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Visavi, artisti a confronto: Raffaele Bova / Giuseppe Onesti
Vis a vis tra due operatori che per quasi mezzo secolo hanno operato parallelamente e sintonicamente nell’arte cntemporanea
Comunicato stampa
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L'idea di base del progetto "VISAVI" (trascrizione fonetica popolare del più corretto "Vis á vis") era letteralmente mettere di fronte due artisti per cogliere le convergenze derivate da comunità di motivazioni e le differenze determinate dalle diverse esperienze. Alla sesta occasione, l'ipotesi non solo non viene meno ma addirittura si rafforza per le determinanti similitudini tra i due autori - soprattutto nelle radici culturali - e per le indiscutibili differenze che la ricerca successiva ha determinato. Raffaele Bova e Giuseppe Onesti in comune hanno soprattutto il fatto di essersi trovati ad essere testimoni (ma anche protagonisti) di una svolta epocale nell'interpretazione delle arti visive in due province lontane ma anche molto simili, per vari aspetti. Alla fine degli anni Sessanta, infatti, Bova si trovò coinvolto in un'autentica "rivoluzione culturale" che scardinò a Caserta un assetto sedimentato, costruito sulle certezze di un linguaggio paludato e classico per portare nella visualità le idee nuove e sconvolgenti delle realtà emergenti a livello internazionale. Non fu solo in questa operazione, naturalmente, ma entrò in sintonia con giovani operatori del territorio e con essi diede vita ad un sodalizio, il "Collettivo Lineacontinua Terra di Lavoro" che le sue idee di "arte nel sociale" portò in giro per l'Italia. Giuseppe Onesti entrò in relazione con il "Collettivo" alla metà degli anni Settanta, per il tramite di Enzo Navarra, che aveva frequentato a Napoli l'Accademia con Bova e si era successivamente trasferito a Pordenone dove cercava di proporre i nuovi linguaggi della visualità. La sintonia fu immediata e Onesti assorbì rapidamente le nuove intenzioni e i diversi modi di espressione facendone rapidamente il fondamento del suo personale linguaggio artistico. Anche nel suo caso (e forse in termini più spiccatamente individuali) lo "scossone" all'Accademia dominante nella Destra Tagliamento fu decisivo per aprire il percorso a nuovi modi di leggere la comunicazione visiva che presto sarebbero diventati patrimonio comune. Lo sviluppo successivo dei personali linguaggi pittorici li avrebbe portati a percorrere strade
parallele ma non più intrecciate. In comune è rimasto il senso - guida del lavoro, quell'amore al territorio che, declinato in forme diverse (anche per la diversità delle situazioni storiche e sociali) sarebbe comunque risultato un viatico imprescindibile per la loro produzione artistica. Onesti, atavicamente legato al Friuli, espresse nei suoi dipinti l'amore infinito (con un pizzico di nostalgia) alle tradizioni che rischiavano di perdersi, dalla serie degli "Uccelli" dei primi anni fino alla lunga riflessione di "Polenta & C." che è stata la sua grande cifra di lettura. Ma vi aggiunse anche un rapporto viscerale col fiume che queste terre alimenta e mantiene in vita, il Tagliamento, da cui trasse l'ispirazione per opere di assoluto valore. Negli ultimi assunti, prevale una certa disponibilità all'eleganza formale e i "Dreams and Colours" diventano una sorta di palestra dove esercitare la grande vena pittorica, pur conservando intatto lo spirito della "Polenta". Bova ha mantenuto l'atteggiamento sanguigno e aggressivo che è stato da sempre alla base del suo lavoro: dopo aver intuito, con decenni di anticipo, i pericoli derivanti dall'accumulo dei rifiuti, il suo lavoro è continuato sulla scia della denuncia sociale. In primo luogo si scagliò contro le degenerazioni della plutocrazia (la sua "lira" fu proposta in tutti i linguaggi e le dimensioni possibili). Poi venne lo "stravolgimento della terra" con nature morte dove il meglio della produzione orticola della "Campania Felix" veniva proposto in una luce ambigua che le indagini successive avrebbero rivelato. Ancora, la rabbia muta contro "l'impoverimento dell'Umanesimo" con la riduzione degli uomini a codici ("se non hai un codice, non sei nessuno"). Infine, lo stravolgimento dei "cardini della civiltà napoletana" che nell'immaginario comune viene ridotta a canzonette e cartoline: nella sua produzione recente, "vide 'o mare quanto è bello" è riferito ad un mare inquinato di tutti i rifiuti possibili e la "terra di Lavoro" è tragicamente diventata "terra dei fuochi" come ormai è costume chiamarla nella bailamme della comunicazione. Addirittura, nelle mostre più recenti vengono affisse le foto di quei responsabili che tanti conoscono e che nessuno riesce a fermare. I due percorsi sono irrimediabilmente e inevitabilmente divaricati, anche per effetto dell'ambiente di vita che condiziona - e non poco - anche la creatività. Onesti continua a guardare con gli occhi del friulano - emigrato e poi rientrato - la terra di cui è innamorato e di cui registra impotente il degrado dalla civiltà contadina, attraverso quella operaia, fino al dominio delle attività del terziario e alla loro ineluttabile crisi attuale. Bova continua a imprecare contro una realtà in continuo, inarrestabile degrado, i cui mali e le cui debolezze gli artisti e la Cultura hanno denunciato da anni ma che non trovano ancora soluzioni adeguate. Alla fine, però, la sociologia lascia anche il campo alla vera dominatrice del loro lavoro, la Pittura. E, su quel versante, le qualità restano, al di là dell'impegno e delle indagini "sul campo". Enzo di Grazia
parallele ma non più intrecciate. In comune è rimasto il senso - guida del lavoro, quell'amore al territorio che, declinato in forme diverse (anche per la diversità delle situazioni storiche e sociali) sarebbe comunque risultato un viatico imprescindibile per la loro produzione artistica. Onesti, atavicamente legato al Friuli, espresse nei suoi dipinti l'amore infinito (con un pizzico di nostalgia) alle tradizioni che rischiavano di perdersi, dalla serie degli "Uccelli" dei primi anni fino alla lunga riflessione di "Polenta & C." che è stata la sua grande cifra di lettura. Ma vi aggiunse anche un rapporto viscerale col fiume che queste terre alimenta e mantiene in vita, il Tagliamento, da cui trasse l'ispirazione per opere di assoluto valore. Negli ultimi assunti, prevale una certa disponibilità all'eleganza formale e i "Dreams and Colours" diventano una sorta di palestra dove esercitare la grande vena pittorica, pur conservando intatto lo spirito della "Polenta". Bova ha mantenuto l'atteggiamento sanguigno e aggressivo che è stato da sempre alla base del suo lavoro: dopo aver intuito, con decenni di anticipo, i pericoli derivanti dall'accumulo dei rifiuti, il suo lavoro è continuato sulla scia della denuncia sociale. In primo luogo si scagliò contro le degenerazioni della plutocrazia (la sua "lira" fu proposta in tutti i linguaggi e le dimensioni possibili). Poi venne lo "stravolgimento della terra" con nature morte dove il meglio della produzione orticola della "Campania Felix" veniva proposto in una luce ambigua che le indagini successive avrebbero rivelato. Ancora, la rabbia muta contro "l'impoverimento dell'Umanesimo" con la riduzione degli uomini a codici ("se non hai un codice, non sei nessuno"). Infine, lo stravolgimento dei "cardini della civiltà napoletana" che nell'immaginario comune viene ridotta a canzonette e cartoline: nella sua produzione recente, "vide 'o mare quanto è bello" è riferito ad un mare inquinato di tutti i rifiuti possibili e la "terra di Lavoro" è tragicamente diventata "terra dei fuochi" come ormai è costume chiamarla nella bailamme della comunicazione. Addirittura, nelle mostre più recenti vengono affisse le foto di quei responsabili che tanti conoscono e che nessuno riesce a fermare. I due percorsi sono irrimediabilmente e inevitabilmente divaricati, anche per effetto dell'ambiente di vita che condiziona - e non poco - anche la creatività. Onesti continua a guardare con gli occhi del friulano - emigrato e poi rientrato - la terra di cui è innamorato e di cui registra impotente il degrado dalla civiltà contadina, attraverso quella operaia, fino al dominio delle attività del terziario e alla loro ineluttabile crisi attuale. Bova continua a imprecare contro una realtà in continuo, inarrestabile degrado, i cui mali e le cui debolezze gli artisti e la Cultura hanno denunciato da anni ma che non trovano ancora soluzioni adeguate. Alla fine, però, la sociologia lascia anche il campo alla vera dominatrice del loro lavoro, la Pittura. E, su quel versante, le qualità restano, al di là dell'impegno e delle indagini "sul campo". Enzo di Grazia
19
marzo 2016
Visavi, artisti a confronto: Raffaele Bova / Giuseppe Onesti
Dal 19 marzo al 03 aprile 2016
arte contemporanea
Location
LA ROGGIA
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: 15 – 18,30
sabato: 15,30 – 17,30
domenica: 15 – 18
Vernissage
19 Marzo 2016, ore 18,30
Autore