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LandEscape Ipotesi di Paesaggio
Gli elementi elaborati per questa mostra LandEscape-Ipotesi di Paesaggio-creano una sorta
d’inventario mnemonico che permette di rivedere l’unione tra arte e architettura e di
mantenerne in vita la relazione. Perché in fondo le opere d’arte di Isonzo sono delle architetture
Comunicato stampa
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Gli elementi elaborati per questa mostra LandEscape-Ipotesi di Paesaggio-creano una sorta
d’inventario mnemonico che permette di rivedere l'unione tra arte e architettura e di
mantenerne in vita la relazione. Perché in fondo le opere d’arte di Isonzo sono delle
architetture.
Questo lavoro, evidente, fa parte della sagomatura del mondo. Non c’è nulla di appiattito in
natura, nulla di banale, nulla d’indecifrabile, nulla che possa essere trascurato da una
prospettiva, nemmeno il nulla stesso. Un intervallo, una sovrapposizione, un incrocio,
un'aberrazione… Tutto è spaziale e temporale e tutto corre il rischio di rincorrere lo spazio e
le sue rappresentazioni. Ed ecco che la percezione c’inganna, ecco che con la sua aria di
barare sul mondo, sta semplicemente cercando di dare consistenza alla scala della
riproduzione.
Ma cosa succede quando si lascia la stretta del dominio della soggettività per esplorare altri
continenti, meno intimi, quelli che si definiscono territori comuni ? Quando manchiamo di
elementi, il senso collettivo radicato nel più profondo di noi stessi agisce sulla nostra
creatività e sull’identità. In una postura quasi demiurgica, Isonzo offre un volto radicalmente
moderno all’architettura attraverso la creazione di mondi tradizionalmente nuovi.
Le Corbusier aveva parlato di "architettura e rivoluzione" in quanto architetto-progettista della
società. Ebbene anche nell’artista che reinterpreta Manhattan si riuniscono "tutta la
costruzione scientifica, tecnica, economica e creativa in una sola persona" (Gropius, 1929).
Nelle sue opere c’è anche il silenzio della sociologia e il grido nascente dell'architettura che
merita una spiegazione. La sociologia tende a un modo di pensare basato sulla logica
dell'identità, la magia del simbolico… Il concetto di architettura si differenzia dall’arte quando
ignora la materia e la materialità.
“La città non è un artefatto, (ma) uno stato d'animo…"
Robert Park (1915)
Nelle opere di Isonzo le masse umane anonime costrette dall'economia capitalista sono
sparite. Il fossile architettonico, senza contestare, mostra la sua anima e si mostra senza
anime.
E’ l’arte dell’architettura, la sua rappresentazione che fa di essa il senso della rivoluzione, un
addio alle fondamenta dell'architettura del paese, alla terra e al suo legame anche col
moderno, con la tecnologia, coi nuovi materiali… Quest’architettura deve respirare il "vuoto"
del capitalismo ed il “silenzio” della difficoltà del vivere sociale.
Le sue opere sono "perni" d’interazioni emotive, quelle basi che mantengono vive le memorie
collettive, come a legittimare la costituzione la prospettiva di una diagnosi sociale della
“cornice come pelle della società” (Maffesoli, 1990). La "pelle" o "forma" della modernità
emerge attraverso un’esplosione quantitativa delle cose, un pensiero ossessionato che dà
corpo all'ambiente quotidiano. La forma specifica della società moderna dipende anche dalla
qualità architettonica. Il superfluo e il bello, quasi innati nell’operato lineare di Isonzo, sono
trascurati in virtù di un funzionale, e questa è la ragione per ogni cosa. Questo dà un senso e
crea la "necessità".
Come le pietre preistoriche recano l'impronta dei dinosauri, o dei fossili di un animale estinto,
le opere di Isonzo l'opulenza dell’architettura gotica che corrisponde alla sovrastruttura
religiosa e politica, la natura ghiacciata del mondo dell'automazione, i suoi uomini divisi dal
lavoro e dalla potenza economica che rispecchiano.
La verticalità fallica, sempre presente nella moderna architettura, si propone con un volto
naturalistico : la sua rappresentazione si integra perfettamente al profilo delle montagne,
all’andamento delle nuvole, alla successione delle foreste… L'urbanità è l'episteme del
nostro tempo, la politica della territorialità dove gli spazi diventano teorici e virtuali prima di
essere vissuti.
Di fronte al divenire e alla negazione dell’altro, la rivoluzione identitaria s’impone e
l'architettura diviene l'espressione della fisiognomica umana, l'espressione dell'essere.
L’architettura è potere ! E’ in forma di cattedrali e palazzi che Chiesa e Stato hanno imposto
il silenzio sulle moltitudini. Isonzo, silenziosamente, ci esprime l’atto creativo rivoluzionario,
dal greco antico EROS, tra immagine stampata, intaccata di scarti di legno e blocchi di
cemento miniaturizzati per una ricerca di perfezione, tale dell’essere.
Morena Campani
d’inventario mnemonico che permette di rivedere l'unione tra arte e architettura e di
mantenerne in vita la relazione. Perché in fondo le opere d’arte di Isonzo sono delle
architetture.
Questo lavoro, evidente, fa parte della sagomatura del mondo. Non c’è nulla di appiattito in
natura, nulla di banale, nulla d’indecifrabile, nulla che possa essere trascurato da una
prospettiva, nemmeno il nulla stesso. Un intervallo, una sovrapposizione, un incrocio,
un'aberrazione… Tutto è spaziale e temporale e tutto corre il rischio di rincorrere lo spazio e
le sue rappresentazioni. Ed ecco che la percezione c’inganna, ecco che con la sua aria di
barare sul mondo, sta semplicemente cercando di dare consistenza alla scala della
riproduzione.
Ma cosa succede quando si lascia la stretta del dominio della soggettività per esplorare altri
continenti, meno intimi, quelli che si definiscono territori comuni ? Quando manchiamo di
elementi, il senso collettivo radicato nel più profondo di noi stessi agisce sulla nostra
creatività e sull’identità. In una postura quasi demiurgica, Isonzo offre un volto radicalmente
moderno all’architettura attraverso la creazione di mondi tradizionalmente nuovi.
Le Corbusier aveva parlato di "architettura e rivoluzione" in quanto architetto-progettista della
società. Ebbene anche nell’artista che reinterpreta Manhattan si riuniscono "tutta la
costruzione scientifica, tecnica, economica e creativa in una sola persona" (Gropius, 1929).
Nelle sue opere c’è anche il silenzio della sociologia e il grido nascente dell'architettura che
merita una spiegazione. La sociologia tende a un modo di pensare basato sulla logica
dell'identità, la magia del simbolico… Il concetto di architettura si differenzia dall’arte quando
ignora la materia e la materialità.
“La città non è un artefatto, (ma) uno stato d'animo…"
Robert Park (1915)
Nelle opere di Isonzo le masse umane anonime costrette dall'economia capitalista sono
sparite. Il fossile architettonico, senza contestare, mostra la sua anima e si mostra senza
anime.
E’ l’arte dell’architettura, la sua rappresentazione che fa di essa il senso della rivoluzione, un
addio alle fondamenta dell'architettura del paese, alla terra e al suo legame anche col
moderno, con la tecnologia, coi nuovi materiali… Quest’architettura deve respirare il "vuoto"
del capitalismo ed il “silenzio” della difficoltà del vivere sociale.
Le sue opere sono "perni" d’interazioni emotive, quelle basi che mantengono vive le memorie
collettive, come a legittimare la costituzione la prospettiva di una diagnosi sociale della
“cornice come pelle della società” (Maffesoli, 1990). La "pelle" o "forma" della modernità
emerge attraverso un’esplosione quantitativa delle cose, un pensiero ossessionato che dà
corpo all'ambiente quotidiano. La forma specifica della società moderna dipende anche dalla
qualità architettonica. Il superfluo e il bello, quasi innati nell’operato lineare di Isonzo, sono
trascurati in virtù di un funzionale, e questa è la ragione per ogni cosa. Questo dà un senso e
crea la "necessità".
Come le pietre preistoriche recano l'impronta dei dinosauri, o dei fossili di un animale estinto,
le opere di Isonzo l'opulenza dell’architettura gotica che corrisponde alla sovrastruttura
religiosa e politica, la natura ghiacciata del mondo dell'automazione, i suoi uomini divisi dal
lavoro e dalla potenza economica che rispecchiano.
La verticalità fallica, sempre presente nella moderna architettura, si propone con un volto
naturalistico : la sua rappresentazione si integra perfettamente al profilo delle montagne,
all’andamento delle nuvole, alla successione delle foreste… L'urbanità è l'episteme del
nostro tempo, la politica della territorialità dove gli spazi diventano teorici e virtuali prima di
essere vissuti.
Di fronte al divenire e alla negazione dell’altro, la rivoluzione identitaria s’impone e
l'architettura diviene l'espressione della fisiognomica umana, l'espressione dell'essere.
L’architettura è potere ! E’ in forma di cattedrali e palazzi che Chiesa e Stato hanno imposto
il silenzio sulle moltitudini. Isonzo, silenziosamente, ci esprime l’atto creativo rivoluzionario,
dal greco antico EROS, tra immagine stampata, intaccata di scarti di legno e blocchi di
cemento miniaturizzati per una ricerca di perfezione, tale dell’essere.
Morena Campani
06
maggio 2016
LandEscape Ipotesi di Paesaggio
Dal 06 al 18 maggio 2016
architettura
Location
CASA DELL’ARCHITETTURA – ACQUARIO ROMANO
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Roma, Piazza Manfredo Fanti, 47, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì – dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Vernissage
6 Maggio 2016, ore 19.30
Curatore