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Alberto Finelli / Evyenia Gennadiou – YAWP è innocente
Alberto Finelli e Evyenia Gennadiou ci portano nel dietro le quinte del linguaggio, in quella dimensione in cui i nomi e le parole rimangono semplici rumori, e le figure restano forme. I singoli segni non sono integrati in una grammatica vincolante, ma, al contrario, concedono ………
Comunicato stampa
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Chi o che cosa è YAWP? Un grugnito antesignano del linguaggio? Lo sbadigliare del mondo? La risata di Viktor Chlebnikov? E perchè costui, o costei, è innocente?
Alberto Finelli e Evyenia Gennadiou ci portano nel dietro le quinte del linguaggio, in quella dimensione in cui i nomi e le parole rimangono semplici rumori, e le figure restano forme. I singoli segni non sono integrati in una grammatica vincolante, ma, al contrario, concedono una soggettiva molteplicità di assonanze. Ne emerge una sfera di ingenuo stupore, ove ogni pensiero è volto al processo del divenire, in cui giammai il significato può essere determinato. È un linguaggio con un vocabolario eternamente individuale.
Guardando queste immagini, diventiamo bambini. Indichiamo con le nostre dita queste forme bizzarre e gridiamo: “Vedo questo! Vedo quello!”. Alcuna di queste immagini ci mostra una cosa soltanto, ma molte allo stesso tempo: tante quante desideriamo vederne. Questi pittogrammi sono assemblati in un “pittolario”*. Un siffatto vocabolario pittorico può essere riorganizzato a piacere in nuove costellazioni. Può creare significati sinora sconosciuti, storie personali. Ciascun’immagine mormora con quella appesa accanto. In tal modo gli artisti hanno creato un linguaggio d’immagine autonomo nel più vero senso della parola.
Ma dove si colloca Yawp? È l’unica immagine della mostra ad essere incorniciata. Nessuna delle altre è isolata, come da un muro, al di fuori dal mondo. La cornice crea una distinzione. Diventa una finestra. Vediamo un cerchio bronzeo, un qualcosa su fondo nero, un oggetto nello spazio. Un pianeta? Uno strano mondo lontano? Un volto? Gettiamo uno sguardo all’immagine e poi oltre, in lontananza: faccia a faccia. Osserviamo YAWP e YAWP ci osserva di rimando. Che sconcertante sensazione esser guardati da qualcosa che ci supera, e di cui non possiamo entrare in possesso. YAWP è un nome. Non lasciamoci fuorviare dalla tentazione di dargli un significato. Non dimenticare, è innocente. Facciamo sì che resti tale.
*N.d.T. “pictionary” è il titolo della serie di alcuni lavori presenti in mostra
Wouter Wirth (traduzione di Iacopo Adda)
Who or what is YAWP? A prelingual grunting? The yawning of the world? The laughter of Viktor Chlebnikow? And why is he, she, or it, innocent?
Alberto Finelli and Evyenia Gennadiou take us to the-beyond of language, into that sphere in which names and words remain sheer noises, figures remain shapes. The individual signs are not integrated into a binding grammar, but instead open up a subjective variety of associations. A sphere of naive astonishment, where every thought ever remains in the process of becoming, where meaning can never be fixed. It is a language with an ever individual vocabulary.
By watching these images, we become children. We point with our fingers at these odd shapes and cry out: "I see this! I see that!" No image shows just one thing, but many: as many as we care to see. These pictograms are joined together to a "pictionary". This pictorial vocabulary can be rearranged as pleased into new constellations. It can create as yet unknown meanings, personal stories. Each image murmurs with the ones hanging next to it. Thereby the artists have created an autonomous picture language in the truest sense of the word.
But where does YAWP fit in? It is the only image in the exhibition that is framed. None of the others are walled off from the world. The frame creates a distinction. It becomes a window. We see a bronze round something on black ground, an object in space. A planet? A strange faraway world? A face? We look at the image and off into the distance: face to face. We look at YAWP, and YAWP looks back at us. What an uncanny feeling to be watched by something that exceeds us, that we can't get hold of. YAWP is a name. Let's not get carried away by giving it meaning. Don't forget, it's innocent. Let's keep it like that.
Wouter Wirth
Alberto Finelli e Evyenia Gennadiou ci portano nel dietro le quinte del linguaggio, in quella dimensione in cui i nomi e le parole rimangono semplici rumori, e le figure restano forme. I singoli segni non sono integrati in una grammatica vincolante, ma, al contrario, concedono una soggettiva molteplicità di assonanze. Ne emerge una sfera di ingenuo stupore, ove ogni pensiero è volto al processo del divenire, in cui giammai il significato può essere determinato. È un linguaggio con un vocabolario eternamente individuale.
Guardando queste immagini, diventiamo bambini. Indichiamo con le nostre dita queste forme bizzarre e gridiamo: “Vedo questo! Vedo quello!”. Alcuna di queste immagini ci mostra una cosa soltanto, ma molte allo stesso tempo: tante quante desideriamo vederne. Questi pittogrammi sono assemblati in un “pittolario”*. Un siffatto vocabolario pittorico può essere riorganizzato a piacere in nuove costellazioni. Può creare significati sinora sconosciuti, storie personali. Ciascun’immagine mormora con quella appesa accanto. In tal modo gli artisti hanno creato un linguaggio d’immagine autonomo nel più vero senso della parola.
Ma dove si colloca Yawp? È l’unica immagine della mostra ad essere incorniciata. Nessuna delle altre è isolata, come da un muro, al di fuori dal mondo. La cornice crea una distinzione. Diventa una finestra. Vediamo un cerchio bronzeo, un qualcosa su fondo nero, un oggetto nello spazio. Un pianeta? Uno strano mondo lontano? Un volto? Gettiamo uno sguardo all’immagine e poi oltre, in lontananza: faccia a faccia. Osserviamo YAWP e YAWP ci osserva di rimando. Che sconcertante sensazione esser guardati da qualcosa che ci supera, e di cui non possiamo entrare in possesso. YAWP è un nome. Non lasciamoci fuorviare dalla tentazione di dargli un significato. Non dimenticare, è innocente. Facciamo sì che resti tale.
*N.d.T. “pictionary” è il titolo della serie di alcuni lavori presenti in mostra
Wouter Wirth (traduzione di Iacopo Adda)
Who or what is YAWP? A prelingual grunting? The yawning of the world? The laughter of Viktor Chlebnikow? And why is he, she, or it, innocent?
Alberto Finelli and Evyenia Gennadiou take us to the-beyond of language, into that sphere in which names and words remain sheer noises, figures remain shapes. The individual signs are not integrated into a binding grammar, but instead open up a subjective variety of associations. A sphere of naive astonishment, where every thought ever remains in the process of becoming, where meaning can never be fixed. It is a language with an ever individual vocabulary.
By watching these images, we become children. We point with our fingers at these odd shapes and cry out: "I see this! I see that!" No image shows just one thing, but many: as many as we care to see. These pictograms are joined together to a "pictionary". This pictorial vocabulary can be rearranged as pleased into new constellations. It can create as yet unknown meanings, personal stories. Each image murmurs with the ones hanging next to it. Thereby the artists have created an autonomous picture language in the truest sense of the word.
But where does YAWP fit in? It is the only image in the exhibition that is framed. None of the others are walled off from the world. The frame creates a distinction. It becomes a window. We see a bronze round something on black ground, an object in space. A planet? A strange faraway world? A face? We look at the image and off into the distance: face to face. We look at YAWP, and YAWP looks back at us. What an uncanny feeling to be watched by something that exceeds us, that we can't get hold of. YAWP is a name. Let's not get carried away by giving it meaning. Don't forget, it's innocent. Let's keep it like that.
Wouter Wirth
02
aprile 2016
Alberto Finelli / Evyenia Gennadiou – YAWP è innocente
Dal 02 aprile al 24 maggio 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA CART
Monza, Via Giuseppe Sirtori, 7, (Monza E Brianza)
Monza, Via Giuseppe Sirtori, 7, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore15,30-19,00 o su appuntamento
Vernissage
2 Aprile 2016, ore 18,30-21,00
Autore
Curatore