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Silencio vivo
Da sempre attenta al rapporto fra arte e la società contemporanea, la Biennale Donna intende concentrarsi sulle questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche che influenzano i contributi estetici dell’odierno panorama delle donne artiste. In tale direzione, la rassegna di quest’anno ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla multiforme creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle voci che meglio rappresentano questa eccezionale pluralità espressiva: Anna Maria Maiolino (Italia-Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 – Stati Uniti 1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 17 aprile al 12 giugno 2016, torna al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara la
Biennale Donna, con la presentazione della collettiva SILENCIO VIVO. Artiste
dall’America Latina, curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Organizzata da UDI - Unione Donne in Italia di Ferrara e dalle Gallerie d’Arte Moderna e
Contemporanea di Ferrara, la rassegna si conferma come uno degli appuntamenti più
attesi del calendario artistico e dopo la forzata interruzione del 2014, a causa del
terremoto che ha colpito Ferrara e i suoi spazi espositivi, può ora riprendere il proprio
percorso di ricerca ed esplorazione della creatività femminile internazionale.
Da sempre attenta al rapporto fra arte e la società contemporanea, la Biennale Donna
intende concentrarsi sulle questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche che
influenzano i contributi estetici dell’odierno panorama delle donne artiste. In tale
direzione, la rassegna di quest’anno ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla
multiforme creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle voci che meglio
rappresentano questa eccezionale pluralità espressiva: Anna Maria Maiolino (Italia-
Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 - Stati Uniti
1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978).
SILENCIO VIVO riscopre le contaminazioni nell’arte di temi di grande attualità,
interrogandosi sulla realtà latinoamericana e individuandone le tematiche ricorrenti,
come l’esperienza dell’emigrazione, le dinamiche conseguenti alle dittature militari, la
censura, la criminalità, gli equilibri sociali fra individuo e collettività, il valore dell’identità
o la fragilità delle relazioni umane.
L’esposizione si apre con l’eclettico contributo di Ana Mendieta, una delle più incisive
figure di questo vasto panorama artistico. Nonostante il suo breve percorso (muore
prematuramente a 36 anni, cadendo dal 34simo piano del suo appartamento di New
York), Ana Mendieta si riconferma ancora oggi, a 30 anni dalla sua scomparsa, come
un’indiscussa fonte ispiratrice della scena internazionale. La Biennale Donna le rende
omaggio con un nucleo di opere che ne esaltano l’inconfondibile impronta
sperimentale, dalle note Siluetas alla documentazione fotografica delle potenti azioni
performative risalenti agli anni ’70 e ’80. Al centro, l’intreccio di temi a lei sempre cari,
quali la costante ricerca del contatto e il dialogo con la natura, il rimando a pratiche
rituali cubane, l’utilizzo del sangue – al contempo denuncia della violenza, ma anche
allegoria del perenne binomio vita/morte – o l’utilizzo del corpo come contenitore
dell’energia universale.
Il corpo come veicolo espressivo è una caratteristica riconducibile anche nei primi lavori
della poliedrica Anna Maria Maiolino, di origine italiana ma trasferitasi in Brasile nel 1960,
agli albori della dittatura. L’esperienza del regime dittatoriale in Brasile e la conseguente
situazione di tensione hanno influenzato profondamente la sua arte, spingendola a
riflettere su concetti quali la percezione di pericolo, il senso di alienazione, l’identità di
emigrante e l’immaginario quotidiano femminile. In mostra presentiamo una selezione di
lavori che ne confermano la grande versatilità, dalle sue celebri opere degli anni ’70
e ’80, documentazioni fotografiche che lei definisce “photopoemaction” – di chiara
matrice performativa – alle sue recenti sculture e installazioni in ceramica, dove emerge
la sempre fedele attinenza al vissuto quotidiano, in aggiunta, però, all’esplorazione dei
processi di creazione e distruzione alle quali l’individuo è inevitabilmente legato.
Di simile potere suggestivo, ma con una particolare attitudine al crudo realismo, la
poetica di Teresa Margolles testimonia le complessità della società messicana, ormai
sgretolata dalle allarmanti proporzioni di un crimine organizzato che sta lacerando
l’intero paese e soprattutto Ciudad Juarez, considerata uno dei luoghi più pericolosi al
mondo. Con una grammatica stilistica minimalista, ma d’impatto quasi prepotente sul
piano concettuale, i lavori della Margolles affrontano i tabù della morte e della violenza,
indagati anche in relazione alle disuguaglianze sociali ed economiche presenti
attualmente in Messico. Le grandi installazioni che l’artista propone per la rassegna
ferrarese – fra cui un’opera inedita, realizzata appositamente per la Biennale Donna –
svelano un evidente potere immersivo, che forza lo spettatore ad assorbire e
partecipare al dolore di una situazione ormai fuori controllo, troppo spesso taciuta e
negata dalle autorità locali.
Il percorso della mostra si chiude poi con la ricerca di Amalia Pica, grande protagonista
dell’emergente scena argentina. Utilizzando un ampio spettro di media – il disegno, la
scultura, la performance, la fotografia e il video – l’artista si sofferma sui limiti e le varie
derivazioni del linguaggio, esaltando il valore della comunicazione, come fondamentale
esperienza collettiva. Le sue opere si fanno metafora visiva di una società segnata
dall’ipertrofia della comunicazione, un fenomeno diffuso che sempre più di frequente
conduce all’equivoco e all’alienazione, invece che alla condivisione. Ispirandosi ad
alcune tecnologie trasmissive del passato, mescolate a rimandi del periodo
adolescenziale, Amalia Pica sorprende con interventi dal chiaro aspetto ludico, che
invitano gli stessi visitatori a interagire fra loro, sperimentando varie e ironiche possibilità
di dialogo.
La mostra, organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G.
Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Silvia Cirelli, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida
Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d’Arte Moderna e
Contemporanea, è curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, ed è sostenuta dal Comune
di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna.
In occasione dell’esposizione sarà edito un catalogo bilingue italiano e inglese che
contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a
contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Alla Biennale Donna verranno poi affiancate una serie di iniziative collaterali
strettamente legate al filo conduttore della mostra, come una rassegna
cinematografica e presentazioni letterarie. Particolare attenzione sarà poi riservata al
mondo scolastico, con approfondimenti speciali pensati opportunamente per gli
studenti durante le visite.
Biennale Donna, con la presentazione della collettiva SILENCIO VIVO. Artiste
dall’America Latina, curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Organizzata da UDI - Unione Donne in Italia di Ferrara e dalle Gallerie d’Arte Moderna e
Contemporanea di Ferrara, la rassegna si conferma come uno degli appuntamenti più
attesi del calendario artistico e dopo la forzata interruzione del 2014, a causa del
terremoto che ha colpito Ferrara e i suoi spazi espositivi, può ora riprendere il proprio
percorso di ricerca ed esplorazione della creatività femminile internazionale.
Da sempre attenta al rapporto fra arte e la società contemporanea, la Biennale Donna
intende concentrarsi sulle questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche che
influenzano i contributi estetici dell’odierno panorama delle donne artiste. In tale
direzione, la rassegna di quest’anno ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla
multiforme creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle voci che meglio
rappresentano questa eccezionale pluralità espressiva: Anna Maria Maiolino (Italia-
Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 - Stati Uniti
1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978).
SILENCIO VIVO riscopre le contaminazioni nell’arte di temi di grande attualità,
interrogandosi sulla realtà latinoamericana e individuandone le tematiche ricorrenti,
come l’esperienza dell’emigrazione, le dinamiche conseguenti alle dittature militari, la
censura, la criminalità, gli equilibri sociali fra individuo e collettività, il valore dell’identità
o la fragilità delle relazioni umane.
L’esposizione si apre con l’eclettico contributo di Ana Mendieta, una delle più incisive
figure di questo vasto panorama artistico. Nonostante il suo breve percorso (muore
prematuramente a 36 anni, cadendo dal 34simo piano del suo appartamento di New
York), Ana Mendieta si riconferma ancora oggi, a 30 anni dalla sua scomparsa, come
un’indiscussa fonte ispiratrice della scena internazionale. La Biennale Donna le rende
omaggio con un nucleo di opere che ne esaltano l’inconfondibile impronta
sperimentale, dalle note Siluetas alla documentazione fotografica delle potenti azioni
performative risalenti agli anni ’70 e ’80. Al centro, l’intreccio di temi a lei sempre cari,
quali la costante ricerca del contatto e il dialogo con la natura, il rimando a pratiche
rituali cubane, l’utilizzo del sangue – al contempo denuncia della violenza, ma anche
allegoria del perenne binomio vita/morte – o l’utilizzo del corpo come contenitore
dell’energia universale.
Il corpo come veicolo espressivo è una caratteristica riconducibile anche nei primi lavori
della poliedrica Anna Maria Maiolino, di origine italiana ma trasferitasi in Brasile nel 1960,
agli albori della dittatura. L’esperienza del regime dittatoriale in Brasile e la conseguente
situazione di tensione hanno influenzato profondamente la sua arte, spingendola a
riflettere su concetti quali la percezione di pericolo, il senso di alienazione, l’identità di
emigrante e l’immaginario quotidiano femminile. In mostra presentiamo una selezione di
lavori che ne confermano la grande versatilità, dalle sue celebri opere degli anni ’70
e ’80, documentazioni fotografiche che lei definisce “photopoemaction” – di chiara
matrice performativa – alle sue recenti sculture e installazioni in ceramica, dove emerge
la sempre fedele attinenza al vissuto quotidiano, in aggiunta, però, all’esplorazione dei
processi di creazione e distruzione alle quali l’individuo è inevitabilmente legato.
Di simile potere suggestivo, ma con una particolare attitudine al crudo realismo, la
poetica di Teresa Margolles testimonia le complessità della società messicana, ormai
sgretolata dalle allarmanti proporzioni di un crimine organizzato che sta lacerando
l’intero paese e soprattutto Ciudad Juarez, considerata uno dei luoghi più pericolosi al
mondo. Con una grammatica stilistica minimalista, ma d’impatto quasi prepotente sul
piano concettuale, i lavori della Margolles affrontano i tabù della morte e della violenza,
indagati anche in relazione alle disuguaglianze sociali ed economiche presenti
attualmente in Messico. Le grandi installazioni che l’artista propone per la rassegna
ferrarese – fra cui un’opera inedita, realizzata appositamente per la Biennale Donna –
svelano un evidente potere immersivo, che forza lo spettatore ad assorbire e
partecipare al dolore di una situazione ormai fuori controllo, troppo spesso taciuta e
negata dalle autorità locali.
Il percorso della mostra si chiude poi con la ricerca di Amalia Pica, grande protagonista
dell’emergente scena argentina. Utilizzando un ampio spettro di media – il disegno, la
scultura, la performance, la fotografia e il video – l’artista si sofferma sui limiti e le varie
derivazioni del linguaggio, esaltando il valore della comunicazione, come fondamentale
esperienza collettiva. Le sue opere si fanno metafora visiva di una società segnata
dall’ipertrofia della comunicazione, un fenomeno diffuso che sempre più di frequente
conduce all’equivoco e all’alienazione, invece che alla condivisione. Ispirandosi ad
alcune tecnologie trasmissive del passato, mescolate a rimandi del periodo
adolescenziale, Amalia Pica sorprende con interventi dal chiaro aspetto ludico, che
invitano gli stessi visitatori a interagire fra loro, sperimentando varie e ironiche possibilità
di dialogo.
La mostra, organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G.
Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Silvia Cirelli, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida
Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d’Arte Moderna e
Contemporanea, è curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, ed è sostenuta dal Comune
di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna.
In occasione dell’esposizione sarà edito un catalogo bilingue italiano e inglese che
contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a
contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Alla Biennale Donna verranno poi affiancate una serie di iniziative collaterali
strettamente legate al filo conduttore della mostra, come una rassegna
cinematografica e presentazioni letterarie. Particolare attenzione sarà poi riservata al
mondo scolastico, con approfondimenti speciali pensati opportunamente per gli
studenti durante le visite.
16
aprile 2016
Silencio vivo
Dal 16 aprile al 12 giugno 2016
arte contemporanea
Location
PAC – PALAZZO MASSARI
Ferrara, Corso Porta Mare, 5, (Ferrara)
Ferrara, Corso Porta Mare, 5, (Ferrara)
Biglietti
intero € 4,00 ridotto € 2,00
Orario di apertura
da martedì a domenica 9.30 – 13.00 / 15.00 – 18.00 Aperto anche 23 e 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Vernissage
16 Aprile 2016, h 17.30
Sito web
www.biennaledonna.it
Autore
Curatore