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Uno Nessuno Centomila
Partendo dalla storia del Romanzo di Luigi Pirandello “Uno Nessuno e Centomila” si costituirà una mostra che possa spiegare e porre interrogativi, attraverso le opere degli artisti, sul concetto profondo e attuale che risiede nel romanzo che si dischiude anche nell’ era odierna.
Comunicato stampa
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Uno Nessuno Centomila
"Come sopportare in me questo estraneo?
Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo?
Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?"
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Partendo dalla storia del Romanzo di Luigi Pirandello “Uno nessuno e Centomila” si costituirà una mostra che possa spiegare e porre interrogativi, attraverso le opere degli artisti, sul concetto profondo e attuale che risiede nel romanzo che si dischiude anche nell' era odierna con tematiche e problematiche psicologiche legate più alla nostra epoca piuttosto che ai primi del 900, alle porte di un conflitto mondiale.
Partendo dall'analisi del titolo, Uno rappresenta l’immagine che ogni essere umano ha di sé, nessuno è ciò che il protagonista della storia sceglie alla fine di essere, e centomila ritrae, chiaramente, l’immagine che gli altri hanno di noi.
Luigi Pirandello pubblicò il Romanzo Uno Nessuno Centomila nel 1926 presso l'editore Bemporad a Firenze.
La struttura del romanzo è suddivisa in 8 libri scandito ciascuno da una serie di capitoli dotati di titolo e numerati in cifre romane. Si crea un insieme narrativo ispirato ad un principio di scomposizione analitica, la sintesi che appartiene al novelliere umoristico ed al drammaturgo e la logica strutturale del montaggio cinematografico raggiungendo così la, metanarrazione ed il racconto filosofico per un approdo antinaturalistico.
A scatenare la deriva umoristica è il protagonista Vitangelo Moscarda, narratore in prima persona del romanzo tanto che la stessa critica letteraria lo avvicinò alla figura di Luigi Pirandello facendo diventare il romanzo quasi autobiografico.
L'ossessione crescente di Vitangelo Moscarda, dopo la scoperta grazie alla moglie del suo naso storto, introduce il tema dello specchio. Lo specchio diviene lo strumento principale della sua cognizione di sdoppiamento e di estraneità a se stesso. Strumento di un epifania negativa, lo specchio sorprende un estraneo, nell'immagine riflessa, munito di una sembianza imprevista e sconosciuta, l' immagine riflessa rivela e manifesta l'anima della persona ed alla fine del romanzo non c' è più anima né persona. E nemmeno si deve dimenticare che ad esser privi di riflesso, sono le emanazioni demoniache, mentre alla natura dello specchio non sfugge un ruolo di varco e di transito da un mondo all'altro.
“..Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di fusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano dato: cioè vedevano in me, ciascuno, un Moscarda che non ero io, non essendo io propriamente nessuno per me.”
Il protagonista del romanzo, Vitangelo Moscarda, vive un vero e proprio dramma, perché devastato dal pensiero che la visione della sua personalità non è la stessa che la moglie percepisce di lui. Vitangelo Moscarda, dunque, comprende chiaramente che ogni essere umano crea nella sua mente una visione soggettiva di ciò che ogni singolo individuo rappresenta, in base a delle supposizioni; nella società un uomo non è “uno” agli occhi degli altri, ma è “centomila” individualità. L’esistenza dell’essere umano, dunque, viene annullata: non essendo considerato come concretamente è, o crediamo di essere, le “centomila” raffigurazioni che sono nella mente degli altri frantumano l’essenza umana e si diventa “nessuno”.
Questa nuova consapevolezza accende in lui il forte desiderio di distruggere tutte le forme che gli vengono attribuite dagli altri ma nelle quali non si riconosce, con l’obiettivo di riuscire ad essere “uno per tutti”.. E infine, in questo impeto di pensieri, Vitangelo va in crisi, sconvolto dalla pazzia perché dilaniato dall’idea che gli altri non conoscono la sua vera identità e che, paradossalmente, nemmeno lui, potrà mai conoscere pienamente se stesso.
Sconcertato, vittima di incomprensioni, rifiuta la sua stessa personalità, cancellandola definitivamente e allontanandosi dalla società. Il protagonista giunge a una risoluzione estrema: decide di trascorrere il resto della sua vita in manicomio, dove può essere il signor “nessuno”.
La lezione di Luigi Pirandello scuote i nostri sentimenti, mette a dura prova le nostre convinzioni o, per lo meno, ciò che noi vogliamo sforzarci di credere. Perché, proprio come afferma Luigi Pirandello, nulla è fermo, dunque nemmeno le opinioni degli altri sono le stesse. E l’uomo non può inseguirle, tantomeno cambiarle; leggendo il libro, attentamente, ci accorgiamo che l’autore non vuole offrire una spiegazione ai nostri dubbi, ma smuovere le nostre idee e aiutarci a riflettere. Sta a noi, poi, cercare il modo migliore o più coerente di agire in determinate situazioni o, per lo meno, individuare un percorso lungo il quale disegnare possibili strade alternative ai contrasti della mente umana.
Nel romanzo troviamo il concetto di specchio, di luce ed ombra che corrispondono allo sdoppiamento e presa di coscienza del sé, si confrontano, si scontrano e si deformano le varie personalità. L'ombra sta a significare ed identificare l'umorismo, ossia sentimento del contrario, l'artista ordinario bada al corpo, l'umorista bada al corpo e all'ombra. L'ombra massificata di un novecento che avanzava verso i baratri totalitari ed i crolli definitivi dell' umano. È per questo che la scrittura in Pirandello diventa un esercizio di autoterapia con cui assorbire la schizofrenia.
La visione che abbiamo di noi stessi non corrisponde alla visione che hanno gli altri di noi, noi siamo differenti persone a seconda delle situazioni in cui ci troviamo catapultati e che viviamo.
Il nostro senso di omologazione ci ha portato ad un riconoscimento non veritiero di ciò che siamo. Abbiamo la percezione della nostra immagine ma correlata al giudizio altrui questo non ci permette, per le nostre paure ed insicurezze, di essere padroni ma solo di accettarla nella misura in cui gli altri ci vedono, accettano e pongono un giudizio ed un confine alla nostra vera persona. La solitudine dell'uomo contemporaneo porta ad una riflessione profonda, pur essendo in una comunità, pur avendo mezzi e pur vivendo in un mondo globalizzato dove il prolungamento della nostra persona è tecnologia e quindi accorciamento virtuale delle distanze, ci chiudiamo prima verso noi stessi, per paura di accettarci, e poi verso gli altri.
Con la solitudine e la paura di esser noi stessi si arriva a “nessuno” e l'annullamento dell ”io” veritierio in nome dei “centomila” che dobbiamo essere per essere socialmente, facendo si che l'uno il nostro vero io si assopisca e nell'annullamento trovi certezza di poter essere per gli altri. Siamo molti nella moltitudine di una società, siamo uno nella solitudine di noi stessi, siamo nessuno nel tentativo di essere qualcun' altro.
La mostra, grazie all'operato degli Artisti, vuole sottolineare quello che è il Romanzo di Pirandello, portando una riflessione sul concetto di identità e porre delle basi per spunti riflessivi sull' agire del nostro essere rispetto alla società contemporanea, che è appannaggio del nostro vero sé, attraverso l'estetica e l'immagine.
“E tutto, attimo per attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.”
"Come sopportare in me questo estraneo?
Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo?
Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?"
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Partendo dalla storia del Romanzo di Luigi Pirandello “Uno nessuno e Centomila” si costituirà una mostra che possa spiegare e porre interrogativi, attraverso le opere degli artisti, sul concetto profondo e attuale che risiede nel romanzo che si dischiude anche nell' era odierna con tematiche e problematiche psicologiche legate più alla nostra epoca piuttosto che ai primi del 900, alle porte di un conflitto mondiale.
Partendo dall'analisi del titolo, Uno rappresenta l’immagine che ogni essere umano ha di sé, nessuno è ciò che il protagonista della storia sceglie alla fine di essere, e centomila ritrae, chiaramente, l’immagine che gli altri hanno di noi.
Luigi Pirandello pubblicò il Romanzo Uno Nessuno Centomila nel 1926 presso l'editore Bemporad a Firenze.
La struttura del romanzo è suddivisa in 8 libri scandito ciascuno da una serie di capitoli dotati di titolo e numerati in cifre romane. Si crea un insieme narrativo ispirato ad un principio di scomposizione analitica, la sintesi che appartiene al novelliere umoristico ed al drammaturgo e la logica strutturale del montaggio cinematografico raggiungendo così la, metanarrazione ed il racconto filosofico per un approdo antinaturalistico.
A scatenare la deriva umoristica è il protagonista Vitangelo Moscarda, narratore in prima persona del romanzo tanto che la stessa critica letteraria lo avvicinò alla figura di Luigi Pirandello facendo diventare il romanzo quasi autobiografico.
L'ossessione crescente di Vitangelo Moscarda, dopo la scoperta grazie alla moglie del suo naso storto, introduce il tema dello specchio. Lo specchio diviene lo strumento principale della sua cognizione di sdoppiamento e di estraneità a se stesso. Strumento di un epifania negativa, lo specchio sorprende un estraneo, nell'immagine riflessa, munito di una sembianza imprevista e sconosciuta, l' immagine riflessa rivela e manifesta l'anima della persona ed alla fine del romanzo non c' è più anima né persona. E nemmeno si deve dimenticare che ad esser privi di riflesso, sono le emanazioni demoniache, mentre alla natura dello specchio non sfugge un ruolo di varco e di transito da un mondo all'altro.
“..Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di fusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano dato: cioè vedevano in me, ciascuno, un Moscarda che non ero io, non essendo io propriamente nessuno per me.”
Il protagonista del romanzo, Vitangelo Moscarda, vive un vero e proprio dramma, perché devastato dal pensiero che la visione della sua personalità non è la stessa che la moglie percepisce di lui. Vitangelo Moscarda, dunque, comprende chiaramente che ogni essere umano crea nella sua mente una visione soggettiva di ciò che ogni singolo individuo rappresenta, in base a delle supposizioni; nella società un uomo non è “uno” agli occhi degli altri, ma è “centomila” individualità. L’esistenza dell’essere umano, dunque, viene annullata: non essendo considerato come concretamente è, o crediamo di essere, le “centomila” raffigurazioni che sono nella mente degli altri frantumano l’essenza umana e si diventa “nessuno”.
Questa nuova consapevolezza accende in lui il forte desiderio di distruggere tutte le forme che gli vengono attribuite dagli altri ma nelle quali non si riconosce, con l’obiettivo di riuscire ad essere “uno per tutti”.. E infine, in questo impeto di pensieri, Vitangelo va in crisi, sconvolto dalla pazzia perché dilaniato dall’idea che gli altri non conoscono la sua vera identità e che, paradossalmente, nemmeno lui, potrà mai conoscere pienamente se stesso.
Sconcertato, vittima di incomprensioni, rifiuta la sua stessa personalità, cancellandola definitivamente e allontanandosi dalla società. Il protagonista giunge a una risoluzione estrema: decide di trascorrere il resto della sua vita in manicomio, dove può essere il signor “nessuno”.
La lezione di Luigi Pirandello scuote i nostri sentimenti, mette a dura prova le nostre convinzioni o, per lo meno, ciò che noi vogliamo sforzarci di credere. Perché, proprio come afferma Luigi Pirandello, nulla è fermo, dunque nemmeno le opinioni degli altri sono le stesse. E l’uomo non può inseguirle, tantomeno cambiarle; leggendo il libro, attentamente, ci accorgiamo che l’autore non vuole offrire una spiegazione ai nostri dubbi, ma smuovere le nostre idee e aiutarci a riflettere. Sta a noi, poi, cercare il modo migliore o più coerente di agire in determinate situazioni o, per lo meno, individuare un percorso lungo il quale disegnare possibili strade alternative ai contrasti della mente umana.
Nel romanzo troviamo il concetto di specchio, di luce ed ombra che corrispondono allo sdoppiamento e presa di coscienza del sé, si confrontano, si scontrano e si deformano le varie personalità. L'ombra sta a significare ed identificare l'umorismo, ossia sentimento del contrario, l'artista ordinario bada al corpo, l'umorista bada al corpo e all'ombra. L'ombra massificata di un novecento che avanzava verso i baratri totalitari ed i crolli definitivi dell' umano. È per questo che la scrittura in Pirandello diventa un esercizio di autoterapia con cui assorbire la schizofrenia.
La visione che abbiamo di noi stessi non corrisponde alla visione che hanno gli altri di noi, noi siamo differenti persone a seconda delle situazioni in cui ci troviamo catapultati e che viviamo.
Il nostro senso di omologazione ci ha portato ad un riconoscimento non veritiero di ciò che siamo. Abbiamo la percezione della nostra immagine ma correlata al giudizio altrui questo non ci permette, per le nostre paure ed insicurezze, di essere padroni ma solo di accettarla nella misura in cui gli altri ci vedono, accettano e pongono un giudizio ed un confine alla nostra vera persona. La solitudine dell'uomo contemporaneo porta ad una riflessione profonda, pur essendo in una comunità, pur avendo mezzi e pur vivendo in un mondo globalizzato dove il prolungamento della nostra persona è tecnologia e quindi accorciamento virtuale delle distanze, ci chiudiamo prima verso noi stessi, per paura di accettarci, e poi verso gli altri.
Con la solitudine e la paura di esser noi stessi si arriva a “nessuno” e l'annullamento dell ”io” veritierio in nome dei “centomila” che dobbiamo essere per essere socialmente, facendo si che l'uno il nostro vero io si assopisca e nell'annullamento trovi certezza di poter essere per gli altri. Siamo molti nella moltitudine di una società, siamo uno nella solitudine di noi stessi, siamo nessuno nel tentativo di essere qualcun' altro.
La mostra, grazie all'operato degli Artisti, vuole sottolineare quello che è il Romanzo di Pirandello, portando una riflessione sul concetto di identità e porre delle basi per spunti riflessivi sull' agire del nostro essere rispetto alla società contemporanea, che è appannaggio del nostro vero sé, attraverso l'estetica e l'immagine.
“E tutto, attimo per attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.”
24
settembre 2016
Uno Nessuno Centomila
Dal 24 settembre al 24 ottobre 2016
arte contemporanea
Location
ONART GALLERY
Firenze, Via Della Pergola, 61/R, (Firenze)
Firenze, Via Della Pergola, 61/R, (Firenze)
Orario di apertura
da Martedì a Sabato ore 11.00 - 18.00, Domenica su appuntamento.
Vernissage
24 Settembre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore