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19
gennaio 2009
fino al 22.II.2009 Gianni Caravaggio Reggio Emilia, Collezione Maramotti
bologna
Alla pattern room della Collezione Maramotti entra la giovane arte italiana. Accompagnata da una provocazione letteraria e teorica. Un discorso ragionato tra artista e filosofo, che parte dall'origine del mondo. Per arrivare agli scenari contemporanei...
È l’origine del mondo il punto focale dello Scenario formato dai sei lavori di Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, Chieti, 1968; vive a Milano). Allievo ed erede di Luciano Fabro, Caravaggio ha invaso lo spazio della pattern room della Collezione Maramotti, studiando perfettamente i bilanciamenti e gli accordi tra pesi e misure, per parlare della genesi dell’opera come “principio vivente”. Partendo dalla filosofia del principio come fine, per ricostruire il mondo di quei filosofi greci che vedevano nei fenomeni naturali un modo per generare stupore.
I materiali utilizzati sono eterogenei: ferro, zinco cromato, marmo, polistirolo. Sono i lavori stessi a formare lo scenario di relazioni cosmogoniche; sono le opere che, da sé, hanno questa capacità, un’attualità e una possibilità temporale. In esse si scoprono altre facce di quello che si percepisce in prima istanza, e tutto ciò va a comporre il sistema solare ricreato da Gianni Caravaggio.
Il volume che accompagna la mostra, edito da Gli Ori, rappresenta una provocazione intellettuale, una sorta di opera d’arte, nonché uno spaccato teorico della poetica di Caravaggio autore, che teorizza sei diversi scenari possibili. In Poco prima del sistema solare si diverte a giocare con otto sfere di metallo e un seme di soia, sovrapposti uno sull’altro, a formare una torre in precario equilibrio, ispirandosi ai nove pianeti del sistema solare. In In un’altra dimensione squarcia una porzione di parete, quasi a volerla trasportare in una dimensione ultraterrena.
In Principio con testimone, Caravaggio dispone sfere di varie dimensioni per costruire un paesaggio misterioso, non ancora attuato ma in potenza, su una lastra che riporta il calco del selciato dove l’artista ha compiuto i suoi primi passi, mentre un ipotetico testimone in marmo nero, forma inorganica dotata di fori passanti, simboleggia la prima testimonianza delle tracce di un avvenimento universale.
Altri scenari del possibile si aprono alla visione, come in Agire come la falce di Cronos, dove una corda arancione scende dal soffitto in bronzo al pavimento, assumendo la forma di una spirale, antica simbologia del tempo; o, ancora, in Lo stupore è nuovo ogni giorno, opera che prende il titolo da un frammento di Eraclito, un foglio in alluminio verniciato, imbiancato con borotalco, dai cui buchi filtra lo stesso talco che traccia la costellazione astrale della nascita dell’artista.
In catalogo il filosofo Federico Ferrari pone le basi per una dissertazione sul concetto di scenario come spazio possibile, in potenza, per la creazione di un evento o di una possibilità. Lo scenario non riempie la scena, sostiene Ferrari, traccia semplicemente un profilo. Contiene in sé il giudizio, e la necessità. Per vedere il mondo sotto forma di eternità. Così come nell’arte.
Poiché l’arte è proprio questo, ed è tale la nuova sfida del contemporaneo: “La creazione di uno scenario che non si dà mai come già definito e i cui confini restano incommensurabili”.
I materiali utilizzati sono eterogenei: ferro, zinco cromato, marmo, polistirolo. Sono i lavori stessi a formare lo scenario di relazioni cosmogoniche; sono le opere che, da sé, hanno questa capacità, un’attualità e una possibilità temporale. In esse si scoprono altre facce di quello che si percepisce in prima istanza, e tutto ciò va a comporre il sistema solare ricreato da Gianni Caravaggio.
Il volume che accompagna la mostra, edito da Gli Ori, rappresenta una provocazione intellettuale, una sorta di opera d’arte, nonché uno spaccato teorico della poetica di Caravaggio autore, che teorizza sei diversi scenari possibili. In Poco prima del sistema solare si diverte a giocare con otto sfere di metallo e un seme di soia, sovrapposti uno sull’altro, a formare una torre in precario equilibrio, ispirandosi ai nove pianeti del sistema solare. In In un’altra dimensione squarcia una porzione di parete, quasi a volerla trasportare in una dimensione ultraterrena.
In Principio con testimone, Caravaggio dispone sfere di varie dimensioni per costruire un paesaggio misterioso, non ancora attuato ma in potenza, su una lastra che riporta il calco del selciato dove l’artista ha compiuto i suoi primi passi, mentre un ipotetico testimone in marmo nero, forma inorganica dotata di fori passanti, simboleggia la prima testimonianza delle tracce di un avvenimento universale.
Altri scenari del possibile si aprono alla visione, come in Agire come la falce di Cronos, dove una corda arancione scende dal soffitto in bronzo al pavimento, assumendo la forma di una spirale, antica simbologia del tempo; o, ancora, in Lo stupore è nuovo ogni giorno, opera che prende il titolo da un frammento di Eraclito, un foglio in alluminio verniciato, imbiancato con borotalco, dai cui buchi filtra lo stesso talco che traccia la costellazione astrale della nascita dell’artista.
In catalogo il filosofo Federico Ferrari pone le basi per una dissertazione sul concetto di scenario come spazio possibile, in potenza, per la creazione di un evento o di una possibilità. Lo scenario non riempie la scena, sostiene Ferrari, traccia semplicemente un profilo. Contiene in sé il giudizio, e la necessità. Per vedere il mondo sotto forma di eternità. Così come nell’arte.
Poiché l’arte è proprio questo, ed è tale la nuova sfida del contemporaneo: “La creazione di uno scenario che non si dà mai come già definito e i cui confini restano incommensurabili”.
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dal 22 novembre 2008 al 22 febbraio 2009
Gianni Caravaggio – Scenario
Collezione Maramotti – Max Mara
Via Fratelli Cervi, 66 – 42100 Reggio Emilia
Orario: giovedì e venerdì ore 14,30- 18,30, sabato e domenica ore 9,30-12,30 e 15–18
Ingresso libero
Catalogo Gli Ori
Info: tel. +39 0522382484; fax +39 0522934479; info@collezionemaramotti.org; www.collezionemaramotti.org
[exibart]
che noia mortale, autoreferenziale alla nausea.