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Manfredi Beninati – 10 dicembre 2039
La Galleria Poggiali è lieta di annunciare Domenica 10 dicembre 2039 la prima personale fiorentina di Manfredi Beninati (Palermo, 1970), appositamente concepita e realizzata per gli spazi della galleria di Firenze.
Comunicato stampa
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La Galleria Poggiali è lieta di annunciare Domenica 10 dicembre 2039 la prima personale fiorentina di Manfredi Beninati (Palermo, 1970), appositamente concepita per gli spazi della galleria di Firenze.
Il corpus delle opere in mostra nascono dalla collaborazione tra l’artista e la galleria che li ha prodotti, assistendo Beninati in tutti i passaggi, dalla creazione alla realizzazione dei lavori stessi.
Il titolo della mostra è l’espressione di una data immaginaria, una combinazione impossibile secondo il calendario gregoriano di giorno e data. Beninati fa riferimento a un’intuizione del 1968 del fisico Gabriele Veneziano, considerato il padre della cosiddetta “teoria delle stringhe” o “teoria del tutto”, che ritiene esistano in mondi paralleli che si estendono in diverse dimensioni. Questo immaginario, legato al trascorrere del tempo in una dimensione spaziale, si riflette nelle opere dell’artista in cui tempo e spazio si uniscono con la forza dell’immaginazione a creare mondi che cambiano in base a chi li osserva.
Manfredi Beninati costruisce la mostra come un set cinematografico (Beninati ha frequentato una scuola di cinema e i set di Cinecittà) in cui crea istanti di interni, stanze sospese, situazioni immaginarie, rese attraverso un percorso che si snoda dall’entrata della galleria tra dieci light box, scatti provenienti dalla ricostruzione reale di uno spazio immaginario ricreato fisicamente in una parte della galleria, come accaduto al MAXXI di Roma nel 2003, per la Biennale di Venezia del 2005 e quella di Liverpool del 2008, e ancora, sempre nel 2008 al Parrish Museum di Southampton, alla Quadriennale di Roma, ma anche alla Biennale di Atene e a quella di Instabul nel 2009, all’Hammer Museum di Los Angeles e alla Thessaloniki Biennale (2011), e ancora nel 2012 alla Biennale di Shanghai e sempre nello stesso anno a quella di Mardin in Turchia.
In questo caso il set ricreato nella galleria Poggiali rappresenta in tutto e per tutto una versione visionaria del laboratorio ad essa attiguo.
Il progetto della mostra comprende inoltre una serie di sculture: una in marmo, mezzi busti, cavalli, cerbiatti, maschere in bronzo e bassorilievi in bronzo e resina in cui Beninati trasferisce la leggerezza del disegno e la delicatezza della luce e dei colori a olio e la vivacità dei colori a spirito, animandoli con diverse patine.
I mezzi busti colpiscono per i profili sfuggenti, abbozzati e descrivono uno spazio a più dimensioni nel quale le figure a volte emergono ben definite, a volte sono tratteggiate da tocchi leggeri e indefiniti, come se fossero volti che emergono dalla memoria ispirando conforto o evocando spaesamento.
In mostra anche una scultura in marmo in cui l’artista “fotografa” e immobilizza la situazione del suo studio a Palermo: sul plinto di marmo bianco vediamo appoggiato il suo quaderno d’appunti aperto in cui gli schizzi del prossimo lavoro, incisi nel marmo, diventano indelebili assieme una tazzina da caffè, fogli sparsi e un temperino.
Come scrive Costantino D’Orazio nel catalogo della mostra tenutasi al Macro a Roma, “…Manfredi Beninati costruisce istanti. Li dipinge oppure li realizza in forme tridimensionali che possono essere guardate soltanto da un diaframma, tornando così a farne quadri…mobili e oggetti sono fermi nel limbo tra due frazioni di secondo, sull’interstizio tra il prima e il dopo, andando a scavare nel tempo quell’istante che possiamo soltanto pensare. L’ha imbrigliato attraverso un’immagine, rivelandone tutta la fragilità”.
I 9 bassorilievi presenti, 3 in bronzo e 6 in resina, installati in orizzontale quasi a svelare una storia, sono invece slegati, sono battute di diverse sceneggiature parlano di ricordi, sogni, boschi incantati e personaggi di pura invenzione.
Nel percorso espositivo della mostra troviamo anche una serie di dipinti che raccontano dei mondi immaginati da Beninati: abitati da oggetti fantastici, elementi vegetali, esseri viventi, bambini, gruppi di persone, animali, interni che ricordano l’infanzia o viaggi, in cui la luce è delicata e i colori pastello attenuati. Lavori in cui prevale la sensazione di un’atmosfera evanescente, lieve, come l’aria o un soffice vento che permette alla luce di filtrare creando tonalità e sensazioni che riportano a paesaggi incantati.
La “miscela” che crea le opere di Beninati, come scrive Sergio Risaliti “è quella del linguaggio dell’inconscio che pretende di scegliere ed evidenziare visioni a proprio piacimento, secondo regole e principi immaginifici che non sono quelli del mondo razionale diurno “.
Avvicinandosi alle opere dell’artista siciliano, sempre secondo Risaliti, lo spettatore ha la sensazione che “l’immagine nell’insieme sembra generarsi o rigenerarsi, muoversi da un piano di profondità a un altro, come se fossero livelli di coscienza differenti. Non vi si scoprirà un soggetto centrale o dominante, ma una costellazione di segni e di figure che esistono all’interno di una dimensione spazio-temporale onirica. Come se la vita fosse un sogno, e il sogno la vita”.
Il corpus delle opere in mostra nascono dalla collaborazione tra l’artista e la galleria che li ha prodotti, assistendo Beninati in tutti i passaggi, dalla creazione alla realizzazione dei lavori stessi.
Il titolo della mostra è l’espressione di una data immaginaria, una combinazione impossibile secondo il calendario gregoriano di giorno e data. Beninati fa riferimento a un’intuizione del 1968 del fisico Gabriele Veneziano, considerato il padre della cosiddetta “teoria delle stringhe” o “teoria del tutto”, che ritiene esistano in mondi paralleli che si estendono in diverse dimensioni. Questo immaginario, legato al trascorrere del tempo in una dimensione spaziale, si riflette nelle opere dell’artista in cui tempo e spazio si uniscono con la forza dell’immaginazione a creare mondi che cambiano in base a chi li osserva.
Manfredi Beninati costruisce la mostra come un set cinematografico (Beninati ha frequentato una scuola di cinema e i set di Cinecittà) in cui crea istanti di interni, stanze sospese, situazioni immaginarie, rese attraverso un percorso che si snoda dall’entrata della galleria tra dieci light box, scatti provenienti dalla ricostruzione reale di uno spazio immaginario ricreato fisicamente in una parte della galleria, come accaduto al MAXXI di Roma nel 2003, per la Biennale di Venezia del 2005 e quella di Liverpool del 2008, e ancora, sempre nel 2008 al Parrish Museum di Southampton, alla Quadriennale di Roma, ma anche alla Biennale di Atene e a quella di Instabul nel 2009, all’Hammer Museum di Los Angeles e alla Thessaloniki Biennale (2011), e ancora nel 2012 alla Biennale di Shanghai e sempre nello stesso anno a quella di Mardin in Turchia.
In questo caso il set ricreato nella galleria Poggiali rappresenta in tutto e per tutto una versione visionaria del laboratorio ad essa attiguo.
Il progetto della mostra comprende inoltre una serie di sculture: una in marmo, mezzi busti, cavalli, cerbiatti, maschere in bronzo e bassorilievi in bronzo e resina in cui Beninati trasferisce la leggerezza del disegno e la delicatezza della luce e dei colori a olio e la vivacità dei colori a spirito, animandoli con diverse patine.
I mezzi busti colpiscono per i profili sfuggenti, abbozzati e descrivono uno spazio a più dimensioni nel quale le figure a volte emergono ben definite, a volte sono tratteggiate da tocchi leggeri e indefiniti, come se fossero volti che emergono dalla memoria ispirando conforto o evocando spaesamento.
In mostra anche una scultura in marmo in cui l’artista “fotografa” e immobilizza la situazione del suo studio a Palermo: sul plinto di marmo bianco vediamo appoggiato il suo quaderno d’appunti aperto in cui gli schizzi del prossimo lavoro, incisi nel marmo, diventano indelebili assieme una tazzina da caffè, fogli sparsi e un temperino.
Come scrive Costantino D’Orazio nel catalogo della mostra tenutasi al Macro a Roma, “…Manfredi Beninati costruisce istanti. Li dipinge oppure li realizza in forme tridimensionali che possono essere guardate soltanto da un diaframma, tornando così a farne quadri…mobili e oggetti sono fermi nel limbo tra due frazioni di secondo, sull’interstizio tra il prima e il dopo, andando a scavare nel tempo quell’istante che possiamo soltanto pensare. L’ha imbrigliato attraverso un’immagine, rivelandone tutta la fragilità”.
I 9 bassorilievi presenti, 3 in bronzo e 6 in resina, installati in orizzontale quasi a svelare una storia, sono invece slegati, sono battute di diverse sceneggiature parlano di ricordi, sogni, boschi incantati e personaggi di pura invenzione.
Nel percorso espositivo della mostra troviamo anche una serie di dipinti che raccontano dei mondi immaginati da Beninati: abitati da oggetti fantastici, elementi vegetali, esseri viventi, bambini, gruppi di persone, animali, interni che ricordano l’infanzia o viaggi, in cui la luce è delicata e i colori pastello attenuati. Lavori in cui prevale la sensazione di un’atmosfera evanescente, lieve, come l’aria o un soffice vento che permette alla luce di filtrare creando tonalità e sensazioni che riportano a paesaggi incantati.
La “miscela” che crea le opere di Beninati, come scrive Sergio Risaliti “è quella del linguaggio dell’inconscio che pretende di scegliere ed evidenziare visioni a proprio piacimento, secondo regole e principi immaginifici che non sono quelli del mondo razionale diurno “.
Avvicinandosi alle opere dell’artista siciliano, sempre secondo Risaliti, lo spettatore ha la sensazione che “l’immagine nell’insieme sembra generarsi o rigenerarsi, muoversi da un piano di profondità a un altro, come se fossero livelli di coscienza differenti. Non vi si scoprirà un soggetto centrale o dominante, ma una costellazione di segni e di figure che esistono all’interno di una dimensione spazio-temporale onirica. Come se la vita fosse un sogno, e il sogno la vita”.
22
ottobre 2016
Manfredi Beninati – 10 dicembre 2039
Dal 22 ottobre al 13 dicembre 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA POGGIALI
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì al sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
22 Ottobre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore