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E vide che era cosa molto buona
«Cosa nutre la vita?» è la domanda posta dal cardinale Scola in relazione al titolo di Expo 2015: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Proprio quella domanda è all’origine del percorso di testi e immagini presentato nei 32 pannelli della mostra, la quale accompagna il visitatore in un itinerario che, partendo dal crollo di tante evidenze e dalle tante domande che spesso spengono la gioia di vivere, affronta questioni essenziali: da dove viene e di chi è la vita? La vita è dovuta o data? Chi sostiene e alimenta la speranza del vivere dentro le circostanze quotidiane?
Comunicato stampa
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Dal 2 al 14 dicembre presso la Galleria Carifano in Palazzo Corbelli, via Arco di Augusto 47, è allestita la mostra E vide che era cosa molto buona. Il dono della vita, la vita come dono, organizzata dalla Carifano - Rete commerciale del Credito Valtellinese, in collaborazione con il Centro Culturale Enzo Piccinini.
«Cosa nutre la vita?» è la domanda posta dal cardinale Scola in relazione al titolo di Expo 2015: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Proprio quella domanda è all'origine del percorso di testi e immagini presentato nei 32 pannelli della mostra, la quale accompagna il visitatore in un itinerario che, partendo dal crollo di tante evidenze e dalle tante domande che spesso spengono la gioia di vivere, affronta questioni essenziali: da dove viene e di chi è la vita? La vita è dovuta o data? Chi sostiene e alimenta la speranza del vivere dentro le circostanze quotidiane?
1. Molti interrogativi, una domanda. Il punto di partenza del percorso espositivo è il cambiamento epocale e il diffuso smarrimento che caratterizza l'uomo di oggi, minacciato dalla perdita del senso e della gioia di vivere.I molti interrogativi che sorgono davanti ai problemi del mondo e personali provocano in chi è lealmente impegnato con la vita una domanda di leopardiana memoria: "ed io che sono?". La prima parola data all'uomo nel percorso della conoscenza di sé è la realtá, che si impone come presenza attraente che ne risveglia l'umana coscienza. Al contrario se tutto ciò che esiste è considerato frutto del caso, allora è inevitabile l'angoscia per un mondo e un'esistenza senza motivo né scopo. Proprio mentre è in esilio, tentato dalla disperazione, il popolo ebraico, riguardando la propria storia, "vede" la presenza costante e fedele di Dio. Il mondo non è in balia del caso, di forze mostruose, ostili all'uomo, come era concepito nella cultura babilonese, ma è opera di Dio, Creatore e Signore del mondo e della storia.
2. In principio Dio creò il cielo e la terra. Dio crea per una "esplosione" di amore e vuole che l'uomo viva. Perciò gli affida il creato perché lo coltivi e tragga da esso il suo nutrimento. Il disegno di Dio - l'amicizia tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e la donna, tra l'uomo e l'ambiente, per quanto buono e desiderabile, non è imposto, bensì affidato alla libertá e alla corresponsabilitá dell'uomo. è lì che si insinua il virus del sospetto che Dio non sia il garante, bensì il concorrente della felicitá dell'uomo e che solo staccandosi da Lui egli possa essere pienamente sé stesso.
3. L'uomo artefice del proprio destino? La pretesa di essere come Dio con le sole proprie forze produce una triplice perdita: del proprio volto, della relazione con l'altro, divenuto un estraneo, e della relazione con l'ambiente, sfruttato anziché coltivato perché porti frutto. Questa condizione di esilio, che ha la forma del nichilismo e si esprime come paura di fronte alla vita, può portare alla disperazione oppure aprire a una domanda la quale può essere variamente formulata: come si fa a vivere? che cosa nutre, fa crescere e compie l'esistenza?
4. Cosa nutre la vita. Da dove ripartire? Dalla realtá. Guardata con occhi semplici, essa si svela come data all'uomo perché tragga da essa ciò che è necessario per procurarsi il cibo, i vestiti, la casa. Proprio mentre è al lavoro nell'affronto dei bisogni, l'uomo fa esperienza della sua natura che tende ad andare sempre "più in lá" (E. Montale), scopre che non di solo pane vive l'uomo. Tale coscienza lo porta a prendersi cura del creato, a coltivarlo per rendere la terra «un luogo abitabile per tutti» (Papa Francesco): il lavoro è intimamente connesso all'amore all'altro. La coltivazione dell'umano emerge come condizione indispensabile per la crescita di persone consapevoli di sé e quindi tese a far crescere il mondo con responsabilità, condividendo i beni con tutti.
5. In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Cosa nutre la vita nella totalità delle sue dimensioni? Chi può liberare l'uomo dalla sua condizione di esilio e riportarlo alla dimora/felicità perduta? Attraverso la libertà di Maria la potenza di Dio inizia una nuova creazione. Dio si fa compagnia all'uomo cui dona non solo il creato, ma sé stesso, facendosi cibo che nutre la sua vita, trasformandola intimamente. Così la vita di Dio - la cui legge è l'amore, il dono di sé - diventa legge della vita dell'uomo afferrato da Cristo e restituito alla familiarità con Dio. La vita, vissuta nella certezza della presenza di Cristo, qui e ora, diventa un permanente quaerere Deum per collaborare alla Sua opera. Da Cristo, nuovo Adamo, sorge così il nuovo umanesimo, attraverso persone che accolgono l'invito di Gesù: "Seguimi".
Epilogo
Ciò che nutre la vita dell'uomo è la vita di Cristo: questo è il contributo dei cristiani alla vita del mondo. Per questo la mostra si conclude con l'invito di Papa Francesco a uscire per "offrire a tutti la vita di Gesù. Fuori c'è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: 'Voi stessi date loro da mangiare'".
La mostra, ideata da Eugenio Dal Pane, fondatore e direttore editoriale di Itaca, è curata da monsignor Andrea Bellandi, che fa parte della Giunta del Comitato preparatorio del quinto Convegno Ecclesiale Nazionale della CEI (Firenze 9-13 novembre 2015). La ricerca iconografica è dello storico dell'arte Sandro Chierici, il progetto grafico è di Andrea Cimatti. Prodotta da Itaca in collaborazione con AIC - Associazione Italiana Centri Culturali e il sostegno del Gruppo bancario Credito Valtellinese, ha il patrocinio dell'Arcidiocesi di Milano, del Progetto Culturale della CEI e della Libreria Editrice Vaticana.
«Cosa nutre la vita?» è la domanda posta dal cardinale Scola in relazione al titolo di Expo 2015: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Proprio quella domanda è all'origine del percorso di testi e immagini presentato nei 32 pannelli della mostra, la quale accompagna il visitatore in un itinerario che, partendo dal crollo di tante evidenze e dalle tante domande che spesso spengono la gioia di vivere, affronta questioni essenziali: da dove viene e di chi è la vita? La vita è dovuta o data? Chi sostiene e alimenta la speranza del vivere dentro le circostanze quotidiane?
1. Molti interrogativi, una domanda. Il punto di partenza del percorso espositivo è il cambiamento epocale e il diffuso smarrimento che caratterizza l'uomo di oggi, minacciato dalla perdita del senso e della gioia di vivere.I molti interrogativi che sorgono davanti ai problemi del mondo e personali provocano in chi è lealmente impegnato con la vita una domanda di leopardiana memoria: "ed io che sono?". La prima parola data all'uomo nel percorso della conoscenza di sé è la realtá, che si impone come presenza attraente che ne risveglia l'umana coscienza. Al contrario se tutto ciò che esiste è considerato frutto del caso, allora è inevitabile l'angoscia per un mondo e un'esistenza senza motivo né scopo. Proprio mentre è in esilio, tentato dalla disperazione, il popolo ebraico, riguardando la propria storia, "vede" la presenza costante e fedele di Dio. Il mondo non è in balia del caso, di forze mostruose, ostili all'uomo, come era concepito nella cultura babilonese, ma è opera di Dio, Creatore e Signore del mondo e della storia.
2. In principio Dio creò il cielo e la terra. Dio crea per una "esplosione" di amore e vuole che l'uomo viva. Perciò gli affida il creato perché lo coltivi e tragga da esso il suo nutrimento. Il disegno di Dio - l'amicizia tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e la donna, tra l'uomo e l'ambiente, per quanto buono e desiderabile, non è imposto, bensì affidato alla libertá e alla corresponsabilitá dell'uomo. è lì che si insinua il virus del sospetto che Dio non sia il garante, bensì il concorrente della felicitá dell'uomo e che solo staccandosi da Lui egli possa essere pienamente sé stesso.
3. L'uomo artefice del proprio destino? La pretesa di essere come Dio con le sole proprie forze produce una triplice perdita: del proprio volto, della relazione con l'altro, divenuto un estraneo, e della relazione con l'ambiente, sfruttato anziché coltivato perché porti frutto. Questa condizione di esilio, che ha la forma del nichilismo e si esprime come paura di fronte alla vita, può portare alla disperazione oppure aprire a una domanda la quale può essere variamente formulata: come si fa a vivere? che cosa nutre, fa crescere e compie l'esistenza?
4. Cosa nutre la vita. Da dove ripartire? Dalla realtá. Guardata con occhi semplici, essa si svela come data all'uomo perché tragga da essa ciò che è necessario per procurarsi il cibo, i vestiti, la casa. Proprio mentre è al lavoro nell'affronto dei bisogni, l'uomo fa esperienza della sua natura che tende ad andare sempre "più in lá" (E. Montale), scopre che non di solo pane vive l'uomo. Tale coscienza lo porta a prendersi cura del creato, a coltivarlo per rendere la terra «un luogo abitabile per tutti» (Papa Francesco): il lavoro è intimamente connesso all'amore all'altro. La coltivazione dell'umano emerge come condizione indispensabile per la crescita di persone consapevoli di sé e quindi tese a far crescere il mondo con responsabilità, condividendo i beni con tutti.
5. In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Cosa nutre la vita nella totalità delle sue dimensioni? Chi può liberare l'uomo dalla sua condizione di esilio e riportarlo alla dimora/felicità perduta? Attraverso la libertà di Maria la potenza di Dio inizia una nuova creazione. Dio si fa compagnia all'uomo cui dona non solo il creato, ma sé stesso, facendosi cibo che nutre la sua vita, trasformandola intimamente. Così la vita di Dio - la cui legge è l'amore, il dono di sé - diventa legge della vita dell'uomo afferrato da Cristo e restituito alla familiarità con Dio. La vita, vissuta nella certezza della presenza di Cristo, qui e ora, diventa un permanente quaerere Deum per collaborare alla Sua opera. Da Cristo, nuovo Adamo, sorge così il nuovo umanesimo, attraverso persone che accolgono l'invito di Gesù: "Seguimi".
Epilogo
Ciò che nutre la vita dell'uomo è la vita di Cristo: questo è il contributo dei cristiani alla vita del mondo. Per questo la mostra si conclude con l'invito di Papa Francesco a uscire per "offrire a tutti la vita di Gesù. Fuori c'è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: 'Voi stessi date loro da mangiare'".
La mostra, ideata da Eugenio Dal Pane, fondatore e direttore editoriale di Itaca, è curata da monsignor Andrea Bellandi, che fa parte della Giunta del Comitato preparatorio del quinto Convegno Ecclesiale Nazionale della CEI (Firenze 9-13 novembre 2015). La ricerca iconografica è dello storico dell'arte Sandro Chierici, il progetto grafico è di Andrea Cimatti. Prodotta da Itaca in collaborazione con AIC - Associazione Italiana Centri Culturali e il sostegno del Gruppo bancario Credito Valtellinese, ha il patrocinio dell'Arcidiocesi di Milano, del Progetto Culturale della CEI e della Libreria Editrice Vaticana.
02
dicembre 2016
E vide che era cosa molto buona
Dal 02 al 14 dicembre 2016
Location
GALLERIA CARIFANO – PALAZZO CORBELLI
Fano, Via Arco D'augusto, 47, (Pesaro E Urbino)
Fano, Via Arco D'augusto, 47, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 16-19.30 sabato e domenica 10-12.30; 16-19.30
Vernissage
2 Dicembre 2016, h 21
Curatore