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Mauro Maurizio Palumbo / Lucia Schettino- Io sono stanco & Osservatori
Legate fra loro dalle improvvisazioni del sassofono di Antonio Raia si succedono la performance “Io sono stanco” di M.M.Palumbo e la performance/Mostra “Osservatori”di Lucia Schettino: i materiali ,il pannello con le istantanee di LuisaTerminiello resteranno in mostra con i lavori di Lucia Schettino
Comunicato stampa
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COMUNICATO STAMPA
Alla cortese attenzione GRAZIE
Venerdì 26 febbraio 2016 ore 17.30
Mauro Maurizio Palumbo Io sono stanco Performance
Lucia Schettino Osservatori performance e mostra
Con il sassofono di Antonio Raia e le istantanee di Luisa Terminiello
A cura di Marco de Gemmis
La mostra resterà aperta fino al 14 marzo , lunedì e martedì
Ore 17-19, giovedì ore 10.30-12.30 e su appuntamento
Nello spazio di Ilia Tufano si succedono senza un’interruzione, legate fra loro dalle improvvisazioni del sassofono di Antonio Raia che ne segue le due diversissime trame, la performance “Io sono stanco” di Mauro Maurizio Palumbo e la performance/mostra “Osservatori” di Lucia Schettino.
La prima performance è un progetto del Servizio Educativo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli incluso nella XXI edizione degli “Incontri di Archeologia”, in collaborazione con il CAMUSAC Cassino Museo Arte Contemporanea e l’Associazione “MA Movimento Aperto” di Napoli.
Mauro Maurizio Palumbo è probabilmente da tempo lì nella sala, quasi immobile sul pavimento. Senza visibili reazioni vede entrare il pubblico. Accanto a lui, oltre al piccolo cartello che dichiara “Io sono stanco”, pochi oggetti: alcuni necessari per sopravvivere (acqua, pane, sigarette, una coperta); altri legati ad attività che sembrano essersi allontanate. Tre sedie sono schierate per fare accomodare chi voglia fermarsi a guardare. Un pannello con diverse immagini annuncia le tre repliche della sua performance, già proposta al Museo Archeologico di Napoli ai piedi dell’Ercole Farnese e prevista per marzo al CAMUSAC Cassino Museo di Arte Contemporanea. Il pubblico, attraverso le immagini stampate sul pannello, entra in possesso di altri dati per farsi un’idea di quel che accade. Il sassofono di Antonio Raia, improvvisando, accompagna Palumbo nel suo star fermo, oppure si rivolge agli oggetti che lo circondano o alle immagini del pannello. Alcuni dei presenti immancabilmente fotografano. Luisa Terminiello documenta la scena con istantanee: quattro, come nelle altre due tappe della performance. Una di queste prende posto sul pannello, le restanti sono appunti visivi.
[Con la collaborazione di Salvatore Camerlingo. La grafica del pannello è di Marica Amendola e Giuseppina Elefante]
Il sassofono cambia registro: ora mette in movimento Lucia Schettino, che efficientemente appende su due pareti i suoi lavori. Sulla prima, a pochi centimetri l’uno dall’altro, in tre file sovrapposte ciascuna di cinque quadri, finiscono quindici fogli in cornice della rivista “Rinascita” del Partito Comunista dipinti dall’artista. L’ordinatissima disposizione voluta dal progetto precede l’intervento sulle carte: ci chiama a guardare i singoli elementi come cellule vivaci di un unico organismo e contraddice i gesti rapidissimi che hanno dato forma in un paio di mesi alle opere, che vanno a comporre come un grande quadro in pezzi dinamicamente percorso da rimandi interni di colori e segni che da pagina a pagina si scambiano battute. Sulla parete di fronte Lucia sistema, all’altezza dei propri, l’ “Occhio” che dà alla mostra il titolo “Osservatori”, serigrafato in dieci copie su tela che formano una fila orizzontale, al centro della quale lei, terminato l’allestimento, prende posto aggiungendo i suoi agli occhi che guardano i fogli di “Rinascita”.
Si può pensare alle quindici carte come a frammenti di trascrizione di una materia interiore. Ce la possiamo figurare musicale, o anche fatta delle parole di quei velocissimi pensieri che si rincorrono senza una precisa destinazione e accavallandosi: dove chiasso e silenzio, più che confliggere, si passano repentinamente il testimone. Perciò non può esserci quasi mai in questi lavori troppo spazio per la geometria oltre quello che risiede nella disciplina dell’installazione e nella composizione tipografica dei supporti: pagine di giornale coi loro titoli e foto e brevi e fitti righi guardati dall’artista probabilmente durante il farsi stesso di quella trascrizione. La contesa interiore sarà precipitata nella mano per trasferirsi immediatamente sulla carta: dove i due – baccano e quiete, o voce alta e voce sommessa – può accadere che si dividano elavoro (Facebook ci mostra che opera in piano, e ci mette a disposizione qualche breve video di Lucia al lavoro, che lei ha voluto accelerato a riprova di quanto la velocità le appartenga). Comunque il silenzio non sarà mai assenza, non tanto perché il supporto usato è in ogni sua parte affollato di parole e immagini, ma perché la relazione stessa fra il rumore dell’addensarsi di segni e il silenzio del loro rarefarsi è ciò che produce quel suono di quell’opera.
La carta troppo assorbente di questi fogli di giornale non consente un altro suo ricorrente modo di procedere: in cui lei, versando sulla superficie e poi muovendo colore o inchiostro molto liquidi e acqua, come per esempio in “Occhio”, quasi sollecita il caso ad agire e a condividere la responsabilità del risultato.
Questa ipotesi di lettura non si cura del fatto che il rapido gesto abbia o meno ‘incontrato’ oggetti: che in disegno e collage e pittura siano finite cose riconoscibili o, piuttosto, linee curve sottili, densi grumi, concitate spirali, ritagli, capelli o altri segni che non si riferiscono a nulla che sia possibile identificare con certezza.
[m.d.g.]
Alla cortese attenzione GRAZIE
Venerdì 26 febbraio 2016 ore 17.30
Mauro Maurizio Palumbo Io sono stanco Performance
Lucia Schettino Osservatori performance e mostra
Con il sassofono di Antonio Raia e le istantanee di Luisa Terminiello
A cura di Marco de Gemmis
La mostra resterà aperta fino al 14 marzo , lunedì e martedì
Ore 17-19, giovedì ore 10.30-12.30 e su appuntamento
Nello spazio di Ilia Tufano si succedono senza un’interruzione, legate fra loro dalle improvvisazioni del sassofono di Antonio Raia che ne segue le due diversissime trame, la performance “Io sono stanco” di Mauro Maurizio Palumbo e la performance/mostra “Osservatori” di Lucia Schettino.
La prima performance è un progetto del Servizio Educativo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli incluso nella XXI edizione degli “Incontri di Archeologia”, in collaborazione con il CAMUSAC Cassino Museo Arte Contemporanea e l’Associazione “MA Movimento Aperto” di Napoli.
Mauro Maurizio Palumbo è probabilmente da tempo lì nella sala, quasi immobile sul pavimento. Senza visibili reazioni vede entrare il pubblico. Accanto a lui, oltre al piccolo cartello che dichiara “Io sono stanco”, pochi oggetti: alcuni necessari per sopravvivere (acqua, pane, sigarette, una coperta); altri legati ad attività che sembrano essersi allontanate. Tre sedie sono schierate per fare accomodare chi voglia fermarsi a guardare. Un pannello con diverse immagini annuncia le tre repliche della sua performance, già proposta al Museo Archeologico di Napoli ai piedi dell’Ercole Farnese e prevista per marzo al CAMUSAC Cassino Museo di Arte Contemporanea. Il pubblico, attraverso le immagini stampate sul pannello, entra in possesso di altri dati per farsi un’idea di quel che accade. Il sassofono di Antonio Raia, improvvisando, accompagna Palumbo nel suo star fermo, oppure si rivolge agli oggetti che lo circondano o alle immagini del pannello. Alcuni dei presenti immancabilmente fotografano. Luisa Terminiello documenta la scena con istantanee: quattro, come nelle altre due tappe della performance. Una di queste prende posto sul pannello, le restanti sono appunti visivi.
[Con la collaborazione di Salvatore Camerlingo. La grafica del pannello è di Marica Amendola e Giuseppina Elefante]
Il sassofono cambia registro: ora mette in movimento Lucia Schettino, che efficientemente appende su due pareti i suoi lavori. Sulla prima, a pochi centimetri l’uno dall’altro, in tre file sovrapposte ciascuna di cinque quadri, finiscono quindici fogli in cornice della rivista “Rinascita” del Partito Comunista dipinti dall’artista. L’ordinatissima disposizione voluta dal progetto precede l’intervento sulle carte: ci chiama a guardare i singoli elementi come cellule vivaci di un unico organismo e contraddice i gesti rapidissimi che hanno dato forma in un paio di mesi alle opere, che vanno a comporre come un grande quadro in pezzi dinamicamente percorso da rimandi interni di colori e segni che da pagina a pagina si scambiano battute. Sulla parete di fronte Lucia sistema, all’altezza dei propri, l’ “Occhio” che dà alla mostra il titolo “Osservatori”, serigrafato in dieci copie su tela che formano una fila orizzontale, al centro della quale lei, terminato l’allestimento, prende posto aggiungendo i suoi agli occhi che guardano i fogli di “Rinascita”.
Si può pensare alle quindici carte come a frammenti di trascrizione di una materia interiore. Ce la possiamo figurare musicale, o anche fatta delle parole di quei velocissimi pensieri che si rincorrono senza una precisa destinazione e accavallandosi: dove chiasso e silenzio, più che confliggere, si passano repentinamente il testimone. Perciò non può esserci quasi mai in questi lavori troppo spazio per la geometria oltre quello che risiede nella disciplina dell’installazione e nella composizione tipografica dei supporti: pagine di giornale coi loro titoli e foto e brevi e fitti righi guardati dall’artista probabilmente durante il farsi stesso di quella trascrizione. La contesa interiore sarà precipitata nella mano per trasferirsi immediatamente sulla carta: dove i due – baccano e quiete, o voce alta e voce sommessa – può accadere che si dividano elavoro (Facebook ci mostra che opera in piano, e ci mette a disposizione qualche breve video di Lucia al lavoro, che lei ha voluto accelerato a riprova di quanto la velocità le appartenga). Comunque il silenzio non sarà mai assenza, non tanto perché il supporto usato è in ogni sua parte affollato di parole e immagini, ma perché la relazione stessa fra il rumore dell’addensarsi di segni e il silenzio del loro rarefarsi è ciò che produce quel suono di quell’opera.
La carta troppo assorbente di questi fogli di giornale non consente un altro suo ricorrente modo di procedere: in cui lei, versando sulla superficie e poi muovendo colore o inchiostro molto liquidi e acqua, come per esempio in “Occhio”, quasi sollecita il caso ad agire e a condividere la responsabilità del risultato.
Questa ipotesi di lettura non si cura del fatto che il rapido gesto abbia o meno ‘incontrato’ oggetti: che in disegno e collage e pittura siano finite cose riconoscibili o, piuttosto, linee curve sottili, densi grumi, concitate spirali, ritagli, capelli o altri segni che non si riferiscono a nulla che sia possibile identificare con certezza.
[m.d.g.]
26
febbraio 2016
Mauro Maurizio Palumbo / Lucia Schettino- Io sono stanco & Osservatori
Dal 26 febbraio al 14 marzo 2016
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
MOVIMENTO APERTO
Napoli, Via Duomo, 290/C, (Napoli)
Napoli, Via Duomo, 290/C, (Napoli)
Orario di apertura
Lunedì e Martedì ore 17-19, Giovedì ore 10.30-12.30 e su appuntamento
Vernissage
26 Febbraio 2016, ore 17.30
Autore