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27
febbraio 2009
Continua a stupirsi ma anche a stupire la Musa della Sezione didattica di Palazzo Reale. In un suggestivo sotterraneo, luogo ovattato lontano dal pubblico, dietro una tenda scura si nasconde la stanza didattica allestita dalla creatività di Fiorenza Mariotti che, da anni, si occupa della progettazione di percorsi didattici per bambini.
I suoi progetti, che si avvalgono del supporto di personale comunale, offrono ai bambini un’occasione didattica veramente interessante, attraverso una metodologia pressoché unica. La stanza costruita ex novo per ogni mostra, con un nuovo allestimento e con nuovi percorsi, è il momento in cui si svolge tutta l’attività didattica guidata, costruita su una metodologia narrativa che fa della parola ascoltata il motivo trainante del percorso. Niente animazione in mostra, nessun racconto davanti alle opere, ma solamente un approccio all’arte che inizia nello spazio didattico, dove l’adulto, utilizzando gli scritti e i pensieri degli artisti, incanta e trascina il bambino in mondo nuovo.
La novità di questa metodologia è che il vero fare diventa l’ascolto, un ascolto che per il bambino si trasforma in stupore e meraviglia. La Musa stupita di cui parla Mariotti anche nelle sue pubblicazioni ha il dovere di sorprendere, di risvegliare i sensi, di rendere i bambini capaci di emozionarsi ancora di fronte al quotidiano e quindi davanti a un’opera. Pochissimi sono gli oggetti utilizzati nella stanza didattica e semplicissime ma suggestive e pedagogicamente mirate sono le azioni di questo percorso dedicato al colore.
In occasione della mostra Seurat, Signac e i neoimpressionisti si veniva accolti da un sottofondo di musica classica e dalla lettura di frammenti di Colore senza nome di Manlio Brusatin, a cui segue un gioco di combinazioni con le cartine di caramelle trasparenti e colorate (blu, gialle, rosse), poste su una tavoletta bianca. Pian piano e pochi per volta ci si siede attorno a un raffinato oggetto costruito in legno, il cerchio cromatico di Seurat, che agli occhi dei bambini diviene una ruota magica da cui restano affascinati e grazie alla quale, insieme a frammenti di colore complementare e a un particolare di Gravelines un soir, in modo chiaro ma intelligente, si esemplifica il concetto “colore-amico”. L’attività si conclude con la visita in modo autonomo alla mostra, dove bambini e insegnanti osservano le opere utilizzando il prezioso catalogo donato a ogni piccolo, in cui le immagini scelte sono accompagnate da citazioni tratte dagli artisti, quest’ultime leggermente adattate, da un punto di vista linguistico, alla fascia d’età dei fruitori.
La cosa più emozionante di questa attività è stata osservare l’espressione di incanto e di stupore sul volto di ogni bimbo, confermando quindi non solo la validità di tale approccio pedagogico, ma anche l’importanza e la necessità di continuare a progettare e a sostenere interventi didattici all’interno dei musei.
Ancora visitabile lo spazio didattico ideato per la mostra Magritte. Il mistero della natura. Penombra, luce soffusa e quiete sono le componenti preponderanti della scenografica stanza incantata, progettata sempre da Fiorenza Mariotti. Accolti con gesti aggraziati, i piccoli vengono condotti nel bosco colorato e surreale degli “alberi foglia”; un bosco seducente, misterioso, che si fa depositario dei “segreti poetici” di Magritte. I magici scrigni color blu notte e gli alberi-foglia mobili e policromatici vengono animati dalle “parole ascoltate”, che trasformano questa sala di Palazzo Reale in un luogo privilegiato della narrazione e del surreale.
Sorprendenti l’attenzione e la concentrazione dei bambini, osservate durante tutto il percorso didattico; nessuna distrazione, nessun rumore, anzi i piccoli guardano unicamente l’operatrice, intenti ad ascoltare i pensieri del pittore e gli enigmi che si celano dietro le sue opere. Dopo aver ricevuto in dono una parola significativa, facente parte della poetica di Magritte, gradualmente vengono svelati i “segreti poetici” del pittore attraverso l’apertura di raffinati scrigni in legno contenenti una mela, una roccia, una foglia, un cielo.
Lo stupore, la meraviglia e la sorpresa sono gli elementi emotivi su cui si basa l’attività, che alterna il donare al ricevere e il mostrare all’ascoltare; racconti mai banali, ma costruiti con frammenti di testi magrittiani come “gli oggetti sorridono al nostro cuore”, “ognuno ha la sua luna, eppure c’è una luna sola…, e ancora penso che sia meraviglioso viaggiare in cielo stando sulla terra…”. Frasi che affascinano e colpiscono l’immaginario infantile e non solo.
Il viaggio nella pittura dell’artista si conclude con il rituale del dono, a ciascun fruitore, di una piccolissima e preziosa luna di carta; un attraversamento didattico che con semplici gesti quasi cerimoniali e con poche parole, incisive e misurate, riesce a fornire ai più piccoli la chiave di lettura della mostra. Il riscontro della validità di questa metodologia risulta chiara quando, nello spazio didattico, si osserva un bambino fremere per poter toccare una mela verde, o per poter accarezzare una foglia, come se fosse di fronte a oggetti mai visti.
La poetica di Magritte è stata così dipanata e l’obiettivo raggiunto: vedere dietro a una cosa quello che non normalmente non si vede, perché “raramente accade di ‘vedere’ ciò che si guarda”.
I suoi progetti, che si avvalgono del supporto di personale comunale, offrono ai bambini un’occasione didattica veramente interessante, attraverso una metodologia pressoché unica. La stanza costruita ex novo per ogni mostra, con un nuovo allestimento e con nuovi percorsi, è il momento in cui si svolge tutta l’attività didattica guidata, costruita su una metodologia narrativa che fa della parola ascoltata il motivo trainante del percorso. Niente animazione in mostra, nessun racconto davanti alle opere, ma solamente un approccio all’arte che inizia nello spazio didattico, dove l’adulto, utilizzando gli scritti e i pensieri degli artisti, incanta e trascina il bambino in mondo nuovo.
La novità di questa metodologia è che il vero fare diventa l’ascolto, un ascolto che per il bambino si trasforma in stupore e meraviglia. La Musa stupita di cui parla Mariotti anche nelle sue pubblicazioni ha il dovere di sorprendere, di risvegliare i sensi, di rendere i bambini capaci di emozionarsi ancora di fronte al quotidiano e quindi davanti a un’opera. Pochissimi sono gli oggetti utilizzati nella stanza didattica e semplicissime ma suggestive e pedagogicamente mirate sono le azioni di questo percorso dedicato al colore.
In occasione della mostra Seurat, Signac e i neoimpressionisti si veniva accolti da un sottofondo di musica classica e dalla lettura di frammenti di Colore senza nome di Manlio Brusatin, a cui segue un gioco di combinazioni con le cartine di caramelle trasparenti e colorate (blu, gialle, rosse), poste su una tavoletta bianca. Pian piano e pochi per volta ci si siede attorno a un raffinato oggetto costruito in legno, il cerchio cromatico di Seurat, che agli occhi dei bambini diviene una ruota magica da cui restano affascinati e grazie alla quale, insieme a frammenti di colore complementare e a un particolare di Gravelines un soir, in modo chiaro ma intelligente, si esemplifica il concetto “colore-amico”. L’attività si conclude con la visita in modo autonomo alla mostra, dove bambini e insegnanti osservano le opere utilizzando il prezioso catalogo donato a ogni piccolo, in cui le immagini scelte sono accompagnate da citazioni tratte dagli artisti, quest’ultime leggermente adattate, da un punto di vista linguistico, alla fascia d’età dei fruitori.
La cosa più emozionante di questa attività è stata osservare l’espressione di incanto e di stupore sul volto di ogni bimbo, confermando quindi non solo la validità di tale approccio pedagogico, ma anche l’importanza e la necessità di continuare a progettare e a sostenere interventi didattici all’interno dei musei.
Ancora visitabile lo spazio didattico ideato per la mostra Magritte. Il mistero della natura. Penombra, luce soffusa e quiete sono le componenti preponderanti della scenografica stanza incantata, progettata sempre da Fiorenza Mariotti. Accolti con gesti aggraziati, i piccoli vengono condotti nel bosco colorato e surreale degli “alberi foglia”; un bosco seducente, misterioso, che si fa depositario dei “segreti poetici” di Magritte. I magici scrigni color blu notte e gli alberi-foglia mobili e policromatici vengono animati dalle “parole ascoltate”, che trasformano questa sala di Palazzo Reale in un luogo privilegiato della narrazione e del surreale.
Sorprendenti l’attenzione e la concentrazione dei bambini, osservate durante tutto il percorso didattico; nessuna distrazione, nessun rumore, anzi i piccoli guardano unicamente l’operatrice, intenti ad ascoltare i pensieri del pittore e gli enigmi che si celano dietro le sue opere. Dopo aver ricevuto in dono una parola significativa, facente parte della poetica di Magritte, gradualmente vengono svelati i “segreti poetici” del pittore attraverso l’apertura di raffinati scrigni in legno contenenti una mela, una roccia, una foglia, un cielo.
Lo stupore, la meraviglia e la sorpresa sono gli elementi emotivi su cui si basa l’attività, che alterna il donare al ricevere e il mostrare all’ascoltare; racconti mai banali, ma costruiti con frammenti di testi magrittiani come “gli oggetti sorridono al nostro cuore”, “ognuno ha la sua luna, eppure c’è una luna sola…, e ancora penso che sia meraviglioso viaggiare in cielo stando sulla terra…”. Frasi che affascinano e colpiscono l’immaginario infantile e non solo.
Il viaggio nella pittura dell’artista si conclude con il rituale del dono, a ciascun fruitore, di una piccolissima e preziosa luna di carta; un attraversamento didattico che con semplici gesti quasi cerimoniali e con poche parole, incisive e misurate, riesce a fornire ai più piccoli la chiave di lettura della mostra. Il riscontro della validità di questa metodologia risulta chiara quando, nello spazio didattico, si osserva un bambino fremere per poter toccare una mela verde, o per poter accarezzare una foglia, come se fosse di fronte a oggetti mai visti.
La poetica di Magritte è stata così dipanata e l’obiettivo raggiunto: vedere dietro a una cosa quello che non normalmente non si vede, perché “raramente accade di ‘vedere’ ciò che si guarda”.
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gisella vismara
la rubrica didattica è diretta da annalisa trasatti
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Info: tel. +39 02860649; fax +39 02877415
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