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Space Force Construction
Nel centenario della Rivoluzione Russa (1917), Space Force Construction mette a tema l’eredità della prima arte sovietica e dei suoi spazi di esposizione. la mostra inaugura la nuova sede della Fondazione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
V-A-C Foundation è orgogliosa di presentare Space Force Construction, organizzata
con l’Art Institute of Chicago in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di
Venezia della V-A-C.
Nel centenario della Rivoluzione Russa (1917), Space Force Construction mette a tema
l’eredità della prima arte sovietica e dei suoi spazi di esposizione. La mostra riunisce
oltre un centinaio di opere degli anni Venti e Trenta, insieme a grandi ricostruzioni di
spazi, sculture e oggetti funzionali creati dai maggiori artisti sovietici quali El Lissitzky,
Gustav Klutsis, Aleksandr Rodchenko e Varvara Stepanova. Le ricreazioni e le opere
storiche entrano in dialogo con nuove commissioni e opere recenti di artisti visivi e
performativi contemporanei, fra cui Abraham Cruzvillegas, Melvin Edwards, Janice
Kerbel, Irina Korina, Barbara Kruger, Christian Nyampeta, Florian Pumhösl, Wolfgang
Tillmans e Mikhail Tolmachev.
La mostra rivista, con occhio contemporaneo, il dibattito internazionale inaugurato dagli
artisti russi del primo Novecento, presentando, per il loro tempo e per il nostro, modi di
ripensare sfere della vita pubblica e privata per innescare un cambiamento sociale.
Space Force Construction occuperà l’intero Palazzo delle Zattere, articolandolo in spazi
espositivi che riproducono quelli paradigmatici del periodo sovietico: campo di
battaglia, fabbrica, mostra, scuola, casa, teatro, sala stampa e festival.
Un atrio al piano terra diventa un “Muro di Lenin”, riempiendosi di manifesti originali,
copertine di libri, disegni e fotografie in cui compare il leader fondatore sovietico.
Accanto a questo spazio troviamo una stampa rara dello storico manifesto Batti i
bianchi con il cuneo rosso (1920), di El Lissitzky. Un’ampia sala sul retro contiene il
Workers' Club di Rodchenko, lungo 10 metri, creato ed esposto per la prima volta a
Parigi nel 1925, che a Venezia sarà utilizzato dall’artista Christian Nyampeta nei giorni
di apertura, per ospitare dibattiti fra filosofi e studenti.
Altri gruppi saranno invitati ad auto-pubblicare ed esporre materiali nell’attiguo spazio
stampa, che Nyampeta ha contribuito a organizzare.
Tre ambienti al primo piano conterranno rivisitazioni di alcune opere scultoree
dell’astrattismo radicale, esposte nel maggio 1921 in occasione della seconda mostra
della OBMOKhU (Società dei giovani artisti), di artisti quali Rodchenko, Vladimir e
Georgii Stenberg e Karl Ioganson.
Queste forme ridotte all’essenziale prepararono il terreno per il Costruttivismo
Internazionale, un movimento che si diffuse in tutta Europa negli anni Venti e Trenta, e
fu ampiamente reinterpretato anche in America Latina, Europa Orientale e Stati Uniti fra
gli anni Cinquanta e Settanta. Le opere in mostra, di Abraham Cruzvillegas, Melvin
Edwards, Janice Kerbel, David Musgrave e Florian Pumhösl testimoniano l’immutata
rilevanza di questo movimento artistico di origine russa.
Una nuova opera, commissionata a Barbara Kruger, coprirà il pavimento e i muri di
una stanza al secondo piano del palazzo, con l’immagine di una mano che tiene un
iPhone, su cui sono installate app che mostrano esempi di vizi e virtù in russo, inglese e
italiano. Kruger inoltre collocherà un testo che parla di mass media e demagogia sul
pavimento della stanza, intorno al prototipo di un chiosco multimediale disegnato da
Gustav Klutsis nel 1922. Il chiosco conterrà libri e riviste, oltre alla proiezione di un
cinegiornale d’epoca. Un’altra stanza allo stesso piano contiene una scultura in filo
spinato realizzata nel 1970 da Melvin Edwards, la fotografia The State We’re In di
Wolfgang Tillmans, ed elementi di testo e immagini tratte dalla serie The Transported of
KwaNdebele (1983- 1984) del fotografo sudafricano David Goldblatt. Le opere dei tre
artisti sollevano questioni legate al lavoro degli immigrati, un tema tuttora attuale che
favorisce l’impiego del costruttivismo sovietico e del fotogiornalismo per nuovi e
molteplici usi.
La mostra presenta nuove opere di artisti russi emergenti, fra cui un’installazione di Kirill
Glushchenko, che esplora il concetto di ‘ideale’ nella modernità in stile sovieticobrezneviano.
Al cuore di questo progetto c’è la storia dell’imponente ricostruzione della
città di Ulianovsk, con il suo complesso memoriale e l’hotel Venets, costruiti nel 1970
per celebrare il centenario della nascita di Vladimir Ulianov Lenin. Glushchenko ricreerà
gli interni dell’atrio e della sala dell’hotel al piano terra del palazzo. L’installazione
rappresenta una costellazione di oggetti correlati alla cultura materiale sovietica e alla
sua promessa utopica.
Il progetto di Mikhail Tolmachev, SLON, è dedicato alla storia perduta del carcere di
Solovki, sulle Isole Solovetsky, e rivela l’esistenza di una storia parallela e segreta
accanto a quella sovietica ufficiale. A differenza di quanto si crede comunemente, cioè
che quella di una vasta rete di campi di lavoro nell’Unione Sovietica sia un’invenzione
dell’era stalinista, il campo di prigionia di Solovki fu fondato nel 1920, ed è considerato
il primo nel suo genere. Tolmachev esplora le strutture sociali e culturali di questo
ambiente, basandosi su tre foto ufficiali prodotte proprio nello studio del campo di
lavoro.
Space Force Construction è curata da Matthew Witkovsky, Richard and Ellen Sandor
Chair e Curatore del Dipartimento di Fotografia presso l’Art Institute of Chicago, e dalla
Curatrice della Fondazione V-A-C Katerina Chuchalina, insieme ad Anna Ilchenko. Peter
Taub sarà responsabile del programma d’arte performativa, che è parte integrante
della mostra. In coincidenza con la presentazione veneziana, l’Art Institute of Chicago
pubblica un catalogo con testi accademici e un ricco apparato iconografico, dedicato
all’arte e alla sua esposizione nel primo periodo sovietico. Una versione integralmente
storica di questo progetto congiunto, intitolata Revoliutsiia! Demonstratsiia! Soviet Art
Put to the Test, sarà visibile dal 29 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 presso l’Art
Institute of Chicago. Uno dei maggiori prestatori è la Collezione Ne boltai!, che ha
arricchito le mostre di Venezia e Chicago con diverse opere-chiave collegate alla prima
epoca sovietica.
con l’Art Institute of Chicago in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di
Venezia della V-A-C.
Nel centenario della Rivoluzione Russa (1917), Space Force Construction mette a tema
l’eredità della prima arte sovietica e dei suoi spazi di esposizione. La mostra riunisce
oltre un centinaio di opere degli anni Venti e Trenta, insieme a grandi ricostruzioni di
spazi, sculture e oggetti funzionali creati dai maggiori artisti sovietici quali El Lissitzky,
Gustav Klutsis, Aleksandr Rodchenko e Varvara Stepanova. Le ricreazioni e le opere
storiche entrano in dialogo con nuove commissioni e opere recenti di artisti visivi e
performativi contemporanei, fra cui Abraham Cruzvillegas, Melvin Edwards, Janice
Kerbel, Irina Korina, Barbara Kruger, Christian Nyampeta, Florian Pumhösl, Wolfgang
Tillmans e Mikhail Tolmachev.
La mostra rivista, con occhio contemporaneo, il dibattito internazionale inaugurato dagli
artisti russi del primo Novecento, presentando, per il loro tempo e per il nostro, modi di
ripensare sfere della vita pubblica e privata per innescare un cambiamento sociale.
Space Force Construction occuperà l’intero Palazzo delle Zattere, articolandolo in spazi
espositivi che riproducono quelli paradigmatici del periodo sovietico: campo di
battaglia, fabbrica, mostra, scuola, casa, teatro, sala stampa e festival.
Un atrio al piano terra diventa un “Muro di Lenin”, riempiendosi di manifesti originali,
copertine di libri, disegni e fotografie in cui compare il leader fondatore sovietico.
Accanto a questo spazio troviamo una stampa rara dello storico manifesto Batti i
bianchi con il cuneo rosso (1920), di El Lissitzky. Un’ampia sala sul retro contiene il
Workers' Club di Rodchenko, lungo 10 metri, creato ed esposto per la prima volta a
Parigi nel 1925, che a Venezia sarà utilizzato dall’artista Christian Nyampeta nei giorni
di apertura, per ospitare dibattiti fra filosofi e studenti.
Altri gruppi saranno invitati ad auto-pubblicare ed esporre materiali nell’attiguo spazio
stampa, che Nyampeta ha contribuito a organizzare.
Tre ambienti al primo piano conterranno rivisitazioni di alcune opere scultoree
dell’astrattismo radicale, esposte nel maggio 1921 in occasione della seconda mostra
della OBMOKhU (Società dei giovani artisti), di artisti quali Rodchenko, Vladimir e
Georgii Stenberg e Karl Ioganson.
Queste forme ridotte all’essenziale prepararono il terreno per il Costruttivismo
Internazionale, un movimento che si diffuse in tutta Europa negli anni Venti e Trenta, e
fu ampiamente reinterpretato anche in America Latina, Europa Orientale e Stati Uniti fra
gli anni Cinquanta e Settanta. Le opere in mostra, di Abraham Cruzvillegas, Melvin
Edwards, Janice Kerbel, David Musgrave e Florian Pumhösl testimoniano l’immutata
rilevanza di questo movimento artistico di origine russa.
Una nuova opera, commissionata a Barbara Kruger, coprirà il pavimento e i muri di
una stanza al secondo piano del palazzo, con l’immagine di una mano che tiene un
iPhone, su cui sono installate app che mostrano esempi di vizi e virtù in russo, inglese e
italiano. Kruger inoltre collocherà un testo che parla di mass media e demagogia sul
pavimento della stanza, intorno al prototipo di un chiosco multimediale disegnato da
Gustav Klutsis nel 1922. Il chiosco conterrà libri e riviste, oltre alla proiezione di un
cinegiornale d’epoca. Un’altra stanza allo stesso piano contiene una scultura in filo
spinato realizzata nel 1970 da Melvin Edwards, la fotografia The State We’re In di
Wolfgang Tillmans, ed elementi di testo e immagini tratte dalla serie The Transported of
KwaNdebele (1983- 1984) del fotografo sudafricano David Goldblatt. Le opere dei tre
artisti sollevano questioni legate al lavoro degli immigrati, un tema tuttora attuale che
favorisce l’impiego del costruttivismo sovietico e del fotogiornalismo per nuovi e
molteplici usi.
La mostra presenta nuove opere di artisti russi emergenti, fra cui un’installazione di Kirill
Glushchenko, che esplora il concetto di ‘ideale’ nella modernità in stile sovieticobrezneviano.
Al cuore di questo progetto c’è la storia dell’imponente ricostruzione della
città di Ulianovsk, con il suo complesso memoriale e l’hotel Venets, costruiti nel 1970
per celebrare il centenario della nascita di Vladimir Ulianov Lenin. Glushchenko ricreerà
gli interni dell’atrio e della sala dell’hotel al piano terra del palazzo. L’installazione
rappresenta una costellazione di oggetti correlati alla cultura materiale sovietica e alla
sua promessa utopica.
Il progetto di Mikhail Tolmachev, SLON, è dedicato alla storia perduta del carcere di
Solovki, sulle Isole Solovetsky, e rivela l’esistenza di una storia parallela e segreta
accanto a quella sovietica ufficiale. A differenza di quanto si crede comunemente, cioè
che quella di una vasta rete di campi di lavoro nell’Unione Sovietica sia un’invenzione
dell’era stalinista, il campo di prigionia di Solovki fu fondato nel 1920, ed è considerato
il primo nel suo genere. Tolmachev esplora le strutture sociali e culturali di questo
ambiente, basandosi su tre foto ufficiali prodotte proprio nello studio del campo di
lavoro.
Space Force Construction è curata da Matthew Witkovsky, Richard and Ellen Sandor
Chair e Curatore del Dipartimento di Fotografia presso l’Art Institute of Chicago, e dalla
Curatrice della Fondazione V-A-C Katerina Chuchalina, insieme ad Anna Ilchenko. Peter
Taub sarà responsabile del programma d’arte performativa, che è parte integrante
della mostra. In coincidenza con la presentazione veneziana, l’Art Institute of Chicago
pubblica un catalogo con testi accademici e un ricco apparato iconografico, dedicato
all’arte e alla sua esposizione nel primo periodo sovietico. Una versione integralmente
storica di questo progetto congiunto, intitolata Revoliutsiia! Demonstratsiia! Soviet Art
Put to the Test, sarà visibile dal 29 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 presso l’Art
Institute of Chicago. Uno dei maggiori prestatori è la Collezione Ne boltai!, che ha
arricchito le mostre di Venezia e Chicago con diverse opere-chiave collegate alla prima
epoca sovietica.
10
maggio 2017
Space Force Construction
Dal 10 maggio al 25 agosto 2017
arte moderna e contemporanea
Location
FONDAZIONE V-A-C PALAZZO DELLE ZATTERE
Venezia, Dorsoduro, 1401, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 1401, (Venezia)
Orario di apertura
da giovedì a martedì, h. 11-19; venerdì, h. 11-21; giorno di chiusura mercoledì