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Fernando Pietròpoli – Le onde del tempo
La sua pittura può essere letta come un viaggio che sfida le opache frontiere dell’irrealtà e della finzione. Per lui il mondo è uno specchio aperto alla fruizione dei contrari, un pozzo forgiato nella grammatica della materia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fernando Pietròpoli, ovvero, la fruizione dei contrari
Parlare dell’arte di Pietròpoli significa entrare nel mistero insondabile dell’Idea dell’opera,
nel lavoro tenace che sorregge creatività e creazione, nell’emozione, nella passione
profonda che anima la sua vita artistica e privata.
La sua pittura può essere letta come un viaggio che sfida le opache frontiere dell’irrealtà
e della finzione. Per lui il mondo è uno specchio aperto alla fruizione dei contrari, un
pozzo forgiato nella grammatica della materia. Proiettato verso il cosmo lungo le orbite
della propria interiorità, Pietròpoli dilapida il colore ove arde la terra, ove si bagna
l’infinito e il finito si annulla. In ogni granello di sabbia o ruga di resina sottostanti al
colore vi è un mondo in cui vicinanza e lontananza, presenza e assenza, memoria e
speranza l’una all’altra si sovrappongono. Situazione questa indispensabile affinché possa
sprigionarsi l’archetipo personale, e perché istanze rimosse si affermino proclamando
l’intera illogicità dei nessi consertati alla pellucida trasparenza del segno.
Con una pittura estremamente inclusiva, capace cioè di dare espressione a qualunque
soggetto, Pietròpoli dipinge come quando ha fame, come quando ha sete, dimenticando
qualsiasi comodità. Si spoglia del giorno ed entra nella notte senza bisogno di nulla. Egli
è pura pittura in ogni suo atto, in ogni sua scelta, in ogni sua mancanza, in ogni sua
noncuranza, nelle stranezze che lo rendono scomodo e amatissimo allo stesso tempo per
i continui strappi di meraviglia prodotti dall’abbandono del luogo comune. La sua è
infatti una pittura agìta che lo rende refrattario al calcolo e all'opportunismo, e che si
atteggia, all’opposto, come un’autobiografia distillata istante per istante e che
scomodamente ci attende là dove non ce lo saremmo mai aspettato.
Il dipingere di Pietròpoli è l’interruzione del silenzio, che egli sposta come un corpo
sposta l’acqua nella quale si immerge; è la continuazione di un “rumore”, cosicché anche
l’Ascolto diventa condizione necessaria per comprendere le sue creazioni. Aderendo
totalmente al concetto di Movimento della Materia, lo stesso che si esprime nel fuoco di
Eraclito o nella colonna di Brâncuşi, egli è riuscito a toccare persino chi sulla pittura non
si è mai soffermato. E ciò in virtù di un’opera che scuote, che non lascia indifferenti e
che “serve”, come in una tragedia greca attuale, attualissima, di tutti noi uomini smarriti
nel tempo.
dott. Maria Gabriella Morello
Parlare dell’arte di Pietròpoli significa entrare nel mistero insondabile dell’Idea dell’opera,
nel lavoro tenace che sorregge creatività e creazione, nell’emozione, nella passione
profonda che anima la sua vita artistica e privata.
La sua pittura può essere letta come un viaggio che sfida le opache frontiere dell’irrealtà
e della finzione. Per lui il mondo è uno specchio aperto alla fruizione dei contrari, un
pozzo forgiato nella grammatica della materia. Proiettato verso il cosmo lungo le orbite
della propria interiorità, Pietròpoli dilapida il colore ove arde la terra, ove si bagna
l’infinito e il finito si annulla. In ogni granello di sabbia o ruga di resina sottostanti al
colore vi è un mondo in cui vicinanza e lontananza, presenza e assenza, memoria e
speranza l’una all’altra si sovrappongono. Situazione questa indispensabile affinché possa
sprigionarsi l’archetipo personale, e perché istanze rimosse si affermino proclamando
l’intera illogicità dei nessi consertati alla pellucida trasparenza del segno.
Con una pittura estremamente inclusiva, capace cioè di dare espressione a qualunque
soggetto, Pietròpoli dipinge come quando ha fame, come quando ha sete, dimenticando
qualsiasi comodità. Si spoglia del giorno ed entra nella notte senza bisogno di nulla. Egli
è pura pittura in ogni suo atto, in ogni sua scelta, in ogni sua mancanza, in ogni sua
noncuranza, nelle stranezze che lo rendono scomodo e amatissimo allo stesso tempo per
i continui strappi di meraviglia prodotti dall’abbandono del luogo comune. La sua è
infatti una pittura agìta che lo rende refrattario al calcolo e all'opportunismo, e che si
atteggia, all’opposto, come un’autobiografia distillata istante per istante e che
scomodamente ci attende là dove non ce lo saremmo mai aspettato.
Il dipingere di Pietròpoli è l’interruzione del silenzio, che egli sposta come un corpo
sposta l’acqua nella quale si immerge; è la continuazione di un “rumore”, cosicché anche
l’Ascolto diventa condizione necessaria per comprendere le sue creazioni. Aderendo
totalmente al concetto di Movimento della Materia, lo stesso che si esprime nel fuoco di
Eraclito o nella colonna di Brâncuşi, egli è riuscito a toccare persino chi sulla pittura non
si è mai soffermato. E ciò in virtù di un’opera che scuote, che non lascia indifferenti e
che “serve”, come in una tragedia greca attuale, attualissima, di tutti noi uomini smarriti
nel tempo.
dott. Maria Gabriella Morello
14
aprile 2017
Fernando Pietròpoli – Le onde del tempo
Dal 14 al 20 aprile 2017
arte contemporanea
Location
SALA CIVICA – EX BIBLIOTECA
Lazise, Piazzetta Partenio, (Verona)
Lazise, Piazzetta Partenio, (Verona)
Vernissage
14 Aprile 2017, ore 20
Autore
Curatore