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Paolo Ballerani – La forma e l’impeto
Ballerani opera sulla forma, sulle sembianze, sulla convergenza e sulla divergenza delle linee, sulla sfacciataggine delle spigolosità, sull’esuberanza dell’aspetto, sulla impudicizia dei volumi, sulla corposità delle presenze plastiche.
Comunicato stampa
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Paolo Ballerani… …e … l’impalpabilità della forma
cura di Guido Buffoni
Uno degli aspetti che emerge nell’analisi delle opere di Ballerani è sicuramente legato all’uso di materiali leggeri. Materiali fragili, friabili, docili ed arrendevoli, che nella loro delicatissima consistenza risultano facilmente plasmabili attraverso quegli strumenti tipici di una realtà nella quale la techne sembra divenire sempre più una caratteristica dell’ambiente circostante, e costituire oggi il vero obiettivo legato ad esclusivi principi di razionalità, di efficienza e di funzionalità.
E’ sicuramente vero che ogni artista si avvale dei materiale e degli strumenti del proprio tempo. Mai come oggi ciò sembrerebbe andare contro corrente rispetto ai significati stessi che la tecnica, la tecnologia e il conseguente atteggiamento dell’homo del nostro tempo, assegnano a questi cardini fondanti dello sviluppo e della civilizzazione.
Umberto Galimberti nel suo libro Psiche e techne parla proprio del ruolo che la tecnica svolgeva nel passato e di come da indiscusso mezzo operativo diviene nel nostro tempo sempre più il fine ultimo da raggiungere ad ogni costo e in qualunque situazione.
Paolo Ballerani, no. Egli non percorre questa strada. Non ricerca significati artistici negli aspetti più nuovi del momento in cui vive . I suoi lavori non hanno l’obiettivo di esprimere la contemporaneità con opere che diano spazio agli aspetti tecnologici come fulcro dell’atto artistico, ma al contrario essi si pongono come realizzazioni di un’espressività basata sull’idea che è lo strumento a realizzare l’opera e non l’opera a divenire il veicolo di possibili strumentalità
Tutte le sue scelte si basano sulla continua ricerca di materiali nuovi, ingegnosamente moderni come lo Styrol, le resine epossidiche, gli utensili a caldo e quant’altro necessario per operare nel mondo dei volumi con rapidità, prontezza d’azione, scioltezza espressiva e dinamicità realizzativa.
Certamente un ventaglio di opportunità non disponibili nel passato. Il ricorso a materiali granitici che non tollerano il benché minimo errore né la più piccola indecisione, o a bronzi dalla consistenza possente, altro non era se non una scelta obbligata, per esprimere attraverso un complesso lavoro tutto il valore creativo dell’artista e dei suoi scolari.
Una tradizione culturale arrivata fino ai nostri giorni, che non sembra interessare il nostro artista se non per l’idea stessa di forgiare volumi, di dar vita alle “cose”, di rendere concrete le idee e reale l’emotività più intensa che da esse può scaturire con forza dialettica e veemenza espressiva.
Paolo Ballerani seleziona i “suoi strumenti di lavoro” con il preciso scopo di rendere il gesto artistico aggressivo nella sua delicatezza, rapido e dinamico nel suo divenire, decisivo e volitivo nel suo fluire. Per non inseguire le curve, ma per precederle, per non anteporre al pensiero la gravità dell’azione, per non perdere quel soffio vitale, anima dell’intera creazione, dietro inutili insistenze o faticose sottrazioni di materiale.
La sua mano urge di urgenze, la sua mente esige potere d’azione per volare veloce tra la corporeità della materia … ed essa, priva di apparente gravità, sembra levitare senza divieto a dispetto di qualsiasi difficoltà.
E’ questo il senso della sua creazione. E solo un materiale leggero, vissuto con altrettanta leggerezza, può lasciare spazio ad una intellettualità che non si ferma, che corre veloce, che s’insinua nelle sinuosità, che percorre linee e plasma forme, che scava solchi e incide sicura per arrivare fino alle profondità più recondite della stessa essenza vitale, di quella forza primigenia, archè del mondo, da cui tutto proviene, che tutto domina ed a cui tutto tornerà.
Nascono cosi i volumi, le fattezze, e con esse “le cose” foriere di una nuova interpretazione dello spazio, di ciò che prima esisteva solo come entità omogenea e che ora assume tutto il carattere di presenza concreta, effettiva, inviolabile nel suo essere e nel suo divenire. Perché il gesto “è stato”, e nulla, proprio nulla, lo potrà mortificare.
Sono le metamorfosi del pensiero. Trasformazioni concettuali che risolvono nella forma l’inesauribile desiderio dell’uomo di divenire, dopo la sua creazione, esso stesso creatore, nel seducente tentativo di indicare nuovi scenari, nuove regole e fors’anche inedite ambizioni dell’intelletto.
“ …Ballerani opera sulla forma, sulle sembianze, sulla convergenza e sulla divergenza delle linee, sulla sfacciataggine delle spigolosità, sull’esuberanza dell’aspetto, sulla impudicizia dei volumi, sulla corposità delle presenze plastiche. …” secondo i dettami di una vera e propria ratio essendi per giungere direttamente, dopo l’atto creativo, ad una nuova ratio, quella cognoscendi, come principio effettivo di sapienza, esperienza e competenza.
A lui non interessano le metafore artistiche, le simbologie dialettiche o le significazioni esistenziali, ma esclusivamente il valore che la forma assume e che veicola attraverso l’esibizione di se stessa. Direttamente, apertamente, esplicitamente, senza mezzi termini o mediazioni di sorta. Ciò che si vede è. Null’altro che un delicato gioco di stile per mostrare la continua e spasmodica ricerca di una “corporeità” capace di modificare con la sola presenza l’areale circostante.
E’ così che nascono le sue eccitanti realizzazioni prospettiche, le figure zoomorfe, i cavalli sempre pronti a mostrare la forza di una “materia non più materia” che diventa fatalmente inusuale sublimazione di volumetrie dense di emotività, capaci di vagare oltre i limiti del reale, in quella dimensione “altra” laddove si dischiude l’impalpabilità dell’eterea universalità.
“… Cavalli bizzarri, impetuosi, forti, impennati, ma anche docili, mansueti, amorosi, sempre con la criniera distesa come un manto regale, come un alone di luce che brilla indisturbato nella offuscata scacchiera della nostra esistenza. “
cura di Guido Buffoni
Uno degli aspetti che emerge nell’analisi delle opere di Ballerani è sicuramente legato all’uso di materiali leggeri. Materiali fragili, friabili, docili ed arrendevoli, che nella loro delicatissima consistenza risultano facilmente plasmabili attraverso quegli strumenti tipici di una realtà nella quale la techne sembra divenire sempre più una caratteristica dell’ambiente circostante, e costituire oggi il vero obiettivo legato ad esclusivi principi di razionalità, di efficienza e di funzionalità.
E’ sicuramente vero che ogni artista si avvale dei materiale e degli strumenti del proprio tempo. Mai come oggi ciò sembrerebbe andare contro corrente rispetto ai significati stessi che la tecnica, la tecnologia e il conseguente atteggiamento dell’homo del nostro tempo, assegnano a questi cardini fondanti dello sviluppo e della civilizzazione.
Umberto Galimberti nel suo libro Psiche e techne parla proprio del ruolo che la tecnica svolgeva nel passato e di come da indiscusso mezzo operativo diviene nel nostro tempo sempre più il fine ultimo da raggiungere ad ogni costo e in qualunque situazione.
Paolo Ballerani, no. Egli non percorre questa strada. Non ricerca significati artistici negli aspetti più nuovi del momento in cui vive . I suoi lavori non hanno l’obiettivo di esprimere la contemporaneità con opere che diano spazio agli aspetti tecnologici come fulcro dell’atto artistico, ma al contrario essi si pongono come realizzazioni di un’espressività basata sull’idea che è lo strumento a realizzare l’opera e non l’opera a divenire il veicolo di possibili strumentalità
Tutte le sue scelte si basano sulla continua ricerca di materiali nuovi, ingegnosamente moderni come lo Styrol, le resine epossidiche, gli utensili a caldo e quant’altro necessario per operare nel mondo dei volumi con rapidità, prontezza d’azione, scioltezza espressiva e dinamicità realizzativa.
Certamente un ventaglio di opportunità non disponibili nel passato. Il ricorso a materiali granitici che non tollerano il benché minimo errore né la più piccola indecisione, o a bronzi dalla consistenza possente, altro non era se non una scelta obbligata, per esprimere attraverso un complesso lavoro tutto il valore creativo dell’artista e dei suoi scolari.
Una tradizione culturale arrivata fino ai nostri giorni, che non sembra interessare il nostro artista se non per l’idea stessa di forgiare volumi, di dar vita alle “cose”, di rendere concrete le idee e reale l’emotività più intensa che da esse può scaturire con forza dialettica e veemenza espressiva.
Paolo Ballerani seleziona i “suoi strumenti di lavoro” con il preciso scopo di rendere il gesto artistico aggressivo nella sua delicatezza, rapido e dinamico nel suo divenire, decisivo e volitivo nel suo fluire. Per non inseguire le curve, ma per precederle, per non anteporre al pensiero la gravità dell’azione, per non perdere quel soffio vitale, anima dell’intera creazione, dietro inutili insistenze o faticose sottrazioni di materiale.
La sua mano urge di urgenze, la sua mente esige potere d’azione per volare veloce tra la corporeità della materia … ed essa, priva di apparente gravità, sembra levitare senza divieto a dispetto di qualsiasi difficoltà.
E’ questo il senso della sua creazione. E solo un materiale leggero, vissuto con altrettanta leggerezza, può lasciare spazio ad una intellettualità che non si ferma, che corre veloce, che s’insinua nelle sinuosità, che percorre linee e plasma forme, che scava solchi e incide sicura per arrivare fino alle profondità più recondite della stessa essenza vitale, di quella forza primigenia, archè del mondo, da cui tutto proviene, che tutto domina ed a cui tutto tornerà.
Nascono cosi i volumi, le fattezze, e con esse “le cose” foriere di una nuova interpretazione dello spazio, di ciò che prima esisteva solo come entità omogenea e che ora assume tutto il carattere di presenza concreta, effettiva, inviolabile nel suo essere e nel suo divenire. Perché il gesto “è stato”, e nulla, proprio nulla, lo potrà mortificare.
Sono le metamorfosi del pensiero. Trasformazioni concettuali che risolvono nella forma l’inesauribile desiderio dell’uomo di divenire, dopo la sua creazione, esso stesso creatore, nel seducente tentativo di indicare nuovi scenari, nuove regole e fors’anche inedite ambizioni dell’intelletto.
“ …Ballerani opera sulla forma, sulle sembianze, sulla convergenza e sulla divergenza delle linee, sulla sfacciataggine delle spigolosità, sull’esuberanza dell’aspetto, sulla impudicizia dei volumi, sulla corposità delle presenze plastiche. …” secondo i dettami di una vera e propria ratio essendi per giungere direttamente, dopo l’atto creativo, ad una nuova ratio, quella cognoscendi, come principio effettivo di sapienza, esperienza e competenza.
A lui non interessano le metafore artistiche, le simbologie dialettiche o le significazioni esistenziali, ma esclusivamente il valore che la forma assume e che veicola attraverso l’esibizione di se stessa. Direttamente, apertamente, esplicitamente, senza mezzi termini o mediazioni di sorta. Ciò che si vede è. Null’altro che un delicato gioco di stile per mostrare la continua e spasmodica ricerca di una “corporeità” capace di modificare con la sola presenza l’areale circostante.
E’ così che nascono le sue eccitanti realizzazioni prospettiche, le figure zoomorfe, i cavalli sempre pronti a mostrare la forza di una “materia non più materia” che diventa fatalmente inusuale sublimazione di volumetrie dense di emotività, capaci di vagare oltre i limiti del reale, in quella dimensione “altra” laddove si dischiude l’impalpabilità dell’eterea universalità.
“… Cavalli bizzarri, impetuosi, forti, impennati, ma anche docili, mansueti, amorosi, sempre con la criniera distesa come un manto regale, come un alone di luce che brilla indisturbato nella offuscata scacchiera della nostra esistenza. “
19
novembre 2016
Paolo Ballerani – La forma e l’impeto
Dal 19 al 30 novembre 2016
arte contemporanea
Location
SPAZIO 121
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15,30 - 19,00
Vernissage
19 Novembre 2016, ore 17,30
Autore
Curatore