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Michela Baldi – Impressioni di Rajasthan
L’abilità di un’artista versatile, abilissima nel reportage di ambienti.
Comunicato stampa
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Essere in punta di piedi nello spazio, toccarlo senza intaccarlo. Scivolare nell'India del Rajasthan, tra le scale di grigio di una tecnica in cui collage e carboncino formano il connubio di una perfetta lavorazione dei media, e simulano la risposta secca di Michela Baldi per un buon rapporto con le immagini: gelarne completamente le virtù cromatiche.
Nella figuratività della Baldi il riporto visivo-architettonico può fare da sé, esulando quindi dall'esigenza di produrre una versione descrittiva formatasi sul reportage - più spesso cedibile/impersonale - degli ambienti. Abituata alla versatilità fotografica delle immagini, attratta da modelli plurimi di trattazione visiva, la Baldi come prima mossa sceglie di far presa su di sé, sulla specificità d'osservatrice prima e relatrice subito dopo. Così inizia a ballare metafisicamente in tutti quegli ambienti. E si muove bene da sola, balla da sola, iperbolica scrutatrice che non cede sotto la pressione di nessuna esteriorità ingraziante (puntare molto sul il carboncino ha chiaramente il duplice valore mediatico, impressivo e di designazione espressiva). Si sposta su ogni lato e direzione, creando sempre un sistema di singole corrispondenze che sia all'altezza del totale.
Razionalmente estatica quanto un'incisione di Piranesi, poiché in fin dei conti la Baldi non mette in gioco o cerca nulla di anomalo, se non la coreografia più idonea e direttamente rispondente alla documentazione dell'io-luogo. Davanti c'è pertanto una meditazione su evanescenze neo-settecentesche, sul naturale evolversi dell'osservazione di capitelli a foglie e colonne scanalate; sull'uniformità delle architravi descritte come un esperanto, divergenti dalla prontezza monocratica delle più tipiche curvature orientaleggianti. E dietro, nemmeno troppo crittografato, tutto il resto.
Nella figuratività della Baldi il riporto visivo-architettonico può fare da sé, esulando quindi dall'esigenza di produrre una versione descrittiva formatasi sul reportage - più spesso cedibile/impersonale - degli ambienti. Abituata alla versatilità fotografica delle immagini, attratta da modelli plurimi di trattazione visiva, la Baldi come prima mossa sceglie di far presa su di sé, sulla specificità d'osservatrice prima e relatrice subito dopo. Così inizia a ballare metafisicamente in tutti quegli ambienti. E si muove bene da sola, balla da sola, iperbolica scrutatrice che non cede sotto la pressione di nessuna esteriorità ingraziante (puntare molto sul il carboncino ha chiaramente il duplice valore mediatico, impressivo e di designazione espressiva). Si sposta su ogni lato e direzione, creando sempre un sistema di singole corrispondenze che sia all'altezza del totale.
Razionalmente estatica quanto un'incisione di Piranesi, poiché in fin dei conti la Baldi non mette in gioco o cerca nulla di anomalo, se non la coreografia più idonea e direttamente rispondente alla documentazione dell'io-luogo. Davanti c'è pertanto una meditazione su evanescenze neo-settecentesche, sul naturale evolversi dell'osservazione di capitelli a foglie e colonne scanalate; sull'uniformità delle architravi descritte come un esperanto, divergenti dalla prontezza monocratica delle più tipiche curvature orientaleggianti. E dietro, nemmeno troppo crittografato, tutto il resto.
16
gennaio 2016
Michela Baldi – Impressioni di Rajasthan
Dal 16 al 27 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15-19
Vernissage
16 Gennaio 2016, ore 17.00
Autore
Curatore