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Botto&Bruno – Society, you’re a crazy breed
Il progetto inedito degli artisti Botto&Bruno, concepito come un’unica grande installazione che si relaziona al luogo che la ospita, è una sorta di grido per riflettere sul futuro della nostra società e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria.
Comunicato stampa
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La Fondazione Merz presenta Society, you’re a crazy breed un progetto inedito degli artisti Botto&Bruno concepito come un’unica grande installazione che si relaziona al luogo che la ospita e in particolare si sofferma sul valore simbolico che esso rappresenta, nella sua trasformazione da edificio industriale dismesso a centro di cultura.
La mostra – a partire dal suo titolo, tratto dal brano “Society” di Eddie Vedder e colonna sonora del film “Into the Wild” - è una sorta di grido per riflettere sul futuro della nostra società e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria per costruire su macerie un presente senza storia. Citando Marc Augé “La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il tempo” (Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, 2004).
Entrando nella spazio espositivo si è avvolti da un paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrali e la pavimentazione, un fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili che riproducono generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tante parti del mondo. Sono le periferie di Botto&Bruno, lo spazio di accumulo di una sorta di degrado delle culture e dello spirito umano, il prezzo pagato nel passaggio dalle civiltà arcaiche e contadine a quelle del cosiddetto “benessere” della nostra contemporaneità.
All’interno di questo scenario degradato gli artisti individuano alcune pause, luoghi di riflessione; si tratta di tre strutture, un silos, un muro e un cinema concepiti dagli artisti come “ristori dell’anima”.
Il silos, simile per forma e dimensioni a quelli che occuparono lo spazio esterno della Fondazione, ex centrale termica delle Officine Lancia, è un luogo in cui la distruzione dell’uomo si è fermata. Le immagini che lo ricoprono internamente riproducono una natura che si rimpossessa delle rovine, un luogo dell'immaginazione onirico, che riporta all'antico rapporto con la terra e con la natura.
Segue un secondo elemento particolarmente simbolico: una porzione di muro aggettante da cui escono frammenti di carta, parole e frasi che si disperdono sulle pareti; sono i messaggi, i sogni, le istanze che trapelano sui muri di ogni dove.
Proseguendo nel percorso ci si avvicina ad una terza struttura: una piccola sala cinematografica denominata Cinema Lancia, ricostruita sul disegno della facciata dell'ex edificio industriale e ora sede del museo, diventa un altro luogo dove l'immaginazione ha la possibilità di relazionarsi con il pubblico. Nella sala è proiettato in loop l’ultimo e inedito video di Botto&Bruno Kids world, 2016, con musiche composte dagli artisti stessi e da Bartolomeo Migliore. Il video è realizzato con la tecnica del cut-up, con spezzoni tratti da I 400 colpi di François Truffaut del 1959, da Kes di Ken Loach del 1969 e dal primo corto di Abbas Kiarostami Il pane e il vicolo del 1970. Li accomunano l’inquietudine, la sensazione di solitudine dell’adolescenza e la ricerca sul vivere il proprio presente, temi cari a Botto&Bruno che riflettono le problematiche della vita nelle banlieue.
Botto&Bruno, nati e vissuti sempre nei quartieri di una società operaia costantemente alla ricerca di una nuova identità, raccontano il mondo con lucido e duro realismo mettendo in relazione visione e realtà, inquietudine e sogni, incanto e macerie. Con questa mostra offrono molteplici letture: quello che resta di un mondo finito distrutto dalla mancanza di un progetto, un mondo sognato, uno sguardo sul futuro; una ipotesi di cosa avverrà se ognuno di noi non riprenderà a far dialogare la ragione con il sentimento e a ritrovare un intenso e rispettoso rapporto con i luoghi.
La mostra – a partire dal suo titolo, tratto dal brano “Society” di Eddie Vedder e colonna sonora del film “Into the Wild” - è una sorta di grido per riflettere sul futuro della nostra società e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria per costruire su macerie un presente senza storia. Citando Marc Augé “La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il tempo” (Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, 2004).
Entrando nella spazio espositivo si è avvolti da un paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrali e la pavimentazione, un fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili che riproducono generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tante parti del mondo. Sono le periferie di Botto&Bruno, lo spazio di accumulo di una sorta di degrado delle culture e dello spirito umano, il prezzo pagato nel passaggio dalle civiltà arcaiche e contadine a quelle del cosiddetto “benessere” della nostra contemporaneità.
All’interno di questo scenario degradato gli artisti individuano alcune pause, luoghi di riflessione; si tratta di tre strutture, un silos, un muro e un cinema concepiti dagli artisti come “ristori dell’anima”.
Il silos, simile per forma e dimensioni a quelli che occuparono lo spazio esterno della Fondazione, ex centrale termica delle Officine Lancia, è un luogo in cui la distruzione dell’uomo si è fermata. Le immagini che lo ricoprono internamente riproducono una natura che si rimpossessa delle rovine, un luogo dell'immaginazione onirico, che riporta all'antico rapporto con la terra e con la natura.
Segue un secondo elemento particolarmente simbolico: una porzione di muro aggettante da cui escono frammenti di carta, parole e frasi che si disperdono sulle pareti; sono i messaggi, i sogni, le istanze che trapelano sui muri di ogni dove.
Proseguendo nel percorso ci si avvicina ad una terza struttura: una piccola sala cinematografica denominata Cinema Lancia, ricostruita sul disegno della facciata dell'ex edificio industriale e ora sede del museo, diventa un altro luogo dove l'immaginazione ha la possibilità di relazionarsi con il pubblico. Nella sala è proiettato in loop l’ultimo e inedito video di Botto&Bruno Kids world, 2016, con musiche composte dagli artisti stessi e da Bartolomeo Migliore. Il video è realizzato con la tecnica del cut-up, con spezzoni tratti da I 400 colpi di François Truffaut del 1959, da Kes di Ken Loach del 1969 e dal primo corto di Abbas Kiarostami Il pane e il vicolo del 1970. Li accomunano l’inquietudine, la sensazione di solitudine dell’adolescenza e la ricerca sul vivere il proprio presente, temi cari a Botto&Bruno che riflettono le problematiche della vita nelle banlieue.
Botto&Bruno, nati e vissuti sempre nei quartieri di una società operaia costantemente alla ricerca di una nuova identità, raccontano il mondo con lucido e duro realismo mettendo in relazione visione e realtà, inquietudine e sogni, incanto e macerie. Con questa mostra offrono molteplici letture: quello che resta di un mondo finito distrutto dalla mancanza di un progetto, un mondo sognato, uno sguardo sul futuro; una ipotesi di cosa avverrà se ognuno di noi non riprenderà a far dialogare la ragione con il sentimento e a ritrovare un intenso e rispettoso rapporto con i luoghi.
09
marzo 2016
Botto&Bruno – Society, you’re a crazy breed
Dal 09 marzo al 19 giugno 2016
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MERZ
Torino, Via Limone, 24, (Torino)
Torino, Via Limone, 24, (Torino)
Biglietti
€ 6,00 intero, € 3,50 ridotto (visitatori di età compresa tra i 10 e i 26 anni, maggiori di 65 anni, gruppi organizzati min. 10 persone, possessori di Pyou Card), Gratuito (bambini fino a 10 anni, disabili e accompagnatori, ogni prima domenica del mese e possessori tessera Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card, membri ICOM, giornalisti con tessera in corso di validità o accreditati, amici Fondazione Merz e ogni prima domenica del mese)
Orario di apertura
martedì-domenica dalle 11 alle 19
Vernissage
9 Marzo 2016, ore 19
Autore
Curatore