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L’operazione muove da una campagna promossa nel 2005 da alcuni noti personaggi del sistema dell’arte italiana in favore della partecipazione di artisti italiani all’importante kermesse d’arte veneziana. Dall’esplicito diniego di Pino Boresta a firmare e sostenere l’appello, ritenuto comunque un’operazione “interna” al sistema, nasce il progetto “Firma Boresta“, una campagna per la raccolta firme in favore della partecipazione di Pino Boresta alla prossima Biennale di Venezia, che ha quasi raggiunto quota mille firme. Con il diretto coinvolgimento dello spettatore, in questo caso chiamato a firmare e, se lo desidera, a farsi fotografare – decidendo così di comparire nell’opera che l’artista realizzerà al termine della sua raccolta. Un’operazione artistica con un predominante aspetto di auto-referenzialità, utilizzato come elemento di rottura nei confronti della società globalizzata e consumista/consumistica: dalle “smorfie adesive”, disseminate nel contesto urbano, ai Documenti Urbani Rettificati (a contaminare manifesti, verbali di multa, cartelli stradali) ai piccoli adesivi in cui, sotto la propria faccia, l’artista chiede di lasciare un messaggio. Per l’occasione è stato presentato il progetto di Net art No-logo C.U.S., ideato da Boresta e realizzato in collaborazione con l’associazione Aevum.