Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Daniele Degli Angeli – Prima del tutto
I dipinti realizzati in questi ultimi anni, acrilici su tavola ci appaiono come finestre (window appunto) si aprono in un mondo altro, sconosciuto, immaginato da un visionario solitario che in modo ostinato ricerca una probabile possibilità di varcare il reale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Paolo Degli Angeli
FUORI MERCATO
(OLTRE IL CONTEMPORANEO)
FUORI MERCATO è un titolo provocatorio che pone la nostra iniziativa lontano da un certo sistema dell’Arte, che sembra costruito ad hoc per far assurgere agli onori del mercato figure anonime con l’unico scopo di innescare meccanismi speculativi, capaci di produrre solo danaro.
L’Arte per noi non ha questi fini e qui ci sorregge il pensiero del grande Jean Clair che più volte ha chiarito nei suoi scritti tale meccanismo speculativo messo in atto da alcuni attori del circo dell’Arte (critici compiacenti, mercanti senza scrupoli, galleristi affaristi, potenti case d’asta, e direttori di importanti musei o di gallerie pubbliche che, prestando il fianco a tale sistema, legittimano ignoti personaggi).
È possibile pensare ad una operazione culturale? Ad un fare che remuneri equamente i protagonisti senza scadere in basse speculazioni? Forse potrà sembrare ingenuo o addirittura senza senso, nel mondo dell’Arte ci hanno già provato in tanti e anche molto più famosi e importanti di noi, a distaccarsi dal “mercato” senza riuscirci. Quel “mercato” che governa, che regola, che propone e indirizza. Quel “mercato” al quale molti hanno immolato la propria coscienza. Utopia. E allora molti si chiederanno: “a cosa serve produrre mostre se non c’è guadagno monetario?” Ricordiamoci che numerosi storici e critici sono concordi nel definire l’opera d’Arte come quel prodotto dell’uomo in grado di essere iniziatico, originale, e capace di emozionare. Già Leonardo da Vinci definiva la pittura “cosa mentale”.
Vorrei rivolgermi a tutti coloro che ritengono l’Arte ben al di sopra del mero aspetto economico, a coloro che vorrebbero distinguere i veri artisti dai falsi artisti, a coloro che vorrebbero ridare all’Arte quell’antica dignità che si è persa logorandosi nelle derive del solo mercanteggiare, a coloro che, confusi da mille canti di sirene, non sono in grado di esprimere opinioni.
Noi siamo i discendenti di quegli artisti che hanno prodotto la Storia dell’Arte Occidentale e in quanto tali nel DNA ne conserviamo le tracce e la memoria. A quel giacimento di bellezza, non fine a se stessa, ci rivolgiamo e non certo a quelle esperienze chiamate del “contemporaneo” che fanno o vorrebbero fare tabula rasa del passato considerandolo solo zavorra. Ecco perché OLTRE IL CONTEMPORANEO. Perché oggi poggiare i piedi nella Storia, nella Memoria è un fatto eversivo, innovativo e fortemente osteggiato. Noi pensiamo che solo con la messa a frutto dei saperi ereditati dalla Storia e ampiamente diffusi in Italia c’è possibilità di leggere e interpretare il futuro. Non certo attraverso quel fare ormai scontato e retrivo che si materializza pressoché uguale in tutti i musei di “Arte Contemporanea” del mondo. Quel fare erroneamente designato “Avanguardia” che da tempo è divenuto non altro che “Accademia”. Non dimentichiamoci i meccanismi che hanno dato voce alle vere avanguardie storiche che avevano un vero senso di esistere in quanto tali. Ricordiamoci che a metà Ottocento a Parigi una commissione formata da accademici di ispirazione neoclassica sceglieva i pittori che erano “degni” di far parte della grande esposizione d’Arte contemporanea del Louvre, il Salon. I pittori rifiutati diedero vita ad altre esperienze che furono travolgenti per i secoli a venire. Gli Impressionisti sempre respinti decisero nel 1874 di autofinanziarsi ed esporre i propri lavori nello studio del fotografo Nadar.
Diego Martelli coagula nella libera Firenze di metà ‘800 artisti provenienti sia dal Sud che dal Nord nel celeberrimo Caffè Michelangelo; i pittori dialogano e discutono fra loro dando vita al movimento dei Macchiaioli. Qualche anno più tardi un gruppo di giovani fuoriusciti dall’Accademia di Brera concepì il movimento della Scapigliatura Lombarda con una mostra che registrò migliaia di non sperate presenze. E poi gli Espressionisti, i Futuristi, i Surrealisti, i Dadaisti, solo per citare qualche esempio delle avanguardie che intrapresero il loro cammino nella medesima maniera. La Storia dell’Arte registrerà in futuro molte altre dinamiche simili. Da una parte, il potere costituito che non è in grado di interpretare il presente e il peso della Storia e, dall’altra parte, gruppi di pensiero autonomo che in seguito diverranno i veri protagonisti di essa.
Vorremmo parlare a coloro che mostrano ancora orgoglio per i Beni Culturali che solo la nostra nazione possiede, per tesori di inestimabile valore troppo spesso dimenticati se non addirittura profanati, per le opere d’arte diffuse su tutto il territorio nazionale che andrebbero valorizzate e conosciute se non altro per innamorarsene. In momenti di estremo disorientamento come quello in cui viviamo urge far crescere “un senso di appartenenza” capace di orientare il cammino.
Fatti sconvolgenti hanno trasformato il mondo in un qualcosa di profondamente diverso che non ha ancora generato una sua etica e una sua estetica (la catastrofe di Černobyl’ 26-04-1986, la caduta del muro di Berlino 09-11-1989, l’attentato alle Torri Gemelle dell’11-09-2001, il Melting pot sempre più allargato, la crisi finanziaria, la guerra diffusa).
La Biennale del 2001 di Harald Szeemann dal titolo Platea dell’Umanità, interrogandosi sugli uomini e sulla loro sorte, tenta di darne una lettura e porre le basi per nuovi punti di riferimento, ma rimane un fatto isolato.
In tale panorama l’Italia ha abbandonato i giovani e abdicato ad ogni interesse per il paesaggio e per i tesori culturali in esso contenuti, per l’Arte, per il fare e il saper fare, per la Storia e soprattutto per la Memoria in quanto non ritenuti più utili riferimenti concreti. È evidente che un simile vuoto sarà presto colmato da altre culture più aggressive e determinate con la complicità di colpevoli assenze.
[...] Non dimenticare e tutelare quel fare sapiente e diffuso, che ha prodotto in epoche passate specificità tipiche dei luoghi e “botteghe” dalle quali nascevano capolavori e si formavano nuovi maestri è il compito di intellettuali d’azione. [...]
Noi vogliamo dare solo un piccolo contributo alla lettura dei nostri giorni e magari porre le basi per qualcosa di diverso che abbia anche una funzione non solo estetica ma anche etica dell’Arte, cercando di invertire la tendenza.
[...] FUORI MERCATO perché l’arte non è un semplice prodotto sul quale speculare ma è armonia delle diverse sensibilità creative e un elemento complesso proprio della nostra specie che, se necessario, sovverte il mondo. [...]
Giovanni Pintori / WINDOW 4.0
Conosco e frequento il lavoro di Daniele Degli Angeli fin dai suoi esordi minimalisti che una critica ottusa di quegli anni settanta aveva collocato all’interno di una teo-ria basata sul “grado zero”. Quei lavori, in realtà, erano esercizi di bassa percezione nei quali il compito pittorico si confrontava con una psicologia del colore che aveva lo scopo di osservare le infinite possibilità che la luce ha di confrontarsi con la sua ombra. Geometrie ossessive all’interno delle quali le campiture piatte negavano ogni possibilità naturalistica della pittura. I riferimenti erano legati all’esperienza nord americana di Ad Reinhardt, Robert Ryman ed altri NewYorkesi della new abstrat painting.
Nei primi anni ottanta Degli Angeli si confronta con un materiale fortemente alchemico (solvet et coagula) la cera. Sono di quegli anni alcuni lavori che hanno trovato riscontro internazionale con esposizioni prestigiose. In una di quelle opere una sorta di vascello prendeva corpo in un mare di cera coagulato e tormentato affermando un provvisorio ed immaginifico naufragio della speranza. Un’ opera che nasce dal cambiamento intrinseco di un materiale che da liquido, a contatto con l’aria, si fa solido portando con se tutta la sua precaria condizione, la sua fragile esistenza.
In questa mostra personale l’artista espone i dipinti realizzati in questi ultimi anni, acrilici su tavola che ci appaiono come finestre (window appunto) che si aprono in un mondo altro, un mondo sconosciuto, immaginato da un visionario solitario che in modo ostinato ricerca una probabile possibilità di varcare il reale. Un modo nuovo di intendere la nozione di paesaggio in direzione introflessa.
Gli elementi percepiti sono quasi sempre raccolti intorno ad un iceberg centrale e solenne come una cattedrale. Una montagna d’acqua colta nell’attimo di un disgelo che promette di rivelare, nella sua compiutà prossima liquidità, un mistero, il germe di una condizione salvifica, l’origine di tutto ciò che è mistico. Ecco! una chiave per la lettura di un lavoro che si pone fuori dalle odierne strategie neoliberiste dell’arte, una ricerca alimentata dalla recondita ed estrema soggettività di un uomo/artista intento a scavare esclusivamente dentro di se, nella sua ANIMA.
La prospettiva è minima, sempre centrale, talvolta disegnata in piani sovrapposti ed in alcuni dei quali affiorano immobili ed indecise, figure di alberi pre/giotteschi, alberi ignoti alla flora, sconosciuti. Qua e la alcuni piccoli animali, elefanti, scimmie, orsi sono dipinti come oggetti statici, giocattoli incapaci di moto avvolti da uno stupore che li blocca. Un mondo quindi in cui l’attesa diviene elemento dominante.
Questa pittura, svolta in direzione introflessa, richiede all’osservatore una posizione post/retinica, ossia quell’esercizio che consiglia la vista in direzione interna senza la quale è impossibile qualunque relazione. Un richiamo ad una complicità nel viaggio indicato dall’artista.
Degli Angeli è un artista autentico che non si fa ingannare da uno storicismo critico che aveva la presunzione di dire: “che arte fa” ora fortemente in crisi, infatti la critica d’arte segna il passo in un’epoca nella quale curators ubbidienti esclusivamente al mercato, l’hanno sostituita. Questo artista procede solitario in direzione di se stesso alla ricerca di una QUALITÀ interiore, senza scommesse col mondo turbinoso e falso che ci circonda. Le sue opere sono proiezioni sublimate del suo pensiero, paesaggi interni, visioni esclusive.
In alcuni di questi dipinti affiorano timide stelle stigmatizzate in un cielo non definitivo, un piccolo cielo personale nel quale brillano i primi astri che sembrano attendere strepitanti meteore, annunci prossimi, invocazioni o preghiere.
L’attività fisica della pittura è sempre lieve, il colore è trascinato dal pennello con delicatezza e garbo, così come si fa con l’acquarello dove il colore liquido decide in se la sua l’ntensità e tutte le varie infinite possibilità del suo timbro dal quale l’artista sfugge disarmato ma testimone di un miracolo fisico nel quale, ancora, l’aria predispone la forma, il disegno.
Ecco quindi la coerenza di quest’artista che, fin dai suoi esordi, ha portato la sua attenzione nei meandri più profondi della pittura, osservando ostinatamente il silenzio del colore nelle cui fessure, come in un vaso frantumato, distilla l’oro puro dei suoi più nobili sentimenti. Pittore alchemico, esoterico, la cui attività tende al superamento o, per meglio dire, alla decantazione distillata della materia dalla quale e con la quale percorrere sentieri visionari, passeggiate dentro di se in punta di pennello.
Window.4.0 è certamente una metafora che sposta in avanti le attuali declinazioni del web, di questo pensiero virtuale ed immateriale da cui siamo avvolti. In questo senso ed inaspettatamente la PITTURA, pratica antica, diviene MODERNA ed incomparabile dimensione di una realtà interna, senza la quale, non esiste il FUTURO.
Paolo Degli Angeli / OUTSIDE THE MARKET
(BEYOND CONTEMPORARY ART)
OUTSIDE THE MARKET is a provocative title that places our venture far from a certain type of Art system, which seems built, ad hoc to elevate anonymous figures in the industry with its only goal being to trigger speculative mechanisms, capable of just producing money.
Art for us doesn’t have this aim and in this regard we can get some help from the thoughts of the great Jean Clair who in his written works has repeatedly explained the aforementioned speculative mechanism implemented by some actors in the Art circuit (unprincipled critics, unscrupulous vendors, wheeler-dealer gallerists, powerful auction houses, directors of important museums and public galleries who, exposing themselves to that very system, legitimize unknown characters).
Is it possible to think of a cultural operation? Of a work that remunerates the protagonists equally without reducing to unscrupulous attacks? It may seem naive or even nonsensical that in the Art world many people have already tried and even those more famous and important than us, to separate themselves from the “market” without succeeding. That “market” that governs, regulates, proposes and directs. That “market” in which many have sacrificed their very own conscience for. Utopia. And so many ask themselves: “what is the point of producing exhibitions if there is no monetary gain?” Let’s remember that numerous historians and critics agree in defining a work of Art as that of a product in which man is able to be innovative, original and capable of moving others. In fact, Leonardo da Vinci defined painting as “mental matter”.
I would like to turn to all those who believe Art to be well above the mere economic aspect, to those who would like to distinguish the true artists from the fake ones, to those who would like to return that antique dignity to Art that it had lost by consuming itself in the deviation of trade, to those who, confused by a thousand siren songs, were not able to express their opinions.
We are the descendents of those artists that created the History of Western Art and as such we preserve their traces and memory in our DNA. We aim to that field of beauty that has higher purpose, and not to those experiences described as “contemporary art” that just want to wash away the past considering it only to be dead weight. This is why it is called BEYOND CONTEMPORARY ART. Because today setting foot in History and Memory is a subversive, innovative and strongly opposing reality. We think that only by putting our knowledge inherited by History, and extensively throughout Italy, to work, there is the possibility to read and interpret the future. Not through that already predictable and antiquated practice that materializes in nearly all of the “Contemporary Art” museums around the world. That erroneously designed “Avant-garde” way that for a long time has become nothing more than “Academia”. Let’s not forget the mechanisms that gave voice to the real historic avant-gardes that had a true sense of existing as such. Let’s remember that in the mid-1800s in Paris, a commission formed of academics inspired by neoclassicism, chose painters that were “worthy” of taking part in the grand Contemporary Art exposition at the Louvre, The Salon. The rejected painters gave life to other movements that were prominent for centuries to come. The Impressionists, who were also rejected, decided in 1874 to self finance and to exhibit their own works in the studio of photographer Nadar.
In the open city of Florence of the mid-1800s, Diego Martelli calls together artists hailing from both the South and the North to the well-known Caffè Michelangelo; the painters converse and discuss among themselves, giving life to the Macchiaioli Movement. Some years later a group of young dropouts from the Academy of Brera conceived the Scapigliatura Movement with an exhibition that unexpectedly recorded thousands of visitors. And then followed the Expressionists, the Futurists, the Surrealists, the Dadaists, just to name a few examples of the avant-garde who walked the same path. The History of Art will register many other similar dynamics in the future. On the one hand, the power established that is not able to interpret the present and the weight of history and on the other hand, groups of independent thinkers that after would become the real protagonists of that.
We would like to talk to all those that still show pride for Cultural Heritage that only our nation possesses, for treasures of inestimable value too often forgotten if not directly profaned, for the works of art spread out around the entire national territory that should be given value and known even for just falling in love with them. In moments of extreme disorientation like that in which we live, it is urgent to grow “a sense of belonging” capable of guiding the path.
Shocking events have transformed the world into something profoundly different that still hasn’t generated its own ethic and aesthetic (the catastrophe at Chernobyl 26-04-1986, the fall of the Berlin Wall 09-11-1989, the attack on the Twin Towers 11-09-2001, the Melting pot always growing, the financial crisis, widespread war).
The Biennale of 2001 of Harald Szeemann with the title Plateau of Humankind, reflecting on men and their fate, attempts to give an interpretation and lay the groundwork for new points of reference, but remains an isolated event.
In such a scenario, Italy has abandoned the young and abdicated any interests for landscapes and for cultural treasures featured there, for Art, for doing and knowing how to do, for History and above all for Memory, which are not considered to be true or useful concrete references anymore. It’s evident that such emptiness will soon be closed by other more aggressive and determined cultures with the complicity of guilty absences.
Not forgetting and protecting that wise and widespread practice, that created in past ages typical characteristics of places and “workshops” from which great works of art were born and new masters were formed, is the task of intellectuals of action.
We want to give a small contribution to the interpretation of our days and hopefully lay the foundation for something different that has not only an aesthetic function of Art but also ethical, trying to invert the trend.
OUTSIDE THE MARKET because Art isn’t a mere product to speculate on but is the harmony of various creative perceptions and a complex element from our very own species that, if necessary, will overthrow the world.
Giovanni Pintori / WINDOW 4.0
I have known and studied the work of Daniele Degli Angeli since his minimalist beginnings that an obtuse critic of the 1970s had situated in a theory based on “grade zero”. Those works, actually, were practices of low perception in which the painting job was confronted with a psychology of color whose goal was to observe the infinite possibilities that light has confronting itself with its own shadow, obsessive structures inside of which the background denied every naturalistic possibility of painting. The references were linked to the North American experience of Ad Reinhardt, Robert Ryman and other New Yorkers of the new abstract painting.
In the early 1980s, Degli Angeli confronted himself with a strongly alchemical material (Solve et coagula), wax. In those years some works found international recognition with prestigious exhibitions. In one of these works a sort of vessel was taking shape in a sea of wax coagulated and tormented expressing an imaginary, temporary drowning of hope. An artwork that is born from the intrinsic change of a material that from liquid, makes contact with the air and solidifies carrying with itself all of its precarious conditions, its fragile existence.
In this personal exhibit, the artist displays his paintings from these last years, acrylics on board that appear to us as windows (the reason for the title) that open into another world, an unknown one, imagined by a lone dreamer that obstinately searches for a probable possibility to surpass reality. A new way to think about the notions of landscapes in an inward direction.
The perceived elements are almost always gathered around a central and solemn iceberg like a cathedral. A mountain of water frozen in the moment of thawing that promises to reveal, in its next completed liquidity, a mystery, the germ of a salvific condition, the origin of all that is mystic. Here! A key to the reading of a new work that is placed outside of the current neoliberal strategies of art, some research fostered by the hidden and extreme subjectivity of a man/artist intent on digging exclusively inside himself, into his SOUL.
The perspective is minimal, always central, sometimes drawn in overlapping planes in which some of those emerge motionless and uncertain, figures of pre-Giottesque trees, trees unknown to the flora. Here and there some small animals, elephants, monkeys, bears are painted as static objects, toys incapable of moving, enveloped by a wonder that freezes them. A world, then, in which waiting becomes the dominant element.
This painting technique, executed in an inward direction, requires the observer to take a post-retinal position, which is that practice that advises the sight to take an internal direction without which any relation is impossible, a call to an understanding in the journey indicated by the artist.
Degli Angelis is an authentic artist that is not deceived by a critical historicism that had the presumption to say: “what art do you make” now greatly in crisis, indeed the art critique marks the step of a time in which obedient curators exclusively in the market have replaced it. This artist proceeds lonely toward the direction of himself in the search for internal QUALITY, without betting on the whirling and false world that surrounds him. His works are sublime projections of his mindset, internal landscapes, exclusive visions.
In some of these paintings, shy stigmatized stars emerge in a non definite sky, a small personal sky in which the first stars that illuminate seem to be awaiting screaming meteors, upcoming announcements, invocations or prayers.
The physical activity of painting is always delicate, the colour is dragged from the brush with elegance and kindness, like it is done with watercolours where the liquid colour decides its own intensity and all of the various different possibilities of its mark from which the artists escapes unarmed but witness to a physical miracle in which, again, the air prepares the form, the design.
Here is the consistency of this artist who from his beginnings, has brought his attention to the most profound meanderings of painting, observing obstinately the silence of the color in whose cracks he distills, like in a shattered vase, the pure gold of his most noble sentiments. Alchemist painter, esoteric, whose activity tends to cross, or in other words, to distill and decant the subject from which and with which he can walk imaginary paths, journeys inside himself in point with the brush.
Window.4.0 is certainly a metaphor that moves the current declinations of the web forward, of this virtual and immaterial thought from which we are wrapped up in. In this sense and unexpectedly PAINTING, an ancient practice, becomes a MODERN and incomparable dimension of an internal reality, without which the FUTURE could not exist.
FUORI MERCATO
(OLTRE IL CONTEMPORANEO)
FUORI MERCATO è un titolo provocatorio che pone la nostra iniziativa lontano da un certo sistema dell’Arte, che sembra costruito ad hoc per far assurgere agli onori del mercato figure anonime con l’unico scopo di innescare meccanismi speculativi, capaci di produrre solo danaro.
L’Arte per noi non ha questi fini e qui ci sorregge il pensiero del grande Jean Clair che più volte ha chiarito nei suoi scritti tale meccanismo speculativo messo in atto da alcuni attori del circo dell’Arte (critici compiacenti, mercanti senza scrupoli, galleristi affaristi, potenti case d’asta, e direttori di importanti musei o di gallerie pubbliche che, prestando il fianco a tale sistema, legittimano ignoti personaggi).
È possibile pensare ad una operazione culturale? Ad un fare che remuneri equamente i protagonisti senza scadere in basse speculazioni? Forse potrà sembrare ingenuo o addirittura senza senso, nel mondo dell’Arte ci hanno già provato in tanti e anche molto più famosi e importanti di noi, a distaccarsi dal “mercato” senza riuscirci. Quel “mercato” che governa, che regola, che propone e indirizza. Quel “mercato” al quale molti hanno immolato la propria coscienza. Utopia. E allora molti si chiederanno: “a cosa serve produrre mostre se non c’è guadagno monetario?” Ricordiamoci che numerosi storici e critici sono concordi nel definire l’opera d’Arte come quel prodotto dell’uomo in grado di essere iniziatico, originale, e capace di emozionare. Già Leonardo da Vinci definiva la pittura “cosa mentale”.
Vorrei rivolgermi a tutti coloro che ritengono l’Arte ben al di sopra del mero aspetto economico, a coloro che vorrebbero distinguere i veri artisti dai falsi artisti, a coloro che vorrebbero ridare all’Arte quell’antica dignità che si è persa logorandosi nelle derive del solo mercanteggiare, a coloro che, confusi da mille canti di sirene, non sono in grado di esprimere opinioni.
Noi siamo i discendenti di quegli artisti che hanno prodotto la Storia dell’Arte Occidentale e in quanto tali nel DNA ne conserviamo le tracce e la memoria. A quel giacimento di bellezza, non fine a se stessa, ci rivolgiamo e non certo a quelle esperienze chiamate del “contemporaneo” che fanno o vorrebbero fare tabula rasa del passato considerandolo solo zavorra. Ecco perché OLTRE IL CONTEMPORANEO. Perché oggi poggiare i piedi nella Storia, nella Memoria è un fatto eversivo, innovativo e fortemente osteggiato. Noi pensiamo che solo con la messa a frutto dei saperi ereditati dalla Storia e ampiamente diffusi in Italia c’è possibilità di leggere e interpretare il futuro. Non certo attraverso quel fare ormai scontato e retrivo che si materializza pressoché uguale in tutti i musei di “Arte Contemporanea” del mondo. Quel fare erroneamente designato “Avanguardia” che da tempo è divenuto non altro che “Accademia”. Non dimentichiamoci i meccanismi che hanno dato voce alle vere avanguardie storiche che avevano un vero senso di esistere in quanto tali. Ricordiamoci che a metà Ottocento a Parigi una commissione formata da accademici di ispirazione neoclassica sceglieva i pittori che erano “degni” di far parte della grande esposizione d’Arte contemporanea del Louvre, il Salon. I pittori rifiutati diedero vita ad altre esperienze che furono travolgenti per i secoli a venire. Gli Impressionisti sempre respinti decisero nel 1874 di autofinanziarsi ed esporre i propri lavori nello studio del fotografo Nadar.
Diego Martelli coagula nella libera Firenze di metà ‘800 artisti provenienti sia dal Sud che dal Nord nel celeberrimo Caffè Michelangelo; i pittori dialogano e discutono fra loro dando vita al movimento dei Macchiaioli. Qualche anno più tardi un gruppo di giovani fuoriusciti dall’Accademia di Brera concepì il movimento della Scapigliatura Lombarda con una mostra che registrò migliaia di non sperate presenze. E poi gli Espressionisti, i Futuristi, i Surrealisti, i Dadaisti, solo per citare qualche esempio delle avanguardie che intrapresero il loro cammino nella medesima maniera. La Storia dell’Arte registrerà in futuro molte altre dinamiche simili. Da una parte, il potere costituito che non è in grado di interpretare il presente e il peso della Storia e, dall’altra parte, gruppi di pensiero autonomo che in seguito diverranno i veri protagonisti di essa.
Vorremmo parlare a coloro che mostrano ancora orgoglio per i Beni Culturali che solo la nostra nazione possiede, per tesori di inestimabile valore troppo spesso dimenticati se non addirittura profanati, per le opere d’arte diffuse su tutto il territorio nazionale che andrebbero valorizzate e conosciute se non altro per innamorarsene. In momenti di estremo disorientamento come quello in cui viviamo urge far crescere “un senso di appartenenza” capace di orientare il cammino.
Fatti sconvolgenti hanno trasformato il mondo in un qualcosa di profondamente diverso che non ha ancora generato una sua etica e una sua estetica (la catastrofe di Černobyl’ 26-04-1986, la caduta del muro di Berlino 09-11-1989, l’attentato alle Torri Gemelle dell’11-09-2001, il Melting pot sempre più allargato, la crisi finanziaria, la guerra diffusa).
La Biennale del 2001 di Harald Szeemann dal titolo Platea dell’Umanità, interrogandosi sugli uomini e sulla loro sorte, tenta di darne una lettura e porre le basi per nuovi punti di riferimento, ma rimane un fatto isolato.
In tale panorama l’Italia ha abbandonato i giovani e abdicato ad ogni interesse per il paesaggio e per i tesori culturali in esso contenuti, per l’Arte, per il fare e il saper fare, per la Storia e soprattutto per la Memoria in quanto non ritenuti più utili riferimenti concreti. È evidente che un simile vuoto sarà presto colmato da altre culture più aggressive e determinate con la complicità di colpevoli assenze.
[...] Non dimenticare e tutelare quel fare sapiente e diffuso, che ha prodotto in epoche passate specificità tipiche dei luoghi e “botteghe” dalle quali nascevano capolavori e si formavano nuovi maestri è il compito di intellettuali d’azione. [...]
Noi vogliamo dare solo un piccolo contributo alla lettura dei nostri giorni e magari porre le basi per qualcosa di diverso che abbia anche una funzione non solo estetica ma anche etica dell’Arte, cercando di invertire la tendenza.
[...] FUORI MERCATO perché l’arte non è un semplice prodotto sul quale speculare ma è armonia delle diverse sensibilità creative e un elemento complesso proprio della nostra specie che, se necessario, sovverte il mondo. [...]
Giovanni Pintori / WINDOW 4.0
Conosco e frequento il lavoro di Daniele Degli Angeli fin dai suoi esordi minimalisti che una critica ottusa di quegli anni settanta aveva collocato all’interno di una teo-ria basata sul “grado zero”. Quei lavori, in realtà, erano esercizi di bassa percezione nei quali il compito pittorico si confrontava con una psicologia del colore che aveva lo scopo di osservare le infinite possibilità che la luce ha di confrontarsi con la sua ombra. Geometrie ossessive all’interno delle quali le campiture piatte negavano ogni possibilità naturalistica della pittura. I riferimenti erano legati all’esperienza nord americana di Ad Reinhardt, Robert Ryman ed altri NewYorkesi della new abstrat painting.
Nei primi anni ottanta Degli Angeli si confronta con un materiale fortemente alchemico (solvet et coagula) la cera. Sono di quegli anni alcuni lavori che hanno trovato riscontro internazionale con esposizioni prestigiose. In una di quelle opere una sorta di vascello prendeva corpo in un mare di cera coagulato e tormentato affermando un provvisorio ed immaginifico naufragio della speranza. Un’ opera che nasce dal cambiamento intrinseco di un materiale che da liquido, a contatto con l’aria, si fa solido portando con se tutta la sua precaria condizione, la sua fragile esistenza.
In questa mostra personale l’artista espone i dipinti realizzati in questi ultimi anni, acrilici su tavola che ci appaiono come finestre (window appunto) che si aprono in un mondo altro, un mondo sconosciuto, immaginato da un visionario solitario che in modo ostinato ricerca una probabile possibilità di varcare il reale. Un modo nuovo di intendere la nozione di paesaggio in direzione introflessa.
Gli elementi percepiti sono quasi sempre raccolti intorno ad un iceberg centrale e solenne come una cattedrale. Una montagna d’acqua colta nell’attimo di un disgelo che promette di rivelare, nella sua compiutà prossima liquidità, un mistero, il germe di una condizione salvifica, l’origine di tutto ciò che è mistico. Ecco! una chiave per la lettura di un lavoro che si pone fuori dalle odierne strategie neoliberiste dell’arte, una ricerca alimentata dalla recondita ed estrema soggettività di un uomo/artista intento a scavare esclusivamente dentro di se, nella sua ANIMA.
La prospettiva è minima, sempre centrale, talvolta disegnata in piani sovrapposti ed in alcuni dei quali affiorano immobili ed indecise, figure di alberi pre/giotteschi, alberi ignoti alla flora, sconosciuti. Qua e la alcuni piccoli animali, elefanti, scimmie, orsi sono dipinti come oggetti statici, giocattoli incapaci di moto avvolti da uno stupore che li blocca. Un mondo quindi in cui l’attesa diviene elemento dominante.
Questa pittura, svolta in direzione introflessa, richiede all’osservatore una posizione post/retinica, ossia quell’esercizio che consiglia la vista in direzione interna senza la quale è impossibile qualunque relazione. Un richiamo ad una complicità nel viaggio indicato dall’artista.
Degli Angeli è un artista autentico che non si fa ingannare da uno storicismo critico che aveva la presunzione di dire: “che arte fa” ora fortemente in crisi, infatti la critica d’arte segna il passo in un’epoca nella quale curators ubbidienti esclusivamente al mercato, l’hanno sostituita. Questo artista procede solitario in direzione di se stesso alla ricerca di una QUALITÀ interiore, senza scommesse col mondo turbinoso e falso che ci circonda. Le sue opere sono proiezioni sublimate del suo pensiero, paesaggi interni, visioni esclusive.
In alcuni di questi dipinti affiorano timide stelle stigmatizzate in un cielo non definitivo, un piccolo cielo personale nel quale brillano i primi astri che sembrano attendere strepitanti meteore, annunci prossimi, invocazioni o preghiere.
L’attività fisica della pittura è sempre lieve, il colore è trascinato dal pennello con delicatezza e garbo, così come si fa con l’acquarello dove il colore liquido decide in se la sua l’ntensità e tutte le varie infinite possibilità del suo timbro dal quale l’artista sfugge disarmato ma testimone di un miracolo fisico nel quale, ancora, l’aria predispone la forma, il disegno.
Ecco quindi la coerenza di quest’artista che, fin dai suoi esordi, ha portato la sua attenzione nei meandri più profondi della pittura, osservando ostinatamente il silenzio del colore nelle cui fessure, come in un vaso frantumato, distilla l’oro puro dei suoi più nobili sentimenti. Pittore alchemico, esoterico, la cui attività tende al superamento o, per meglio dire, alla decantazione distillata della materia dalla quale e con la quale percorrere sentieri visionari, passeggiate dentro di se in punta di pennello.
Window.4.0 è certamente una metafora che sposta in avanti le attuali declinazioni del web, di questo pensiero virtuale ed immateriale da cui siamo avvolti. In questo senso ed inaspettatamente la PITTURA, pratica antica, diviene MODERNA ed incomparabile dimensione di una realtà interna, senza la quale, non esiste il FUTURO.
Paolo Degli Angeli / OUTSIDE THE MARKET
(BEYOND CONTEMPORARY ART)
OUTSIDE THE MARKET is a provocative title that places our venture far from a certain type of Art system, which seems built, ad hoc to elevate anonymous figures in the industry with its only goal being to trigger speculative mechanisms, capable of just producing money.
Art for us doesn’t have this aim and in this regard we can get some help from the thoughts of the great Jean Clair who in his written works has repeatedly explained the aforementioned speculative mechanism implemented by some actors in the Art circuit (unprincipled critics, unscrupulous vendors, wheeler-dealer gallerists, powerful auction houses, directors of important museums and public galleries who, exposing themselves to that very system, legitimize unknown characters).
Is it possible to think of a cultural operation? Of a work that remunerates the protagonists equally without reducing to unscrupulous attacks? It may seem naive or even nonsensical that in the Art world many people have already tried and even those more famous and important than us, to separate themselves from the “market” without succeeding. That “market” that governs, regulates, proposes and directs. That “market” in which many have sacrificed their very own conscience for. Utopia. And so many ask themselves: “what is the point of producing exhibitions if there is no monetary gain?” Let’s remember that numerous historians and critics agree in defining a work of Art as that of a product in which man is able to be innovative, original and capable of moving others. In fact, Leonardo da Vinci defined painting as “mental matter”.
I would like to turn to all those who believe Art to be well above the mere economic aspect, to those who would like to distinguish the true artists from the fake ones, to those who would like to return that antique dignity to Art that it had lost by consuming itself in the deviation of trade, to those who, confused by a thousand siren songs, were not able to express their opinions.
We are the descendents of those artists that created the History of Western Art and as such we preserve their traces and memory in our DNA. We aim to that field of beauty that has higher purpose, and not to those experiences described as “contemporary art” that just want to wash away the past considering it only to be dead weight. This is why it is called BEYOND CONTEMPORARY ART. Because today setting foot in History and Memory is a subversive, innovative and strongly opposing reality. We think that only by putting our knowledge inherited by History, and extensively throughout Italy, to work, there is the possibility to read and interpret the future. Not through that already predictable and antiquated practice that materializes in nearly all of the “Contemporary Art” museums around the world. That erroneously designed “Avant-garde” way that for a long time has become nothing more than “Academia”. Let’s not forget the mechanisms that gave voice to the real historic avant-gardes that had a true sense of existing as such. Let’s remember that in the mid-1800s in Paris, a commission formed of academics inspired by neoclassicism, chose painters that were “worthy” of taking part in the grand Contemporary Art exposition at the Louvre, The Salon. The rejected painters gave life to other movements that were prominent for centuries to come. The Impressionists, who were also rejected, decided in 1874 to self finance and to exhibit their own works in the studio of photographer Nadar.
In the open city of Florence of the mid-1800s, Diego Martelli calls together artists hailing from both the South and the North to the well-known Caffè Michelangelo; the painters converse and discuss among themselves, giving life to the Macchiaioli Movement. Some years later a group of young dropouts from the Academy of Brera conceived the Scapigliatura Movement with an exhibition that unexpectedly recorded thousands of visitors. And then followed the Expressionists, the Futurists, the Surrealists, the Dadaists, just to name a few examples of the avant-garde who walked the same path. The History of Art will register many other similar dynamics in the future. On the one hand, the power established that is not able to interpret the present and the weight of history and on the other hand, groups of independent thinkers that after would become the real protagonists of that.
We would like to talk to all those that still show pride for Cultural Heritage that only our nation possesses, for treasures of inestimable value too often forgotten if not directly profaned, for the works of art spread out around the entire national territory that should be given value and known even for just falling in love with them. In moments of extreme disorientation like that in which we live, it is urgent to grow “a sense of belonging” capable of guiding the path.
Shocking events have transformed the world into something profoundly different that still hasn’t generated its own ethic and aesthetic (the catastrophe at Chernobyl 26-04-1986, the fall of the Berlin Wall 09-11-1989, the attack on the Twin Towers 11-09-2001, the Melting pot always growing, the financial crisis, widespread war).
The Biennale of 2001 of Harald Szeemann with the title Plateau of Humankind, reflecting on men and their fate, attempts to give an interpretation and lay the groundwork for new points of reference, but remains an isolated event.
In such a scenario, Italy has abandoned the young and abdicated any interests for landscapes and for cultural treasures featured there, for Art, for doing and knowing how to do, for History and above all for Memory, which are not considered to be true or useful concrete references anymore. It’s evident that such emptiness will soon be closed by other more aggressive and determined cultures with the complicity of guilty absences.
Not forgetting and protecting that wise and widespread practice, that created in past ages typical characteristics of places and “workshops” from which great works of art were born and new masters were formed, is the task of intellectuals of action.
We want to give a small contribution to the interpretation of our days and hopefully lay the foundation for something different that has not only an aesthetic function of Art but also ethical, trying to invert the trend.
OUTSIDE THE MARKET because Art isn’t a mere product to speculate on but is the harmony of various creative perceptions and a complex element from our very own species that, if necessary, will overthrow the world.
Giovanni Pintori / WINDOW 4.0
I have known and studied the work of Daniele Degli Angeli since his minimalist beginnings that an obtuse critic of the 1970s had situated in a theory based on “grade zero”. Those works, actually, were practices of low perception in which the painting job was confronted with a psychology of color whose goal was to observe the infinite possibilities that light has confronting itself with its own shadow, obsessive structures inside of which the background denied every naturalistic possibility of painting. The references were linked to the North American experience of Ad Reinhardt, Robert Ryman and other New Yorkers of the new abstract painting.
In the early 1980s, Degli Angeli confronted himself with a strongly alchemical material (Solve et coagula), wax. In those years some works found international recognition with prestigious exhibitions. In one of these works a sort of vessel was taking shape in a sea of wax coagulated and tormented expressing an imaginary, temporary drowning of hope. An artwork that is born from the intrinsic change of a material that from liquid, makes contact with the air and solidifies carrying with itself all of its precarious conditions, its fragile existence.
In this personal exhibit, the artist displays his paintings from these last years, acrylics on board that appear to us as windows (the reason for the title) that open into another world, an unknown one, imagined by a lone dreamer that obstinately searches for a probable possibility to surpass reality. A new way to think about the notions of landscapes in an inward direction.
The perceived elements are almost always gathered around a central and solemn iceberg like a cathedral. A mountain of water frozen in the moment of thawing that promises to reveal, in its next completed liquidity, a mystery, the germ of a salvific condition, the origin of all that is mystic. Here! A key to the reading of a new work that is placed outside of the current neoliberal strategies of art, some research fostered by the hidden and extreme subjectivity of a man/artist intent on digging exclusively inside himself, into his SOUL.
The perspective is minimal, always central, sometimes drawn in overlapping planes in which some of those emerge motionless and uncertain, figures of pre-Giottesque trees, trees unknown to the flora. Here and there some small animals, elephants, monkeys, bears are painted as static objects, toys incapable of moving, enveloped by a wonder that freezes them. A world, then, in which waiting becomes the dominant element.
This painting technique, executed in an inward direction, requires the observer to take a post-retinal position, which is that practice that advises the sight to take an internal direction without which any relation is impossible, a call to an understanding in the journey indicated by the artist.
Degli Angelis is an authentic artist that is not deceived by a critical historicism that had the presumption to say: “what art do you make” now greatly in crisis, indeed the art critique marks the step of a time in which obedient curators exclusively in the market have replaced it. This artist proceeds lonely toward the direction of himself in the search for internal QUALITY, without betting on the whirling and false world that surrounds him. His works are sublime projections of his mindset, internal landscapes, exclusive visions.
In some of these paintings, shy stigmatized stars emerge in a non definite sky, a small personal sky in which the first stars that illuminate seem to be awaiting screaming meteors, upcoming announcements, invocations or prayers.
The physical activity of painting is always delicate, the colour is dragged from the brush with elegance and kindness, like it is done with watercolours where the liquid colour decides its own intensity and all of the various different possibilities of its mark from which the artists escapes unarmed but witness to a physical miracle in which, again, the air prepares the form, the design.
Here is the consistency of this artist who from his beginnings, has brought his attention to the most profound meanderings of painting, observing obstinately the silence of the color in whose cracks he distills, like in a shattered vase, the pure gold of his most noble sentiments. Alchemist painter, esoteric, whose activity tends to cross, or in other words, to distill and decant the subject from which and with which he can walk imaginary paths, journeys inside himself in point with the brush.
Window.4.0 is certainly a metaphor that moves the current declinations of the web forward, of this virtual and immaterial thought from which we are wrapped up in. In this sense and unexpectedly PAINTING, an ancient practice, becomes a MODERN and incomparable dimension of an internal reality, without which the FUTURE could not exist.
08
aprile 2017
Daniele Degli Angeli – Prima del tutto
Dall'otto al 25 aprile 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00; sabato
e festivi 11.00-12.30 17.00-20.00; lunedì e martedì chiuso
Vernissage
8 Aprile 2017, ore 18.00
Autore
Curatore