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Osvaldo Forno – Quando le stelle non brillano più. Breve è il tempo
Una interessante mostra dell’artista Osvaldo Forno che presenta una serie di grandi dipinti
Comunicato stampa
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La Galleria Arianna Sartori di Mantova (via Ippolito Nievo 10) ospita la mostra dell’artista Osvaldo Forno “Quan-do le stelle non brillano più. Breve è il tempo”.
La mostra, a cura di Arianna Sartori, si inaugurerà Sabato 19 marzo alle ore 17.00 e rimarrà aperta al pubblico fino al 7 aprile 2016, dal Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 (chiuso festivi).
…Forno ha condotto una marcia di avvicinamento alla problematica sfuggente dell'identità. Lo preoccupa la persi-stenza della lotta dell'individuo che non si lascia integrare; lo spinge la volontà di scoprire le differenze superstiti tra gli uomini massificati, pianificati, ridotti a sagome-tipo come anonimi bersagli del potere. Seguendo questo pro-gramma ha preso a sezionare, a scarnificare, scoprendo un'anatomia fantastica non relativa alla forma dell'uomo ma alla sua psiche. Gli spaccati di queste figure sono drammatici e particolarmente quelli realizzati in sculture lignee, o i progetti a grafite degli stessi somigliano a monumenti abbandonati in lande desertiche, oppure a reperti d'una pale-ontologìa aliena, settori e sezioni che non possiamo ricongiungere ad un corpo che ci è sconosciuto, estraneo. Così Forno ha tracciato anche immagini di città tentacolari che si oppongono alla natura privandola del suo spazio, co-stringendola a invertire i processi biologici, e le piante radicano in alto. Sono città specchio nelle quali, scoprendo il nostro volto o brani della nostra persona riflessi, ricordiamo di abitare, orribilmente compressi, dissociati.…
Renzo Margonari, Mantova 1982
Un lungo processo creativo che, nel lento dipanarsi del tempo, non si è mai discostato da una precisa e coerentissi-ma ricerca sulle forme e sul movimento della luce. Quella di Osvaldo Forno è una continua sperimentazione lingui-stica, che partendo dalle avanguardie storiche è giunta a liberarsi di ogni orpello, per costituirsi come momento au-tonomo ed assoluto in uno spazio che sta tra il silenzio e lo sguardo, la contemplazione e la memoria.
…Di grumi e barlumi infatti si tratta, visioni contorte, piccole masse indistinte e spugnose che aspettano di scioglier-si in altre parvenze e trovare nuova vita. C’è, insomma, l'attesa di una forma, che finalmente permetta a quei prototi-pi di cominciare a vivere e respirare in un mondo in cui è ammesso solo ciò che assomiglia a qualcosa. È, appunto, in questa attesa che la pittura si decanta ed e poi nel trapasso da una forma all’altra che si precisano nuove istanze cromatiche e la ricerca di una luce capace di dare senso a qualsiasi immagine.
Sergio Garbato
…I tratti paralleli di spessore diverso e quindi di diversa incidenza luminosa con cui l'Amore da torma alle sue figure su foglie, il gioco dei pieni e dei vuoti, crescono qui nella terza dimensione, animati dalla sempre sorprendente versa-tilità poetica della carta ritagliata e dall'uso seriale, alla Mario Cerioli per intenderci, di silhouettes di legno dalle profi-lature irregolari. A seconda della loro collocazione e disposizione spaziale diventano fondi, paesaggi aerei, la gabbia tipografica di un libro aperto su di un leggio, e bisogna socchiudere gli occhi per crearsi mentalmente la configura-zione nata dalla casualità dei capoversi. La completa immersione di questi moduli nel nero e lo stesso allestimento, che prevede giustamente un'illuminazione torte e diffusa, rende quasi impercettibile il movimento che la luce può creare su di essi, riducendo al minimo la proiezione di possibili, ma improbabili ombre e drammatici chiaroscuri: il richiamo a giochi visivi optical pare escludere ogni turbamento esistenzialista.
Giovanni Gurzoni, Ferrara 1987
Le opere di Forno, in cui pittura e scultura, forme plastiche e colori essenziali si fondono felicemente, esprimono un nuovo naturalismo matematico che si contrappone a quello romantico ed esistenziale della pittura informale. Come Merlotti con i suoi impasti luminosi e viscerali allude all'humus, al tormento sotterraneo dei succhi e degli umori vi-tali e mette in luce l'energia irrazionale della Natura, così Forno predilige l'elemento razionale dando vita a stratifica-zioni geologiche, a sedimenti di realtà inorganica. I suoi tasselli di legno, accostali secondo ritmi musicali e geometri-ci, diventano infatti composizioni minimaliste dove il colore ridotto al semplice bianco e nero e le forme più che mai schematiche e ripetitive si riferiscono sia ad aspetti specifici (possono sembrare pavimenti, mattoni, muri, solchi di aratro), sia a un ordine assoluto e metafisico, inteso come principio fondamentale della creazione che, qualora venga turbato l'uomo, produce lacerazioni ed effetti catastrofici. Si veda in taluni casi la presenza allarmante di fenditure e di strisce rosse che come sangue o lava significano le ferite inferte dall'uomo alla terra.
Gabriele Turola, Ferrara 1990
Osvaldo Raffaele Forno è nato a Rovigo nel 1939 e vive a Polesella. Inizia a dipingere nel 1959 come autodidatta. Nel 1964 si presenta e consegue il diploma presso l'Istituto d'Arte di Castelmassa (Ro). Dal 1971 inizia il suo insegnamento all'Istituto Dosso Dossi di Ferrara. Ar-tista di multiformi interessi, si è sempre collocato al centro delle più attuali problematiche. Dal 1961 ha partecipato alle più importanti ras-segne d'Arte italiane, ottenendo notevoli e ripetuti riconoscimenti. Da ricordare sono i premi ottenuti a Copparo (Fe) nel 1968, a San Bene-detto Po (Mn) nel 1977-78, a Ferrara con il “Lascito Nicolini” nel 1979. Sue illustrazioni sono presenti nell'opera «Il Decamerone» del Boc-caccio - Edizioni Fabbri.
Opere grafiche sono presenti al museo Boccaccio di Certaldo. Sette sue opere di pittura sono presenti nelle collezioni delle C.C. di Rispar-mio di Padova e Rovigo. L'Università per gli studi matematici di Ferrara possiede due pannelli in pittura ed una scultura in ferro.
Hanno presentato sue personali Giuseppe Marchiori per l'Accademia dei Concordi di Rovigo nel 1974, Renzo Margonari per il Palazzo del Vescovo a Codigoro (Fe) nel 1982, Giorgio Di Genova per l'Amministrazione Provinciale a Palazzo Roncale a Rovigo nel 1983, Angelo Andreotti per Casa Cini a Ferrara nel 1987, Giancarlo Da Lio per la “Galleria L’incontro” di Rovigo nel 1989 per il 30° della sua attività.
Come operatore culturale ha diretto a Rovigo con Gabbris Ferrari la Galleria d'Arte “Programma AR/T” dal 1969 al 1970. Nel 1979 è inca-ricato per le attività artistiche alla Rocca Possente di Stellata, Bondeno (Fe). Sue opere fanno parte della collezione “Generazioni Anni Tren-ta” al Museo Bargellini di Pieve di Cento. Lo “Joung Museum” di Revere (Mn) nel 2002 ha acquisito sue opere.
Partecipa ad Arte Fiera (Bologna) nel 1987-88-89. Nel 1991 il Circolo Culturale “Gino Piva” gli conferisce per la scultura il Trofeo “Feton-te”. Dal 1994 un suo bronzetto è il Trofeo del premio “Città di Rovigo”.
Dal 2000 al 2001 ha diretto la Galleria “La Porta Verde”.
Nel 2003 ha esposto presso “La Pescheria Vecchia” di Este (Pd) e alla 50a Biennale di Venezia - Extra 50.
Hanno scritto sulla sua attività: A. Andreotti, M. Azzolini, E. Bugatti, Berenice, D. Cara, Laura Caserta, M. Cattafesta, A. Caggiano, G. Da Lio, M. Cavallina, A. Doniol, G. Di Genova, G. Frisoni, S. Garbato, G. Guerzoni, F. Magon, G. Marchiori, R. Margonari, A. Natali, F. Patruno, F. Pozzetti, L. Raito, T. Romagnolo, R. Reali, G. Seveso, G. Turola, L. Traniello, D. Witman.
È presente: Guida all'Arte Italiana, Ediz. Europa 1966 (An). Enciclopedia Universale S.E.D.A. della pittura moderna. Storia dell'Arte Ita-liana del 900, generazioni anni trenta a cura di G. Di Genova.
La mostra, a cura di Arianna Sartori, si inaugurerà Sabato 19 marzo alle ore 17.00 e rimarrà aperta al pubblico fino al 7 aprile 2016, dal Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 (chiuso festivi).
…Forno ha condotto una marcia di avvicinamento alla problematica sfuggente dell'identità. Lo preoccupa la persi-stenza della lotta dell'individuo che non si lascia integrare; lo spinge la volontà di scoprire le differenze superstiti tra gli uomini massificati, pianificati, ridotti a sagome-tipo come anonimi bersagli del potere. Seguendo questo pro-gramma ha preso a sezionare, a scarnificare, scoprendo un'anatomia fantastica non relativa alla forma dell'uomo ma alla sua psiche. Gli spaccati di queste figure sono drammatici e particolarmente quelli realizzati in sculture lignee, o i progetti a grafite degli stessi somigliano a monumenti abbandonati in lande desertiche, oppure a reperti d'una pale-ontologìa aliena, settori e sezioni che non possiamo ricongiungere ad un corpo che ci è sconosciuto, estraneo. Così Forno ha tracciato anche immagini di città tentacolari che si oppongono alla natura privandola del suo spazio, co-stringendola a invertire i processi biologici, e le piante radicano in alto. Sono città specchio nelle quali, scoprendo il nostro volto o brani della nostra persona riflessi, ricordiamo di abitare, orribilmente compressi, dissociati.…
Renzo Margonari, Mantova 1982
Un lungo processo creativo che, nel lento dipanarsi del tempo, non si è mai discostato da una precisa e coerentissi-ma ricerca sulle forme e sul movimento della luce. Quella di Osvaldo Forno è una continua sperimentazione lingui-stica, che partendo dalle avanguardie storiche è giunta a liberarsi di ogni orpello, per costituirsi come momento au-tonomo ed assoluto in uno spazio che sta tra il silenzio e lo sguardo, la contemplazione e la memoria.
…Di grumi e barlumi infatti si tratta, visioni contorte, piccole masse indistinte e spugnose che aspettano di scioglier-si in altre parvenze e trovare nuova vita. C’è, insomma, l'attesa di una forma, che finalmente permetta a quei prototi-pi di cominciare a vivere e respirare in un mondo in cui è ammesso solo ciò che assomiglia a qualcosa. È, appunto, in questa attesa che la pittura si decanta ed e poi nel trapasso da una forma all’altra che si precisano nuove istanze cromatiche e la ricerca di una luce capace di dare senso a qualsiasi immagine.
Sergio Garbato
…I tratti paralleli di spessore diverso e quindi di diversa incidenza luminosa con cui l'Amore da torma alle sue figure su foglie, il gioco dei pieni e dei vuoti, crescono qui nella terza dimensione, animati dalla sempre sorprendente versa-tilità poetica della carta ritagliata e dall'uso seriale, alla Mario Cerioli per intenderci, di silhouettes di legno dalle profi-lature irregolari. A seconda della loro collocazione e disposizione spaziale diventano fondi, paesaggi aerei, la gabbia tipografica di un libro aperto su di un leggio, e bisogna socchiudere gli occhi per crearsi mentalmente la configura-zione nata dalla casualità dei capoversi. La completa immersione di questi moduli nel nero e lo stesso allestimento, che prevede giustamente un'illuminazione torte e diffusa, rende quasi impercettibile il movimento che la luce può creare su di essi, riducendo al minimo la proiezione di possibili, ma improbabili ombre e drammatici chiaroscuri: il richiamo a giochi visivi optical pare escludere ogni turbamento esistenzialista.
Giovanni Gurzoni, Ferrara 1987
Le opere di Forno, in cui pittura e scultura, forme plastiche e colori essenziali si fondono felicemente, esprimono un nuovo naturalismo matematico che si contrappone a quello romantico ed esistenziale della pittura informale. Come Merlotti con i suoi impasti luminosi e viscerali allude all'humus, al tormento sotterraneo dei succhi e degli umori vi-tali e mette in luce l'energia irrazionale della Natura, così Forno predilige l'elemento razionale dando vita a stratifica-zioni geologiche, a sedimenti di realtà inorganica. I suoi tasselli di legno, accostali secondo ritmi musicali e geometri-ci, diventano infatti composizioni minimaliste dove il colore ridotto al semplice bianco e nero e le forme più che mai schematiche e ripetitive si riferiscono sia ad aspetti specifici (possono sembrare pavimenti, mattoni, muri, solchi di aratro), sia a un ordine assoluto e metafisico, inteso come principio fondamentale della creazione che, qualora venga turbato l'uomo, produce lacerazioni ed effetti catastrofici. Si veda in taluni casi la presenza allarmante di fenditure e di strisce rosse che come sangue o lava significano le ferite inferte dall'uomo alla terra.
Gabriele Turola, Ferrara 1990
Osvaldo Raffaele Forno è nato a Rovigo nel 1939 e vive a Polesella. Inizia a dipingere nel 1959 come autodidatta. Nel 1964 si presenta e consegue il diploma presso l'Istituto d'Arte di Castelmassa (Ro). Dal 1971 inizia il suo insegnamento all'Istituto Dosso Dossi di Ferrara. Ar-tista di multiformi interessi, si è sempre collocato al centro delle più attuali problematiche. Dal 1961 ha partecipato alle più importanti ras-segne d'Arte italiane, ottenendo notevoli e ripetuti riconoscimenti. Da ricordare sono i premi ottenuti a Copparo (Fe) nel 1968, a San Bene-detto Po (Mn) nel 1977-78, a Ferrara con il “Lascito Nicolini” nel 1979. Sue illustrazioni sono presenti nell'opera «Il Decamerone» del Boc-caccio - Edizioni Fabbri.
Opere grafiche sono presenti al museo Boccaccio di Certaldo. Sette sue opere di pittura sono presenti nelle collezioni delle C.C. di Rispar-mio di Padova e Rovigo. L'Università per gli studi matematici di Ferrara possiede due pannelli in pittura ed una scultura in ferro.
Hanno presentato sue personali Giuseppe Marchiori per l'Accademia dei Concordi di Rovigo nel 1974, Renzo Margonari per il Palazzo del Vescovo a Codigoro (Fe) nel 1982, Giorgio Di Genova per l'Amministrazione Provinciale a Palazzo Roncale a Rovigo nel 1983, Angelo Andreotti per Casa Cini a Ferrara nel 1987, Giancarlo Da Lio per la “Galleria L’incontro” di Rovigo nel 1989 per il 30° della sua attività.
Come operatore culturale ha diretto a Rovigo con Gabbris Ferrari la Galleria d'Arte “Programma AR/T” dal 1969 al 1970. Nel 1979 è inca-ricato per le attività artistiche alla Rocca Possente di Stellata, Bondeno (Fe). Sue opere fanno parte della collezione “Generazioni Anni Tren-ta” al Museo Bargellini di Pieve di Cento. Lo “Joung Museum” di Revere (Mn) nel 2002 ha acquisito sue opere.
Partecipa ad Arte Fiera (Bologna) nel 1987-88-89. Nel 1991 il Circolo Culturale “Gino Piva” gli conferisce per la scultura il Trofeo “Feton-te”. Dal 1994 un suo bronzetto è il Trofeo del premio “Città di Rovigo”.
Dal 2000 al 2001 ha diretto la Galleria “La Porta Verde”.
Nel 2003 ha esposto presso “La Pescheria Vecchia” di Este (Pd) e alla 50a Biennale di Venezia - Extra 50.
Hanno scritto sulla sua attività: A. Andreotti, M. Azzolini, E. Bugatti, Berenice, D. Cara, Laura Caserta, M. Cattafesta, A. Caggiano, G. Da Lio, M. Cavallina, A. Doniol, G. Di Genova, G. Frisoni, S. Garbato, G. Guerzoni, F. Magon, G. Marchiori, R. Margonari, A. Natali, F. Patruno, F. Pozzetti, L. Raito, T. Romagnolo, R. Reali, G. Seveso, G. Turola, L. Traniello, D. Witman.
È presente: Guida all'Arte Italiana, Ediz. Europa 1966 (An). Enciclopedia Universale S.E.D.A. della pittura moderna. Storia dell'Arte Ita-liana del 900, generazioni anni trenta a cura di G. Di Genova.
19
marzo 2016
Osvaldo Forno – Quando le stelle non brillano più. Breve è il tempo
Dal 19 marzo al 07 aprile 2016
arte contemporanea
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
19 Marzo 2016, ore 17.00
Autore
Curatore