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Qui e altrove. Incontri di arte contemporanea a Villa Ada
Anche quest’anno l’arte trova respiro a Villa Ada con il programma a cura di Valentina Gioia Levy che in questa edizione affronta il tema del rapporto tra il qui e l’altrove, tra utopia ed eterotopia, tra orizzonti reali ed interiori, tra spazi vissuti e sognati, tra i luoghi di approdo e quelli abbandonati.
Comunicato stampa
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Anche quest’anno l’arte trova respiro a Villa Ada con il programma a cura di Valentina Gioia Levy che in questa edizione affronta il tema del rapporto tra il qui e l’altrove, tra utopia ed eterotopia, tra orizzonti reali ed interiori, tra spazi vissuti e sognati, tra i luoghi di approdo e quelli abbandonati. L'isola di Villa Ada ospiterà due appuntamenti domenicali - il 10 luglio e il 24 luglio - in cui si svolgeranno performances, video proiezioni, talks, approfondimenti, workshops e laboratori per i più piccoli.
Si parte domenica prossima 10 luglio esplorando il tema del luogo in relazione al viaggio, alla migrazione, al confine espanso e oltrepassato, cercando di assumere il punto di vista di colui che afronta questo dislocamento spaziale. Dopo un workshop promosso da Art’è Ragazzi, si inizia alle 19,00 con una performance di Jebila Okongwu. Nato da madre inglese e padre nigeriano, l’artista tratta i temi dell’identità e dell’estraniamento, giocando con gli stereotipi e i luoghi comuni. Okongwu invade gli spazi del Festival con la performance "Vu cumprà" in cui riveste la figura del venditore abusivo che tenta di vendere le sue opere ai passanti, sperimentando in prima persona la difficile condizione vissuta da centinaia di persone arrivate in Italia, per le quali il commercio di strada rimane l’unico mezzo possibile di sostentamento.
Alle 20,00 la performance "Conflit: le fil Rouge" dell’artista di origini camerunesi Anna Mapubi che lavora per ricucire i pezzi di un’identità smembrata, la sua e quella del continente africano. “Respingo le frontiere fisiche e mentali, apro o svelo le falle e le richiudo cucendo, tento di passare da uno stato di coscienza individuale a una collettiva mostrando le pieghe interne ed esterne” dice l’artista del suo lavoro riferendosi alla materia tessuto-corpo. Il suo lavoro esplora le possibilità del corpo-utopia, o meglio, come disse Foucault del corpo che è il luogo assoluto, piccolo frammento di spazio col quale letteralmente 'faccio corpo' ovvero, quella porzione di spazio che è sempre qui e mai altrove.
A seguire la proiezione del I capitolo del progetto "Chasing Boundaries" di Zaelia Bishop & Emanuele Napolitano, che ha come obiettivo raccogliere testimonianze di artisti provenienti da terre lontane e che si trovano a operare quotidianamente in condizioni difficili o impossibili, riuscendo a trasformare le proprie esperien- ze in produzione artistica. Il primo capitolo presenta una serie di interviste raccolte in Israele. Dopo la vi- deo-proiezione gli artisti introdurranno il II capitolo del progetto nell’ambito di una conversazione moderata da Valentina Gioia Levy.
Per tutta la durata del festival saranno visibili due installazioni, “Le Radeau de La Meduse” di Arnaud Cohen e “I See I See #4” di Federica di Carlo. L’installazione dell’artista francese il cui titolo richiama ironicamente il celebre dipinto di Géricault è un canotto riempito di gonfiabili a forma di bottiglie di birra e altre bevande che sarà lasciato galleggiare nel laghetto di Villa Ada. Come la maggior parte della produzione di Cohen, il lavoro è impregnato di un umorismo usato come strumento di critica della società contemporanea facendo continuamente riferimento alla storia o alla storia dell’arte. In questo caso lo storico drammatico naufragio dipinto da Géricault diventa il pretesto per una critica nei confronti della polemica anti-immigrazione.
L’installazione di Federica di Carlo “I See I See #4” indaga invece la relazione tra luce e visione, che rappresenta per l’uomo il primo approccio sensibile al concetto di confine, contenimento e attraversamento. Collocata al bordo del laghetto, l’installazione è composta da lenti ottiche, che in diverse ore della giornata modificano la visione del paesaggio proponendo un’immagine del luogo che muta con la posizione del sole.
Si parte domenica prossima 10 luglio esplorando il tema del luogo in relazione al viaggio, alla migrazione, al confine espanso e oltrepassato, cercando di assumere il punto di vista di colui che afronta questo dislocamento spaziale. Dopo un workshop promosso da Art’è Ragazzi, si inizia alle 19,00 con una performance di Jebila Okongwu. Nato da madre inglese e padre nigeriano, l’artista tratta i temi dell’identità e dell’estraniamento, giocando con gli stereotipi e i luoghi comuni. Okongwu invade gli spazi del Festival con la performance "Vu cumprà" in cui riveste la figura del venditore abusivo che tenta di vendere le sue opere ai passanti, sperimentando in prima persona la difficile condizione vissuta da centinaia di persone arrivate in Italia, per le quali il commercio di strada rimane l’unico mezzo possibile di sostentamento.
Alle 20,00 la performance "Conflit: le fil Rouge" dell’artista di origini camerunesi Anna Mapubi che lavora per ricucire i pezzi di un’identità smembrata, la sua e quella del continente africano. “Respingo le frontiere fisiche e mentali, apro o svelo le falle e le richiudo cucendo, tento di passare da uno stato di coscienza individuale a una collettiva mostrando le pieghe interne ed esterne” dice l’artista del suo lavoro riferendosi alla materia tessuto-corpo. Il suo lavoro esplora le possibilità del corpo-utopia, o meglio, come disse Foucault del corpo che è il luogo assoluto, piccolo frammento di spazio col quale letteralmente 'faccio corpo' ovvero, quella porzione di spazio che è sempre qui e mai altrove.
A seguire la proiezione del I capitolo del progetto "Chasing Boundaries" di Zaelia Bishop & Emanuele Napolitano, che ha come obiettivo raccogliere testimonianze di artisti provenienti da terre lontane e che si trovano a operare quotidianamente in condizioni difficili o impossibili, riuscendo a trasformare le proprie esperien- ze in produzione artistica. Il primo capitolo presenta una serie di interviste raccolte in Israele. Dopo la vi- deo-proiezione gli artisti introdurranno il II capitolo del progetto nell’ambito di una conversazione moderata da Valentina Gioia Levy.
Per tutta la durata del festival saranno visibili due installazioni, “Le Radeau de La Meduse” di Arnaud Cohen e “I See I See #4” di Federica di Carlo. L’installazione dell’artista francese il cui titolo richiama ironicamente il celebre dipinto di Géricault è un canotto riempito di gonfiabili a forma di bottiglie di birra e altre bevande che sarà lasciato galleggiare nel laghetto di Villa Ada. Come la maggior parte della produzione di Cohen, il lavoro è impregnato di un umorismo usato come strumento di critica della società contemporanea facendo continuamente riferimento alla storia o alla storia dell’arte. In questo caso lo storico drammatico naufragio dipinto da Géricault diventa il pretesto per una critica nei confronti della polemica anti-immigrazione.
L’installazione di Federica di Carlo “I See I See #4” indaga invece la relazione tra luce e visione, che rappresenta per l’uomo il primo approccio sensibile al concetto di confine, contenimento e attraversamento. Collocata al bordo del laghetto, l’installazione è composta da lenti ottiche, che in diverse ore della giornata modificano la visione del paesaggio proponendo un’immagine del luogo che muta con la posizione del sole.
10
luglio 2016
Qui e altrove. Incontri di arte contemporanea a Villa Ada
Dal 10 luglio al 12 agosto 2016
incontro - conferenza
Location
VILLA ADA
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Orario di apertura
18,00 - 21,00
Vernissage
10 Luglio 2016, h 18.30
Autore
Curatore