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Francesco Bosso / Iginio Iurilli – A White Tale
Al Museo Pino Pascali, la doppia personale che mette in dialogo uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di bianco, inteso come elemento assoluto, trascendente.
Comunicato stampa
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La Fondazione Museo “Pino Pascali” di Polignano a Mare dedica una doppia personale – che inaugurerà sabato 25 febbraio alle ore 19 – a Iginio Iurilli e Francesco Bosso.
Intitolata a White Tale, la mostra si configura nel salone centrale del Museo come un dialogo tra uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di ‘bianco’, inteso come assoluto, trascendente, spirituale. Iurilli lavora sul concetto di materia espansa con sculture di polveri di marmo, quarzo sale marino, costruendo un alfabeto linguistico mediterraneo.
Bosso presenta, invece, una visione minimalista, mostrando il paesaggio in una sublime semplicità. Immagini di una natura in cui il concetto di sacro si dissolve lentamente nel biancore della purezza. La mostra è a cura di Antonio Frugis e il catalogo ospita un saggio del critico Walter Guadagnini. Scrive Rosalba Branà in catalogo “Il mare, l’acqua, il sale sono gli elementi che compongono il dialogo tra uno scultore e un fotografo, un dialogo muto che fa pensare al personaggio di Baricco in ‘Oceano Mare’, Plesson, il quale dipinge il mare con l’acqua di mare e quando sulla tela anche le leggere ombre d’acqua lasciate dal pennello si asciugano e ritorna il bianco, si viene immersi in un silenzio illimitato…”
Nato a Gioia del Colle, Iginio Iurilli studia a Roma presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1968 si trasferisce a Bari dove comincia a dipingere movendosi nell’ambito della “Nuova figurazione” e ponendo l’accento sulle tematiche ecologiche con particolare attenzione al degrado urbano ed extraurbano, suscitando fin da subito l’attenzione della critica. In quel periodo è presente in diverse rassegne nazionali tra cui il “XXVIII Premio Michetti” e la “X quadriennale di Roma”, nella sezione dedicata alle “Nuove generazioni”. Nel 1977 decide di concedersi una pausa di riflessione dalla pittura cercando nuove forme espressive. Inizia così la sua ricerca sui giochi dell’infanzia come recupero delle tradizioni popolari e tra gli altri rivisita il gioco della cerbottana, dando vita a suggestive installazioni ludiche enfatizzando al massimo i cartocci realizzati con fogli di quaderno dipinti in modo informale. Dopo un lungo periodo di sperimentazione di nuove tecniche e materiali, realizza (siamo nei primi anni ’90) i primi bassorilievi in legno intagliato ricoperti di sale, di polvere di marmo o di sabbia di deserto e i grandi ricci. È con tali opere che ottiene i maggiori consensi di pubblico e di critica che gli consentono di avere, a tutt’oggi, un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero.
Anche Francesco Bosso vive e lavora in Puglia. Si avvicina alla fotografia fin da giovanissimo, apprendendo le tecniche di ripresa e di camera oscura in bianco e nero e approfondendo le sue conoscenze studiando Feininger, Langford, Adams e Weston.
Il lavoro di reportage ha caratterizzato i primi progetti, realizzati attraversando il Kenya, il Sudafrica, lo Zimbawe, il Botswana e la Tanzania, viaggi che si sono poi concretizzati nella pubblicazione di “Swahili” (Electa). Nel 2003 inizia, invece, un “viaggio” in Basilicata nei luoghi della sua adolescenza, realizzando il libro “Sassi e Calanchi”, in collaborazione con la Provincia di Matera. I suoi frequenti viaggi in Cina gli consentono di visitare regioni remote di questo grande Paese come lo Yunnan e lo Xinijang, focalizzando l’attenzione sulle numerose minoranze etniche in un lavoro intitolato China Crossing pubblicato da Castelvecchi. L’esperienza americana e l’incontro con Kim Weston, nipote del maestro Edward, ha influenzato i lavori degli ultimi anni, mentre la collaborazione con John Sexton e Alan Ross, assistenti di Ansel Adams, ne ha raffinato la tecnica di stampa. Il suo lavoro, negli ultimi anni, si è concentrato sul bianco e nero. In occasione della 56. Biennale di Venezia (2015), è stato protagonista di una mostra personale al Centro Culturale Candiani, dove si è autodefinito interprete della natura selvaggia in bianco e nero.
Il catalogo della mostra ospiterà i testi di Rosalba Branà, direttrice del Museo Pascali, Antonio Frugis e del critico e curatore Walter Guadagnini.
Intitolata a White Tale, la mostra si configura nel salone centrale del Museo come un dialogo tra uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di ‘bianco’, inteso come assoluto, trascendente, spirituale. Iurilli lavora sul concetto di materia espansa con sculture di polveri di marmo, quarzo sale marino, costruendo un alfabeto linguistico mediterraneo.
Bosso presenta, invece, una visione minimalista, mostrando il paesaggio in una sublime semplicità. Immagini di una natura in cui il concetto di sacro si dissolve lentamente nel biancore della purezza. La mostra è a cura di Antonio Frugis e il catalogo ospita un saggio del critico Walter Guadagnini. Scrive Rosalba Branà in catalogo “Il mare, l’acqua, il sale sono gli elementi che compongono il dialogo tra uno scultore e un fotografo, un dialogo muto che fa pensare al personaggio di Baricco in ‘Oceano Mare’, Plesson, il quale dipinge il mare con l’acqua di mare e quando sulla tela anche le leggere ombre d’acqua lasciate dal pennello si asciugano e ritorna il bianco, si viene immersi in un silenzio illimitato…”
Nato a Gioia del Colle, Iginio Iurilli studia a Roma presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1968 si trasferisce a Bari dove comincia a dipingere movendosi nell’ambito della “Nuova figurazione” e ponendo l’accento sulle tematiche ecologiche con particolare attenzione al degrado urbano ed extraurbano, suscitando fin da subito l’attenzione della critica. In quel periodo è presente in diverse rassegne nazionali tra cui il “XXVIII Premio Michetti” e la “X quadriennale di Roma”, nella sezione dedicata alle “Nuove generazioni”. Nel 1977 decide di concedersi una pausa di riflessione dalla pittura cercando nuove forme espressive. Inizia così la sua ricerca sui giochi dell’infanzia come recupero delle tradizioni popolari e tra gli altri rivisita il gioco della cerbottana, dando vita a suggestive installazioni ludiche enfatizzando al massimo i cartocci realizzati con fogli di quaderno dipinti in modo informale. Dopo un lungo periodo di sperimentazione di nuove tecniche e materiali, realizza (siamo nei primi anni ’90) i primi bassorilievi in legno intagliato ricoperti di sale, di polvere di marmo o di sabbia di deserto e i grandi ricci. È con tali opere che ottiene i maggiori consensi di pubblico e di critica che gli consentono di avere, a tutt’oggi, un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero.
Anche Francesco Bosso vive e lavora in Puglia. Si avvicina alla fotografia fin da giovanissimo, apprendendo le tecniche di ripresa e di camera oscura in bianco e nero e approfondendo le sue conoscenze studiando Feininger, Langford, Adams e Weston.
Il lavoro di reportage ha caratterizzato i primi progetti, realizzati attraversando il Kenya, il Sudafrica, lo Zimbawe, il Botswana e la Tanzania, viaggi che si sono poi concretizzati nella pubblicazione di “Swahili” (Electa). Nel 2003 inizia, invece, un “viaggio” in Basilicata nei luoghi della sua adolescenza, realizzando il libro “Sassi e Calanchi”, in collaborazione con la Provincia di Matera. I suoi frequenti viaggi in Cina gli consentono di visitare regioni remote di questo grande Paese come lo Yunnan e lo Xinijang, focalizzando l’attenzione sulle numerose minoranze etniche in un lavoro intitolato China Crossing pubblicato da Castelvecchi. L’esperienza americana e l’incontro con Kim Weston, nipote del maestro Edward, ha influenzato i lavori degli ultimi anni, mentre la collaborazione con John Sexton e Alan Ross, assistenti di Ansel Adams, ne ha raffinato la tecnica di stampa. Il suo lavoro, negli ultimi anni, si è concentrato sul bianco e nero. In occasione della 56. Biennale di Venezia (2015), è stato protagonista di una mostra personale al Centro Culturale Candiani, dove si è autodefinito interprete della natura selvaggia in bianco e nero.
Il catalogo della mostra ospiterà i testi di Rosalba Branà, direttrice del Museo Pascali, Antonio Frugis e del critico e curatore Walter Guadagnini.
25
febbraio 2017
Francesco Bosso / Iginio Iurilli – A White Tale
Dal 25 febbraio al 07 maggio 2017
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO COMUNALE D’ARTE CONTEMPORANEA – PALAZZO PINO PASCALI
Polignano A Mare, Via San Vito, 40, (Bari)
Polignano A Mare, Via San Vito, 40, (Bari)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica ore 10-13 / 16-21. Lunedì chiuso
Vernissage
25 Febbraio 2017, h 19
Autore
Curatore