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Edoardo Fraquelli – Materia-Colore
La mostra presenta una selezione di dipinti dell’artista, scomparso nel 1995, ma la cui memoria è alquanto viva e rappresentata dalla validità del suo percorso artistico.
Comunicato stampa
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La mostra presenta una selezione di dipinti dell’artista, scomparso nel 1995, ma la cui memoria è alquanto viva e rappresentata dalla validità del suo percorso artistico. Una vicenda personale e umana caratterizzata da problemi psico-fisici e profonde crisi che gli hanno imposto lunghi soggiorni in centri di salute mentale. Nonostante tutto egli ha vissuto la pittura in modo intenso, trasferendo in essa vedute di natura e visioni interiori, in un percorso creativo che si è sviluppato tra informale e astrazione.
Edoardo Fraquelli (1933-1995) nacque a Tremezzo, ha avuto una formazione autonoma e indipendente, tiene la sua prima personale nel 1957 a Milano, presso la Galleria Prisma e un critico avveduto come Kaisserlian la recensisce con valutazioni estremamente positive: parla di “un giovane dotato che sa rivelarci un temperamento autentico … ha capito il senso della nuova pittura avida di contenuti emozionali molto più di tanti suoi coetanei diplomati all’Accademia ed aggiornati sulle ultime mode della pittura…”. Dopo pochi anni iniziano a presentarsi quei problemi che lo isoleranno a lungo dal mondo dell’arte, ma senza rompere quella sincerità espressiva che gli permette di recuperare ogni volta, quasi al punto in cui lo aveva lasciato, il suo “racconto” pittorico. I temi affrontati riguardano la natura, interiorizzata ma resa con grande partecipazione , soffermandosi ora sulle vedute invernali, già per sé intime e basse di colore, ora sui verdi e sulle terre di cui non cerca né prospettive né valori brillanti. Ai toni pacati e spenti si sostituiscono però presto tinte forti, potremmo dire espressioniste, che forse preludono alla malattia. La ripresa - siamo a metà degli anni sessanta - parte da opere complesse e composite, in cui si percepisce la tensione interiore. Stefano Agosti parla di “una serie allucinante (e allucinata) di paesaggi, appunto, desolati, la cui rappresentazione si raccoglie - al centro del quadro - in una sorta di grande gomitolo, o groviglio, fatto di nervature serpentine, rottami accatastati, o forse anche di ossami calcificati, ove i toni bruni e rossastri si accavallano sul fondo di stratificazioni tenebrose, il tutto magari circondato dagli ori, gli ocra, i verdi smorzati di una terra perduta”. Poi ancora dieci anni di buio fino a quando, sul finire degli anni settanta, un collezionista brianzolo scopre al Museo di Graz un’opera di Fraquelli e si mette alla ricerca dei suoi lavori e infine di lui. L’attenzione che questo collezionista - che diventerà presto un amico fidato - gli riserva, diventa fondamentale per raggiungere una tranquillità che gli consente di affrontare i colori e le tele con fiducia. Fraquelli si fida di chi gli è vicino e recupera fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. Nel 1981 una mostra a Merate con un importante catalogo curato da Giorgio Mascherpa, riapre i giochi che sembravano ormai destinati a una conclusione infausta. Seguono poi una mostra a Desio (1984), poi un’antologica alla Galleria San Fedele e all’Istituto di Cultura “Casa G. Cini” di Ferrara (1991), quindi alla Villa Fornari Banfi di Carnate (1991-1992). Fraquelli muore nel febbraio del 1995.
La sua opera, però, ha ormai ritrovato un osservatorio attento. Numerose sono le presenze di sue opere in rassegne collettive dopo la morte, ma vengono anche proposte delle rassegne personali ai Musei Civici di Lecco nel 1998, a Gemonio presso il Museo Bodini e a Gazoldo degli Ippoliti al Museo d’arte moderna (2004). Seguono altre mostre, alla Galleria Olim di Bergamo (2005), al Circolo Culturale “Seregn de la memoria” di Seregno (2005), al Collegio Marconi, alla Sala delle Colonne di Portogruaro nel 2010, e alla Tadinoartecontemporanea di Milano (2011). Fino all’importante rassegna “Fraquelli. Un vertice dell’Informale” proposta nel 2006 a Sondrio presso la Galleria del Credito Valtellinese in Palazzo Sertoli e al Museo Valtellinese di Storia e Arte e a Villa Carlotta di Tremezzo nel 2012 in Palazzo Sassi de’ Lavizzari, all’Università Bocconi di Milano nel 2016.
Edoardo Fraquelli (1933-1995) nacque a Tremezzo, ha avuto una formazione autonoma e indipendente, tiene la sua prima personale nel 1957 a Milano, presso la Galleria Prisma e un critico avveduto come Kaisserlian la recensisce con valutazioni estremamente positive: parla di “un giovane dotato che sa rivelarci un temperamento autentico … ha capito il senso della nuova pittura avida di contenuti emozionali molto più di tanti suoi coetanei diplomati all’Accademia ed aggiornati sulle ultime mode della pittura…”. Dopo pochi anni iniziano a presentarsi quei problemi che lo isoleranno a lungo dal mondo dell’arte, ma senza rompere quella sincerità espressiva che gli permette di recuperare ogni volta, quasi al punto in cui lo aveva lasciato, il suo “racconto” pittorico. I temi affrontati riguardano la natura, interiorizzata ma resa con grande partecipazione , soffermandosi ora sulle vedute invernali, già per sé intime e basse di colore, ora sui verdi e sulle terre di cui non cerca né prospettive né valori brillanti. Ai toni pacati e spenti si sostituiscono però presto tinte forti, potremmo dire espressioniste, che forse preludono alla malattia. La ripresa - siamo a metà degli anni sessanta - parte da opere complesse e composite, in cui si percepisce la tensione interiore. Stefano Agosti parla di “una serie allucinante (e allucinata) di paesaggi, appunto, desolati, la cui rappresentazione si raccoglie - al centro del quadro - in una sorta di grande gomitolo, o groviglio, fatto di nervature serpentine, rottami accatastati, o forse anche di ossami calcificati, ove i toni bruni e rossastri si accavallano sul fondo di stratificazioni tenebrose, il tutto magari circondato dagli ori, gli ocra, i verdi smorzati di una terra perduta”. Poi ancora dieci anni di buio fino a quando, sul finire degli anni settanta, un collezionista brianzolo scopre al Museo di Graz un’opera di Fraquelli e si mette alla ricerca dei suoi lavori e infine di lui. L’attenzione che questo collezionista - che diventerà presto un amico fidato - gli riserva, diventa fondamentale per raggiungere una tranquillità che gli consente di affrontare i colori e le tele con fiducia. Fraquelli si fida di chi gli è vicino e recupera fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. Nel 1981 una mostra a Merate con un importante catalogo curato da Giorgio Mascherpa, riapre i giochi che sembravano ormai destinati a una conclusione infausta. Seguono poi una mostra a Desio (1984), poi un’antologica alla Galleria San Fedele e all’Istituto di Cultura “Casa G. Cini” di Ferrara (1991), quindi alla Villa Fornari Banfi di Carnate (1991-1992). Fraquelli muore nel febbraio del 1995.
La sua opera, però, ha ormai ritrovato un osservatorio attento. Numerose sono le presenze di sue opere in rassegne collettive dopo la morte, ma vengono anche proposte delle rassegne personali ai Musei Civici di Lecco nel 1998, a Gemonio presso il Museo Bodini e a Gazoldo degli Ippoliti al Museo d’arte moderna (2004). Seguono altre mostre, alla Galleria Olim di Bergamo (2005), al Circolo Culturale “Seregn de la memoria” di Seregno (2005), al Collegio Marconi, alla Sala delle Colonne di Portogruaro nel 2010, e alla Tadinoartecontemporanea di Milano (2011). Fino all’importante rassegna “Fraquelli. Un vertice dell’Informale” proposta nel 2006 a Sondrio presso la Galleria del Credito Valtellinese in Palazzo Sertoli e al Museo Valtellinese di Storia e Arte e a Villa Carlotta di Tremezzo nel 2012 in Palazzo Sassi de’ Lavizzari, all’Università Bocconi di Milano nel 2016.
16
maggio 2017
Edoardo Fraquelli – Materia-Colore
Dal 16 maggio al 16 giugno 2017
arte contemporanea
Location
ASSOCIAZIONE CULTURALE RENZO CORTINA
Milano, Via Mac Mahon, 14, (Milano)
Milano, Via Mac Mahon, 14, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì mattina e domenica. Dal mese di giugno, orario estivo, con chiusura anche il sabato.
Vernissage
16 Maggio 2017, ore 18.30
Autore
Curatore