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Simone Bergantini – All in
ALL IN è un progetto nato dall’osservazione del mondo digitale all’interno di una società che muta, ma che contemporaneamente resta aggrappata alle origini. Si tratta di uno sguardo che seziona le macchine del web, trasformate in fibra emotiva, in armatura del sentimento collettivo
Comunicato stampa
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ALL IN è un progetto nato dall’osservazione del mondo digitale all’interno di una società che muta, ma che contemporaneamente resta aggrappata alle origini. Si tratta di uno sguardo che seziona le macchine del web, trasformate in fibra emotiva, in armatura del sentimento collettivo.
Le opere di Simone Bergantini sono la misura del perimetro di ciò che accade nel web; l’artista individua la temperatura dei nostri accampamenti digitali, trova le coordinate di un ambiente entro cui i pattern visivi costruiscono un luogo accogliente, dove poter piantare le tende dei nostri profili. Sono i tre toni di azzurro dei nostri rifugi digitali, all’interno dello sciame del web: facebook, twitter e instagram. Terreni per avatar che, sotto un cielo virtuale, hanno fatto di noi il loro tramonto, concedendoci, però, la possibilità di crearci una home ovunque, un habitat fatto apposta per massimizzare le informazioni, inviando i propri segnali di fumo con un semplice #hashtag. Una de-medializzazione, dunque, che potrebbe mettere in cantina i mass-media: chiunque può produrre informazione e tutti sono in grado di mediarla. Tutto è già stato visto, tutto è già stato cannibalizzato, anche l’inaffidabile, ci restano sono le istruzioni per l’uso e capire come montare le tende, per il resto siamo già all in.
L’artista osserva questo processo dalla parte del significante, consapevole che la mente dell’uomo concepisce non solo la formazione del proprio immaginario, ma anche la ricerca della miglior forma di condivisione. La serie “The Night Watch #3” è il risultato di un vero e proprio scavo archeologico dell’attualità, il ritrovamento di strumenti attuali che sono già obsoleti: l’ I Phone 3S diventa un’iperbole tecnologica che nel giro di pochi anni ha spento la sua funzionalità, dimostrando come la velocità della mente è capace di adattarsi alle necessità del presente. Ciò che resta è un’immagine così vicina che c’è il rischio di non vederla più; quando lo smartphone si spegne restano le ceneri nere di un’azione, gli scarti di un gesto, come nella serie “Addiction”, segno di un passaggio emotivo, tracce di un immaginario che persiste anche nel significante, quando il significato è già al secondo giro, verso un nuovo senso, nella giostra digitale della condivisione.
Simone Bergantini (Velletri - 1977) ha vinto diversi premi nazionali e internazionali, tra cui il premio Terna, il Foam Talent nel 2009 e il premio Fondazione Fabbri nel 2012. Ha partecipato ad alcuni progetti di residenza artistica, tra cui l’I.S.C.P. di New York nel 2010, le sue opere sono state esposte in musei e gallerie private in Asia, Europa e Nord America e pubblicate su riviste internazionali specializzate come FOAM, BLOW, DERGREIF, VICE, FLASH ART e molte altre.
Attualmente, vive e lavora tra Torino e Milano.
Le opere di Simone Bergantini sono la misura del perimetro di ciò che accade nel web; l’artista individua la temperatura dei nostri accampamenti digitali, trova le coordinate di un ambiente entro cui i pattern visivi costruiscono un luogo accogliente, dove poter piantare le tende dei nostri profili. Sono i tre toni di azzurro dei nostri rifugi digitali, all’interno dello sciame del web: facebook, twitter e instagram. Terreni per avatar che, sotto un cielo virtuale, hanno fatto di noi il loro tramonto, concedendoci, però, la possibilità di crearci una home ovunque, un habitat fatto apposta per massimizzare le informazioni, inviando i propri segnali di fumo con un semplice #hashtag. Una de-medializzazione, dunque, che potrebbe mettere in cantina i mass-media: chiunque può produrre informazione e tutti sono in grado di mediarla. Tutto è già stato visto, tutto è già stato cannibalizzato, anche l’inaffidabile, ci restano sono le istruzioni per l’uso e capire come montare le tende, per il resto siamo già all in.
L’artista osserva questo processo dalla parte del significante, consapevole che la mente dell’uomo concepisce non solo la formazione del proprio immaginario, ma anche la ricerca della miglior forma di condivisione. La serie “The Night Watch #3” è il risultato di un vero e proprio scavo archeologico dell’attualità, il ritrovamento di strumenti attuali che sono già obsoleti: l’ I Phone 3S diventa un’iperbole tecnologica che nel giro di pochi anni ha spento la sua funzionalità, dimostrando come la velocità della mente è capace di adattarsi alle necessità del presente. Ciò che resta è un’immagine così vicina che c’è il rischio di non vederla più; quando lo smartphone si spegne restano le ceneri nere di un’azione, gli scarti di un gesto, come nella serie “Addiction”, segno di un passaggio emotivo, tracce di un immaginario che persiste anche nel significante, quando il significato è già al secondo giro, verso un nuovo senso, nella giostra digitale della condivisione.
Simone Bergantini (Velletri - 1977) ha vinto diversi premi nazionali e internazionali, tra cui il premio Terna, il Foam Talent nel 2009 e il premio Fondazione Fabbri nel 2012. Ha partecipato ad alcuni progetti di residenza artistica, tra cui l’I.S.C.P. di New York nel 2010, le sue opere sono state esposte in musei e gallerie private in Asia, Europa e Nord America e pubblicate su riviste internazionali specializzate come FOAM, BLOW, DERGREIF, VICE, FLASH ART e molte altre.
Attualmente, vive e lavora tra Torino e Milano.
05
marzo 2016
Simone Bergantini – All in
Dal 05 marzo al 03 aprile 2016
arte contemporanea
Location
FAR – FABBRICA ARTE RIMINI
Rimini, Piazza Cavour, (Rimini)
Rimini, Piazza Cavour, (Rimini)
Orario di apertura
10-13 / 16-19; chiuso i lunedì non festivi
Vernissage
5 Marzo 2016, ore 18
Autore
Curatore