Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Collettivo Cesura – Fino a qui
Quarto appuntamento alla Fototeca di Sesto.Il Collettivo Cesura, composto da Federico Guarino, Matteo Buonomo, Alessandro Iovino, Anna Adamo, Francesco Viceconte e Stefania Bosso espone “Fino a qui”, fotografie sulla rotta dei migranti e sull’emergenza umanitaria.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quarto appuntamento alla Fototeca di Sesto.Il Collettivo Cesura, composto da Federico Guarino, Matteo Buonomo, Alessandro Iovino, Anna Adamo, Francesco Viceconte e Stefania Bosso espone “Fino a qui”, fotografie sulla rotta dei migranti e sull'emergenza umanitaria. Con il loro lavoro gli autori si sono concentrati su alcuni momenti che compongono questo grande esodo. Il materiale raccolto fa nascere “Fino a qui”, mostra collettiva che si propone di indagare le nuove declinazioni di un fenomeno millenario e che di certo non terminerà presto.
Gli autori incontrano il pubblico insieme ad un esponente del Gruppo Fotoamatori Sestesi, sabato 30 aprile alle ore 17. Al termine coffee & tea offerto da Bar Le Corti, Via Dante 66, Sesto San Giovanni.A seguire apertura della mostra che rimarrà aperta fino al 21 maggio 2016.
La mostra fa parte del circuito Photofestival - Milano 2016.
In contemporanea al piano terra della Biblioteca, per il ciclo “PROPOSTAIMMAGINE”, verrà inaugurata la personale di Chiara Busi “Convivenze”, che rimarrà aperta fino al 21 maggio.
Che le primavere arabe fossero un fenomeno che non si sarebbe concluso con la stessa velocità con la quale era nato era cosa chiara a quasi tutti; meno chiare erano invece le conseguenze che questi movimenti avrebbero potuto causare. Conseguenze che sono politiche, come la persistente instabilità del mondo arabo; umanitarie, come le 200.000 vittime in Siria; religiose, come l’inasprimento in certe nazioni della lotta tra diverse correnti religiose.
Dal 2011 stiamo dunque assistendo al più grande esodo nella storia contemporanea verso l’Europa: un enorme flusso di persone ha colto impreparate le sue istituzioni e sta mettendo in discussione alcuni dei valori fondanti dell’Unione Europea.
La crisi mediorientale ha causato una moltiplicazione delle rotte migratorie, mentre fino a qualche anno fa la via principale era quella che attraversa il Mediterraneo (dalle coste libiche fino a quelle siciliane) negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di un’altra rotta, quella balcanica. Anch’essa ha un’origine antica, era infatti già stata battuta durante la disgregazione della Ex Jugoslavia, ma mai aveva accolto un così grande numero di profughi. La rotta balcanica parte dalle isole greche più occidentali, che distano dalla Turchia solo poche miglia; prosegue verso nord, passando per Atene, attraverso la Macedonia, il Kosovo, la Serbia, e arrivando finalmente al primo Paese dell’Unione, l’Ungheria, oggi difesa da una rete metallica di 170 km.
Il viaggio in mare spaventa molti; per questo motivo si sono cercate altre soluzioni e si sono sviluppate nuove rotte. Alcune di queste sono impensabili: la rotta polare, ad esempio, che ha portato migliaia di persone ad attraversare la Russia per entrare in Europa attraverso la Norvegia passando per il Circolo Polare Artico. Poiché i Paesi nordeuropei restano tra le mete più ambite, molti dei migranti che cercano di raggiungerli si ritrovano bloccati nel cuore dell’Europa. Questo ha portato alla nascita, nel nord della Francia, di due tra i più fatiscenti campi profughi europei. A Grande-Synthe il numero dei rifugiati in attesa del “camion buono” diretto a Dover è in continua crescita.
Con il loro lavoro Federico Guarino, Matteo Buonomo, Alessandro Iovino, Anna Adamo, Francesco Viceconte e Stefania Bosso si sono concentrati su alcuni dei momenti dei quali questo grande esodo si compone. L’unione di questo materiale fa nascere Fino a qui, una mostra collettiva che si propone di indagare le nuove declinazioni di un fenomeno millenario e che di certo non terminerà presto.
Gli autori incontrano il pubblico insieme ad un esponente del Gruppo Fotoamatori Sestesi, sabato 30 aprile alle ore 17. Al termine coffee & tea offerto da Bar Le Corti, Via Dante 66, Sesto San Giovanni.A seguire apertura della mostra che rimarrà aperta fino al 21 maggio 2016.
La mostra fa parte del circuito Photofestival - Milano 2016.
In contemporanea al piano terra della Biblioteca, per il ciclo “PROPOSTAIMMAGINE”, verrà inaugurata la personale di Chiara Busi “Convivenze”, che rimarrà aperta fino al 21 maggio.
Che le primavere arabe fossero un fenomeno che non si sarebbe concluso con la stessa velocità con la quale era nato era cosa chiara a quasi tutti; meno chiare erano invece le conseguenze che questi movimenti avrebbero potuto causare. Conseguenze che sono politiche, come la persistente instabilità del mondo arabo; umanitarie, come le 200.000 vittime in Siria; religiose, come l’inasprimento in certe nazioni della lotta tra diverse correnti religiose.
Dal 2011 stiamo dunque assistendo al più grande esodo nella storia contemporanea verso l’Europa: un enorme flusso di persone ha colto impreparate le sue istituzioni e sta mettendo in discussione alcuni dei valori fondanti dell’Unione Europea.
La crisi mediorientale ha causato una moltiplicazione delle rotte migratorie, mentre fino a qualche anno fa la via principale era quella che attraversa il Mediterraneo (dalle coste libiche fino a quelle siciliane) negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di un’altra rotta, quella balcanica. Anch’essa ha un’origine antica, era infatti già stata battuta durante la disgregazione della Ex Jugoslavia, ma mai aveva accolto un così grande numero di profughi. La rotta balcanica parte dalle isole greche più occidentali, che distano dalla Turchia solo poche miglia; prosegue verso nord, passando per Atene, attraverso la Macedonia, il Kosovo, la Serbia, e arrivando finalmente al primo Paese dell’Unione, l’Ungheria, oggi difesa da una rete metallica di 170 km.
Il viaggio in mare spaventa molti; per questo motivo si sono cercate altre soluzioni e si sono sviluppate nuove rotte. Alcune di queste sono impensabili: la rotta polare, ad esempio, che ha portato migliaia di persone ad attraversare la Russia per entrare in Europa attraverso la Norvegia passando per il Circolo Polare Artico. Poiché i Paesi nordeuropei restano tra le mete più ambite, molti dei migranti che cercano di raggiungerli si ritrovano bloccati nel cuore dell’Europa. Questo ha portato alla nascita, nel nord della Francia, di due tra i più fatiscenti campi profughi europei. A Grande-Synthe il numero dei rifugiati in attesa del “camion buono” diretto a Dover è in continua crescita.
Con il loro lavoro Federico Guarino, Matteo Buonomo, Alessandro Iovino, Anna Adamo, Francesco Viceconte e Stefania Bosso si sono concentrati su alcuni dei momenti dei quali questo grande esodo si compone. L’unione di questo materiale fa nascere Fino a qui, una mostra collettiva che si propone di indagare le nuove declinazioni di un fenomeno millenario e che di certo non terminerà presto.
30
aprile 2016
Collettivo Cesura – Fino a qui
Dal 30 aprile al 21 maggio 2016
fotografia
Location
FOTOTECA CIVICA NAZIONALE TRANQUILLO CASIRAGHI – VILLA VISCONTI D’ARAGONA
Sesto San Giovanni, Via Dante, 6, (Milano)
Sesto San Giovanni, Via Dante, 6, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 18; sabato dalle 10.30 alle 17.45; lunedì e festivi chiuso
Vernissage
30 Aprile 2016, ore 17 incontro con gli autori. ore 18 apertura mostra
Autore
Curatore