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Pierpaolo Lista – Dialoghi/Dialogues
Le fotografie di Pierpaolo Lista sono preposizioni linguistiche che non documentano la realtà tangibile ma ne mostrano una ideale, costruita in modo originale ed inconsueto e sempre in rapporto dialettico con ciò che gli è estraneo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dialoghi/Dialogues
di Ilaria Tamburro
La parola è il segno attraverso cui il pensiero determina il mondo, un codice che esprime e
costituisce le basi di un processo dialogico con l’altro da sé. Come nel linguaggio verbale anche in
quello visivo, elementi minimi di senso compongono una struttura capace non solo di tradurre la
realtà sensibile ma anche di dare forma ai concetti e agli stati della coscienza attraverso un
procedimento semiotico. Le fotografie di Pierpaolo Lista sono, infatti, preposizioni linguistiche che
non documentano la realtà tangibile ma ne mostrano una ideale, costruita in modo originale ed
inconsueto e sempre in rapporto dialettico con ciò che gli è estraneo. Le fotoscritture si articolano
in un complesso sistema di segni di luce che, come un codice stenografico, composto di linee e
forme geometriche, si imprime sulla carta cotone. L’artista presenta aide mémoire, promemoria
immaginifici del pensiero, testi luminosi ma anche orme di idee fugaci, effimere come i “teatrini”
che le compongono: oggetti quasi incorporei, tanto duttili quanto fragili, perfettamente simmetrici
alla caducità del mondo tangibile. Il filo di ferro, la carta, la stoffa e il legno diventano entità
minime di un teorema il cui comune denominatore è la memoria, intesa come capacità di
registrare informazioni e di richiamarle sotto forma di ricordo. Nei “fotoconcetti” (così come sono
definiti da Gillo Dorfles) Lista ricrea quindi ambienti della mente in cui, sebbene ne siano evidenti
le tracce, manca la figura umana e si rivelano strutture oggettuali che rinviano a situazioni reali,
accadimenti storici e alla memoria collettiva ma gli stessi frammenti visivi delineano anche
un’immagine interiore che viene tracciata da chi scrive e ridisegnata da chi la legge. Ogni singolo
lavoro è infatti un dispositivo trialogico che coinvolge l’artista, lo spazio e l’osservatore, facendo di
quest’ultimo l’elemento indispensabile per il compimento dell’opera. Il pubblico completa così
l’evento immaginifico decriptando il gioco linguistico suggerito dall’artista e assegnando un nome
e una funzione logica a quelle esili forme che si materializzano grazie all’ effetto della prospettiva e
delle ombre, figure incerte che diventano un dispositivo di sconfinamento del discorso e che
pongono l’interlocutore nella condizione di stravolgerne il senso e di cadere in un calembour. A
questo punto neanche il titolo dell’opera scioglie il fraintendimento, non risolve la riflessione
messa in campo da Pierpaolo Lista aprendo, piuttosto, nuove prospettive di dialogo.
Pierpaolo Lista (Salerno, 1977) si è diplomato al Liceo Artistico di Eboli. Vive a Paestum
e lavora tra Napoli e Milano. Il vetro è l’unico supporto della pittura di Pierpaolo Lista.
L’artista capovolge il dettato operativo del dipingere – lavora cioè, sul retro della lastra
vitrea. Tanto il disegno che il colore affiorano, con questa tecnica particolare, come
apparizioni imprevedibili, sicché ogni immagine – anche la più elementare – acquista uno
spessore, non di “matericità”, ma di memoria. Se da una parte la pittura di Lista si
presenta tecnicamente unica nel suo genere, le sue fotografie, che si collocano in
continuità con il suo approccio pittorico, rappresentano, d’altro canto, un mondo
difficilmente imitabile. Questo perché Lista progetta, di volta in volta, piccoli teatri,
microcoreografie che fanno da leitmotiv allo scatto fotografico.
di Ilaria Tamburro
La parola è il segno attraverso cui il pensiero determina il mondo, un codice che esprime e
costituisce le basi di un processo dialogico con l’altro da sé. Come nel linguaggio verbale anche in
quello visivo, elementi minimi di senso compongono una struttura capace non solo di tradurre la
realtà sensibile ma anche di dare forma ai concetti e agli stati della coscienza attraverso un
procedimento semiotico. Le fotografie di Pierpaolo Lista sono, infatti, preposizioni linguistiche che
non documentano la realtà tangibile ma ne mostrano una ideale, costruita in modo originale ed
inconsueto e sempre in rapporto dialettico con ciò che gli è estraneo. Le fotoscritture si articolano
in un complesso sistema di segni di luce che, come un codice stenografico, composto di linee e
forme geometriche, si imprime sulla carta cotone. L’artista presenta aide mémoire, promemoria
immaginifici del pensiero, testi luminosi ma anche orme di idee fugaci, effimere come i “teatrini”
che le compongono: oggetti quasi incorporei, tanto duttili quanto fragili, perfettamente simmetrici
alla caducità del mondo tangibile. Il filo di ferro, la carta, la stoffa e il legno diventano entità
minime di un teorema il cui comune denominatore è la memoria, intesa come capacità di
registrare informazioni e di richiamarle sotto forma di ricordo. Nei “fotoconcetti” (così come sono
definiti da Gillo Dorfles) Lista ricrea quindi ambienti della mente in cui, sebbene ne siano evidenti
le tracce, manca la figura umana e si rivelano strutture oggettuali che rinviano a situazioni reali,
accadimenti storici e alla memoria collettiva ma gli stessi frammenti visivi delineano anche
un’immagine interiore che viene tracciata da chi scrive e ridisegnata da chi la legge. Ogni singolo
lavoro è infatti un dispositivo trialogico che coinvolge l’artista, lo spazio e l’osservatore, facendo di
quest’ultimo l’elemento indispensabile per il compimento dell’opera. Il pubblico completa così
l’evento immaginifico decriptando il gioco linguistico suggerito dall’artista e assegnando un nome
e una funzione logica a quelle esili forme che si materializzano grazie all’ effetto della prospettiva e
delle ombre, figure incerte che diventano un dispositivo di sconfinamento del discorso e che
pongono l’interlocutore nella condizione di stravolgerne il senso e di cadere in un calembour. A
questo punto neanche il titolo dell’opera scioglie il fraintendimento, non risolve la riflessione
messa in campo da Pierpaolo Lista aprendo, piuttosto, nuove prospettive di dialogo.
Pierpaolo Lista (Salerno, 1977) si è diplomato al Liceo Artistico di Eboli. Vive a Paestum
e lavora tra Napoli e Milano. Il vetro è l’unico supporto della pittura di Pierpaolo Lista.
L’artista capovolge il dettato operativo del dipingere – lavora cioè, sul retro della lastra
vitrea. Tanto il disegno che il colore affiorano, con questa tecnica particolare, come
apparizioni imprevedibili, sicché ogni immagine – anche la più elementare – acquista uno
spessore, non di “matericità”, ma di memoria. Se da una parte la pittura di Lista si
presenta tecnicamente unica nel suo genere, le sue fotografie, che si collocano in
continuità con il suo approccio pittorico, rappresentano, d’altro canto, un mondo
difficilmente imitabile. Questo perché Lista progetta, di volta in volta, piccoli teatri,
microcoreografie che fanno da leitmotiv allo scatto fotografico.
11
giugno 2016
Pierpaolo Lista – Dialoghi/Dialogues
Dall'undici giugno al 07 luglio 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FORNACE FALCONE – CILENTO OUTLET VILLAGE
Eboli, Strada statale 18, (Salerno)
Eboli, Strada statale 18, (Salerno)
Vernissage
11 Giugno 2016, ore 18
Autore
Curatore