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The Habit of a Foreign Sky
La mostra indaga la disposizione di alcuni artisti italiani ad abitare un cielo straniero, un cielo contrario. All’interno di una casa che non è ancora casa e che solo i loro lavori, soggetto e oggetto della domesticità, renderanno tale. In un luogo in cui, improvvisamente, anche nella propria terra d’origine, il cielo dei soffitti, la prospettiva dell’abitare si trasforma in elemento estraneo, straniero, straniante
Comunicato stampa
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In un palazzo aperto, in transito dalla dimensione pubblica a quella privata, in appartamenti vuoti, non ancora abitati, il termine casa acquista il senso di una limitazione sulla proprietà; diventando un’architettura del vivere nella possibilità.
Per la generazione di artisti trentenni italiani, la vita nella possibilità, nella presa di distanza dalle proprie radici, come sottolinea la scelta dell’immagine descritta dal titolo, significa aver compiuto una necessaria ricognizione all’esterno, a partire da una propria misura interiore.
Seguendo questa traccia, in un percorso dedicato ai lavori di Enrico Boccioletti, Guglielmo Castelli, Alessandro di Pietro, Michele Gabriele, Diego Miguel Mirabella, Giovanni Oberti, Ornaghi & Prestinari, Valentina Perazzini e Jonathan Vivacqua, The Habit of a Foreign Sky indaga la loro peculiare inclinazione, la disposizione di alcuni artisti italiani ad abitare un cielo straniero, un cielo contrario. All’interno di una casa che non è ancora casa e che solo i loro lavori, soggetto e oggetto della domesticità, renderanno tale. In un luogo in cui, improvvisamente, anche nella propria terra d’origine, il cielo dei soffitti, la prospettiva dell’abitare si trasforma in elemento estraneo, straniero, straniante.
Verranno allestiti: sculture, fotografie, dipinti, video, interventi installativi, ambienti e disegni inediti, che gli artisti hanno potuto realizzare negli ultimi mesi direttamente negli spazi. In un palazzo del 1913, le opere esposte metteranno alla prova l’edilizia sostenibile integrata che è stata utilizzata nel riqualificare gli appartamenti. Offrendo non solo l’opportunità di attivare unità abitative in funzione di spazi espositivi, ma fornendo anche ad artisti e a progetti l’esperienza di risiedere.
Dalle sagome dissolte di Castelli, agli atti poetici di Oberti, alle riscritture di Alessandro Di Pietro, alle analogie di Perazzini, ai carotaggi di Ornaghi&Prestinari, alle fusioni di Michele Gabriele, ai profili di Vivacqua, la negazione, la contraddizione della quotidianità, l’un-heimlich (contrario di heimlich, da heim, casa, ma anche tranquillo, confortevole, fidato) provoca la struttura degli interni, dilatando nel tempo la definitiva chiusura al pubblico, degli ambienti dell’edificio di via Paisiello 6.
La mostra, nelle flessioni di Diego Miguel Mirabella, come nel retaggio sonoro di Boccioletti presenta una negoziazione di miti che rielaborano percezione e appropriazione di uno spazio pubblico, costruito per essere vissuto come privato (dal latino privus, proprio di un singolarità, riservato ad uno). La familiarità dell’ambiente domestico viene sfidata e il significato di casa riconsiderato grazie anche alla rielaborazione dei materiali prodotti dall'azienda promotrice di questo percorso Knauf. Nell’alveo di FuturDome il privato-domestico si trasforma in un alveo pubblico-ricettivo. Le unità abitative rappresentano una sfida alle istituzioni dell’arte e al concetto di ‘white cube’, dimostrando come si possano evitare intermediari di un sistema dell’arte che non offre spazio sufficiente alle ultime generazione di artisti italiani. Una sorta di terzo spazio, di liquido di controllo che si posiziona tra il mondo dell’arte e il quotidiano, dove ogni convenzionale dualismo possa essere infranto e, allo stesso tempo, progettato.
FUTURDOME. UN PROGETTO DI HOUSING MUSEALE DEDICATO ALL’ARTE CONTEMPORANEA
Il processo di restauro di via Paisiello 6 non prevede solo un progetto di riqualificazione di un edificio storico. Ma rappresenta anche la trasformazione di un palazzo in un condominio aperto, vòlto all’avanguardia architettonica ed estetica.
L’edificio sta per rivelarsi un immobile dalle molteplici chiavi di lettura: dall’architettura all’arte, dalla moderna funzionalità al comfort abitativo e coniuga gli spazi storici con l’arte pubblica, con installazioni, elementi scultorei e ambientazioni fruibili dalla cittadinanza.
Il palazzo Liberty è un luogo storico, in cui gli ultimi futuristi usavano incontrarsi negli anni Quaranta. Ora si chiamerà FuturDome. Ed ospiterà un progetto di housing museale – concepito da Isisuf Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo con la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi – dedicato all’arte contemporanea: dove i futuri spazi residenziali conviveranno con eventi organizzati nelle parti comuni, o anche direttamente negli appartamenti privati.
L’iniziativa è resa possibile grazie al sostegno di Knauf e anche al supporto di Pixartprinting che, credendo nell’iniziativa, hanno contribuito attivamente alla sua realizzazione.
Cartella stampa http://bit.ly/FutureDome
Scheda della mostra
Artisti: Enrico Boccioletti, Guglielmo Castelli, Alessandro di Pietro, Michele Gabriele, Diego Miguel Mirabella, Giovanni Oberti, Ornaghi & Prestinari, Valentina Perazzini e Jonathan Vivacqua
Titolo: The Habit of a Foreign Sky
Curato da: Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo
Conferenza stampa: giovedì 29 settembre 2016, ore 12.00
Inaugurazione: giovedì 29 settembre 2016, ore 18.00
Periodo espositivo: dal 29 settembre al 30 novembre 2016
Sede: FuturDome, via Paisiello 6
Si ringraziano per il supporto: Knauf, Pixartprinting
Catalogo: Isisuf Edizioni stampa Pixartprinting
Indirizzo: via Giovanni Paisiello 6, 20131 Milano
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00, oppure su appuntamento
30/09, 01/10, dalle ore 14.00 alle 19.00
Ingresso: gratuito
Informazioni: www.futurdome.com, www.knauf.it
https://www.facebook.com/thehabitofaforeignsky/
https://www.instagram.com/futurdome/
Futurdome_Liberty Palace
via Giovanni Paisiello 6, Milano
tel. +39 393 4040.233
www.futurdome.com
info@futurdome.com
Per la generazione di artisti trentenni italiani, la vita nella possibilità, nella presa di distanza dalle proprie radici, come sottolinea la scelta dell’immagine descritta dal titolo, significa aver compiuto una necessaria ricognizione all’esterno, a partire da una propria misura interiore.
Seguendo questa traccia, in un percorso dedicato ai lavori di Enrico Boccioletti, Guglielmo Castelli, Alessandro di Pietro, Michele Gabriele, Diego Miguel Mirabella, Giovanni Oberti, Ornaghi & Prestinari, Valentina Perazzini e Jonathan Vivacqua, The Habit of a Foreign Sky indaga la loro peculiare inclinazione, la disposizione di alcuni artisti italiani ad abitare un cielo straniero, un cielo contrario. All’interno di una casa che non è ancora casa e che solo i loro lavori, soggetto e oggetto della domesticità, renderanno tale. In un luogo in cui, improvvisamente, anche nella propria terra d’origine, il cielo dei soffitti, la prospettiva dell’abitare si trasforma in elemento estraneo, straniero, straniante.
Verranno allestiti: sculture, fotografie, dipinti, video, interventi installativi, ambienti e disegni inediti, che gli artisti hanno potuto realizzare negli ultimi mesi direttamente negli spazi. In un palazzo del 1913, le opere esposte metteranno alla prova l’edilizia sostenibile integrata che è stata utilizzata nel riqualificare gli appartamenti. Offrendo non solo l’opportunità di attivare unità abitative in funzione di spazi espositivi, ma fornendo anche ad artisti e a progetti l’esperienza di risiedere.
Dalle sagome dissolte di Castelli, agli atti poetici di Oberti, alle riscritture di Alessandro Di Pietro, alle analogie di Perazzini, ai carotaggi di Ornaghi&Prestinari, alle fusioni di Michele Gabriele, ai profili di Vivacqua, la negazione, la contraddizione della quotidianità, l’un-heimlich (contrario di heimlich, da heim, casa, ma anche tranquillo, confortevole, fidato) provoca la struttura degli interni, dilatando nel tempo la definitiva chiusura al pubblico, degli ambienti dell’edificio di via Paisiello 6.
La mostra, nelle flessioni di Diego Miguel Mirabella, come nel retaggio sonoro di Boccioletti presenta una negoziazione di miti che rielaborano percezione e appropriazione di uno spazio pubblico, costruito per essere vissuto come privato (dal latino privus, proprio di un singolarità, riservato ad uno). La familiarità dell’ambiente domestico viene sfidata e il significato di casa riconsiderato grazie anche alla rielaborazione dei materiali prodotti dall'azienda promotrice di questo percorso Knauf. Nell’alveo di FuturDome il privato-domestico si trasforma in un alveo pubblico-ricettivo. Le unità abitative rappresentano una sfida alle istituzioni dell’arte e al concetto di ‘white cube’, dimostrando come si possano evitare intermediari di un sistema dell’arte che non offre spazio sufficiente alle ultime generazione di artisti italiani. Una sorta di terzo spazio, di liquido di controllo che si posiziona tra il mondo dell’arte e il quotidiano, dove ogni convenzionale dualismo possa essere infranto e, allo stesso tempo, progettato.
FUTURDOME. UN PROGETTO DI HOUSING MUSEALE DEDICATO ALL’ARTE CONTEMPORANEA
Il processo di restauro di via Paisiello 6 non prevede solo un progetto di riqualificazione di un edificio storico. Ma rappresenta anche la trasformazione di un palazzo in un condominio aperto, vòlto all’avanguardia architettonica ed estetica.
L’edificio sta per rivelarsi un immobile dalle molteplici chiavi di lettura: dall’architettura all’arte, dalla moderna funzionalità al comfort abitativo e coniuga gli spazi storici con l’arte pubblica, con installazioni, elementi scultorei e ambientazioni fruibili dalla cittadinanza.
Il palazzo Liberty è un luogo storico, in cui gli ultimi futuristi usavano incontrarsi negli anni Quaranta. Ora si chiamerà FuturDome. Ed ospiterà un progetto di housing museale – concepito da Isisuf Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo con la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi – dedicato all’arte contemporanea: dove i futuri spazi residenziali conviveranno con eventi organizzati nelle parti comuni, o anche direttamente negli appartamenti privati.
L’iniziativa è resa possibile grazie al sostegno di Knauf e anche al supporto di Pixartprinting che, credendo nell’iniziativa, hanno contribuito attivamente alla sua realizzazione.
Cartella stampa http://bit.ly/FutureDome
Scheda della mostra
Artisti: Enrico Boccioletti, Guglielmo Castelli, Alessandro di Pietro, Michele Gabriele, Diego Miguel Mirabella, Giovanni Oberti, Ornaghi & Prestinari, Valentina Perazzini e Jonathan Vivacqua
Titolo: The Habit of a Foreign Sky
Curato da: Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo
Conferenza stampa: giovedì 29 settembre 2016, ore 12.00
Inaugurazione: giovedì 29 settembre 2016, ore 18.00
Periodo espositivo: dal 29 settembre al 30 novembre 2016
Sede: FuturDome, via Paisiello 6
Si ringraziano per il supporto: Knauf, Pixartprinting
Catalogo: Isisuf Edizioni stampa Pixartprinting
Indirizzo: via Giovanni Paisiello 6, 20131 Milano
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00, oppure su appuntamento
30/09, 01/10, dalle ore 14.00 alle 19.00
Ingresso: gratuito
Informazioni: www.futurdome.com, www.knauf.it
https://www.facebook.com/thehabitofaforeignsky/
https://www.instagram.com/futurdome/
Futurdome_Liberty Palace
via Giovanni Paisiello 6, Milano
tel. +39 393 4040.233
www.futurdome.com
info@futurdome.com
29
settembre 2016
The Habit of a Foreign Sky
Dal 29 settembre al 30 novembre 2016
arte contemporanea
Location
FUTURDOME
Milano, Via Giovanni Paisiello, 6, (Milano)
Milano, Via Giovanni Paisiello, 6, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00, oppure su appuntamento
30/09, 01/10, dalle ore 14.00 alle 19.00
Vernissage
29 Settembre 2016, ore 18
Autore