di colori azzardati e di movimenti improvvisi o trattenuti, dove l’ampia gamma cromatica è originale, provocatrice a volte inso-lente con mistificanti gialli, verdi sfacciati, sepolcrali violetti, tonalità di lilla e di malva, il ventaglio dei rossi, azzurri guizzanti e deliranti oltremare, determinando stranianti impressioni di vuoto e silenzio, eleganti pienezze di corpi, bagliori in fuga, deflagranti tramonti, inserendo invenzioni di effetto con segmenti roventi, graffi di luce, tracce di lucciole, scie di lapilli e impazzite faville .
Immergendosi nella visione dei lavori della pittrice ci si addentra in un’analisi intima, personale, sicuramente sofferta, dove la donna-artista si interroga, si pone davanti al mondo, si mette in gioco raccontandosi nei suoi personaggi e denunciando la difficoltà del vivere quotidiano, la distanza e la solitudine dell’uomo nella società moderna. Il messaggio è espresso da un linguaggio e da una forma sempre più personali, che completano e amplificano il contenuto. Se da un lato sembra scavalcare completamente la lezione cromatica degli Impressionisti e dei loro successori, dall’altro esalta la plasticità dei corpi, la carica vitale che posseggono, la fisicità stessa. Una vitalità che arriva alla torsione, alla deformazione fisiologica della mate-ria. Ma qui le distorsioni della figura diventano metamorfosi tecnologiche che esprimono angosciosamente la condizione dell’uomo moderno .
La sua espressività traduce in modo esemplare, nel mondo della pittura contemporanea e in particolare bergamasca, sia l’inquietudine, sia la frenesia e i ritmi sempre più pressanti a cui siamo giornalmente sottoposti, il tutto accentuato da un’attenzione alle nuove forme di comuni-cazione ed espressione, come la televisione e la fotografia. La rivoluzione recente dell’artista lombarda sta nell’aver tramutato il quadro in piano-sequenza, in un’inquadratura cinematografica da film, che scorre. Non si tratta più di una visione fissa, di un racconto in una sola immagine, dove il movimento è suggerito da accorgimenti tecnici: le tele sono ora schermo su cui scorrono i fotogrammi di una pellicola, e ogni scena è ripresa e mostrata in soggettiva. In soggettiva, ovvero come se lo spettatore fosse uno dei personaggi della sequenza e l’occhio della telecamera coincidesse col suo .
L’osservatore non è solamente uno spettatore passivo, ma diviene il protagonista dei quadri della Masserini, egli stesso attore coinvolto dal movimento, dall’introspezione che i personaggi ci trasmettono, da un modo di raffigurare la scena estremamente moderno, come sintetizza al meglio Maurizio Sciaccaluga: La stupefacente novità di questi dipinti è nello spostare il movimento dalla scena all’osservatore…Non sono le macchine a la-sciare la scia dei fari, non sono i raggi a colpire diversamente, col salire in cielo del sole, le arie dell’atmosfera. È lo spettatore che si muove, che si avvicina o si allon-tana dalla scena. E, cambiando il suo punto di vista, vede cambiare l’illuminazione del frame, il riflesso della situazione .
Anche Ennio Concarotti percepisce che di fronte alle sue composizioni si compone uno strano avvertimento di qualcosa di estremamente realistico e fotografico che si sfalda, si disintegra, rinuncia ad una sua obiettiva plasticità per trasformarsi in pura vibrazione psicologica e spirituale che non soltanto annulla ma contesta quella dimensione di impatto figurativo , ribadendo nuovamente che l’artista non ignora i nuovi mezzi di comunicazione, ma li utilizza per accen-tuare maggiormente il senso di irrequietezza, in una ricerca che tocca anche la sfera mistica.
Infatti, la componente spirituale è inscindibile dalle opere della pittrice, come evidenziano tutti i critici che si sono confrontati con il lavoro dell’artista. Questo aspetto si accentua dopo l’incontro avvenuto nel 1986 tra una giovane Patrizia Masserini e il frate-poeta David Maria Turoldo. La collaborazione nata tra i due si concretizza nella pubblicazione “Parola e immagine”, una traduzione delle poesie di padre Tu-roldo in immagini grafiche cariche di pathos. Un’analisi che la pittrice conduce dell’angoscia dell’uomo, dei suoi tormenti e assilli quotidiani, ma che lascia intravedere anche uno spiraglio di speranza, dettato dal confronto con il poeta, anch’egli impegnato nella descrizione dell’essere umano e nell’analisi delle sue cadute e redenzioni.
E Patrizia Masserini sembra trasmettere e interpretare nelle sue tele la profondità delle parole che padre Turoldo le dedicò in una lettera scritta dopo il loro primo incontro: Creature, voi non siete che involucri di divine sillabe…È tutta qui l’essenza dell’arte: saper cogliere la realtà dell’Immaginato, del Fascinoso. Perché la realtà dell’immagine è tutta in ciò che rappresenta, appunto nell’immaginato. Ma come superare la barriera delle forme, la ringhiera dei simboli, far cogliere ciò che non ha forma, esprimerne l’Informe e dire l’Indicibile? È questa la divina fatica dell’arte, e il suo rischio. Perciò, dopo, non c’è che il silenzio…
Un seme gettato lungo il cammino spirituale intrapreso dalla pittrice, che segna inevitabilmente anche il suo futuro percorso artistico, e di cui scrisse anche Sem Galimberti in occasione della mostra “Uomo del mio tempo”, seguita alla pubblicazione dell’omonima cartella di poe-sie di Turoldo e immagini della Masserini nel 1993: Patrizia Masserini si è misurata con le sollecitazioni del testo utilizzando e raffinando le sue tecniche già collaudate; non si tratta di illustrazioni ma di interpretazioni che nascono prima di tutto dal sentire personale. La parola poetica dà spessore di contenuto, traccia dei confini all’indagine ma non ne esaurisce la portata espressiva. L’operazione artistica si configura come un ciclo, come una serie in sequenza che vede nella germi-nazione il suo inizio e nella sublimazione la sua fine. […] Uno sforzo interpretativo meditato e riuscito, quello della Masserini. Una corposa testimonianza, aspra, vitale e mistica, il poemetto di Turoldo .
La figura umana non è però l’unico soggetto presente nelle sue opere. Il paesaggio, infatti, nel corso degli anni acquista sempre più spazio e dignità nella produzione dell’artista. Desta interesse la posizione centrale che Patrizia Masserini riserva allo spazio fisico nelle sue ultime opere, quasi la sua ricerca personale si sia allargata al mondo “fuori”. L’ambientazione in cui si inseriscono i soggetti dei suoi primi quadri è asettico, quasi assente od “obbligato” per la costruzione della scena; col tempo anche il paesaggio, sia metropolitano o naturalistico, diventa un soggetto autonomo fino a essere il protagonista assoluto del dipinto. Non si tratta di paesaggi ameni e tranquilli o di semplice trasposi-zione della realtà, bensì di una lettura inconsueta del paesaggio. È l’operazione di Patrizia Masserini […] che si è sempre misurata con i temi fondamentali della pittura del nostro secolo. Non si tratta di visioni bucoliche che rasserenano lo spirito: i tagli, le striature, le cancellazioni, le graffiature in primo piano o in dis-solvenza si caricano di significati simbolici e si legano indissolubilmente alle tematiche ambientali .
Non più contenitori vuoti per sottolineare la solitudine dell’uomo. La figura, inserita in spazi aperti, lotta per trovare un suo posto, può esprimersi con movimenti del corpo più liberi e liberatori. Ma dopo aver fatto per lungo tempo della figura il fulcro della propria riflessione intellettuale, la pittrice ha ora appuntato la propria attenzione sul paesaggio […] Strade, campagne, periferie e metropoli vi appaiono infatti come luogo antropologico di una ci-viltà alienata: la stessa per intenderci che domina i suoi personaggi. Da qui le prospettive inquietanti che caratterizzano questa produzione […] Natura e scorci urbani non interpretati come pausa di tranquilla contemplazione, bensì proiezioni di uno squilibrato rapporto fra l’uomo e i propri simili colto attraverso l’ambiente che egli ha costruito .
Il paesaggio, come i suoi personaggi, è percorso dal movimento e non scaturisce dall’occhio, o meglio: non scaturisce solo dall’occhio, perché Masserini non vuole trascrivere la realtà, ma interpretarla; è la sua facilità esecutiva, retaggio inevitabile di una grande abilità, a fuorviare spesso il giudizio. […] Per Masse-rini il paesaggio è la misura della vita, con le sue contraddizioni, ma è anche l’esperienza più sognata, più fantastica, quella che apre alla fantasia la misura di uno spazio dove l’animo può arricchirsi di stimoli e addentrarsi senza timore .
Nelle opere più recenti di Patrizia Masserini si evince un’evoluzione formale e contenutistica caratterizzata dalla fusione tra figura e paesag-gio. Ripercorrendo l’itinerario critico delle sue opere, rispetto alla cripticità tipica dei primi quadri, si nota come l’artista ora, pur rimanendo fedele a una tecnica pittorica ben riconoscibile, ha liberato i suoi personaggi ritraendoli in spazi aperti che consentono una maggiore possi-bilità di azione. Le figure, inserite in contesti sia naturalistici che metropolitani, appaiono meno estraniate dalla realtà e ripiegate dolorosa-mente su se stesse; dallo spazio circostante esse assorbono un’energia che, interiorizzata, si sprigiona attraverso i movimenti, i colori e le sfumature.
Il paesaggio, ora, sembra non essere più un cammino “alternativo”, “altro” rispetto alla figura umana, ma entrambi gli elementi si compene-trano, come se avessero proseguito per decenni su strade parallele, con la loro difficoltà di emergere e farsi capire, con un loro percorso ar-tistico, coloristico, spirituale, di profonda ricerca. E ora l’uomo e il paesaggio finalmente si fondono: la loro singolarità li ha resi forti, indi-pendenti ma incompleti, tanto da avere bisogno ora l’uno dell’altro per potersi esprimere al meglio. Il paesaggio ha impresso una nuova vi-talità e libertà alla figura umana. Personaggi che si aprono al mondo, alla natura, che sembrano urlare, chiudersi, aprirsi, muoversi freneti-camente, correre. Un movimento e una potenza che esprimono in modo nuovo i messaggi che l’artista vuole comunicare attraverso le sue opere.
L’interesse si sposta dall’analisi formale e stilistica della raffigurazione all’essenza dei personaggi e dei paesaggi, dalla forma al contenuto, anche grazie a una ormai consolidata tecnica che ha le sue basi nella conoscenza e nel confronto con l’arte del passato e del presente. Come asserisce Montalto, fosse nata nel ‘500, la Masserini si sarebbe senz’altro insediata in quel filone di “rinascimento umbratile” che Longhi vedeva germogliare nel solco lottesco; una cultura pittorica dove la norma del bello, la nozione della perfezione appare contaminata, anche se non ancora corrotta, dall’ombra insidiosa dell’anima moderna, dalle ansie della psyché. […]: scenari urbani in cui vediamo, fuggenti e sfuggenti, misteriose figure di uomini e di donne che trascorrono come rapide comparse davanti ai nostri occhi, ibridando in una cifra iconica totalmente nuova le suggestioni desunte dai vari media del nostro tempo .
Infatti l’artista, perfezionata la sua capacità tecnica e interiorizzati gli insegnamenti dei maestri dell’arte, ha elaborato una linea espressiva molto personale che rende inconfondibili le sue tele. Una pennellata sapiente e ben distesa, interrotta ma non disturbata da graffi decisi; l’utilizzo di colori accesi, violentemente accostati; personaggi isolati o solitari in mezzo alla gente; paesaggi urbani percorsi dalla velocità, dalla modernità e dalla tecnologia, ma anche i luoghi solitari dove l’uomo può ascoltarsi e sentire in silenzio l’urlo della propria anima. Tutto questo e molti di più, nel corso degli ultimi trent’anni, Patrizia Masserini ha racchiuso nelle sue opere: sentimenti, perplessità, dolori, ma an-che speranza e ricerca di un riscatto per il genere umano.
Le opere dimostrano il desiderio dell’artista di non ripiegarsi nell’interiorità della propria arte, ma di confrontarsi con altri autori contempo-ranei. Un esempio è il tema inquietante della follia discusso e ripreso da letterati, artisti, filosofi nei diversi periodi storici, e principio ispira-tore della mostra in cui importanti pittori e scultori, tra cui Patrizia Masserini, hanno dato un significativo contributo artistico, attraverso la propria visione e capacità di espressione. Da questa esperienza è emerso che noi viviamo nell’era della tecnica, che è la forma più alta di razionalità, cioè nell’iper-razionalità: gli uomini sono ridotti a funzionari di apparati, che devono agire come il computer che tengono davanti a sé. […]. Ebbene, in questo conte-sto culturale l’arte, che vorrebbe essere il contrappunto della ratio tecnica, trova necessariamente un’attrazione per l’antagonista della razionalità, che è appunto la follìa .
La pittrice si mette a nudo attraverso le sue opere, i suoi personaggi, il modo di vedere e sentire: non i riflettori, ma un costante e serio lavo-ro interessa a Patrizia Masserini. In una società dove tutto è in piazza, dove le parole si sprecano e scivolano, dove i ruoli dei sessi sembrano sempre più confusi e in conflitto, l’artista si racconta con poche parole, attraverso una creatività che privilegia l’essere all’apparire nelle sue si-lenziose figure, le quali esprimono ciò che viene dal profondo, gridando senza clamore. Infatti, i nudi femminili nelle opere dell’artista non sono mai semplici manichini in posa, mai scontati né messi in mostra per il solo piacere visivo, bensì sono caratterizzati da una fisicità dalla quale traspare un’interiorità spesso angosciante, irrequieta e turbolenta, quale rappresentazione della realtà attuale.
Nello stesso modo, anche i paesaggi sono scelti come metafore di significati più reconditi. La rappresentazione naturalistica, luogo familiare all’artista, richiama ad esempio la maestosità, la fatica, la perseveranza di continuare un cammino per arrivare alla cima, alla meta. Nel per-corso degli ultimi decenni lo spazio raffigurato nelle opere di Patrizia Masserini era soprattutto un anonimo scenario metropolitano che omologa se-rialmente, ad ogni latitudine, un po’ tutti i luoghi del nostro presente. Una dimensione di spaesamento universale nella quale le malinconiche figure della Masserini, in massima parte di giovani donne, sembrano però cercare una propria intimità, un proprio spazio fisico, una ragione individuale dell’essere al mondo . A questo punto, invece, anche i paesaggi diventano spunto di una ricerca intima e profonda, lontani dalle tensioni e dalle teatralità dell’ambiente ur-bano. Questa nuova dimensione dello spazio aiuta la figura a recuperare un senso di libertà, a riscoprirsi e ad immergersi in un’atmosfera più cosmica.
Quello scenario, che era un mezzo per isolare ancora di più le figure nella loro incomunicabilità esistenziale, diventa ora il luogo ideale per la loro crescita e ricerca personale; quello spazio deformato e deformante…come la dimensione inquieta di un animo, nell’incontro con il fuori di sé , si tra-sforma in un luogo dove stare in ascolto silenzioso, a porsi nuove domande di fronte all’universo, a riscoprire se stessi e a non fuggire la no-stra presenza .
E intanto il percorso continua…
La mostra si inaugurerà Sabato 13 maggio alle ore 17.30 alla presenza dell’artista.
La personale resterà aperta al pubblico fino al prossimo 25 maggio 2017.
PATRIZIA MASSERINI nasce a Gazzaniga (Bg). Non ancora ventenne inizia un’intensa attività espositiva conse-guendo importanti premi e consensi di pubblico e critica. In particolare: 1° Premio Concorso nazionale di Trieste, 1982; premio acquisto Rassegna nazionale Santhià, 1985, 1986 e 1995; selezionata nel 2°, 3°, 4° Premio Murano 1987, 1989, 1991; premio acquisto 1° Rassegna d’arte siciliana, Vittoria (Ragusa) 1994; selezionata al Premio Raven-na 1994; invitata al Premio Lissone 1999.
Le sue opere sono in numerose collezioni private e in spazi pubblici, tra i quali: Istituto di Ricerca Negri, Bergamo; Volksuniversiteit, Rotterdam; Staats Universitatsbibliothek, Amburgo; reparto d’Ostetricia, Ospedali Riuniti, Berga-mo.
Insegna pittura alla Scuola d’Arte A. Fantoni di Bergamo per undici anni, dal 1982 al 1993, per poi dedicarsi esclusi-vamente all’attività professionale.
Nel 1982 per il Comune di Dossena realizza una grande pittura murale e ha occasione di lavorare con alcuni affer-mati artisti bergamaschi (Scarpanti, Sirtoli, Nicoli, Lizioli, Longaretti, Mazzoleni). Segue, nello stesso anno, la crea-zione di un’altra opera murale a Villa di Serio. In questo periodo si dedica anche all’incisione calcografica sperimen-tando le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta.
Nel 1985 l’architetto Don Pino Gusmini fa incontrare Patrizia Masserini con il “frate-poeta” David Maria Turoldo. A quest’incontro segue l’opera Parola e Immagine una cartella di poesie e grafiche che ben rappresentano il pensiero del “poeta” “tradotto” dalla Masserini in immagini cariche di pathos interiore. La pubblicazione è presentata presso la ProVertova nel 1986 a cura dello stesso Turoldo, relatori Lino Lazzari e Pino Gusmini; successivamente a Trento, presso il Centro di cultura “A. Rosmini”.
Nel 1987 viene realizzato un catalogo monografico sull’opera della pittrice con la presentazione di Carlo Franza dal titolo: L’apparenza del simbolo nella pittura di Patrizia Masserini.
Interessante in questi anni l’esperienza di progettazione per il vetro.
Viene selezionata e invitata a partecipare al Premio Murano a Venezia, dove è presente, nelle edizioni 1987, 1989, 1991, all’Ateneo S. Basso in Piazza S. Marco nelle esposizioni dei progetti e relative realizzazioni dei maestri vetrai con artisti del calibro di Licata, Nespolo, Mainolfi, Pozzati, Celiberti, Alinari, Benetton (1987), Strazza, Tadini, Ac-cardi, Bodini, Del Pezzo, Nativi, (1989) Zigaina, Carmi, Dadamaino, Soffiantino, Plessi, Raciti, Della Torre (1991).
Negli anni ’90 si susseguono le presenze della Masserini in mostre e in fiere d’arte che culminano con una mostra antologica presso il Centro S. Bartolomeo di Bergamo (1991) e la partecipazione a Lineart, Gand (Belgio), ad Etruria Arte, ad Arte Fiera Padova; a Contemporanea, Forlì; ad Arte Fiera Brescia-Montichiari e Vicenza Arte.
Con David Maria Turoldo viene realizzata nel 1991 una nuova cartella di poesie ed immagini, ma la malattia che mi-na la forte fibra del “frate-poeta” non ne permette la pubblicazione in quell’anno, e il 6 febbraio 1992 si spegne. L’opera editoriale Uomo del mio tempo viene pubblicata nell’autunno 1992 come omaggio al poeta Turoldo e coincide con una mostra che s’inaugura a Bergamo.
Nel 1993 presenta a Bergamo la mostra Paesaggi improbabili con il patrocinio dell’Assessorato Territorio e ambiente della Provincia. Prosegue l’attività espositiva; Bruno Missieri la invita ad esporre a Piacenza; in seguito sono numero-se le presenze in diverse realtà come la grande mostra personale alla Torre Capitolare di Porto Venere o la mostra a Bergamo Intorno alla figura (con Bonetti, Bonfanti, Defendi e Visinoni). Con la presentazione di Tiziana Tiraboschi viene realizzato nel 1997 un servizio televisivo di Bergamo TV sulla pittura di Patrizia Masserini in occasione della mostra Humanitas.
Nel 1999 riceve il 1° Premio acquisto dal Comune di Vertova nella XXVIII Rassegna di pittura La bellezza che salva - omaggio a Giovanni Paolo II - patrocinata dal Pontificio Consiglio della Cultura.
Negli ultimi anni l’attività pittorica prosegue costantemente; segnaliamo in particolare le mostre organizzate presso la Galleria Sansoni di Pavia; la Galleria Elga Wicher di Wuppertal (Germania); la Trimarchi Gallery di Jonesboro, Arkansas (USA); Art Choices gallery (Olanda); la Galleria Della Pina Arte contemporanea di Pietrasanta; la Galleria Cappelletti e lo Spazio Bocca in Galleria Vittorio Emanuele a Milano; il Museo della Basilica di Clusone (La nave dei folli a cura di Domenico Montalto con testi di Emanuele Severino ed Umberto Galimberti); Verdello (Artisti della realtà con Ferroni, Bertoni, Bonetti, Bonfanti, Defendi, Previtali, Severino, Visinoni); la Franco Senesi Fine Art Gallery di Positano e Capri, la Casa Museo Sartori di Castel d’Ario (nel 2013 Artisti per Nuvolari a cura di Arianna Sartori con testo di Maria Gabriella Savoia; nel 2014 Donna fonte ispiratrice d’arte a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e Artisti per Nuvolari 2014 a cura di A. Sartori con testo di M. G. Savoia, nel 2015 L’arte italiana dalla terra alla tavola a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e Artisti per Nuvolari 2015 a cura di A. Sartori con testo di M. G. Savoia, nel 2016 50anni d’Arte in Lombardia a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia e nel 2017 L’Arlecchino Tristano Martinelli – la Commedia dell’Arte nell’Arte Contemporanea a cura di A. Sartori con testo di M.G. Savoia), Paviart a Pavia, Galleria Unique di Torino e Art Fair Strasburgo e nel 2015 Art Innsbruck.
Sull’opera di Patrizia Masserini
PERCORSI
di Elena Esposito
È arduo riassumere in poche pagine il percorso di una pittrice che si può considerare fra le più interessanti personalità dell’attuale pittura figurativa, quando per “pittura figurativa” si intenda una ricerca autentica sull’immagine e sul linguaggio pittorico e non una mera superficiale trasposizione di iconografie mu-tuate da altri media, o dalle mode visuali di turno, come oggi spesso accade . Con queste parole Domenico Montalto sintetizza la cospicua produzione dell’artista bergamasca, che da molti anni rappresenta un’alternativa intelligente al gusto dilagante di espressioni artistiche indecifrabili poi-ché vuote di significato. Al contrario, Patrizia Masserini mette al centro del suo lavoro le grandi tematiche che opprimono la società, le accuse alle odierne violenze, le denunce di ciò che emargina , affrontate senza la presunzione di dare giudizi inopinabili, ma come analisi personale della condizione umana nella quale tutti possiamo riconoscerci.
La Masserini, sempre fedele alla sua ricerca e al suo modo di dipingere, ma nello stesso tempo sempre nuova e in evoluzione, ha dedicato gran parte della sua vita allo studio e alla disciplina dell’arte, mantenendo un linguaggio personale. L’artista di Gazzaniga, con mezzi espressivi raffinatissimi e oggi di raro riscontro per qualità, lavora infatti su una sottile sutura, unendo – con una cifra stilistica riconoscibile, di assoluta novità ma anche for-mata sulla lezione del passato – mondi e retaggi apparentemente distanti e inconciliabili: unendo cioè il versante “esistenziale” della pittura figurativa della prima metà del XX secolo – quel filone dell’angoscia, della crisi e del disagio antropologico che da Hopper giunge a Giacometti e quindi a Bacon e al Realismo Esistenzia-le italiano del Dopoguerra – all’interesse contemporaneo per le visioni urbane, per le iconografie di riporto dai codici visuali e virtuali dei mass media, delle riviste patinate, della moda, della pubblicità, della fotografia, della televisione, del cinema, del videoclip .
In occasione della pubblicazione del catalogo Patrizia Masserini per il ventennale di attività dell’artista bergamasca, Cristiana de Leidi ha trac-ciato un quadro esauriente degli studi e delle analisi di illustri critici ed esperti d’arte, da cui emerge il ritratto di un’artista sempre mossa da una ricerca introspettiva e impossibile da relegare in un cliché: La Masserini non può essere inquadrata rigidamente in una particolare corrente artistica, anche perché, essendo una personalità profondamente riflessiva, si colloca nel campo della ricerca continua, che la conduce a evolversi progressivamente modificando tecniche e forme espressive .
L’agitazione interiore che caratterizza i personaggi sapientemente raffigurati è fortemente percepita dallo spettatore, il quale di fronte alle sue opere comprende che la progettualità creativa della Masserini nasce da una sensibilità inquieta, nervosa, in continua tensione, presa nel fascino di un espressionismo che, figurativo o no, propone una penetrante indagine nella realtà da cui astrae il simbolo, di accensioni quasi sempre tese e drammatiche .
È un’arte complessa, forte nel suo marchio stilistico ed intensa nei contenuti; un’arte che non lascia indifferenti, induce ad un giudizio, posi-tivo o negativo che sia, che scuote l’anima e porta a interrogarsi su temi importanti, affrontati sempre con serietà e scrupolo, come ha ben sottolineato il maestro bergamasco Trento Longaretti nella sua lettera-prefazione al catalogo Patrizia Masserini: Le dirò che non mi è facile “dire” della Sua pittura, trovare le parole appropriate per definire idee e sensazioni, la Sua è una pittura complessa; non è la “bella pittura” fine a se stessa, il frammento, la macchia, il segno, la geometria o l’informale, ma mi pare vada oltre, alla ricerca di qualcosa di più profondo, dove la pittura è il mezzo e l’arrivo è più lontano, più nascosto, un messaggio quasi cifrato . Lo stesso Longaretti, nelle sue considerazioni, evidenzia quello che secondo lui è il punto focale della ricerca nell’arte di Patrizia Masserini: la Sua pittura è costantemente dedicata alla figura umana, anzi, alla figura della donna immersa in un mondo irreale, senza riferimenti realistici. […] Credo che un elemento comune leghi il Suo operare al mio, anche se lontani sono il linguaggio e i modi, ed è l’elemento “uomo”, “noi”, con tutto ciò che di bene e di male ci forma e trasforma .
Proprio la figura umana è il soggetto prediletto da Patrizia Masserini, presente fin dalle prime sue opere e inesauribile oggetto di interesse; uomini e donne spesso accomunati da un fascino androgino, seducenti nell’intensità delle fattezze, remoti anche se colti in primo piano, perennemente protesi verso un altrove ambìto e temuto: questo il nucleo di una ricerca introspettiva prima ancora che pittorica, nata da un bisogno personale d’indagine sul senso intimo delle cose e dell’essere , come scrive la giornalista Stefania Burnelli. Ma non solo. La rappresentazione dell’uomo diventa il veicolo ideale per esprimere il disagio sociale e le problematiche attuali, attraverso un’arte che non si limita a trasportare sulla tela corpi ben disegnati, ma che si traduce in figure inquiete, tormentate e angosciate dalla difficoltà di comunicare con l’altro. Da qui uno stile che rifugge da un estetismo facile e sere-no, poiché oggi nell’arte si rispecchia “la morte di Dio” ossia ciò che per lo stesso Nietzsche ha un carattere tragico. In questo senso si può dire che l’arte del nostro tempo esprima la follia di chi è rimasto privo di Dio. Conseguenza della morte di Dio è la morte del Bello, cioè del modo in cui l’arte dona all’uomo la salvezza. L’arte astratta, l’atonalismo musicale, il rifiuto del “testo” hanno in comune la distruzione del modello salvifico .
Anche se, come sostiene Romano A. Fiocchi, l’uomo della Masserini […] non ha volto: rifiuta un’identità e si rifiuta persino di esprimere qualcosa, soffe-renza o gaudio che sia , pare però evidente che l’attenzione dell’artista privilegi l’universo femminile, forse meglio conosciuto e più congeniale alla stessa, forse più complesso e dal quale è facile prendere spunti per analizzare tensioni o perché rappresenta per la Masserini la figurazione ideale, fisiologicamente e psicologicamente predisposta ad incarnare il malessere interiore, il disagio di vivere, il senso di abbandono, lo spleen tanto ben descritto da Baudelaire .
Le parole dell’artista stessa, estrapolate da un’intervista rilasciata ad Elisabetta Calcaterra, riassumono e concentrano in poche righe ciò che la sua arte racchiude: Io presento la realtà quotidiana in una dimensione non trascendente bensì trascendentale: non la traduco in chiave divina ma umana. Il travaglio dell’esistenza scorre nel moto continuo delle figure, nelle anatomie scavate e sfuggenti, nella quotidianità dei paesaggi urbani. L’uomo vive nella vana ricerca di una meta indefinibile: l’ansia lo logora, l’angoscia lo consuma nel corpo e nell’anima . Tele interrotte da linee improvvise tracciate su un volto o su un paesaggio, impregnate di colori azzardati e di movimenti improvvisi o trattenuti, dove l’ampia gamma cromatica è originale, provocatrice a volte inso-lente con mistificanti gialli, verdi sfacciati, sepolcrali violetti, tonalità di lilla e di malva, il ventaglio dei rossi, azzurri guizzanti e deliranti oltremare, determinando stranianti impressioni di vuoto e silenzio, eleganti pienezze di corpi, bagliori in fuga, deflagranti tramonti, inserendo invenzioni di effetto con segmenti roventi, graffi di luce, tracce di lucciole, scie di lapilli e impazzite faville .
Immergendosi nella visione dei lavori della pittrice ci si addentra in un’analisi intima, personale, sicuramente sofferta, dove la donna-artista si interroga, si pone davanti al mondo, si mette in gioco raccontandosi nei suoi personaggi e denunciando la difficoltà del vivere quotidiano, la distanza e la solitudine dell’uomo nella società moderna. Il messaggio è espresso da un linguaggio e da una forma sempre più personali, che completano e amplificano il contenuto. Se da un lato sembra scavalcare completamente la lezione cromatica degli Impressionisti e dei loro successori, dall’altro esalta la plasticità dei corpi, la carica vitale che posseggono, la fisicità stessa. Una vitalità che arriva alla torsione, alla deformazione fisiologica della mate-ria. Ma qui le distorsioni della figura diventano metamorfosi tecnologiche che esprimono angosciosamente la condizione dell’uomo moderno .
La sua espressività traduce in modo esemplare, nel mondo della pittura contemporanea e in particolare bergamasca, sia l’inquietudine, sia la frenesia e i ritmi sempre più pressanti a cui siamo giornalmente sottoposti, il tutto accentuato da un’attenzione alle nuove forme di comuni-cazione ed espressione, come la televisione e la fotografia. La rivoluzione recente dell’artista lombarda sta nell’aver tramutato il quadro in piano-sequenza, in un’inquadratura cinematografica da film, che scorre. Non si tratta più di una visione fissa, di un racconto in una sola immagine, dove il movimento è suggerito da accorgimenti tecnici: le tele sono ora schermo su cui scorrono i fotogrammi di una pellicola, e ogni scena è ripresa e mostrata in soggettiva. In soggettiva, ovvero come se lo spettatore fosse uno dei personaggi della sequenza e l’occhio della telecamera coincidesse col suo .
L’osservatore non è solamente uno spettatore passivo, ma diviene il protagonista dei quadri della Masserini, egli stesso attore coinvolto dal movimento, dall’introspezione che i personaggi ci trasmettono, da un modo di raffigurare la scena estremamente moderno, come sintetizza al meglio Maurizio Sciaccaluga: La stupefacente novità di questi dipinti è nello spostare il movimento dalla scena all’osservatore…Non sono le macchine a la-sciare la scia dei fari, non sono i raggi a colpire diversamente, col salire in cielo del sole, le arie dell’atmosfera. È lo spettatore che si muove, che si avvicina o si allon-tana dalla scena. E, cambiando il suo punto di vista, vede cambiare l’illuminazione del frame, il riflesso della situazione .
Anche Ennio Concarotti percepisce che di fronte alle sue composizioni si compone uno strano avvertimento di qualcosa di estremamente realistico e fotografico che si sfalda, si disintegra, rinuncia ad una sua obiettiva plasticità per trasformarsi in pura vibrazione psicologica e spirituale che non soltanto annulla ma contesta quella dimensione di impatto figurativo , ribadendo nuovamente che l’artista non ignora i nuovi mezzi di comunicazione, ma li utilizza per accen-tuare maggiormente il senso di irrequietezza, in una ricerca che tocca anche la sfera mistica.
Infatti, la componente spirituale è inscindibile dalle opere della pittrice, come evidenziano tutti i critici che si sono confrontati con il lavoro dell’artista. Questo aspetto si accentua dopo l’incontro avvenuto nel 1986 tra una giovane Patrizia Masserini e il frate-poeta David Maria Turoldo. La collaborazione nata tra i due si concretizza nella pubblicazione “Parola e immagine”, una traduzione delle poesie di padre Tu-roldo in immagini grafiche cariche di pathos. Un’analisi che la pittrice conduce dell’angoscia dell’uomo, dei suoi tormenti e assilli quotidiani, ma che lascia intravedere anche uno spiraglio di speranza, dettato dal confronto con il poeta, anch’egli impegnato nella descrizione dell’essere umano e nell’analisi delle sue cadute e redenzioni.
E Patrizia Masserini sembra trasmettere e interpretare nelle sue tele la profondità delle parole che padre Turoldo le dedicò in una lettera scritta dopo il loro primo incontro: Creature, voi non siete che involucri di divine sillabe…È tutta qui l’essenza dell’arte: saper cogliere la realtà dell’Immaginato, del Fascinoso. Perché la realtà dell’immagine è tutta in ciò che rappresenta, appunto nell’immaginato. Ma come superare la barriera delle forme, la ringhiera dei simboli, far cogliere ciò che non ha forma, esprimerne l’Informe e dire l’Indicibile? È questa la divina fatica dell’arte, e il suo rischio. Perciò, dopo, non c’è che il silenzio…
Un seme gettato lungo il cammino spirituale intrapreso dalla pittrice, che segna inevitabilmente anche il suo futuro percorso artistico, e di cui scrisse anche Sem Galimberti in occasione della mostra “Uomo del mio tempo”, seguita alla pubblicazione dell’omonima cartella di poe-sie di Turoldo e immagini della Masserini nel 1993: Patrizia Masserini si è misurata con le sollecitazioni del testo utilizzando e raffinando le sue tecniche già collaudate; non si tratta di illustrazioni ma di interpretazioni che nascono prima di tutto dal sentire personale. La parola poetica dà spessore di contenuto, traccia dei confini all’indagine ma non ne esaurisce la portata espressiva. L’operazione artistica si configura come un ciclo, come una serie in sequenza che vede nella germi-nazione il suo inizio e nella sublimazione la sua fine. […] Uno sforzo interpretativo meditato e riuscito, quello della Masserini. Una corposa testimonianza, aspra, vitale e mistica, il poemetto di Turoldo .
La figura umana non è però l’unico soggetto presente nelle sue opere. Il paesaggio, infatti, nel corso degli anni acquista sempre più spazio e dignità nella produzione dell’artista. Desta interesse la posizione centrale che Patrizia Masserini riserva allo spazio fisico nelle sue ultime opere, quasi la sua ricerca personale si sia allargata al mondo “fuori”. L’ambientazione in cui si inseriscono i soggetti dei suoi primi quadri è asettico, quasi assente od “obbligato” per la costruzione della scena; col tempo anche il paesaggio, sia metropolitano o naturalistico, diventa un soggetto autonomo fino a essere il protagonista assoluto del dipinto. Non si tratta di paesaggi ameni e tranquilli o di semplice trasposi-zione della realtà, bensì di una lettura inconsueta del paesaggio. È l’operazione di Patrizia Masserini […] che si è sempre misurata con i temi fondamentali della pittura del nostro secolo. Non si tratta di visioni bucoliche che rasserenano lo spirito: i tagli, le striature, le cancellazioni, le graffiature in primo piano o in dis-solvenza si caricano di significati simbolici e si legano indissolubilmente alle tematiche ambientali .
Non più contenitori vuoti per sottolineare la solitudine dell’uomo. La figura, inserita in spazi aperti, lotta per trovare un suo posto, può esprimersi con movimenti del corpo più liberi e liberatori. Ma dopo aver fatto per lungo tempo della figura il fulcro della propria riflessione intellettuale, la pittrice ha ora appuntato la propria attenzione sul paesaggio […] Strade, campagne, periferie e metropoli vi appaiono infatti come luogo antropologico di una ci-viltà alienata: la stessa per intenderci che domina i suoi personaggi. Da qui le prospettive inquietanti che caratterizzano questa produzione […] Natura e scorci urbani non interpretati come pausa di tranquilla contemplazione, bensì proiezioni di uno squilibrato rapporto fra l’uomo e i propri simili colto attraverso l’ambiente che egli ha costruito .
Il paesaggio, come i suoi personaggi, è percorso dal movimento e non scaturisce dall’occhio, o meglio: non scaturisce solo dall’occhio, perché Masserini non vuole trascrivere la realtà, ma interpretarla; è la sua facilità esecutiva, retaggio inevitabile di una grande abilità, a fuorviare spesso il giudizio. […] Per Masse-rini il paesaggio è la misura della vita, con le sue contraddizioni, ma è anche l’esperienza più sognata, più fantastica, quella che apre alla fantasia la misura di uno spazio dove l’animo può arricchirsi di stimoli e addentrarsi senza timore .
Nelle opere più recenti di Patrizia Masserini si evince un’evoluzione formale e contenutistica caratterizzata dalla fusione tra figura e paesag-gio. Ripercorrendo l’itinerario critico delle sue opere, rispetto alla cripticità tipica dei primi quadri, si nota come l’artista ora, pur rimanendo fedele a una tecnica pittorica ben riconoscibile, ha liberato i suoi personaggi ritraendoli in spazi aperti che consentono una maggiore possi-bilità di azione. Le figure, inserite in contesti sia naturalistici che metropolitani, appaiono meno estraniate dalla realtà e ripiegate dolorosa-mente su se stesse; dallo spazio circostante esse assorbono un’energia che, interiorizzata, si sprigiona attraverso i movimenti, i colori e le sfumature.
Il paesaggio, ora, sembra non essere più un cammino “alternativo”, “altro” rispetto alla figura umana, ma entrambi gli elementi si compene-trano, come se avessero proseguito per decenni su strade parallele, con la loro difficoltà di emergere e farsi capire, con un loro percorso ar-tistico, coloristico, spirituale, di profonda ricerca. E ora l’uomo e il paesaggio finalmente si fondono: la loro singolarità li ha resi forti, indi-pendenti ma incompleti, tanto da avere bisogno ora l’uno dell’altro per potersi esprimere al meglio. Il paesaggio ha impresso una nuova vi-talità e libertà alla figura umana. Personaggi che si aprono al mondo, alla natura, che sembrano urlare, chiudersi, aprirsi, muoversi freneti-camente, correre. Un movimento e una potenza che esprimono in modo nuovo i messaggi che l’artista vuole comunicare attraverso le sue opere.
L’interesse si sposta dall’analisi formale e stilistica della raffigurazione all’essenza dei personaggi e dei paesaggi, dalla forma al contenuto, anche grazie a una ormai consolidata tecnica che ha le sue basi nella conoscenza e nel confronto con l’arte del passato e del presente. Come asserisce Montalto, fosse nata nel ‘500, la Masserini si sarebbe senz’altro insediata in quel filone di “rinascimento umbratile” che Longhi vedeva germogliare nel solco lottesco; una cultura pittorica dove la norma del bello, la nozione della perfezione appare contaminata, anche se non ancora corrotta, dall’ombra insidiosa dell’anima moderna, dalle ansie della psyché. […]: scenari urbani in cui vediamo, fuggenti e sfuggenti, misteriose figure di uomini e di donne che trascorrono come rapide comparse davanti ai nostri occhi, ibridando in una cifra iconica totalmente nuova le suggestioni desunte dai vari media del nostro tempo .
Infatti l’artista, perfezionata la sua capacità tecnica e interiorizzati gli insegnamenti dei maestri dell’arte, ha elaborato una linea espressiva molto personale che rende inconfondibili le sue tele. Una pennellata sapiente e ben distesa, interrotta ma non disturbata da graffi decisi; l’utilizzo di colori accesi, violentemente accostati; personaggi isolati o solitari in mezzo alla gente; paesaggi urbani percorsi dalla velocità, dalla modernità e dalla tecnologia, ma anche i luoghi solitari dove l’uomo può ascoltarsi e sentire in silenzio l’urlo della propria anima. Tutto questo e molti di più, nel corso degli ultimi trent’anni, Patrizia Masserini ha racchiuso nelle sue opere: sentimenti, perplessità, dolori, ma an-che speranza e ricerca di un riscatto per il genere umano.
Le opere dimostrano il desiderio dell’artista di non ripiegarsi nell’interiorità della propria arte, ma di confrontarsi con altri autori contempo-ranei. Un esempio è il tema inquietante della follia discusso e ripreso da letterati, artisti, filosofi nei diversi periodi storici, e principio ispira-tore della mostra in cui importanti pittori e scultori, tra cui Patrizia Masserini, hanno dato un significativo contributo artistico, attraverso la propria visione e capacità di espressione. Da questa esperienza è emerso che noi viviamo nell’era della tecnica, che è la forma più alta di razionalità, cioè nell’iper-razionalità: gli uomini sono ridotti a funzionari di apparati, che devono agire come il computer che tengono davanti a sé. […]. Ebbene, in questo conte-sto culturale l’arte, che vorrebbe essere il contrappunto della ratio tecnica, trova necessariamente un’attrazione per l’antagonista della razionalità, che è appunto la follìa .
La pittrice si mette a nudo attraverso le sue opere, i suoi personaggi, il modo di vedere e sentire: non i riflettori, ma un costante e serio lavo-ro interessa a Patrizia Masserini. In una società dove tutto è in piazza, dove le parole si sprecano e scivolano, dove i ruoli dei sessi sembrano sempre più confusi e in conflitto, l’artista si racconta con poche parole, attraverso una creatività che privilegia l’essere all’apparire nelle sue si-lenziose figure, le quali esprimono ciò che viene dal profondo, gridando senza clamore. Infatti, i nudi femminili nelle opere dell’artista non sono mai semplici manichini in posa, mai scontati né messi in mostra per il solo piacere visivo, bensì sono caratterizzati da una fisicità dalla quale traspare un’interiorità spesso angosciante, irrequieta e turbolenta, quale rappresentazione della realtà attuale.
Nello stesso modo, anche i paesaggi sono scelti come metafore di significati più reconditi. La rappresentazione naturalistica, luogo familiare all’artista, richiama ad esempio la maestosità, la fatica, la perseveranza di continuare un cammino per arrivare alla cima, alla meta. Nel per-corso degli ultimi decenni lo spazio raffigurato nelle opere di Patrizia Masserini era soprattutto un anonimo scenario metropolitano che omologa se-rialmente, ad ogni latitudine, un po’ tutti i luoghi del nostro presente. Una dimensione di spaesamento universale nella quale le malinconiche figure della Masserini, in massima parte di giovani donne, sembrano però cercare una propria intimità, un proprio spazio fisico, una ragione individuale dell’essere al mondo . A questo punto, invece, anche i paesaggi diventano spunto di una ricerca intima e profonda, lontani dalle tensioni e dalle teatralità dell’ambiente ur-bano. Questa nuova dimensione dello spazio aiuta la figura a recuperare un senso di libertà, a riscoprirsi e ad immergersi in un’atmosfera più cosmica.
Quello scenario, che era un mezzo per isolare ancora di più le figure nella loro incomunicabilità esistenziale, diventa ora il luogo ideale per la loro crescita e ricerca personale; quello spazio deformato e deformante…come la dimensione inquieta di un animo, nell’incontro con il fuori di sé , si tra-sforma in un luogo dove stare in ascolto silenzioso, a porsi nuove domande di fronte all’universo, a riscoprire se stessi e a non fuggire la no-stra presenza .
E intanto il percorso continua…
13
maggio 2017
Patrizia Masserini – Gocce d’aria. Olii su tela
Dal 13 al 25 maggio 2017
arte contemporanea
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30.
Chiuso Domenica e festivi
Vernissage
13 Maggio 2017, ore 17.30
Autore
Curatore