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Olga Maggiora – Arbor, arboris
Il gioco è sottile: più che proporre rappresentazioni attraverso il suggerimento dei simboli, e dal diverso da sé che si assume ogni simbolo suggerisca, Olga propone, in concreto, suggerimenti fisici pervasi da una suggestiva matrice simbolica.
Comunicato stampa
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Uno degli aspetti, nella continuità di un lavorare che si snoda negli anni come è quello di Olga Maggiora, si rivela in una considerazione attenta per le interazioni fra gli individui, il loro spazio vissuto e immaginato, quanto lo abita e lo costituisce.
E' un'attenzione pervasiva, la sua, oscillante fra i rapporti intercorrenti fra la fisicità dei materiali e l'arsenale simbolico della memoria.
Il gioco è sottile: più che proporre rappresentazioni attraverso il suggerimento dei simboli, e dal diverso da sé che si assume ogni simbolo suggerisca, Olga propone, in concreto, suggerimenti fisici pervasi da una suggestiva matrice simbolica.
Penso a una affermazione di Maurice Merlau-Ponty, dove la ragione non deve mai perdere la sua dimensione esistenziale ... Questo suo fare, pragma ricorrente nella sua pratica artistica, Olga lo comunica attraverso un'esperienza legata a una progettualità in cui l’interesse per la dimensione è intrigante. Non è solo una misura, bensì un approccio a un concetto di dimensione intesa come proprietà fisica, massa, rapporto col tempo. Come scriveva René Thom, "Ogni esistenza è l'espressione di un conflitto fra l'effetto erosivo e degradante della durata e un principio di permanenza che assicura la stabilità della cosa " [in Morfologia del Semiotico].
Sono considerazioni che, forzando un po' la mano, non evitano che l'attenzione per la forma, con gradi diversi di intensità, si relazioni con il nostro dis/ordine interiore. Da una parte, Olga mi sembra si sia sempre, con convinzione, relazionata con quel percorso fenomenologico internazionale che, fin dal '900 - e attraversando ' a ondate' i decenni...- ha collegato, fra loro, artisti, tecniche, avanguardie. Questo è, ed è stato vero, in particolare per quei settori artistici che, con una potente visione delle tendenze di fondo, Filiberto Menna individuò nella linea analitica della modernità e, azzardo, delle sue conseguenze [in La Linea Analitica dell'Arte Moderna-Le Figure e le Icone].
D'altra parte.in lei esiste, nello snodarsi della sua pratica artistica, una esigenza geometrica, una sorta di ricerca continua di un riferimento costante, a una geo-metria "... misura della Terra, studiata dall'essere umano almeno dal - 4000 e arrivata a vette altissime attorno al -III secolo,...", come scrive Bruno D'Amore [in Arte e matematica- Metafore, analogie, rappresentazioni, identità tra due mondi possibili. Poi D'Amore continua, in questo recentissimo bel libro, verso la topologia, ma qui mi fermo]. Il ritmo, il fascino percettivo, estetico, a cui persegue Olga così sempre attenta all'evolversi delle forme delle sue opere, in effetti, non assumono un uso duro delle geometria, ma ne animano, almeno questa è una mia sensazione, un anelito quasi-antropologico a quanto la geo-metria ( cito la formulazione del matematico D'Amore) cerca dalle origini dei barlumi della ragione umana. E', forse antropo-filosoficamente detto, una combinazione di intuizioni, riflessioni progettuali, pratiche materiali, sulle origini....
Mutevole per necessità e relativamente contro la sua natura, l'individuo - al di là dei generi - è, come sosteneva Silvio Ceccato, pervaso da un pensiero vincolato... Nel suo sguardo storico che accompagna la sua attività artistica, Olga ne tiene conto.
A proposito di ricognizioni epistemologiche (qui sullo sfondo ci sono), ogni ricognizione di queste "… è una impresa provvista di senso". Così disse il grande Gaston Bachelard.
Franco Torriani
Settembre 2016
E' un'attenzione pervasiva, la sua, oscillante fra i rapporti intercorrenti fra la fisicità dei materiali e l'arsenale simbolico della memoria.
Il gioco è sottile: più che proporre rappresentazioni attraverso il suggerimento dei simboli, e dal diverso da sé che si assume ogni simbolo suggerisca, Olga propone, in concreto, suggerimenti fisici pervasi da una suggestiva matrice simbolica.
Penso a una affermazione di Maurice Merlau-Ponty, dove la ragione non deve mai perdere la sua dimensione esistenziale ... Questo suo fare, pragma ricorrente nella sua pratica artistica, Olga lo comunica attraverso un'esperienza legata a una progettualità in cui l’interesse per la dimensione è intrigante. Non è solo una misura, bensì un approccio a un concetto di dimensione intesa come proprietà fisica, massa, rapporto col tempo. Come scriveva René Thom, "Ogni esistenza è l'espressione di un conflitto fra l'effetto erosivo e degradante della durata e un principio di permanenza che assicura la stabilità della cosa " [in Morfologia del Semiotico].
Sono considerazioni che, forzando un po' la mano, non evitano che l'attenzione per la forma, con gradi diversi di intensità, si relazioni con il nostro dis/ordine interiore. Da una parte, Olga mi sembra si sia sempre, con convinzione, relazionata con quel percorso fenomenologico internazionale che, fin dal '900 - e attraversando ' a ondate' i decenni...- ha collegato, fra loro, artisti, tecniche, avanguardie. Questo è, ed è stato vero, in particolare per quei settori artistici che, con una potente visione delle tendenze di fondo, Filiberto Menna individuò nella linea analitica della modernità e, azzardo, delle sue conseguenze [in La Linea Analitica dell'Arte Moderna-Le Figure e le Icone].
D'altra parte.in lei esiste, nello snodarsi della sua pratica artistica, una esigenza geometrica, una sorta di ricerca continua di un riferimento costante, a una geo-metria "... misura della Terra, studiata dall'essere umano almeno dal - 4000 e arrivata a vette altissime attorno al -III secolo,...", come scrive Bruno D'Amore [in Arte e matematica- Metafore, analogie, rappresentazioni, identità tra due mondi possibili. Poi D'Amore continua, in questo recentissimo bel libro, verso la topologia, ma qui mi fermo]. Il ritmo, il fascino percettivo, estetico, a cui persegue Olga così sempre attenta all'evolversi delle forme delle sue opere, in effetti, non assumono un uso duro delle geometria, ma ne animano, almeno questa è una mia sensazione, un anelito quasi-antropologico a quanto la geo-metria ( cito la formulazione del matematico D'Amore) cerca dalle origini dei barlumi della ragione umana. E', forse antropo-filosoficamente detto, una combinazione di intuizioni, riflessioni progettuali, pratiche materiali, sulle origini....
Mutevole per necessità e relativamente contro la sua natura, l'individuo - al di là dei generi - è, come sosteneva Silvio Ceccato, pervaso da un pensiero vincolato... Nel suo sguardo storico che accompagna la sua attività artistica, Olga ne tiene conto.
A proposito di ricognizioni epistemologiche (qui sullo sfondo ci sono), ogni ricognizione di queste "… è una impresa provvista di senso". Così disse il grande Gaston Bachelard.
Franco Torriani
Settembre 2016
04
ottobre 2016
Olga Maggiora – Arbor, arboris
Dal 04 al 22 ottobre 2016
arte contemporanea
Location
MUTABILIS
Torino, Via Dei Mille, 25/c, (Torino)
Torino, Via Dei Mille, 25/c, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15.30-19.30
sabato 10.30-13.00/15.30-19.30
chiuso domenica e lunedì
Vernissage
4 Ottobre 2016, ore 18.00
Autore