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Jacopo Candotti – La mia architettura suona in nero
Per Edicola Radetzky, Jacopo Candotti realizza una grande scultura modellata con cera d’api nera, composta da più forme che si legano in una composizione dall’atmosfera metafisica.
Comunicato stampa
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Progetto Città Ideale presenta La mia architettura suona in nero, mostra di Jacopo Candotti, parte del ciclo di esposizioni realizzate con il sostegno di Enel con cui Edicola Radetzky viene attivata come spazio espositivo per l'arte contemporanea.
La relazione tra pensiero e percezione delle forme esteriori è l’elemento centrale della ricerca di Jacopo Candotti, in una continua rimodulazione delle forme scultoree che apre riflessioni sul confine tra oggetto d’uso e dimensione contemplativa.
Il rapporto conflittuale della modernità nei confronti dell’ornamento, nelle opere di Candotti viene superato modificando il ruolo dell’ornato, che da accessorio superfluo diviene protagonista che tende a sostituirsi alla forma che lo ospita.
Differenziandosi dallo spirito postmoderno, che ha riscoperto la decorazione nella dimensione ludica del nonsense, Candotti concentra l’attenzione sul significato della forma e sui fattori che influiscono nell’esperienza estetica.
Per Edicola Radetzky, Jacopo Candotti realizza una grande scultura modellata con cera d’api nera, composta da più forme che si legano in una composizione dall’atmosfera metafisica.
Diversi elementi iconici della storia dell’architettura sono prelevati da Candotti per essere trasferiti in una dimensione sospesa, un arrangiamento visivo che trasforma la città in accordo musicale.
I volumi geometrici del razionalismo dialogano con le forme della classicità e le decorazioni del gotico, in un compendio storico che annulla le distanze temporali per mostrare un’architettura lieve, alleggerita dal peso della funzionalità per animarsi come un organismo vivente dalla sensualità accentuata dalla morbidezza della cera d’api.
La grande visibilità dell’interno dell’Edicola Radetzky viene esaltata da Candotti collocando la scultura sopra un piano all’altezza dello sguardo e inserendo un elemento verticale che ruota su se stesso come a volersi rendere maggiormente visibile, mostrandosi come oggetto prezioso.
Una colonna ornata da decori marinari tratti dallo stile manuelino, tardo gotico portoghese caratterizzato da un ornato particolarmente eccentrico, conferma l’idea di un’architettura che si libera dalle freddure del funzionalismo per aprirsi all’incanto e all’immaginazione, che nella mostra di Jacopo Candotti portano ad un’orchestrazione che unisce le arti in un inedito accordo.
La relazione tra pensiero e percezione delle forme esteriori è l’elemento centrale della ricerca di Jacopo Candotti, in una continua rimodulazione delle forme scultoree che apre riflessioni sul confine tra oggetto d’uso e dimensione contemplativa.
Il rapporto conflittuale della modernità nei confronti dell’ornamento, nelle opere di Candotti viene superato modificando il ruolo dell’ornato, che da accessorio superfluo diviene protagonista che tende a sostituirsi alla forma che lo ospita.
Differenziandosi dallo spirito postmoderno, che ha riscoperto la decorazione nella dimensione ludica del nonsense, Candotti concentra l’attenzione sul significato della forma e sui fattori che influiscono nell’esperienza estetica.
Per Edicola Radetzky, Jacopo Candotti realizza una grande scultura modellata con cera d’api nera, composta da più forme che si legano in una composizione dall’atmosfera metafisica.
Diversi elementi iconici della storia dell’architettura sono prelevati da Candotti per essere trasferiti in una dimensione sospesa, un arrangiamento visivo che trasforma la città in accordo musicale.
I volumi geometrici del razionalismo dialogano con le forme della classicità e le decorazioni del gotico, in un compendio storico che annulla le distanze temporali per mostrare un’architettura lieve, alleggerita dal peso della funzionalità per animarsi come un organismo vivente dalla sensualità accentuata dalla morbidezza della cera d’api.
La grande visibilità dell’interno dell’Edicola Radetzky viene esaltata da Candotti collocando la scultura sopra un piano all’altezza dello sguardo e inserendo un elemento verticale che ruota su se stesso come a volersi rendere maggiormente visibile, mostrandosi come oggetto prezioso.
Una colonna ornata da decori marinari tratti dallo stile manuelino, tardo gotico portoghese caratterizzato da un ornato particolarmente eccentrico, conferma l’idea di un’architettura che si libera dalle freddure del funzionalismo per aprirsi all’incanto e all’immaginazione, che nella mostra di Jacopo Candotti portano ad un’orchestrazione che unisce le arti in un inedito accordo.
29
ottobre 2016
Jacopo Candotti – La mia architettura suona in nero
Dal 29 ottobre al 26 novembre 2016
arte contemporanea
Location
EDICOLA RADETZKY
Milano, Viale Gorizia, (Milano)
Milano, Viale Gorizia, (Milano)
Orario di apertura
sempre aperta
Vernissage
29 Ottobre 2016, ore 19.00
Autore
Curatore