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Pietro Geranzani – In flore furoris
Una selezione ragionata delle più significative opere dell’artista caratterizzate da una personalissima pittura che attinge da interrogativi filosofici ed inquietudini esistenziali. Ricca di citazioni e invenzioni oniriche, la pittura di Geranzani è fisica, violenta ed allo stesso tempo surreale, metafisica, destabilizzante
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Pietro Geranzani
IN FLORE FURORIS
A cura di Arianna Grava e Giacomo Marco Valerio
Testi critici di Rolando Bellini, Luca Ferri, Maurizio Temporin e Erica Tamborini
In mostra dal 3 marzo al 7 aprile 2016
Inaugurazione giovedì 3 marzo 2016 ore 18.30
Area35 Art Gallery via Vigevano 35, Milano
Giovedì 3 marzo 2016 alle ore 18.30 si terrà l’inaugurazione di IN FLORE FURORIS mostra
personale di Pietro Geranzani presso la galleria d’arte contemporanea Area35 Art Gallery di
Milano.
Dopo numerose mostre internazionali in Europa e negli Stati Uniti, importanti rassegne come
Il Male - Esercizi di pittura crudele, nella Palazzina di Caccia di Stupinigi; Ombre ammonitrici,
nel Palazzo Ducale di Genova; L’arte non è cosa nostra, alla 54. Biennale dell'Arte di
Venezia, AREA35 Art Gallery presenta la mostra personale In flore furoris, di Pietro
Geranzani.
Una selezione ragionata delle più significative opere dell’artista caratterizzate da una
personalissima pittura che attinge da interrogativi filosofici ed inquietudini esistenziali. Ricca
di citazioni e invenzioni oniriche, la pittura di Geranzani è fisica, violenta ed allo stesso tempo
surreale, metafisica, destabilizzante.
«La prima volta, del resto la prima volta ch’io vidi un quadro di Geranzani, uno di un formato
“medio”, ne fui sconcertato e allora, lanciandomi il proprio salvagente, mi disse il pittore:
“Vedi? Tutto nella mia pittura è autobiografico e tuttavia nulla mi rispecchia veramente. Tutto
appare legato al sentimento romantico e al rispecchiamento della realtà e al tempo stesso
nulla di ciò appartiene alla mia pittura”. E ancora: “Questi ampi formati sono soltanto
esercitazioni minime, perché vorrei dipingere molto più in grande, e più brutalmente, più
carnalmente anche, facendovi vibrare la vita stessa. Ma come vedi, questo spazio – e intanto
allargava le braccia ad accogliere tutto lo studio – non mi consente di andare troppo oltre...”.
Fu così che pensai, ma solo un momento, all’Atelier di Courbet». (dal testo in catalogo di
Rolando Bellini)
Due quadri, Damp Mop, del 2015, e Ombra ammonitrice VI (Awrah), del 2004, costituiscono
l’ideale nucleo dialogico della mostra, fatta di pitture imponenti, discrete, a volte, ed
esuberanti, antiche.
«Damp Mop è in inglese lo straccio umido, quello per lavare i pavimenti. È il titolo che ho dato
a un quadro che rappresenta un paio d’ali rotte, strappate dalla carne viva, e la ferita ribolle di
materia pittorica densa e grumosa. Del corpo vivo rimane null’altro che questo straccio, per
parte flaccido e inerme. L’ala è bianca, dove la ferita non ha inquinato il suo candore, di un
bianco calcinato, stridore su tutti i colori. È la nostra equivalenza interiore. Rovescia la nostra
fisicità ordinaria, limitante, orizzontale, ed è capace di darci l'emblema di un fatto, non già il
suo simbolo didascalico, ma quel fatto individuato in tutta la sua energia: la morte, terribile,
che nella bellezza del bianco permette alla forza dello spirito di non inorridire davanti alla
consunzione della carne. Allora l’ala del mio dipinto doveva avere un atteggiamento
composto, ho cercato di darle un equilibrio pacato, non un ardore espressionista. Mi sono
ricordato del cavallo di George Stubbs per il marchese di Rockingham intitolato Whistlejacket.
L’ho dipinta su un fondo senza profondità, proprio come è dipinto il cavallo, affinché fosse, in
termini di rimemorazione, un altro monumento, o forse sempre lo stesso. Con sforzo ho
considerato di sviluppare questa forma fino a renderla monumento così da tramandare tutto
ciò che è strettamente connesso con la mortalità dell’essere-nel-mondo. Non voglio parlare di
origine e di verità, ma di sforzo, di messa in opera di qualcosa che per me è implicito,
addirittura non pensato». (Pietro Geranzani)
Nell’opera Ombra ammonitrice VI (Awrah), iconografie del Rinascimento francese sono
sovrapposte, pittoricamente “mescolate”, ad altre di natura completamente diversa, come le
stampe erotiche giapponesi della tradizione Shunga: il gesto di Geranzani tende a sovvertire
l’ordine costituito delle regole della morale, che pongono nell’avvenire il loro senso. Nel
dipinto, di preoccupante attualità, realizzato di getto nel 2004, pochi giorni dopo l'assassinio di
Fabrizio Quattrocchi in Iraq, Geranzani s'interroga sul ruolo della figura dell'eroe in una guerra
non patriottica. Awrah, il sottotitolo del quadro, che nella tradizione islamica indica ciò che del
corpo è proibito mostrare, provocatoriamente invece sottolinea gli aspetti più scabrosi e
morbosi della morte e degli abusi, che affiorano espliciti nel dipinto. L’impianto può avere il
suo riferimento nell’estetica del male teorizzata da Bataille: essa è generata dall’infrangere i
limiti imposti dalle interdizioni, è il rovescio inquietante della santità, ma ne presuppone la
stessa tensione e lo stesso rigore. Tramite il simbolo, il mito e la storia, Geranzani
rappresenta l’intera lacerazione del mondo contemporaneo: il decadimento fisico, morale e
mentale sono come solchi che attraversano le sue tele che raccontano e investono di
dramma l’intera razionalità umana.
Il culto della morte analizzato da Bataille, in cui l’erotismo è una cifra tragica, coglie l’essenza
profonda di questo artista visionario dalla corporeità ingombrante, e “dall'indecenza”
travolgente.
Nota biografica
Pietro Geranzani è nato a Londra (GB) nel 1964. Dopo aver trascorso l’infanzia tra la
Germania e la Svizzera completa gli studi all’Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova. Ora
vive e lavora a Milano. Nella sua lunga esperienza espositiva ha partecipato a diverse
rassegne nazionali e internazionali, tra cui: Ombre Ammonitrici a Palazzo Ducale a Genova
nel 2009, in occasione della commemorazione della Giornata della Memoria; Menschenbilder
im Stadthaus Zürich a Zurigo nel 2008; Terzo Rinascimento nel 2010 al palazzo Ducale di
Urbino; la 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia,
Arsenale, a Venezia nel 2011, e nello stesso anno The Elephant Men, Workshop Galleria
d’Arte Contemporanea, a Venezia; Lo Stato dell’Arte - Liguria, Padiglione Italia, Biennale di
Venezia 2011, Palazzo della Meridiana, Genova. Ha partecipato alla mostra Il Male - Esercizi
di Pittura Crudele nella palazzina di caccia di Stupinigi (TO) nel 2005. Nel 2000 vince il
Premio Duchessa di Galliera ed espone in 1950 – 2000, Arte Genovese e Ligure dalle
Collezioni del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, nel Museo d’Arte Contemporanea
di Villa Croce a Genova. Nel 1998 si segnala la mostra Genua-Berlin, Drei Maler aus Genua
in Berlin, nella Sankt Matthäuskirche a Berlino e la mostra presso la Galleria AAB di Brescia.
Numerose le mostre itineranti, personali e collettive in Francia, Stati Uniti e Finlandia.
IN FLORE FURORIS
A cura di Arianna Grava e Giacomo Marco Valerio
Testi critici di Rolando Bellini, Luca Ferri, Maurizio Temporin e Erica Tamborini
In mostra dal 3 marzo al 7 aprile 2016
Inaugurazione giovedì 3 marzo 2016 ore 18.30
Area35 Art Gallery via Vigevano 35, Milano
Giovedì 3 marzo 2016 alle ore 18.30 si terrà l’inaugurazione di IN FLORE FURORIS mostra
personale di Pietro Geranzani presso la galleria d’arte contemporanea Area35 Art Gallery di
Milano.
Dopo numerose mostre internazionali in Europa e negli Stati Uniti, importanti rassegne come
Il Male - Esercizi di pittura crudele, nella Palazzina di Caccia di Stupinigi; Ombre ammonitrici,
nel Palazzo Ducale di Genova; L’arte non è cosa nostra, alla 54. Biennale dell'Arte di
Venezia, AREA35 Art Gallery presenta la mostra personale In flore furoris, di Pietro
Geranzani.
Una selezione ragionata delle più significative opere dell’artista caratterizzate da una
personalissima pittura che attinge da interrogativi filosofici ed inquietudini esistenziali. Ricca
di citazioni e invenzioni oniriche, la pittura di Geranzani è fisica, violenta ed allo stesso tempo
surreale, metafisica, destabilizzante.
«La prima volta, del resto la prima volta ch’io vidi un quadro di Geranzani, uno di un formato
“medio”, ne fui sconcertato e allora, lanciandomi il proprio salvagente, mi disse il pittore:
“Vedi? Tutto nella mia pittura è autobiografico e tuttavia nulla mi rispecchia veramente. Tutto
appare legato al sentimento romantico e al rispecchiamento della realtà e al tempo stesso
nulla di ciò appartiene alla mia pittura”. E ancora: “Questi ampi formati sono soltanto
esercitazioni minime, perché vorrei dipingere molto più in grande, e più brutalmente, più
carnalmente anche, facendovi vibrare la vita stessa. Ma come vedi, questo spazio – e intanto
allargava le braccia ad accogliere tutto lo studio – non mi consente di andare troppo oltre...”.
Fu così che pensai, ma solo un momento, all’Atelier di Courbet». (dal testo in catalogo di
Rolando Bellini)
Due quadri, Damp Mop, del 2015, e Ombra ammonitrice VI (Awrah), del 2004, costituiscono
l’ideale nucleo dialogico della mostra, fatta di pitture imponenti, discrete, a volte, ed
esuberanti, antiche.
«Damp Mop è in inglese lo straccio umido, quello per lavare i pavimenti. È il titolo che ho dato
a un quadro che rappresenta un paio d’ali rotte, strappate dalla carne viva, e la ferita ribolle di
materia pittorica densa e grumosa. Del corpo vivo rimane null’altro che questo straccio, per
parte flaccido e inerme. L’ala è bianca, dove la ferita non ha inquinato il suo candore, di un
bianco calcinato, stridore su tutti i colori. È la nostra equivalenza interiore. Rovescia la nostra
fisicità ordinaria, limitante, orizzontale, ed è capace di darci l'emblema di un fatto, non già il
suo simbolo didascalico, ma quel fatto individuato in tutta la sua energia: la morte, terribile,
che nella bellezza del bianco permette alla forza dello spirito di non inorridire davanti alla
consunzione della carne. Allora l’ala del mio dipinto doveva avere un atteggiamento
composto, ho cercato di darle un equilibrio pacato, non un ardore espressionista. Mi sono
ricordato del cavallo di George Stubbs per il marchese di Rockingham intitolato Whistlejacket.
L’ho dipinta su un fondo senza profondità, proprio come è dipinto il cavallo, affinché fosse, in
termini di rimemorazione, un altro monumento, o forse sempre lo stesso. Con sforzo ho
considerato di sviluppare questa forma fino a renderla monumento così da tramandare tutto
ciò che è strettamente connesso con la mortalità dell’essere-nel-mondo. Non voglio parlare di
origine e di verità, ma di sforzo, di messa in opera di qualcosa che per me è implicito,
addirittura non pensato». (Pietro Geranzani)
Nell’opera Ombra ammonitrice VI (Awrah), iconografie del Rinascimento francese sono
sovrapposte, pittoricamente “mescolate”, ad altre di natura completamente diversa, come le
stampe erotiche giapponesi della tradizione Shunga: il gesto di Geranzani tende a sovvertire
l’ordine costituito delle regole della morale, che pongono nell’avvenire il loro senso. Nel
dipinto, di preoccupante attualità, realizzato di getto nel 2004, pochi giorni dopo l'assassinio di
Fabrizio Quattrocchi in Iraq, Geranzani s'interroga sul ruolo della figura dell'eroe in una guerra
non patriottica. Awrah, il sottotitolo del quadro, che nella tradizione islamica indica ciò che del
corpo è proibito mostrare, provocatoriamente invece sottolinea gli aspetti più scabrosi e
morbosi della morte e degli abusi, che affiorano espliciti nel dipinto. L’impianto può avere il
suo riferimento nell’estetica del male teorizzata da Bataille: essa è generata dall’infrangere i
limiti imposti dalle interdizioni, è il rovescio inquietante della santità, ma ne presuppone la
stessa tensione e lo stesso rigore. Tramite il simbolo, il mito e la storia, Geranzani
rappresenta l’intera lacerazione del mondo contemporaneo: il decadimento fisico, morale e
mentale sono come solchi che attraversano le sue tele che raccontano e investono di
dramma l’intera razionalità umana.
Il culto della morte analizzato da Bataille, in cui l’erotismo è una cifra tragica, coglie l’essenza
profonda di questo artista visionario dalla corporeità ingombrante, e “dall'indecenza”
travolgente.
Nota biografica
Pietro Geranzani è nato a Londra (GB) nel 1964. Dopo aver trascorso l’infanzia tra la
Germania e la Svizzera completa gli studi all’Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova. Ora
vive e lavora a Milano. Nella sua lunga esperienza espositiva ha partecipato a diverse
rassegne nazionali e internazionali, tra cui: Ombre Ammonitrici a Palazzo Ducale a Genova
nel 2009, in occasione della commemorazione della Giornata della Memoria; Menschenbilder
im Stadthaus Zürich a Zurigo nel 2008; Terzo Rinascimento nel 2010 al palazzo Ducale di
Urbino; la 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia,
Arsenale, a Venezia nel 2011, e nello stesso anno The Elephant Men, Workshop Galleria
d’Arte Contemporanea, a Venezia; Lo Stato dell’Arte - Liguria, Padiglione Italia, Biennale di
Venezia 2011, Palazzo della Meridiana, Genova. Ha partecipato alla mostra Il Male - Esercizi
di Pittura Crudele nella palazzina di caccia di Stupinigi (TO) nel 2005. Nel 2000 vince il
Premio Duchessa di Galliera ed espone in 1950 – 2000, Arte Genovese e Ligure dalle
Collezioni del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, nel Museo d’Arte Contemporanea
di Villa Croce a Genova. Nel 1998 si segnala la mostra Genua-Berlin, Drei Maler aus Genua
in Berlin, nella Sankt Matthäuskirche a Berlino e la mostra presso la Galleria AAB di Brescia.
Numerose le mostre itineranti, personali e collettive in Francia, Stati Uniti e Finlandia.
03
marzo 2016
Pietro Geranzani – In flore furoris
Dal 03 marzo al 07 aprile 2016
arte contemporanea
Location
AREA35 ARTGALLERY
Milano, Via Vigevano, 35, (Milano)
Milano, Via Vigevano, 35, (Milano)
Orario di apertura
martedì - venerdì 15.30 - 19.30 sabato, domenica e lunedì su appuntamento
Vernissage
3 Marzo 2016, h 18.30
Autore
Curatore