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Il velo del tempo tra memoria e oblio
La mostra si snoderà lungo il percorso del museo in modo che avvengano passaggi di significato fra gli oggetti dell’esposizione stabile e di quella temporanea: il Museo, infatti, collocato nel Palazzo Bocchi, in piazza Sant’Agostino, nasce come Museo del Territorio della Diocesi e ospita oggetti raccolti in parrocchie e pievi, conservati in diversi depositi ed in attesa di una nuova collocazione; per questa occasione, la struttura accoglierà le immagini scattate da tre fotografi: Andrea Angelucci, Federico Compatangelo, Alessandro Vicario.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sarà inaugurata, venerdì 18 marzo alle ore 12, “Il velo del tempo tra memoria e oblio”,
mostra fotografica di Andrea Angelucci, Federico Compatangelo, Alessandro Vicario,
nel Museo del Montefeltro a Pennabilli (Rn).
L'esposizione, organizzata dalla Diocesi di San Marino e del Montefeltro e curata da
Studio Mjras, prenderà il via, dopo la Santa Messa, in un giorno di particolare significato
per Pennabilli, il “Venerdì bello”, che ricorda la lacrimazione della Madonna nel '500,
nella stessa chiesa di Sant'Agostino Santuario della Madonna delle Grazie.
La mostra si snoderà lungo il percorso del museo in modo che avvengano passaggi di
significato fra gli oggetti dell'esposizione stabile e di quella temporanea: il Museo, infatti,
collocato nel Palazzo Bocchi, in piazza Sant'Agostino, nasce come Museo del Territorio
della Diocesi e ospita oggetti raccolti in parrocchie e pievi, conservati in diversi depositi ed
in attesa di una nuova collocazione; per questa occasione, la struttura accoglierà le
immagini scattate da tre fotografi.
Alessandro Vicario (nato a Modena nel 1968, vive e lavora a Milano) presenta alcune
immagini che fissano le tracce di vita rapprese alle pareti e agli arredi e agli oggetti di
persone da poco scomparse: sono le tracce che i quadri hanno lasciato sui muri, le foto
nelle cornici sui ripiani della libreria, l’ombra di una sedia.
«Quest’opera – scrive Roberto Signorini nel catalogo “Frammenti domestici tra memoria e
oblio”, Pesaro 2006 – è l’espressione di una moderna pietas e nasce da una grande
intensità e urgenza emotiva, che però l’autore controlla col rigore del metodo e delle
regole che si impone, quasi ad arginare il rimpianto e a risarcire simbolicamente il caos e
la decomposizione con l’ordine e la precisione delle forme».
Per Andrea Angelucci (da molti anni fotografo pubblicitario a Milano), l’attenzione si è
concentrata sulla serie dedicata ai volti e agli oggetti che connotavano un antico mestiere,
quello del palombaro, e che ha fornito l’occasione di una mostra dal titolo “Profondi
Sguardi”: incontri con vecchi palombari, esposto nell’estate del 2011 al CAMeC di La
Spezia, nell’ambito della più ampia manifestazione “Memoria sommersa”.
«Angelucci è sempre pronto a sacrificare qualcosa di sé, a rendersi strumento per una
lettura mai banale dei volti e degli sguardi, di gesti, oggetti e luoghi scavati dalla memoria,
irradiati da una luce di volta in volta severa, gioiosa o malinconica, ma sempre in grado di
raccontare di ognuno qualcosa di prezioso», scrive Giorgio Lo Savio, curatore di “Il
mestiere di scrivere, ritratti e parole di trenta autori italiani”, 2000.
Infine per Federico Compatangelo (romano di nascita, vive e lavora a Rimini), la scelta è
caduta sui ritratti femminili e sulla persistenza della memoria che suggeriscono. Il ritratto
richiede una lunga frequentazione del soggetto, una conoscenza dell’anima del modello,
perché la persona abbassi la maschera e possa svelare almeno una delle sue tante
identità.
E per la lentezza del lavoro del fotografo costruttore di storie sono utili le parole di
Federico Fellini, dall’introduzione del libro fotografico di Compatangelo “Rimini alla
ricerca di un'anima”, 1985: «La pazienza da fachiro, da costruttore di dighe, le attese
senza fine con cui Federico Compatangelo ha spiato che un'ombra diventasse
trasparente, o che quell'onda, tra le migliaia di altre che l'hanno preceduta, trasformasse
chilometri di bagnasciuga in un unico, interminabile ricamo da abito da sposa, o che
miliardi di granelli di sabbia diventassero per poche frazioni di secondo una levigatissima
superficie, un unico enorme biscotto; questa pazienza, queste attese per ottenere un
risultato, assomigliano molto al mio lavoro, o a quello dei pittori e, in generale, a quello di
qualunque artista che crede di dover far così, se no il mondo non esiste».
mostra fotografica di Andrea Angelucci, Federico Compatangelo, Alessandro Vicario,
nel Museo del Montefeltro a Pennabilli (Rn).
L'esposizione, organizzata dalla Diocesi di San Marino e del Montefeltro e curata da
Studio Mjras, prenderà il via, dopo la Santa Messa, in un giorno di particolare significato
per Pennabilli, il “Venerdì bello”, che ricorda la lacrimazione della Madonna nel '500,
nella stessa chiesa di Sant'Agostino Santuario della Madonna delle Grazie.
La mostra si snoderà lungo il percorso del museo in modo che avvengano passaggi di
significato fra gli oggetti dell'esposizione stabile e di quella temporanea: il Museo, infatti,
collocato nel Palazzo Bocchi, in piazza Sant'Agostino, nasce come Museo del Territorio
della Diocesi e ospita oggetti raccolti in parrocchie e pievi, conservati in diversi depositi ed
in attesa di una nuova collocazione; per questa occasione, la struttura accoglierà le
immagini scattate da tre fotografi.
Alessandro Vicario (nato a Modena nel 1968, vive e lavora a Milano) presenta alcune
immagini che fissano le tracce di vita rapprese alle pareti e agli arredi e agli oggetti di
persone da poco scomparse: sono le tracce che i quadri hanno lasciato sui muri, le foto
nelle cornici sui ripiani della libreria, l’ombra di una sedia.
«Quest’opera – scrive Roberto Signorini nel catalogo “Frammenti domestici tra memoria e
oblio”, Pesaro 2006 – è l’espressione di una moderna pietas e nasce da una grande
intensità e urgenza emotiva, che però l’autore controlla col rigore del metodo e delle
regole che si impone, quasi ad arginare il rimpianto e a risarcire simbolicamente il caos e
la decomposizione con l’ordine e la precisione delle forme».
Per Andrea Angelucci (da molti anni fotografo pubblicitario a Milano), l’attenzione si è
concentrata sulla serie dedicata ai volti e agli oggetti che connotavano un antico mestiere,
quello del palombaro, e che ha fornito l’occasione di una mostra dal titolo “Profondi
Sguardi”: incontri con vecchi palombari, esposto nell’estate del 2011 al CAMeC di La
Spezia, nell’ambito della più ampia manifestazione “Memoria sommersa”.
«Angelucci è sempre pronto a sacrificare qualcosa di sé, a rendersi strumento per una
lettura mai banale dei volti e degli sguardi, di gesti, oggetti e luoghi scavati dalla memoria,
irradiati da una luce di volta in volta severa, gioiosa o malinconica, ma sempre in grado di
raccontare di ognuno qualcosa di prezioso», scrive Giorgio Lo Savio, curatore di “Il
mestiere di scrivere, ritratti e parole di trenta autori italiani”, 2000.
Infine per Federico Compatangelo (romano di nascita, vive e lavora a Rimini), la scelta è
caduta sui ritratti femminili e sulla persistenza della memoria che suggeriscono. Il ritratto
richiede una lunga frequentazione del soggetto, una conoscenza dell’anima del modello,
perché la persona abbassi la maschera e possa svelare almeno una delle sue tante
identità.
E per la lentezza del lavoro del fotografo costruttore di storie sono utili le parole di
Federico Fellini, dall’introduzione del libro fotografico di Compatangelo “Rimini alla
ricerca di un'anima”, 1985: «La pazienza da fachiro, da costruttore di dighe, le attese
senza fine con cui Federico Compatangelo ha spiato che un'ombra diventasse
trasparente, o che quell'onda, tra le migliaia di altre che l'hanno preceduta, trasformasse
chilometri di bagnasciuga in un unico, interminabile ricamo da abito da sposa, o che
miliardi di granelli di sabbia diventassero per poche frazioni di secondo una levigatissima
superficie, un unico enorme biscotto; questa pazienza, queste attese per ottenere un
risultato, assomigliano molto al mio lavoro, o a quello dei pittori e, in generale, a quello di
qualunque artista che crede di dover far così, se no il mondo non esiste».
18
marzo 2016
Il velo del tempo tra memoria e oblio
Dal 18 marzo al 02 novembre 2016
fotografia
Location
MUSEO DIOCESANO DEL MONTEFELTRO
Pennabilli, Piazza Sant'agostino, (Rimini)
Pennabilli, Piazza Sant'agostino, (Rimini)
Orario di apertura
giovedì 9,30-12,30, venerdì 15-18,30, sabato 9,30-12,30 / 15-18,30; domenica 15-18,30.
Vernissage
18 Marzo 2016, H 12
Autore