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La Grande Guerra. L’Italia e il Levante
La mostra prova a spiegare che cosa hanno in comune i destini di Mosul e di Aleppo, i bombardamenti in Siria dei nostri giorni con l’impresa italiana di Tripoli del 1911 e l’occupazione del Dodecaneso l’anno dopo, con la musica rebetika nata a Smirne, con la fuga dei greci da questa città in fiamme nel 1922, con la regia nave Etna che nel marzo 1920 soccorse in Crimea, per trasportarli altrove, i russi ‘bianchi’ in fuga dalla rivoluzione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LA GRANDE GUERRA
L’Italia e il Levante
Archivio Centrale dello Stato, 6 aprile - 6 luglio 2017
Conferenza stampa giovedì 6 aprile ore 12,00.
Saranno presenti il Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, on.le Dario
Franceschini, il Capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio Valter Girardelli,
il Capo di Gabinetto del Mibact, prof. Giampaolo D’Andrea, e il Maestro Michelangelo
Pistoletto.
Inaugurazione giovedì 6 aprile ore 16,30.
Che cosa hanno in comune i destini di Mosul e di Aleppo, i bombardamenti in Siria dei
nostri giorni con l’impresa italiana di Tripoli del 1911 e l’occupazione del Dodecaneso l’anno
dopo, con la musica rebetika nata a Smirne, con la fuga dei greci da questa città in fiamme
nel 1922, con la regia nave Etna che nel marzo 1920 soccorse in Crimea, per trasportarli
altrove, i russi ‘bianchi’ in fuga dalla rivoluzione ‘rossa’?
Prova a spiegarlo la mostra La Grande Guerra. L’Italia e il Levante dal 6 aprile al 6
luglio 2017 all’Archivio Centrale dello Stato, curata da Anna De Pascale e Carlo Maria
Fiorentino, con la collaborazione della Marina Militare. La mostra, che si inserisce tra le
iniziative per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, avrà come
cardine la politica italiana nel Mediterraneo dalla guerra di Libia al 1923 e dunque i rapporti
tra le grandi potenze per la spartizione dell’Impero ottomano, il ruolo della Grecia e quello
dei popoli che facevano parte del variegato scenario medio orientale: curdi, siriani, armeni,
arabi, turchi, ebrei solo per citarne alcuni, con i loro riti, religioni, usi e costumi che tanto
fascino hanno esercitato su generazioni di viaggiatori. Temi i cui risvolti riempiono ancora
oggi le pagine della nostra attualità.
Il percorso si apre con una grande installazione, Treno di Mimmo Palladino, che
dall’ingresso accompagna i visitatori fino al salone centrale della mostra. Composta da una
serie di sculture e oggetti in terracotta collocati all'interno di numerose gabbie di alluminio
disposte lungo il pavimento, l'installazione si presenta come una sequenza di vagoni, un
vero e proprio "treno" formato da celle che contengono tracce di storia. Un lungo percorso
di guerra e di dolore che conduce ad un approdo di pace e di convivenza civile tra i popoli,
con l’opera Mar Mediterraneo – Sedie Love difference di Michelangelo Pistoletto e
Juan E. Sandoval. Le sedie sono allineate sul profilo geografico del Mediterraneo, divise a
metà dalla linea della costa, assorbono i colori dell’acqua e della terra: su di esse il confine
non divide ma collega. E il Mar Mediterraneo diventa punto di partenza per una riflessione
sulle differenze.
La narrazione storica proposta dalla mostra passa attraverso documenti poco noti ai non
addetti ai lavori: relazioni contenute nei rapporti diplomatici, note interne della Presidenza
del Consiglio dei Ministri, appunti personali dei protagonisti politici e soprattutto materiale
cartografico (ricchissima è la collezione di piante, disegni, schizzi nel fondo della Guerra
Europea), fotografico, oggetti, armi, disegni e filmati. Testimonianze queste che renderanno
il percorso di facile comprensione al visitatore, attraverso oggetti che sono simboli del
passato.
Il percorso cronologico inizia il 29 settembre 1911 con la dichiarazione di guerra dell’Italia
all’Impero ottomano per il possesso della Libia e si conclude con il Trattato di Losanna del
1923, che decreta la nascita della laica Repubblica di Turchia di Mustafa Kemal (Atatürk).
Un percorso drammaticamente esotico, reso vivo da immagini fotografiche di luoghi, di
bambini, di donne e di uomini perlopiù protagonisti passivi, vittime della Storia. E sopra loro
gli ordini imperativi di conquista, di difesa, di resa, ma anche iniziative di altra natura, come
gli scavi archeologici, le cui scoperte da parte dei “conquistatori” contribuirono poi a unire gli
uomini nel segno della Cultura.
Vi scorgiamo una Tripolitania e una Cirenaica con le loro popolazioni ostili ai “liberatori” dal
giogo turco, disorientata dall’arrivo delle navi e delle truppe di sbarco italiane. E l’azione
delle stesse navi italiane nel cuore dell’Impero ottomano, lo Ionio, con l’occupazione delle
isole del Dodecaneso e di Rodi, le cui popolazioni, a maggioranza ellenica, guardavano con
speranza e diffidenza insieme a quella presenza, anelando all’unione con la madrepatria.
Speranza alimentata dalla crisi irreversibile dell’Impero ottomano dopo la spallata ricevuta
nelle due guerre balcaniche che segnarono la perdita di gran parte dei suoi domini europei.
Infine, la Grande guerra, dove i tre Imperi (austriaco-turco- germanico) affrontarono le
potenze liberali della Quadruplice Intesa (anglo-franco- russo-italiana), con l’aggiunta nel
1917 degli Stati Uniti di Wilson, in una guerra che non si concluse nel 1918, ma ben cinque
anni più tardi, in seguito all’occupazione franco-anglo- italiana di Costantinopoli (1918-1923).
Il percorso espositivo arriva così alla rivolta araba sostenuta diplomaticamente dalla Gran
Bretagna e, sul campo, da Lawrence d’Arabia, contro il sultano di Costantinopoli, e
all’immane tragedia del popolo armeno, anelante alla propria indipendenza nazionale,
sterminato dal governo dei Giovani Turchi. E, in aggiunta a questa tragedia, l’occupazione
di Smirne e di altre città dell’Anatolia occidentale da parte della Grecia su mandato della
Gran Bretagna, e la poderosa offensiva turca guidata da Mustafa Kemal (Atatürk).
Da queste vicende nacque una pace che si rivelò soltanto un insidioso armistizio,
decretata dal Trattato di Versailles del 1919 e poi dal Trattato di Losanna del 1923, con cui
si conclude la lunga guerra “per il Levante”.
Alla realizzazione della mostra ha contribuito la Marina Militare italiana e, insieme, il
Museo delle civiltà - Museo nazionale preistorico ed etnografico Luigi Pigorini, il Museo
centrale del Risorgimento, la Società geografica italiana, il Museo Benaki di Atene, e la
Collezione Signorelli.
La mostra sarà aperta fino al 6 luglio con il seguente orario:
dal lunedì al venerdì ore 10 - 18; il sabato ore 10 – 14
Ingresso gratuito - Visite guidate su prenotazione: acs.urp@beniculturali.it
Catalogo della mostra De Luca editori d’arte
Video-documentario a cura di AAMOD (Archivio Audiovisivo Movimento Operaio e
Democratico)
L’Italia e il Levante
Archivio Centrale dello Stato, 6 aprile - 6 luglio 2017
Conferenza stampa giovedì 6 aprile ore 12,00.
Saranno presenti il Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, on.le Dario
Franceschini, il Capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio Valter Girardelli,
il Capo di Gabinetto del Mibact, prof. Giampaolo D’Andrea, e il Maestro Michelangelo
Pistoletto.
Inaugurazione giovedì 6 aprile ore 16,30.
Che cosa hanno in comune i destini di Mosul e di Aleppo, i bombardamenti in Siria dei
nostri giorni con l’impresa italiana di Tripoli del 1911 e l’occupazione del Dodecaneso l’anno
dopo, con la musica rebetika nata a Smirne, con la fuga dei greci da questa città in fiamme
nel 1922, con la regia nave Etna che nel marzo 1920 soccorse in Crimea, per trasportarli
altrove, i russi ‘bianchi’ in fuga dalla rivoluzione ‘rossa’?
Prova a spiegarlo la mostra La Grande Guerra. L’Italia e il Levante dal 6 aprile al 6
luglio 2017 all’Archivio Centrale dello Stato, curata da Anna De Pascale e Carlo Maria
Fiorentino, con la collaborazione della Marina Militare. La mostra, che si inserisce tra le
iniziative per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, avrà come
cardine la politica italiana nel Mediterraneo dalla guerra di Libia al 1923 e dunque i rapporti
tra le grandi potenze per la spartizione dell’Impero ottomano, il ruolo della Grecia e quello
dei popoli che facevano parte del variegato scenario medio orientale: curdi, siriani, armeni,
arabi, turchi, ebrei solo per citarne alcuni, con i loro riti, religioni, usi e costumi che tanto
fascino hanno esercitato su generazioni di viaggiatori. Temi i cui risvolti riempiono ancora
oggi le pagine della nostra attualità.
Il percorso si apre con una grande installazione, Treno di Mimmo Palladino, che
dall’ingresso accompagna i visitatori fino al salone centrale della mostra. Composta da una
serie di sculture e oggetti in terracotta collocati all'interno di numerose gabbie di alluminio
disposte lungo il pavimento, l'installazione si presenta come una sequenza di vagoni, un
vero e proprio "treno" formato da celle che contengono tracce di storia. Un lungo percorso
di guerra e di dolore che conduce ad un approdo di pace e di convivenza civile tra i popoli,
con l’opera Mar Mediterraneo – Sedie Love difference di Michelangelo Pistoletto e
Juan E. Sandoval. Le sedie sono allineate sul profilo geografico del Mediterraneo, divise a
metà dalla linea della costa, assorbono i colori dell’acqua e della terra: su di esse il confine
non divide ma collega. E il Mar Mediterraneo diventa punto di partenza per una riflessione
sulle differenze.
La narrazione storica proposta dalla mostra passa attraverso documenti poco noti ai non
addetti ai lavori: relazioni contenute nei rapporti diplomatici, note interne della Presidenza
del Consiglio dei Ministri, appunti personali dei protagonisti politici e soprattutto materiale
cartografico (ricchissima è la collezione di piante, disegni, schizzi nel fondo della Guerra
Europea), fotografico, oggetti, armi, disegni e filmati. Testimonianze queste che renderanno
il percorso di facile comprensione al visitatore, attraverso oggetti che sono simboli del
passato.
Il percorso cronologico inizia il 29 settembre 1911 con la dichiarazione di guerra dell’Italia
all’Impero ottomano per il possesso della Libia e si conclude con il Trattato di Losanna del
1923, che decreta la nascita della laica Repubblica di Turchia di Mustafa Kemal (Atatürk).
Un percorso drammaticamente esotico, reso vivo da immagini fotografiche di luoghi, di
bambini, di donne e di uomini perlopiù protagonisti passivi, vittime della Storia. E sopra loro
gli ordini imperativi di conquista, di difesa, di resa, ma anche iniziative di altra natura, come
gli scavi archeologici, le cui scoperte da parte dei “conquistatori” contribuirono poi a unire gli
uomini nel segno della Cultura.
Vi scorgiamo una Tripolitania e una Cirenaica con le loro popolazioni ostili ai “liberatori” dal
giogo turco, disorientata dall’arrivo delle navi e delle truppe di sbarco italiane. E l’azione
delle stesse navi italiane nel cuore dell’Impero ottomano, lo Ionio, con l’occupazione delle
isole del Dodecaneso e di Rodi, le cui popolazioni, a maggioranza ellenica, guardavano con
speranza e diffidenza insieme a quella presenza, anelando all’unione con la madrepatria.
Speranza alimentata dalla crisi irreversibile dell’Impero ottomano dopo la spallata ricevuta
nelle due guerre balcaniche che segnarono la perdita di gran parte dei suoi domini europei.
Infine, la Grande guerra, dove i tre Imperi (austriaco-turco- germanico) affrontarono le
potenze liberali della Quadruplice Intesa (anglo-franco- russo-italiana), con l’aggiunta nel
1917 degli Stati Uniti di Wilson, in una guerra che non si concluse nel 1918, ma ben cinque
anni più tardi, in seguito all’occupazione franco-anglo- italiana di Costantinopoli (1918-1923).
Il percorso espositivo arriva così alla rivolta araba sostenuta diplomaticamente dalla Gran
Bretagna e, sul campo, da Lawrence d’Arabia, contro il sultano di Costantinopoli, e
all’immane tragedia del popolo armeno, anelante alla propria indipendenza nazionale,
sterminato dal governo dei Giovani Turchi. E, in aggiunta a questa tragedia, l’occupazione
di Smirne e di altre città dell’Anatolia occidentale da parte della Grecia su mandato della
Gran Bretagna, e la poderosa offensiva turca guidata da Mustafa Kemal (Atatürk).
Da queste vicende nacque una pace che si rivelò soltanto un insidioso armistizio,
decretata dal Trattato di Versailles del 1919 e poi dal Trattato di Losanna del 1923, con cui
si conclude la lunga guerra “per il Levante”.
Alla realizzazione della mostra ha contribuito la Marina Militare italiana e, insieme, il
Museo delle civiltà - Museo nazionale preistorico ed etnografico Luigi Pigorini, il Museo
centrale del Risorgimento, la Società geografica italiana, il Museo Benaki di Atene, e la
Collezione Signorelli.
La mostra sarà aperta fino al 6 luglio con il seguente orario:
dal lunedì al venerdì ore 10 - 18; il sabato ore 10 – 14
Ingresso gratuito - Visite guidate su prenotazione: acs.urp@beniculturali.it
Catalogo della mostra De Luca editori d’arte
Video-documentario a cura di AAMOD (Archivio Audiovisivo Movimento Operaio e
Democratico)
06
aprile 2017
La Grande Guerra. L’Italia e il Levante
Dal 06 aprile al 06 luglio 2017
Location
ACS – ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO
Roma, Piazzale Degli Archivi, 27, (Roma)
Roma, Piazzale Degli Archivi, 27, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 10 - 18; il sabato ore 10 – 14
Visite guidate su prenotazione: acs.urp@beniculturali.it
Vernissage
6 Aprile 2017, h 16.30
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Curatore