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Alessandro Mirigliani – Cacciatore di lune
Cacciatore di lune è un viaggio metaforico nell’enigmatica dualità con cui convivono le diverse nature dell’essere umano. Tutto si gioca sul doppio, infatti. Caccia-cacciare-cacciatore: un’azione che rimanda alla necessità primordiale della sopravvivenza, appannaggio dell’uomo fin dalla notte dei te
Comunicato stampa
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Bibliothè Contemporary Art
Trentanovesimo appuntamento della rassegna
Unum
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
Cacciatore di lune
Un'opera unica di Alessandro Mirigliani
a cura e con un testo di Manuela De Leonardis
“Tutto si conduce ad unità – afferma Gallo Mazzeo - [...] nei modi più imprevisti ed imprevedibili è diventare scoperta di sé, del sé nascosto che in tanto errare e peregrinare non si è mai allontanato da sé stesso, dal proprio sogno, perimetro e area di una grande avventura, in cui ogni nome pronuncia un nome, ogni volto cerca un volto e tutti insieme recitano Unum.”
Cacciatore di lune è un viaggio metaforico nell’enigmatica dualità con cui convivono le diverse nature dell’essere umano. Tutto si gioca sul doppio, infatti. Caccia-cacciare-cacciatore: un’azione che rimanda alla necessità primordiale della sopravvivenza, appannaggio dell’uomo fin dalla notte dei tempi. Lì dove la parola luna (tanto più se piena) riconduce all’elemento femminile, con le sue influenze sul ciclo, sulla nascita, sulle maree. Ma è anche l’espressione della pura aspirazione al sogno.
Utilizzando materiali di recupero, Alessandro Mirigliani incide la superficie metallica. E’ la prima volta che con l’elemento naturale del fuoco si cimenta in una rappresentazione figurativa, tracciando una sagoma orientata verso un obiettivo lontano. Una figura umana asessuata, in bilico tra una dimensione e l’altra. Il segno è appena accennato. Il tratto è veloce, liquido come la schiuma poliuretanica espansa che egli spruzza nel solco e che, in pochi secondi, formalizza un pensiero a lungo sedimentato. A contatto con l’umidità dell’aria, infatti, il propellente - nel passare dallo stato liquido a quello gassoso - s’indurisce, confermando così l’aspirazione alla tridimensionalità di un’opera concepita come bidimensionale. Uscendo dal solco, la schiuma illumina il pannello di metallo scuro.
“Fin dall’antichità la curiosità ha sempre spinto l’uomo a chiedersi cosa ci fosse sulla luna.” - afferma Alessandro Mirigliani - “I vecchi guerrieri vibravano le lance con l’intento di far cadere la luna o, magari, per far piovere. Si pensava che quando la luna veniva disturbata dai lampi veniva a piovere. Mi sono ispirato all’essere umano che talvolta, quando vuole conquistare qualcosa ma non riesce nel suo intento, preferisce distruggere l’obiettivo, piuttosto che impegnarsi veramente per raggiungerlo.”
La sfida è anche un elemento che entra in gioco costantemente nel suo lavoro. L’artista che ama Gaudì per l’estro, Caravaggio per la luce e Renoir per la solitudine che coglie nei suoi dipinti, ha imparato a conoscere i segreti dei materiali, di cui sa valutare sapientemente le qualità per evidenziarne caratteristiche talvolta inaspettate.
“Mi diverte usare metalli molto pesanti, come il ferro o l’acciaio, tirandone fuori l’animo.”
Moderno alchimista egli accarezza - corteggia - la materia che intercetta, non solo modellandola per dargli una nuova forma, ma per connotarla di leggerezza, morbidezza, lucentezza. Una capacità di ascolto, la sua, praticata nel tempo anche attraverso la stretta collaborazione con architetti e designer, nutrita com’è dal sentimento di reciproca fiducia.
“Sono molto fedele all’idea originaria, e molto raramente vengo colto dall’imprevisto. Perché dentro di me ho una visuale abbastanza completa del risultato, frutto di riflessioni sulle proporzioni, sull’armonia. Tutto, infatti, deve essere sempre molto armonioso.”
A nove anni realizza il suo primo oggetto di design: una lampada che regala alla mamma. “Dal fondale marino presi una conchiglia Pinna nobilis alta un metro e la misi in un contenitore di plastica che riempii di gesso liquido. Una volta asciugato il gesso divenne la base della grande cozza, a cui feci un buco dove misi il portalampada. Sono nato a duecento metri dal mare, a Cagliari, e nei fine settimana passavo giornate intere sulla spiaggia a cercare conchiglie per realizzare oggetti. Solo molti anni dopo ho scoperto il geco di Gaudì, rendendomi conto che istintivamente mi ero avvicinato a quella poetica.”
Anche se sono ormai oltre trent’anni che Mirigliani ha lasciato la Sardegna, il mare e, in generale, la natura possente della sua terra rappresentano un irrinunciabile punto di riferimento nella sua ricerca.
“Mio padre, come mio nonno, faceva il pescatore e anche da parte materna era una famiglia di pescatori. Abitavamo così vicino al mare che, da bambino, mia madre mi diceva di avvisarla quando vedevo rientrare la barca di papà, così poteva buttare la pasta. Ricordo anche i pomeriggi, a Cagliari, quando si alza il levante che portava la salsedine dentro casa. Per tantissimi anni ho fatto anche attività subacquea. Il mare in tempesta, per me, è la cosa più bella in assoluto: posso rimanere a guardarlo per ore. Mi rilassa, forse perché ritorno bambino e mi lascio alle spalle i problemi dell’essere adulto.”
L’acqua, quindi, come cardine tra l’elemento strutturale della terra e l’unità fondamentale del fuoco, simbolo di compiutezza e totalità, passando per l’aria: ponte tra i due opposti complementari, femminile e maschile.
Il laboratorio-studio è una vera fucina, ma anche un luogo di meditazione per l’artista che - circondato dagli attrezzi di lavoro (il maglio, la saldatrice, la fiamma ossidrica… come pure gli acidi per ottenere le sfumature cromatiche) - si lascia guidare dalla sua voce interiore. “Adoro stare da solo e creare. È come quando mi trovo in riva al mare e lo guardo stando seduto sulla spiaggia”.
Alessandro bambino che guarda il mare è anche l’adulto “cacciatore di lune” che sposta lo sguardo più su, consapevole che l’orizzonte è un bene prezioso che appartiene all’umanità, veramente irraggiungibile o forse no.
(Manuela De Leonardis)
BIOGRAFIA
Alessandro Mirigliani nasce nel 1960 a Cagliari, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. In quegli anni il mare è il suo mondo, l'esplorazione dei fondali la sua passione, la ricerca di materiali trasportati dalla risacca il suo passatempo preferito. Gioca con quanto la natura di Sardegna possa offrirgli, combinando, ideando, sperimentando, dando vita a creazioni in cui già si affaccia un certo estro artistico nonostante la giovane età.
Trasferitosi a Roma, inizia a lavorare come apprendista in una delle botteghe trasteverine di Via della Lungara, dove vengono realizzati lavori di alta perizia artigianale per l’arredamento di interni e la lavorazione dei metalli. L’ambiente permette il contatto con maestri custodi di un’arte antica e con i tanti artisti di passaggio che cercano in quelle botteghe la manifattura esperta.
La competenza acquisita e l’inventiva particolare lo portano ad intraprendere l’attività autonoma con una sua ditta dall’esperienza oramai trentennale - la “3000 Arredo” - specializzata in manufatti in ottone, ferro, inox, alluminio e bronzo per arredamento di interni. Le sue opere godono di un certo apprezzamento e notorietà soprattutto nel settore del design, in particolare tra i numerosi studi di architettura con cui collabora, oltre che tra la selezionata clientela privata. Vanta numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale tra cui Johanna Grawunder e i fratelli Humberto e Fernando Campana.
Della sua terra d’origine ricorda l’essenzialità del paesaggio e la suggestione delle atmosfere che racconta nelle sue creazioni ispirate dalla passione per la natura.
Ha partecipato a varie mostre espositive, tra cui: “Arte e Parole”, Roma 2016; “Q10 Mostra espositiva”, Roma 2016; “4 artisti e atmosfere pop”, Roma 2014; “Ting, Museo per tutti”, Ardea 2014.
Trentanovesimo appuntamento della rassegna
Unum
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
Cacciatore di lune
Un'opera unica di Alessandro Mirigliani
a cura e con un testo di Manuela De Leonardis
“Tutto si conduce ad unità – afferma Gallo Mazzeo - [...] nei modi più imprevisti ed imprevedibili è diventare scoperta di sé, del sé nascosto che in tanto errare e peregrinare non si è mai allontanato da sé stesso, dal proprio sogno, perimetro e area di una grande avventura, in cui ogni nome pronuncia un nome, ogni volto cerca un volto e tutti insieme recitano Unum.”
Cacciatore di lune è un viaggio metaforico nell’enigmatica dualità con cui convivono le diverse nature dell’essere umano. Tutto si gioca sul doppio, infatti. Caccia-cacciare-cacciatore: un’azione che rimanda alla necessità primordiale della sopravvivenza, appannaggio dell’uomo fin dalla notte dei tempi. Lì dove la parola luna (tanto più se piena) riconduce all’elemento femminile, con le sue influenze sul ciclo, sulla nascita, sulle maree. Ma è anche l’espressione della pura aspirazione al sogno.
Utilizzando materiali di recupero, Alessandro Mirigliani incide la superficie metallica. E’ la prima volta che con l’elemento naturale del fuoco si cimenta in una rappresentazione figurativa, tracciando una sagoma orientata verso un obiettivo lontano. Una figura umana asessuata, in bilico tra una dimensione e l’altra. Il segno è appena accennato. Il tratto è veloce, liquido come la schiuma poliuretanica espansa che egli spruzza nel solco e che, in pochi secondi, formalizza un pensiero a lungo sedimentato. A contatto con l’umidità dell’aria, infatti, il propellente - nel passare dallo stato liquido a quello gassoso - s’indurisce, confermando così l’aspirazione alla tridimensionalità di un’opera concepita come bidimensionale. Uscendo dal solco, la schiuma illumina il pannello di metallo scuro.
“Fin dall’antichità la curiosità ha sempre spinto l’uomo a chiedersi cosa ci fosse sulla luna.” - afferma Alessandro Mirigliani - “I vecchi guerrieri vibravano le lance con l’intento di far cadere la luna o, magari, per far piovere. Si pensava che quando la luna veniva disturbata dai lampi veniva a piovere. Mi sono ispirato all’essere umano che talvolta, quando vuole conquistare qualcosa ma non riesce nel suo intento, preferisce distruggere l’obiettivo, piuttosto che impegnarsi veramente per raggiungerlo.”
La sfida è anche un elemento che entra in gioco costantemente nel suo lavoro. L’artista che ama Gaudì per l’estro, Caravaggio per la luce e Renoir per la solitudine che coglie nei suoi dipinti, ha imparato a conoscere i segreti dei materiali, di cui sa valutare sapientemente le qualità per evidenziarne caratteristiche talvolta inaspettate.
“Mi diverte usare metalli molto pesanti, come il ferro o l’acciaio, tirandone fuori l’animo.”
Moderno alchimista egli accarezza - corteggia - la materia che intercetta, non solo modellandola per dargli una nuova forma, ma per connotarla di leggerezza, morbidezza, lucentezza. Una capacità di ascolto, la sua, praticata nel tempo anche attraverso la stretta collaborazione con architetti e designer, nutrita com’è dal sentimento di reciproca fiducia.
“Sono molto fedele all’idea originaria, e molto raramente vengo colto dall’imprevisto. Perché dentro di me ho una visuale abbastanza completa del risultato, frutto di riflessioni sulle proporzioni, sull’armonia. Tutto, infatti, deve essere sempre molto armonioso.”
A nove anni realizza il suo primo oggetto di design: una lampada che regala alla mamma. “Dal fondale marino presi una conchiglia Pinna nobilis alta un metro e la misi in un contenitore di plastica che riempii di gesso liquido. Una volta asciugato il gesso divenne la base della grande cozza, a cui feci un buco dove misi il portalampada. Sono nato a duecento metri dal mare, a Cagliari, e nei fine settimana passavo giornate intere sulla spiaggia a cercare conchiglie per realizzare oggetti. Solo molti anni dopo ho scoperto il geco di Gaudì, rendendomi conto che istintivamente mi ero avvicinato a quella poetica.”
Anche se sono ormai oltre trent’anni che Mirigliani ha lasciato la Sardegna, il mare e, in generale, la natura possente della sua terra rappresentano un irrinunciabile punto di riferimento nella sua ricerca.
“Mio padre, come mio nonno, faceva il pescatore e anche da parte materna era una famiglia di pescatori. Abitavamo così vicino al mare che, da bambino, mia madre mi diceva di avvisarla quando vedevo rientrare la barca di papà, così poteva buttare la pasta. Ricordo anche i pomeriggi, a Cagliari, quando si alza il levante che portava la salsedine dentro casa. Per tantissimi anni ho fatto anche attività subacquea. Il mare in tempesta, per me, è la cosa più bella in assoluto: posso rimanere a guardarlo per ore. Mi rilassa, forse perché ritorno bambino e mi lascio alle spalle i problemi dell’essere adulto.”
L’acqua, quindi, come cardine tra l’elemento strutturale della terra e l’unità fondamentale del fuoco, simbolo di compiutezza e totalità, passando per l’aria: ponte tra i due opposti complementari, femminile e maschile.
Il laboratorio-studio è una vera fucina, ma anche un luogo di meditazione per l’artista che - circondato dagli attrezzi di lavoro (il maglio, la saldatrice, la fiamma ossidrica… come pure gli acidi per ottenere le sfumature cromatiche) - si lascia guidare dalla sua voce interiore. “Adoro stare da solo e creare. È come quando mi trovo in riva al mare e lo guardo stando seduto sulla spiaggia”.
Alessandro bambino che guarda il mare è anche l’adulto “cacciatore di lune” che sposta lo sguardo più su, consapevole che l’orizzonte è un bene prezioso che appartiene all’umanità, veramente irraggiungibile o forse no.
(Manuela De Leonardis)
BIOGRAFIA
Alessandro Mirigliani nasce nel 1960 a Cagliari, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. In quegli anni il mare è il suo mondo, l'esplorazione dei fondali la sua passione, la ricerca di materiali trasportati dalla risacca il suo passatempo preferito. Gioca con quanto la natura di Sardegna possa offrirgli, combinando, ideando, sperimentando, dando vita a creazioni in cui già si affaccia un certo estro artistico nonostante la giovane età.
Trasferitosi a Roma, inizia a lavorare come apprendista in una delle botteghe trasteverine di Via della Lungara, dove vengono realizzati lavori di alta perizia artigianale per l’arredamento di interni e la lavorazione dei metalli. L’ambiente permette il contatto con maestri custodi di un’arte antica e con i tanti artisti di passaggio che cercano in quelle botteghe la manifattura esperta.
La competenza acquisita e l’inventiva particolare lo portano ad intraprendere l’attività autonoma con una sua ditta dall’esperienza oramai trentennale - la “3000 Arredo” - specializzata in manufatti in ottone, ferro, inox, alluminio e bronzo per arredamento di interni. Le sue opere godono di un certo apprezzamento e notorietà soprattutto nel settore del design, in particolare tra i numerosi studi di architettura con cui collabora, oltre che tra la selezionata clientela privata. Vanta numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale tra cui Johanna Grawunder e i fratelli Humberto e Fernando Campana.
Della sua terra d’origine ricorda l’essenzialità del paesaggio e la suggestione delle atmosfere che racconta nelle sue creazioni ispirate dalla passione per la natura.
Ha partecipato a varie mostre espositive, tra cui: “Arte e Parole”, Roma 2016; “Q10 Mostra espositiva”, Roma 2016; “4 artisti e atmosfere pop”, Roma 2014; “Ting, Museo per tutti”, Ardea 2014.
29
aprile 2017
Alessandro Mirigliani – Cacciatore di lune
Dal 29 aprile al 09 maggio 2017
arte contemporanea
Location
BIBLIOTHE’ CONTEMPORARY ART GALLERY
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Vernissage
29 Aprile 2017, h 19
Autore
Curatore
Interpretazione magistrale
Grazie