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Giuseppe Spagnulo – Solchi e lacerazioni
Heart – pulsazioni culturali, prosegue il proprio percorso nella storia dell’arte del Novecento, con una mostra di Giuseppe Spagnulo. Le opere che abiteranno lo Spazio heart sono una selezione di sculture in ferro e opere su carta che testimoniano vari periodi della ricerca dell’artista.
Comunicato stampa
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Heart – pulsazioni culturali, prosegue – dopo le esposizioni dedicate ad Antonio Scaccabarozzi,
a Dadamaino, a Gianni Secomandi e a Nanni Valentini – il proprio percorso nella storia dell’arte
del Novecento, con una mostra di Giuseppe Spagnulo. Le opere del grande scultore recentemente
scomparso abiteranno con la lor straordinaria presenza lo Spazio heart di Vimercate dal 7 maggio
al 17 giugno.
La mostra, curata da Simona Bartolena, Armando Fettolini e Aldo Consonni, è stata realizzata in
collaborazione con l’Archivio Spagnulo e presenta una selezione di sculture in ferro e opere su carta
che testimoniano vari periodi della ricerca dell’artista.
“Le opere di Spagnulo hanno questo dono: eludono il peso specifico della materia, sfidano la gravità,
negandone le leggi. Più le loro dimensioni sono ciclopiche più sembrano dover temere quel famoso
soffio di vento. Leggere, sospese in instabili equilibri, paiono lievitare. A Spagnulo non interessava
il peso come gravità, egli voleva al contrario togliere il peso visivo al ferro, renderlo precario, poetico,
perfino fragile, pur senza negarne la possenza, la qualità tattile, l’indomita forza espressiva. Le
sculture di Spagnulo respirano. Il ferro diventa carne e la forma diventa corpo, carne lacerata, piegata,
graffiata ma anche carne sensuale, erotica (…). Nelle loro forme geometriche, apparentemente
regolari, sfuggono alle leggi della stabilità e a qualsiasi codificazione: reagiscono agli stereotipi,
negano le norme. (…)”.
(Simona Bartolena, dal testo in catalogo)
Giuseppe Pino Spagnulo (Grottaglie, 1936 – Milano 2016)
La sua prima formazione avviene nel laboratorio ceramico del padre, dove s’impadronisce anche
della tecnica del tornio. Dopo gli studi presso la Scuola d’Arte della sua città studia all’Istituto della
Ceramica di Faenza; sono anni importanti per la formazione dell’artista che può studiare, al Museo
delle Ceramiche, le opere di Picasso e realizzare i primi esperimenti con il grès. Nel 1959 si trasferisce
a Milano per frequentare l’Accademia di Brera: diventa assistente di Arnaldo Pomodoro e collabora
con Nanni Valentini alla realizzazione di alcune opere di Lucio Fontana. Anni Sessanta: è a Milano
la prima personale dell’artista nel 1965 cui seguono altre personali e collettive in Italia; ispirato
dalle proteste del 1968, inizia i primi lavori in metallo per lo spazio ambientale urbano, “grandi ferri”
che recuperano la geometria e la logica costruttiva del materiale con cui sono forgiati, riflettendo
sulla fisicità e la materialità del lavoro dello scultore. Anni Settanta: diventa fortemente concettuale
e inizia un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero; tra cui XXVI Biennale di Venezia (1972) e la
X Quadriennale di Roma (1973); a questo periodo (1977) risale la mostra al Newport Harbor Art Museum
dove presenta i cicli Archeologia e Paesaggi. Anni Ottanta: continua l’attività espositiva che lo
vede sempre più presente anche all’estero (1981 Neue Nationalgalerie, Staatliche Museum, Berlin,
Corea, Olanda, Svizzera). Nel 1982 dopo un viaggio attraverso il Mediterraneo, lo scultore riattiva
il suo interesse per i materiali e le tecniche ceramiche, costruendo il gigantesco tornio nel quale
modellerà l’imponente Turris, più tardi forgiata in ferro. E’ del 1986 la seconda partecipazione alla
Biennale di Venezia. Alla fine degli anni Ottanta ritorna ai Ferri spezzati. Negli anni Novanta cerca
di conferire un senso inedito alla scultura, sfidando la gravità con la sospensione di enormi blocchi
di ferro. Tra i tanti interventi da segnalare il Campo sospeso, installato a Castel Burio in Piemonte.
All’inizio degli anni Novanta gli viene affidata una cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle
Arti di Stoccarda, in seguito al grande successo ottenuto dal suo lavoro presso gallerie e musei tedeschi.
Anni 2000: è stato insignito del Premio Faenza alla carriera e del Premio al Concorso Internazionale
d’arredo urbano di Milano: la grande scultura Scogliere, formata da cinque enormi blocchi di
acciaio è stata collocata, all’inizio del 2002, davanti al Teatro degli Arcimboldi, in concomitanza con
l’apertura di questo spazio che ospiterà l’attività del Teatro alla Scala fino al 2004. Nel 2009 realizza
a Porta della Luce, opera solenne e grandiosa per la Cattedrale di Santo Stefano di Prato. Nel 2010
espone presso la Galerie Carzaniga di Basilea e la Galleria 2000&Novecento di Reggio Emilia e gli
viene dedicata una mostra personale al Castello Episcopo e al giardino “Giacomo d’Atri” di Grottaglie.
Nel 2011 lo Studio Maffei di Milano presenta una selezione di sculture e carte; a Cittadella,
presso il palazzo Pretorio, inaugura a ottobre la mostra “Giuseppe Spagnulo - Terra e Fuoco” e, a
novembre, presso la Galleria Giraldi di Livorno, “L’ombra di Napoli”. Nel 2012 espone nella collettiva
curata da Francesco Bonami a Palazzo Reale, Milano Addio anni 70. Arte a Milano 1969-1980 e gli
viene dedicata una personale presso la galleria Walter Storms a Monaco di Baviera. Nel 2013 esce
un’importante biografia per le edizioni Gli Ori, curata da Bruno Corà. Tra le molte esposizioni degli
ultimi anni si ricordano quelle del 2014 alla Galleria Comunale d’arte contemporanea di Arezzo e al
Museo di Arte Contemporanea di Cassino.
a Dadamaino, a Gianni Secomandi e a Nanni Valentini – il proprio percorso nella storia dell’arte
del Novecento, con una mostra di Giuseppe Spagnulo. Le opere del grande scultore recentemente
scomparso abiteranno con la lor straordinaria presenza lo Spazio heart di Vimercate dal 7 maggio
al 17 giugno.
La mostra, curata da Simona Bartolena, Armando Fettolini e Aldo Consonni, è stata realizzata in
collaborazione con l’Archivio Spagnulo e presenta una selezione di sculture in ferro e opere su carta
che testimoniano vari periodi della ricerca dell’artista.
“Le opere di Spagnulo hanno questo dono: eludono il peso specifico della materia, sfidano la gravità,
negandone le leggi. Più le loro dimensioni sono ciclopiche più sembrano dover temere quel famoso
soffio di vento. Leggere, sospese in instabili equilibri, paiono lievitare. A Spagnulo non interessava
il peso come gravità, egli voleva al contrario togliere il peso visivo al ferro, renderlo precario, poetico,
perfino fragile, pur senza negarne la possenza, la qualità tattile, l’indomita forza espressiva. Le
sculture di Spagnulo respirano. Il ferro diventa carne e la forma diventa corpo, carne lacerata, piegata,
graffiata ma anche carne sensuale, erotica (…). Nelle loro forme geometriche, apparentemente
regolari, sfuggono alle leggi della stabilità e a qualsiasi codificazione: reagiscono agli stereotipi,
negano le norme. (…)”.
(Simona Bartolena, dal testo in catalogo)
Giuseppe Pino Spagnulo (Grottaglie, 1936 – Milano 2016)
La sua prima formazione avviene nel laboratorio ceramico del padre, dove s’impadronisce anche
della tecnica del tornio. Dopo gli studi presso la Scuola d’Arte della sua città studia all’Istituto della
Ceramica di Faenza; sono anni importanti per la formazione dell’artista che può studiare, al Museo
delle Ceramiche, le opere di Picasso e realizzare i primi esperimenti con il grès. Nel 1959 si trasferisce
a Milano per frequentare l’Accademia di Brera: diventa assistente di Arnaldo Pomodoro e collabora
con Nanni Valentini alla realizzazione di alcune opere di Lucio Fontana. Anni Sessanta: è a Milano
la prima personale dell’artista nel 1965 cui seguono altre personali e collettive in Italia; ispirato
dalle proteste del 1968, inizia i primi lavori in metallo per lo spazio ambientale urbano, “grandi ferri”
che recuperano la geometria e la logica costruttiva del materiale con cui sono forgiati, riflettendo
sulla fisicità e la materialità del lavoro dello scultore. Anni Settanta: diventa fortemente concettuale
e inizia un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero; tra cui XXVI Biennale di Venezia (1972) e la
X Quadriennale di Roma (1973); a questo periodo (1977) risale la mostra al Newport Harbor Art Museum
dove presenta i cicli Archeologia e Paesaggi. Anni Ottanta: continua l’attività espositiva che lo
vede sempre più presente anche all’estero (1981 Neue Nationalgalerie, Staatliche Museum, Berlin,
Corea, Olanda, Svizzera). Nel 1982 dopo un viaggio attraverso il Mediterraneo, lo scultore riattiva
il suo interesse per i materiali e le tecniche ceramiche, costruendo il gigantesco tornio nel quale
modellerà l’imponente Turris, più tardi forgiata in ferro. E’ del 1986 la seconda partecipazione alla
Biennale di Venezia. Alla fine degli anni Ottanta ritorna ai Ferri spezzati. Negli anni Novanta cerca
di conferire un senso inedito alla scultura, sfidando la gravità con la sospensione di enormi blocchi
di ferro. Tra i tanti interventi da segnalare il Campo sospeso, installato a Castel Burio in Piemonte.
All’inizio degli anni Novanta gli viene affidata una cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle
Arti di Stoccarda, in seguito al grande successo ottenuto dal suo lavoro presso gallerie e musei tedeschi.
Anni 2000: è stato insignito del Premio Faenza alla carriera e del Premio al Concorso Internazionale
d’arredo urbano di Milano: la grande scultura Scogliere, formata da cinque enormi blocchi di
acciaio è stata collocata, all’inizio del 2002, davanti al Teatro degli Arcimboldi, in concomitanza con
l’apertura di questo spazio che ospiterà l’attività del Teatro alla Scala fino al 2004. Nel 2009 realizza
a Porta della Luce, opera solenne e grandiosa per la Cattedrale di Santo Stefano di Prato. Nel 2010
espone presso la Galerie Carzaniga di Basilea e la Galleria 2000&Novecento di Reggio Emilia e gli
viene dedicata una mostra personale al Castello Episcopo e al giardino “Giacomo d’Atri” di Grottaglie.
Nel 2011 lo Studio Maffei di Milano presenta una selezione di sculture e carte; a Cittadella,
presso il palazzo Pretorio, inaugura a ottobre la mostra “Giuseppe Spagnulo - Terra e Fuoco” e, a
novembre, presso la Galleria Giraldi di Livorno, “L’ombra di Napoli”. Nel 2012 espone nella collettiva
curata da Francesco Bonami a Palazzo Reale, Milano Addio anni 70. Arte a Milano 1969-1980 e gli
viene dedicata una personale presso la galleria Walter Storms a Monaco di Baviera. Nel 2013 esce
un’importante biografia per le edizioni Gli Ori, curata da Bruno Corà. Tra le molte esposizioni degli
ultimi anni si ricordano quelle del 2014 alla Galleria Comunale d’arte contemporanea di Arezzo e al
Museo di Arte Contemporanea di Cassino.
07
maggio 2017
Giuseppe Spagnulo – Solchi e lacerazioni
Dal 07 maggio al 17 giugno 2017
arte contemporanea
Location
HEART SPAZIO VIVO
Vimercate, Via Trezzo, (Monza E Brianza)
Vimercate, Via Trezzo, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
e in occasione degli eventi in calendario
Vernissage
7 Maggio 2017, ore 18.00
Autore
Curatore