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Sol Lewitt
La mostra presenta 34 opere su carta – gouache, disegni, acquerelli – e tre progetti per i famosi Wall Drawings dell’artista americano, uno dei padri fondatori dell’arte concettuale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 24 maggio al 25 novembre 2016, lo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano (c.so Monforte 23) dedica una mostra a Sol LeWitt, artista americano (Hartford, 1928 - New York, 2007) tra i più influenti della seconda metà del Novecento, uno dei padri fondatori dell’arte concettuale.
I suoi lavori, infatti, sollecitano la mente dell’osservatore piuttosto che il suo occhio o le sue emozioni e si definiscono concettuali nella misura in cui è l’idea a presiedere l’esecuzione dell’opera.
L’esposizione propone 34 opere su carta - gouache, disegni, acquerelli - e tre progetti per i famosi Wall Drawing, i suoi murales, che rappresentano la sua cifra espressiva più alta e riconoscibile.
Il disegno e la pittura murale sono i due poli attorno ai quali si sviluppa la sua produzione, fin dal 1968. È in questo periodo che LeWitt argomenta come sia l’idea a essere la componente fondamentale della sua arte, ponendo l’esecuzione come secondaria rispetto all’ideazione e alla pianificazione iniziale. Non è un caso che la realizzazione dei Wall Drawing sia lasciata ai suoi assistenti, accompagnandola con il progetto esecutivo, esposto a fianco dell’opera, per aiutare l’osservatore a comprenderne l’idea di base e la conseguente complessità di sviluppo.
“Dal punto di vista espressivo - afferma Gianluca Ranzi nel suo testo in catalogo - quanto interessa a LeWitt è principalmente dato dal fatto che non solo il pensiero deve presiedere e superare d’importanza la realizzazione, ma che quest’ultima deve racchiude in sé il pensiero rendendolo manifesto allo spettatore. È come dire che lo scarto tra il pensiero creativo e la realizzazione dell’opera deve essere il minimo possibile, se non completamente azzerato, in modo che il pubblico non veda tanto un oggetto, ma la letterale materializzazione di un’idea e di un processo mentale”.
“Per far comprendere questo concetto - continua Gianluca Ranzi - LeWitt è ricorso all’esempio della musica: essa, come la udiamo, è il risultato finale, mentre le note che la producono esistono solo per essere lette da chi le può comprendere e utilizzare, cioè i musicisti che eseguono il pezzo musicale indicato sulla partitura. Il pubblico invece ascolterà la musica che nasce dall’esecuzione ma sarà all’oscuro delle unità minime che la sovrintendono, così come delle modalità del loro armonico relazionarsi le une con le altre”.
I Wall Drawing si caratterizzano per la loro bidimensionalità e si fondono con l’architettura del sito, confrontandosi con le proprietà fisiche del muro e dello spazio che le accoglie e si contraddistinguono, almeno in quelli più recenti, per un uso più marcato del colore e per l’individuazione di forme geometriche monumentali, così come per complesse geografie di tracciati colorati e in bianco e nero.
I suoi lavori, infatti, sollecitano la mente dell’osservatore piuttosto che il suo occhio o le sue emozioni e si definiscono concettuali nella misura in cui è l’idea a presiedere l’esecuzione dell’opera.
L’esposizione propone 34 opere su carta - gouache, disegni, acquerelli - e tre progetti per i famosi Wall Drawing, i suoi murales, che rappresentano la sua cifra espressiva più alta e riconoscibile.
Il disegno e la pittura murale sono i due poli attorno ai quali si sviluppa la sua produzione, fin dal 1968. È in questo periodo che LeWitt argomenta come sia l’idea a essere la componente fondamentale della sua arte, ponendo l’esecuzione come secondaria rispetto all’ideazione e alla pianificazione iniziale. Non è un caso che la realizzazione dei Wall Drawing sia lasciata ai suoi assistenti, accompagnandola con il progetto esecutivo, esposto a fianco dell’opera, per aiutare l’osservatore a comprenderne l’idea di base e la conseguente complessità di sviluppo.
“Dal punto di vista espressivo - afferma Gianluca Ranzi nel suo testo in catalogo - quanto interessa a LeWitt è principalmente dato dal fatto che non solo il pensiero deve presiedere e superare d’importanza la realizzazione, ma che quest’ultima deve racchiude in sé il pensiero rendendolo manifesto allo spettatore. È come dire che lo scarto tra il pensiero creativo e la realizzazione dell’opera deve essere il minimo possibile, se non completamente azzerato, in modo che il pubblico non veda tanto un oggetto, ma la letterale materializzazione di un’idea e di un processo mentale”.
“Per far comprendere questo concetto - continua Gianluca Ranzi - LeWitt è ricorso all’esempio della musica: essa, come la udiamo, è il risultato finale, mentre le note che la producono esistono solo per essere lette da chi le può comprendere e utilizzare, cioè i musicisti che eseguono il pezzo musicale indicato sulla partitura. Il pubblico invece ascolterà la musica che nasce dall’esecuzione ma sarà all’oscuro delle unità minime che la sovrintendono, così come delle modalità del loro armonico relazionarsi le une con le altre”.
I Wall Drawing si caratterizzano per la loro bidimensionalità e si fondono con l’architettura del sito, confrontandosi con le proprietà fisiche del muro e dello spazio che le accoglie e si contraddistinguono, almeno in quelli più recenti, per un uso più marcato del colore e per l’individuazione di forme geometriche monumentali, così come per complesse geografie di tracciati colorati e in bianco e nero.
24
maggio 2016
Sol Lewitt
Dal 24 maggio al 25 novembre 2016
arte contemporanea
Location
STUDIO GIANGALEAZZO VISCONTI
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì al venerdì ore 10-18,30
Vernissage
24 Maggio 2016, ore 18,30
Autore
Curatore