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Beni ecclesiastici al setaccio
Diritto
La notizia è di quelle che rischia di passare sotto silenzio, a torto giudicata di interesse limitato agli specialisti e poco eclatante. Eppure la legge emanata dallo Stato Vaticano il 25.VII.2001, e della quale solo un paio di giorni fa sono stati resi noti i dettagli, riguarda all’incirca l’80% dei beni culturali in Italia, cioè l’intero patrimonio culturale ecclesiastico...
di redazione
Il provvedimento, del quale abbiamo appreso notizia dai quotidiani Avvenire e Il Giornale, è intitolato alla “tutela dei beni culturali” e stabilisce che entro e non oltre 24 mesi dall’entrata in vigore della legge venga redatto l’inventario dello sterminato patrimonio ecclesiastico che dovrà essere, in futuro, costantemente tenuto aggiornato.
Tra le categorie degli oggetti sottoposti a tutela, sulla base dalla nuova normativa sono indicate anche la paleontologia, la preistoria o la numismatica ed i beni coinvolti saranno, tra l’altro, lo sterminato patrimonio documentario e bibliografico, gli archivi “anche per supporto non cartaceo”, il materiale fotografico, i “mezzi di trasporto di interesse storico”, gli strumenti scientifici, le ville, i parchi ed i giardini.
Nel testo del provvedimento sono contenute anche norme per la conservazione, l’integrità e la sicurezza dei beni, se ne regolamentano importazione ed esportazione, deposito e prestito. Ribadita infine l’inalienabilità dei beni culturali ecclesiastici, si forniscono anche istruzioni per il riconoscimento dei diritti di riproduzione e per il godimento pubblico dei beni.
L’impegno assunto dallo Stato Vaticano è di quelli severi, specie considerando i tempi ristrettissimi, ma di certo indispensabile se solo si pone mente al fatto che, allo stato attuale, nessuno strumento consentiva di tenere notizia e controllare lo stato dello straordinario patrimonio della Chiesa, e ciò nonostante che il diritto canonico, al Canone 1283, stabilisca chiaramente l’obbligo di “redigere un preciso inventario dei beni ecclesiastici elencando tutti i beni mobili, immobili, cose preziose, beni culturali, diritti reali e personali, descrivendo ogni singolo bene e attribuendogli un valore economico”.
Alfredo Sigolo
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Fa un po impressione pensare che se consideriamo le divisioni politiche e amministrative l’Italia intesa in senso rigoroso possiede l’80% in meno del suo patrimonio.
Essendo poi l’Italia ospitante del 60% del patrimonio mondiale questo significa che – solo in Italia – la chiesa possiede la metà dl patrimonio artistico del Mondo…
Pur avendo citato io la cifra, per altro spesso riportata, io la prenderei con beneficio d’inventario (e mai termine è stato più opportuno), una stima. Nella sostanza inviterei chi di dovere a rifare i conti, se mai i conti siano stati veramente fatti.