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Maria Grazia Galatà – Simmetria di un’apparenza
Scrivere, fotografare, creare, è un modo di trasformare energia in frasi, immagini, materia e, come ogni lavoro, è il cambiamento di una cosa in un’altra.
Maria Grazia Galatà con la consapevolezza di questo sapere tesse la sua opera tra parola e luce e con ardite sperimentazioni spinge il nostro pensiero “verso” una dimensione ulteriore.
Comunicato stampa
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Scrivere, fotografare, creare, è un modo di trasformare energia in frasi, immagini, materia e, come ogni lavoro, è il cambiamento di una cosa in un'altra.
Maria Grazia Galatà con la consapevolezza di questo sapere tesse la sua opera tra parola e luce e con ardite sperimentazioni spinge il nostro pensiero "verso" una dimensione ulteriore.
Ho conosciuto Maria Grazia nel 2001 in occasione della 49^ Biennale di Venezia dove organizzai per Harald Szeemann il Bunker Poetico coinvolgendo poeti da tutto i continenti e in fondo "sdoganando" un'idea differente della poesia in forma d'arte. Maria Grazia fu un punto di riferimento fondamentale perché il suo lavoro proprio a questo tende, portare la poesia nell'arte e viceversa.
La collaborazione con lei è perdurata negli anni, sempre con proficui risultati e sono lieto con le parole d'artista di presentarla all'Istituto Romeno che è ormai diventato un cardine della cultura veneziana.
Non ho ovviamente un linguaggio critico e del resto, per usare le parole di Daniele Del Giudice, ogni critica sembra tocca l'arte con un linguaggio esterno.
Mi è caro allora riportare una mia riflessione che penso Maria Grazia condivida e faccia parte del percorso che ci accomuna sul tema dello stupore: lo stupore non è un tema accademico, anzi è il riaffermarsi di una tematica che è stata a lungo disertata, che si è smarrita nella storia della cultura moderna.
La poesia, scriveva Pasternak, unisce i distanti: è un viaggio dell'anima che trasforma il sogno in realtà. Sono certo che Maria Grazia condivide questo pensiero e del resto appare nella sua fotografia. Lo stupore della bellezza, che consiste nel comunicare all'uomo una salutare "scossa" che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all'accomodamento del quotidiano, lo "risveglia" alla luce.
L'espressione di Dostoevskij che sto per citare è senz'altro ardita e paradossale, ma invita a riflettere: "L'umanità può vivere - egli dice - senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. La bellezza colpisce, ma proprio così richiama l'uomo al suo destino ultimo, lo rimette in marcia, lo riempie di nuova speranza, gli dona il coraggio di vivere fino in fondo il dono unico dell'esistenza.
Auguro a Maria Grazia di mantenere nel cuore questa forza e di essere capace di catturare istanti pieni di tempo, scrivendo , fotografando, vivendo.
Marco Nereo Rotelli
Maria Grazia Galatà con la consapevolezza di questo sapere tesse la sua opera tra parola e luce e con ardite sperimentazioni spinge il nostro pensiero "verso" una dimensione ulteriore.
Ho conosciuto Maria Grazia nel 2001 in occasione della 49^ Biennale di Venezia dove organizzai per Harald Szeemann il Bunker Poetico coinvolgendo poeti da tutto i continenti e in fondo "sdoganando" un'idea differente della poesia in forma d'arte. Maria Grazia fu un punto di riferimento fondamentale perché il suo lavoro proprio a questo tende, portare la poesia nell'arte e viceversa.
La collaborazione con lei è perdurata negli anni, sempre con proficui risultati e sono lieto con le parole d'artista di presentarla all'Istituto Romeno che è ormai diventato un cardine della cultura veneziana.
Non ho ovviamente un linguaggio critico e del resto, per usare le parole di Daniele Del Giudice, ogni critica sembra tocca l'arte con un linguaggio esterno.
Mi è caro allora riportare una mia riflessione che penso Maria Grazia condivida e faccia parte del percorso che ci accomuna sul tema dello stupore: lo stupore non è un tema accademico, anzi è il riaffermarsi di una tematica che è stata a lungo disertata, che si è smarrita nella storia della cultura moderna.
La poesia, scriveva Pasternak, unisce i distanti: è un viaggio dell'anima che trasforma il sogno in realtà. Sono certo che Maria Grazia condivide questo pensiero e del resto appare nella sua fotografia. Lo stupore della bellezza, che consiste nel comunicare all'uomo una salutare "scossa" che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all'accomodamento del quotidiano, lo "risveglia" alla luce.
L'espressione di Dostoevskij che sto per citare è senz'altro ardita e paradossale, ma invita a riflettere: "L'umanità può vivere - egli dice - senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. La bellezza colpisce, ma proprio così richiama l'uomo al suo destino ultimo, lo rimette in marcia, lo riempie di nuova speranza, gli dona il coraggio di vivere fino in fondo il dono unico dell'esistenza.
Auguro a Maria Grazia di mantenere nel cuore questa forza e di essere capace di catturare istanti pieni di tempo, scrivendo , fotografando, vivendo.
Marco Nereo Rotelli
14
settembre 2016
Maria Grazia Galatà – Simmetria di un’apparenza
Dal 14 al 26 settembre 2016
arte contemporanea
Location
ISTITUTO ROMENO DI CULTURA E RICERCA UMANISTICA – PALAZZO CORRER
Venezia, Campo Santa Fosca (Cannaregio), 2214, (Venezia)
Venezia, Campo Santa Fosca (Cannaregio), 2214, (Venezia)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 16,00 – 19,00
Vernissage
14 Settembre 2016, ore 18.30
Autore
Curatore