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17
novembre 2008
fino al 30.XI.2008 Michel Collet / Pier Paolo Cito Brindisi, Palazzo Granafei-Nervegna
altrecittà
Un tolstojano incontro tra un parigino e un brindisino apre nuovi sguardi sul mondo. È la rinnovata stagione culturale del capoluogo altosalentino. E intanto il capitello della colonna romana sta a guardare...
di Ilaria Oliva
Dopo l’antologica su Marcello Avenali, la scorsa primavera, che ha consacrato l’apertura del restaurato Palazzo Granafei-Nervegna e del contiguo Palazzo dell’ex Corte d’Assise (nel quale è esposto al pubblico il capitello della colonna romana che segnava la fine della Via Appia), tocca ora a una mostra di fotografia animare la programmazione culturale del comune di Brindisi.
Ecco quindi una gigantografia, posta sul muro di fronte al Palazzo Nervegna, che conduce nella striscia di Gaza, nell’anno 2000: è l’immagine di due uomini che, da una finestra senza infissi, praticamente un foro nella parete, espongono un ritratto fotografico di Arafat. Inizia così, con una foto nella foto, con una finestra in un muro riprodotta su un altro muro, il percorso della doppia personale di Michel Collet e Pier Paolo Cito, che nasce dall’incontro reale e dalla conseguente amicizia tra i due artisti e che mette a confronto due stili, due personalità e due modi di vedere la realtà da angolazioni completamente opposte, in 82 fotografie.
Neoclassico – senza l’accezione negativa che il termine porta spesso in sé – si potrebbe definire Michel Collet, che guarda al mondo dalle sue finestre di pace, virandolo in tonalità seppia e quasi “antichizzate”, e forse anche per questo comprensibili e capaci di creare immedesimazione in buona parte del pubblico. Il suo gesto fotografico è assolutamente compiuto: il mondo, visto da una duplice inquadratura, quella della macchina fotografica e quella delle finestre, assume una valenza universale, mediata ma, forse proprio per questo, immediata.
Che si tratti di Parigi, Londra, New York, l’impressione che si ha è che potrebbe essere anche casa nostra e le composizioni che vengono fissate dallo scatto richiamano talvolta le nature morte morandiane, ma interpretate con luce quasi caravaggesca. Quasi una fissazione quella di Collet per le finestre, che lo ha portato a collezionare circa duecento scatti sul tema.
Assolutamente contemporaneo, invece – con le relative difficoltà di comprensione che il termine in se stesso implica e che dallo stesso derivano – Pier Paolo Cito (Brindisi, 1963, vive a Roma), informale come solo la guerra può esserlo, con i suoi involontari “dripping” di filo spinato e vetri infranti: da fotogiornalista dell’agenzia The Associated Press ha seguito da vicino svariati conflitti in terre dilaniate da guerre infinite e una sorta di “abitudine al conflitto” si rivela nella rassegnazione di certi sguardi di bambini e adulti, che conservano tuttavia un’innata voglia di vivere.
Sono proprio gli sguardi, tra l’altro, che hanno valso a Cito il prestigioso riconoscimento Award of Exellence nella categoria General News Reporting del concorso Pictures of the Year International: quelli delle donne di San Luca che aspettano in chiesa le bare delle vittime della strage mafiosa avvenuta lo scorso agosto a Duisburg, in Germania.
Non c’è scontro, almeno in questa mostra, fra i due temi: semplicemente, si affiancano, anche in questo caso tolstojanamente senza parole, per esprimere attraverso l’occhio della fotocamera, il duplice volto della nostra epoca.
Ecco quindi una gigantografia, posta sul muro di fronte al Palazzo Nervegna, che conduce nella striscia di Gaza, nell’anno 2000: è l’immagine di due uomini che, da una finestra senza infissi, praticamente un foro nella parete, espongono un ritratto fotografico di Arafat. Inizia così, con una foto nella foto, con una finestra in un muro riprodotta su un altro muro, il percorso della doppia personale di Michel Collet e Pier Paolo Cito, che nasce dall’incontro reale e dalla conseguente amicizia tra i due artisti e che mette a confronto due stili, due personalità e due modi di vedere la realtà da angolazioni completamente opposte, in 82 fotografie.
Neoclassico – senza l’accezione negativa che il termine porta spesso in sé – si potrebbe definire Michel Collet, che guarda al mondo dalle sue finestre di pace, virandolo in tonalità seppia e quasi “antichizzate”, e forse anche per questo comprensibili e capaci di creare immedesimazione in buona parte del pubblico. Il suo gesto fotografico è assolutamente compiuto: il mondo, visto da una duplice inquadratura, quella della macchina fotografica e quella delle finestre, assume una valenza universale, mediata ma, forse proprio per questo, immediata.
Che si tratti di Parigi, Londra, New York, l’impressione che si ha è che potrebbe essere anche casa nostra e le composizioni che vengono fissate dallo scatto richiamano talvolta le nature morte morandiane, ma interpretate con luce quasi caravaggesca. Quasi una fissazione quella di Collet per le finestre, che lo ha portato a collezionare circa duecento scatti sul tema.
Assolutamente contemporaneo, invece – con le relative difficoltà di comprensione che il termine in se stesso implica e che dallo stesso derivano – Pier Paolo Cito (Brindisi, 1963, vive a Roma), informale come solo la guerra può esserlo, con i suoi involontari “dripping” di filo spinato e vetri infranti: da fotogiornalista dell’agenzia The Associated Press ha seguito da vicino svariati conflitti in terre dilaniate da guerre infinite e una sorta di “abitudine al conflitto” si rivela nella rassegnazione di certi sguardi di bambini e adulti, che conservano tuttavia un’innata voglia di vivere.
Sono proprio gli sguardi, tra l’altro, che hanno valso a Cito il prestigioso riconoscimento Award of Exellence nella categoria General News Reporting del concorso Pictures of the Year International: quelli delle donne di San Luca che aspettano in chiesa le bare delle vittime della strage mafiosa avvenuta lo scorso agosto a Duisburg, in Germania.
Non c’è scontro, almeno in questa mostra, fra i due temi: semplicemente, si affiancano, anche in questo caso tolstojanamente senza parole, per esprimere attraverso l’occhio della fotocamera, il duplice volto della nostra epoca.
ilaria oliva
mostra visitata il 18 ottobre 2008
dal 18 ottobre al 30 novembre 2008
Michel Collet / Pier Paolo Cito – Finestre di pace-Finestre di Guerra
Palazzo Granafei-Nervegna
Via Duomo – 72100 Brindisi
Orario: da martedì a domenica ore 9.30-13 e 17-20
Ingresso libero
[exibart]