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Silvia Galgani / Qinggang Xiang – Vorrei… che tu potessi sentire la felicità di questo mondo
Il pensiero del giovane poeta cinese Hi zi introduce l’incontro espositivo tra gli approdi pittorici del bianco di Silvia Galgani e il bianco delle ceramiche di Qinggang Xiang. Come in una visione, gli artisti accordano il loro fare lungo una linea sottile.
Comunicato stampa
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Il pensiero del giovane poeta cinese Hi zi introduce l’incontro espositivo tra gli approdi pittorici del bianco di Silvia Galgani e il bianco delle ceramiche di Qinggang Xiang. Come in una visione o in una musica sintonizzata su note estreme, gli artisti accordano il loro fare lungo una sottile linea, un’apparizione da leggere,
Affidando alle superfici le loro mitologie, gli artisti esplorano i differenti linguaggi per attraversare la condizione antica e perenne dell’uomo, dal suo apparire, dalla scoperta del suono, dal graffiare le pareti, lasciando impronte bianche, fino alla strutturazione, alla consapevolezza dell’essere con gli altri, anche nel senso storico.
Nella storia bianca di questo nostro secolo, il niveo colore ha superato la presunzione del dialogo solitario: ha intrapreso il percorso della ricerca dell’altro, riconoscendolo nella luce, nel movimento, nel visibile, che è lo scudo dell’invisibile. L’icona privilegiata di Silvia Galgani è lo scudo. Nella sua circolarità l’artista racchiude la trascrizione del suo dialogo profondo con il passato, con opere di ogni periodo e di ogni dimensione, per la sua lunga esperienza di restauro. E forse la traccia di quei cromatismi è nelle velature dei suoi Scudi, che approdano alle lamine d’oro o d’argento e alla pastosità del bianco, disposto nella geometria circolare, come luogo di attrazione, convergenza.
Qinggang Xiang consegna i versi di poeti cinesi alla pagina in ceramica, che avvolta su se stessa assume la forma di una campana. Il tocco delle bacchette sui cartigli produce risonanze differenti, di terra: cenni del tempo, del senso, del passaggio dalla parola alla musica, dal corpo al suo immateriale. Le opere consentono diversi modi di apparire della scrittura, che conquista la distanza dalla pagina, dalla forma enunciativa, fino a divenire simbolo nello spazio. Le sculture hanno una doppia valenza: possono essere lette per la narrazione poetica anche della quotidianità o possono essere ascoltate nella sonorità senza narrazione. Il tocco della bacchetta nella cultura cinese è il suono estremo, senza parola o colore, che introduce il comando.
Silvia Galgani, romana, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti, nel corso di SandroTrotti.
Specializzata in Conservazione e Restauro dei dipinti lavora come restauratrice, entrando in
contatto con diverse tecniche pittoriche quali l’affresco, la pittura su tela e tavola e le dorature in foglia (oro e argento).
Nel momento in cui riprende a dipingere, decide di abbandonare la pittura figurativa. Taglia ogni relazione con la realtà, sostituita da forme pure e da una pittura basica, che si annulla ricominciando da zero, per ritrovarsi negli elementi essenziali e nella trascendibilità della materia.
Elementi fondamentali nell’espressione architettonica dell’arte classica, rappresentano per l’artista spazi incondizionati in cui fissare il presente. Superfici di arcaica eleganza si predispongono ad essere evidenziate dalla tecnica, dalla materia e dai pigmenti. L’essenzialità platonica delle forme rivela non solo l’allontanamento dagli ornamenti ma la totale predilezione deltratto elementare in contrasto con l’opulenza degli elementi.
Qinggang Xiang (1983), laureato in Design e Comunicazione visiva, arriva in Italia dove consegue
la Laurea Magistrale in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Attualmente a Roma sta per conseguire il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza
Altri titoli: Adobe China Certified Designer, Harbin 2006; Excellent award creativity award for students Packstar 2007, Pechino; Certificate creativity award for students Packstar 2008, Pechino.
Dal 2012 ha partecipato a varie mostre collettive in Italia.
Affidando alle superfici le loro mitologie, gli artisti esplorano i differenti linguaggi per attraversare la condizione antica e perenne dell’uomo, dal suo apparire, dalla scoperta del suono, dal graffiare le pareti, lasciando impronte bianche, fino alla strutturazione, alla consapevolezza dell’essere con gli altri, anche nel senso storico.
Nella storia bianca di questo nostro secolo, il niveo colore ha superato la presunzione del dialogo solitario: ha intrapreso il percorso della ricerca dell’altro, riconoscendolo nella luce, nel movimento, nel visibile, che è lo scudo dell’invisibile. L’icona privilegiata di Silvia Galgani è lo scudo. Nella sua circolarità l’artista racchiude la trascrizione del suo dialogo profondo con il passato, con opere di ogni periodo e di ogni dimensione, per la sua lunga esperienza di restauro. E forse la traccia di quei cromatismi è nelle velature dei suoi Scudi, che approdano alle lamine d’oro o d’argento e alla pastosità del bianco, disposto nella geometria circolare, come luogo di attrazione, convergenza.
Qinggang Xiang consegna i versi di poeti cinesi alla pagina in ceramica, che avvolta su se stessa assume la forma di una campana. Il tocco delle bacchette sui cartigli produce risonanze differenti, di terra: cenni del tempo, del senso, del passaggio dalla parola alla musica, dal corpo al suo immateriale. Le opere consentono diversi modi di apparire della scrittura, che conquista la distanza dalla pagina, dalla forma enunciativa, fino a divenire simbolo nello spazio. Le sculture hanno una doppia valenza: possono essere lette per la narrazione poetica anche della quotidianità o possono essere ascoltate nella sonorità senza narrazione. Il tocco della bacchetta nella cultura cinese è il suono estremo, senza parola o colore, che introduce il comando.
Silvia Galgani, romana, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti, nel corso di SandroTrotti.
Specializzata in Conservazione e Restauro dei dipinti lavora come restauratrice, entrando in
contatto con diverse tecniche pittoriche quali l’affresco, la pittura su tela e tavola e le dorature in foglia (oro e argento).
Nel momento in cui riprende a dipingere, decide di abbandonare la pittura figurativa. Taglia ogni relazione con la realtà, sostituita da forme pure e da una pittura basica, che si annulla ricominciando da zero, per ritrovarsi negli elementi essenziali e nella trascendibilità della materia.
Elementi fondamentali nell’espressione architettonica dell’arte classica, rappresentano per l’artista spazi incondizionati in cui fissare il presente. Superfici di arcaica eleganza si predispongono ad essere evidenziate dalla tecnica, dalla materia e dai pigmenti. L’essenzialità platonica delle forme rivela non solo l’allontanamento dagli ornamenti ma la totale predilezione deltratto elementare in contrasto con l’opulenza degli elementi.
Qinggang Xiang (1983), laureato in Design e Comunicazione visiva, arriva in Italia dove consegue
la Laurea Magistrale in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Attualmente a Roma sta per conseguire il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza
Altri titoli: Adobe China Certified Designer, Harbin 2006; Excellent award creativity award for students Packstar 2007, Pechino; Certificate creativity award for students Packstar 2008, Pechino.
Dal 2012 ha partecipato a varie mostre collettive in Italia.
14
gennaio 2016
Silvia Galgani / Qinggang Xiang – Vorrei… che tu potessi sentire la felicità di questo mondo
Dal 14 gennaio al 05 febbraio 2016
arte contemporanea
Location
CENTRO LUIGI DI SARRO
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-19
Vernissage
14 Gennaio 2016, ore 18
Autore
Curatore