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Manfredi Beninati
Una mostra che ripercorre gli ultimi 20 anni di stratificazioni di visioni e memorie da cui trapela, come in un film, la sensibilità trasversale di Manfredi Beninati espressa attraverso la pittura, la scultura, il disegno e il collage, in cui il linguaggio sfugge a una condotta razionale
Comunicato stampa
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l Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare la mostra personale di Manfredi Beninati, tra i protagonisti della scena artistica internazionale, vincitore del Premio del Pubblico alla 51. Mostra Internazionale Arte la Biennale di Venezia nel 2005. L’esposizione, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, raccoglie per la prima volta una selezione antologica di opere dagli inizi degli anni Duemila ad oggi. Inoltre, per l’occasione, Manfredi Beninati ha creato un’installazione ambientale site-specific che trasforma una stanza del trecentesco Castello dei Ventimiglia in un ambiente allestito a grandezza naturale, a cui il visitatore può accedere, unicamente osservandolo attraverso una piccola finestra. Un luogo da “guardare” come le pitture, i collage, i disegni, le sculture, che costituiscono la vasta e ricchissima produzione artistica che nel corso di meno di un ventennio hanno portato l’artista ad un continuo rinnovamento del linguaggio e del medium artistico.
La mostra presenta una selezione di disegni, dipinti e collage realizzati con tecniche e materiali vari che nel corso della sua carriera artistica Beninati ha sperimentato in un continuo rinnovamento del linguaggio artistico. I riferimenti alla memoria e alla storia personale si intrecciano con una originale inclinazione al racconto cinematografico e ad interessi letterari e artistici come le Città invisibili di Italo Calvino, che fanno da filo conduttore alla scoperta di luoghi onirici che l’artista popola di personaggi veri o immaginari, in un equilibrio naturale tra sogno e ricordo. Spesso tornano figure familiari di madri, bambini, fratelli, volti che si confondono con le velature di colore, dando allo spettatore la percezione del passare del tempo, come accade in un film. Attraverso questa stratificazione, caratteristica del suo lavoro, Beninati dipinge interni domestici o paesaggi fantastici, in un'atmosfera rarefatta, alle volte irreale, descrivendo figure che sembrano emergere lentamente da uno sfondo fiabesco.
Come il disegno realizzato appositamente- che entrerà nella collezione del Museo Civico di Castelbuono - posto nella parete opposta della sala che ospita la porta/finestra dalla quale si vede l'installazione site specific Rebus per solutori abilissimi (3 NO), 2016. Il disegno è come uno specchio/doppio dell'installazione stessa con alcuni elementi che si ripetono in entrambi.
Nelle opere di Manfredi Beninati si ha la sensazione di essere arrivati appena un momento dopo un fatto, come spalancare una porta dove è accaduto qualcosa, dove ha vissuto qualcuno, dove il tempo è trascorso inesorabilmente lasciando le sue impronte. Forse è per questo motivo che lavora per mesi, o anche anni, sulle stesse opere: sviluppare una narrazione dialogando col tempo è una pratica di conoscenza di sé che dura tutta la vita”, scrive Laura Barreca. “L’artista fa riferimento ad un’intuizione del 1968 del fisico Gabriele Veneziano, ritenuto il padre della cosiddetta “teoria delle stringhe” o “teoria del tutto”. Come rapportarci con l’idea che il nostro sistema solare non è che una delle infinite realtà esistenti nell’universo?”, racconta Valentina Bruschi nel testo in catalogo, “questo immaginario, legato al trascorrere del tempo in una dimensione spaziale, si riflette nelle opere pittoriche e scultoree, realizzata nel suo studio, nel quartiere “Liberty” di Palermo, a due passi da piazza Politeama. È questo il luogo dove oggi si concretizzano le sue visioni, dopo aver vissuto e viaggiato nel mondo, da Londra a Los Angeles, da Roma a Buenos Aires”.
In occasione della mostra, il Museo Civico pubblica il catalogo antologico, italiano e inglese, delle opere dell’artista, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, con testi di Nicholas Cullinan, Jim Lane e Francesco Stocchi. Un’edizione che per la prima volta raccoglie una grande selezione di opere realizzate dall’inizio della sua carriera alle ultime e più recenti produzioni artistiche.
La mostra presenta una selezione di disegni, dipinti e collage realizzati con tecniche e materiali vari che nel corso della sua carriera artistica Beninati ha sperimentato in un continuo rinnovamento del linguaggio artistico. I riferimenti alla memoria e alla storia personale si intrecciano con una originale inclinazione al racconto cinematografico e ad interessi letterari e artistici come le Città invisibili di Italo Calvino, che fanno da filo conduttore alla scoperta di luoghi onirici che l’artista popola di personaggi veri o immaginari, in un equilibrio naturale tra sogno e ricordo. Spesso tornano figure familiari di madri, bambini, fratelli, volti che si confondono con le velature di colore, dando allo spettatore la percezione del passare del tempo, come accade in un film. Attraverso questa stratificazione, caratteristica del suo lavoro, Beninati dipinge interni domestici o paesaggi fantastici, in un'atmosfera rarefatta, alle volte irreale, descrivendo figure che sembrano emergere lentamente da uno sfondo fiabesco.
Come il disegno realizzato appositamente- che entrerà nella collezione del Museo Civico di Castelbuono - posto nella parete opposta della sala che ospita la porta/finestra dalla quale si vede l'installazione site specific Rebus per solutori abilissimi (3 NO), 2016. Il disegno è come uno specchio/doppio dell'installazione stessa con alcuni elementi che si ripetono in entrambi.
Nelle opere di Manfredi Beninati si ha la sensazione di essere arrivati appena un momento dopo un fatto, come spalancare una porta dove è accaduto qualcosa, dove ha vissuto qualcuno, dove il tempo è trascorso inesorabilmente lasciando le sue impronte. Forse è per questo motivo che lavora per mesi, o anche anni, sulle stesse opere: sviluppare una narrazione dialogando col tempo è una pratica di conoscenza di sé che dura tutta la vita”, scrive Laura Barreca. “L’artista fa riferimento ad un’intuizione del 1968 del fisico Gabriele Veneziano, ritenuto il padre della cosiddetta “teoria delle stringhe” o “teoria del tutto”. Come rapportarci con l’idea che il nostro sistema solare non è che una delle infinite realtà esistenti nell’universo?”, racconta Valentina Bruschi nel testo in catalogo, “questo immaginario, legato al trascorrere del tempo in una dimensione spaziale, si riflette nelle opere pittoriche e scultoree, realizzata nel suo studio, nel quartiere “Liberty” di Palermo, a due passi da piazza Politeama. È questo il luogo dove oggi si concretizzano le sue visioni, dopo aver vissuto e viaggiato nel mondo, da Londra a Los Angeles, da Roma a Buenos Aires”.
In occasione della mostra, il Museo Civico pubblica il catalogo antologico, italiano e inglese, delle opere dell’artista, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, con testi di Nicholas Cullinan, Jim Lane e Francesco Stocchi. Un’edizione che per la prima volta raccoglie una grande selezione di opere realizzate dall’inizio della sua carriera alle ultime e più recenti produzioni artistiche.
10
dicembre 2016
Manfredi Beninati
Dal 10 dicembre 2016 al 06 marzo 2017
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO CASTELBUONO
Castelbuono, Piazza Castello, (Palermo)
Castelbuono, Piazza Castello, (Palermo)
Biglietti
ntero € 4,00; ridotto € 2,00 (adulti oltre i 65 anni e ragazzi dagli 8 ai 18 anni, scolaresche e gruppi superiori a 12 persone); omaggio per bambini di età non superiore a 7 anni.
Orario di apertura
lunedì e mercoledì ore 09.30 – 13.00
martedì, giovedì e venerdì ore 09.30 – 13.00 e ore 15.30 – 19.00
sabato e domenica ore 10.00 – 13.30 e ore 15.30 – 19.00
Vernissage
10 Dicembre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore