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Carlo Zauli / Torbjørn Kvasbø – Geometria del disordine
La mostra Geometria del disordine rievoca “nell’incrocio tra le esperienze ormai storiche di Carlo Zauli e quelle tutte contemporanee di Torbjørn Kvasbø, il titolo di una raccolta poetica tra le più intense degli ultimi decenni, Geometria del disordine di Maria Luisa Spaziani.”
Comunicato stampa
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Officine Saffi inaugura il 14 dicembre la mostra dedicata al grande artista faentino Carlo Zauli (1926-2002) e al norvegese Torbjørn Kvasbø (1953).
Realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli e con il patrocinio del Reale Consolato Generale di Norvegia, la mostra Geometria del disordine rievoca "nell’incrocio tra le esperienze ormai storiche di Carlo Zauli e quelle tutte contemporanee di Torbjørn Kvasbø, il titolo di una raccolta poetica tra le più intense degli ultimi decenni, Geometria del disordine di Maria Luisa Spaziani.”
“Figli di generazioni e di geografie diverse, ma d’animo per molti versi affine, Zauli e Kvasbø muovono da uno snodo criticamente cruciale, la negazione della forma preventiva e l’idea di opera non come compimento di un processo fabrile, ma come affermazione della problematicità del processo stesso."
Il nucleo della ricerca di Carlo Zauli è il semplice “grumo” di argilla a cui dà forma esaltandone le misteriose tensioni interne, “le forme naturali invisibili…che respirano ed intendono venire in superficie e vogliono essere”. Nascono così opere come le Zolle, Aratura o i Vasi sconvolti. Testimonianze del profondo legame che l’artista ha con la terra e di cui cerca di cogliere “il segno della e nella terra, della e nella natura capace di imprimere quel senso vitale e costruttivo sempre presente intorno a noi e in noi”.
Torbjørn Kvasbø celebra il legame con l’argilla partendo dall’archetipo della forma- contenitore e del suo ruolo nella storia dell’uomo. Una ricerca che vede rinnovare e rivivificare questo materiale in una serie colorata Stack che sarà esposta in mostra e che ha come riferimento la classica forma del vaso destrutturata e consegnata ad un nuovo riferimento plastico, attraverso la moltiplicazione di segmenti tubulari composti a spirale. ”Forma che allo stesso tempo è un corpo a sé stante, un torso tridimensionale con i propri gesti e i propri stati d’animo”. Un lavoro consapevole della resistenza della materia sulla quale Kvasbø sa di non avere alcun controllo, e che attraverso il segno si fa interprete degli stati emotivi interiori dell’artista.
“In entrambi lo strappo e la frattura, la lacerazione e la compressione, la torsione e lo schianto…sono in modo estremo e intimamente sofferto, atti amorevoli di liberazione e di complicità più profonda, momenti di ricerca di uno strato più radicalmente decisivo delle ragione di forma… Dar forma e negarla sono, possono essere, a ben vedere, sistole e diastole, movenze compresenti e parimenti necessarie, là dove infine null’altro esista che la tensione, intima e necessitata, dell’opera, quella sua misteriosa e sempre sperata autonomia e identità, che la fa individuo prima e al di là di ogni estetica.”
Torbjørn Kvasbø bio:
Torbjørn Kvasbø (1953) è uno dei più affascinanti e rappresentativi artisti contemporanei che utilizza la ceramica come medium espressivo d’elezione. Fin dagli anni settanta, il suo lavoro ha esplorato le possibilità e il potenziale della terra, utilizzando sia forme familiari che astratte. Dagli oggetti utilitari dei primi anni la sua ricerca si è incentrata su forme plastiche. Negli ultimi anni il colore ha avuto un ruolo importante assieme alla forma ricorrente del tubo. Docente alla School of Design and Crafts della University of Gothenburg (1996-2000) e alla University College of Arts, Crafts and Design di Stoccolma (2000-2008), I suoi lavori fanno parte della collezione di importanti musei di tutto il mondo, tra cui il National Museum di Stoccolma, il Designmuseum Danmark, a Copenaghen, il National Museum of Art, Architecture and Design, di Oslo,
l’Auckland Museum Institute, Auckland, il Museum of Modern Ceramic Art di Gifu e il World Ceramic Center di Icheon.
Carlo Zauli bio:
Carlo Zauli (Faenza 1926-2002) è una delle grandi figure della scultura italiana del dopoguerra.
Come per altri maestri delle generazioni precedenti, da Martini a Fontana a Leoncillo, la sua formazione tecnica si svolge nell’ambito dell’arte ceramica, dai cui codici formali Zauli si distacca dagli anni Sessanta evolvendo verso una ricerca plastica complessa e di grande ricchezza espressiva. Il passaggio da climi informali ad un ragionamento sulla forma geometrica come struttura retorica lo porta a entrare nel vivo del dibattito plastico del tempo. La personale alla Montenapoleone di Milano del 1957, si intreccia con alcune realizzazioni in perfetto clima di integrazione delle arti (fregio per la reggia di Baghdad, 1958; fregio per il Poligrafico di Stato di Kuwait City, 1961; partecipazione alle Triennali milanesi del 1954, 1957, 1964, 1968) e con l’intensa frequentazione di autori come Fontana, Valentini, Pomodoro, Spagnulo. Dalla fine degli anni Sessanta la sua scultura si dipana in serie problematiche in cui la vocazione formativa della materia, il rapporto tra sostanza e pelle del corpo plastico, la dialettica tra biomorfismo e geometria, i comportamenti struttivi della forma, si fanno protagonisti. A fianco di grandi mostre personali (Musées Royaux d’Art d’Histoire di Bruxelles e Hetjens-Museum di Dusserdorf, 1972; personale itinerante a Osaka, Tokyo, Nagoya e Kyoto, 1974; personale itinerante a Fukuoka, Takoname e Tokyo, 1981) e opere di integrazione architettonica, si allineano le mostre personali in gallerie e spazi pubblici, che conferiscono alla sua opera un respiro internazionale, come conferma la recente retrospettiva itinerante tenutasi a Kyoto, Gifu, Tokyo e Hagi, tra il 2007-2008. Il suo lavoro è stato presentato nell’ultima edizione di ArtVerona da Officine Saffi. Scomparso nel 2002, le sue opere sono presenti in collezioni private ed oltre quaranta musei in tutto il mondo.
Officine Saffi, Milano
E’ una realtà milanese che rappresenta un hub sperimentale dedicato alla ceramica contemporanea, rivolto ad artisti, designer, architetti, appassionati o semplici curiosi.
Il progetto comprende la Galleria d'arte dove vengono allestite mostre con opere di artisti internazionali, il Laboratorio dove si tengono corsi e workshop nonché spazio dedicato alle residenze d'artista e alle produzioni di artisti e designer, e la Casa Editrice che pubblica cataloghi d'arte ed il trimestrale di settore La Ceramica in Italia e nel mondo (www.laceramicainitalia.com). Parte della mission è il Concorso Internazionale Open to Art, dedicato alla Ceramica d'Arte e di Design. Attraverso la sua attività, Officine Saffi intende porsi come punto di riferimento della ceramica internazionale ed ampliarne la definizione in campo artistico, nel design e nell'architettura.
Realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli e con il patrocinio del Reale Consolato Generale di Norvegia, la mostra Geometria del disordine rievoca "nell’incrocio tra le esperienze ormai storiche di Carlo Zauli e quelle tutte contemporanee di Torbjørn Kvasbø, il titolo di una raccolta poetica tra le più intense degli ultimi decenni, Geometria del disordine di Maria Luisa Spaziani.”
“Figli di generazioni e di geografie diverse, ma d’animo per molti versi affine, Zauli e Kvasbø muovono da uno snodo criticamente cruciale, la negazione della forma preventiva e l’idea di opera non come compimento di un processo fabrile, ma come affermazione della problematicità del processo stesso."
Il nucleo della ricerca di Carlo Zauli è il semplice “grumo” di argilla a cui dà forma esaltandone le misteriose tensioni interne, “le forme naturali invisibili…che respirano ed intendono venire in superficie e vogliono essere”. Nascono così opere come le Zolle, Aratura o i Vasi sconvolti. Testimonianze del profondo legame che l’artista ha con la terra e di cui cerca di cogliere “il segno della e nella terra, della e nella natura capace di imprimere quel senso vitale e costruttivo sempre presente intorno a noi e in noi”.
Torbjørn Kvasbø celebra il legame con l’argilla partendo dall’archetipo della forma- contenitore e del suo ruolo nella storia dell’uomo. Una ricerca che vede rinnovare e rivivificare questo materiale in una serie colorata Stack che sarà esposta in mostra e che ha come riferimento la classica forma del vaso destrutturata e consegnata ad un nuovo riferimento plastico, attraverso la moltiplicazione di segmenti tubulari composti a spirale. ”Forma che allo stesso tempo è un corpo a sé stante, un torso tridimensionale con i propri gesti e i propri stati d’animo”. Un lavoro consapevole della resistenza della materia sulla quale Kvasbø sa di non avere alcun controllo, e che attraverso il segno si fa interprete degli stati emotivi interiori dell’artista.
“In entrambi lo strappo e la frattura, la lacerazione e la compressione, la torsione e lo schianto…sono in modo estremo e intimamente sofferto, atti amorevoli di liberazione e di complicità più profonda, momenti di ricerca di uno strato più radicalmente decisivo delle ragione di forma… Dar forma e negarla sono, possono essere, a ben vedere, sistole e diastole, movenze compresenti e parimenti necessarie, là dove infine null’altro esista che la tensione, intima e necessitata, dell’opera, quella sua misteriosa e sempre sperata autonomia e identità, che la fa individuo prima e al di là di ogni estetica.”
Torbjørn Kvasbø bio:
Torbjørn Kvasbø (1953) è uno dei più affascinanti e rappresentativi artisti contemporanei che utilizza la ceramica come medium espressivo d’elezione. Fin dagli anni settanta, il suo lavoro ha esplorato le possibilità e il potenziale della terra, utilizzando sia forme familiari che astratte. Dagli oggetti utilitari dei primi anni la sua ricerca si è incentrata su forme plastiche. Negli ultimi anni il colore ha avuto un ruolo importante assieme alla forma ricorrente del tubo. Docente alla School of Design and Crafts della University of Gothenburg (1996-2000) e alla University College of Arts, Crafts and Design di Stoccolma (2000-2008), I suoi lavori fanno parte della collezione di importanti musei di tutto il mondo, tra cui il National Museum di Stoccolma, il Designmuseum Danmark, a Copenaghen, il National Museum of Art, Architecture and Design, di Oslo,
l’Auckland Museum Institute, Auckland, il Museum of Modern Ceramic Art di Gifu e il World Ceramic Center di Icheon.
Carlo Zauli bio:
Carlo Zauli (Faenza 1926-2002) è una delle grandi figure della scultura italiana del dopoguerra.
Come per altri maestri delle generazioni precedenti, da Martini a Fontana a Leoncillo, la sua formazione tecnica si svolge nell’ambito dell’arte ceramica, dai cui codici formali Zauli si distacca dagli anni Sessanta evolvendo verso una ricerca plastica complessa e di grande ricchezza espressiva. Il passaggio da climi informali ad un ragionamento sulla forma geometrica come struttura retorica lo porta a entrare nel vivo del dibattito plastico del tempo. La personale alla Montenapoleone di Milano del 1957, si intreccia con alcune realizzazioni in perfetto clima di integrazione delle arti (fregio per la reggia di Baghdad, 1958; fregio per il Poligrafico di Stato di Kuwait City, 1961; partecipazione alle Triennali milanesi del 1954, 1957, 1964, 1968) e con l’intensa frequentazione di autori come Fontana, Valentini, Pomodoro, Spagnulo. Dalla fine degli anni Sessanta la sua scultura si dipana in serie problematiche in cui la vocazione formativa della materia, il rapporto tra sostanza e pelle del corpo plastico, la dialettica tra biomorfismo e geometria, i comportamenti struttivi della forma, si fanno protagonisti. A fianco di grandi mostre personali (Musées Royaux d’Art d’Histoire di Bruxelles e Hetjens-Museum di Dusserdorf, 1972; personale itinerante a Osaka, Tokyo, Nagoya e Kyoto, 1974; personale itinerante a Fukuoka, Takoname e Tokyo, 1981) e opere di integrazione architettonica, si allineano le mostre personali in gallerie e spazi pubblici, che conferiscono alla sua opera un respiro internazionale, come conferma la recente retrospettiva itinerante tenutasi a Kyoto, Gifu, Tokyo e Hagi, tra il 2007-2008. Il suo lavoro è stato presentato nell’ultima edizione di ArtVerona da Officine Saffi. Scomparso nel 2002, le sue opere sono presenti in collezioni private ed oltre quaranta musei in tutto il mondo.
Officine Saffi, Milano
E’ una realtà milanese che rappresenta un hub sperimentale dedicato alla ceramica contemporanea, rivolto ad artisti, designer, architetti, appassionati o semplici curiosi.
Il progetto comprende la Galleria d'arte dove vengono allestite mostre con opere di artisti internazionali, il Laboratorio dove si tengono corsi e workshop nonché spazio dedicato alle residenze d'artista e alle produzioni di artisti e designer, e la Casa Editrice che pubblica cataloghi d'arte ed il trimestrale di settore La Ceramica in Italia e nel mondo (www.laceramicainitalia.com). Parte della mission è il Concorso Internazionale Open to Art, dedicato alla Ceramica d'Arte e di Design. Attraverso la sua attività, Officine Saffi intende porsi come punto di riferimento della ceramica internazionale ed ampliarne la definizione in campo artistico, nel design e nell'architettura.
14
dicembre 2016
Carlo Zauli / Torbjørn Kvasbø – Geometria del disordine
Dal 14 dicembre 2016 al 10 febbraio 2017
arte moderna e contemporanea
Location
OFFICINE SAFFI
Milano, Via Aurelio Saffi, 7, (Milano)
Milano, Via Aurelio Saffi, 7, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 10-18.30, sabato ore 11-18.
Domenica su appuntamento.
Vernissage
14 Dicembre 2016, ore 18.30
Autore
Curatore