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Umberto Passeretti – Un presente antichissimo
Dal 1985 Passeretti dialoga da pittore pienamente contemporaneo con la classicità romana e più in generale con la memoria dell’antico. Proprio per questo un luogo emblematico della “romanità” come i Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali appare come la sede più adatta per ospitare una ventina di sue opere, nella Grande Aula e nel Corpo Centrale
Comunicato stampa
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I Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali presentano dal 1 dicembre 2015 al 17 febbraio 2016 un’ampia mostra dedicata ad Umberto Passeretti, curata da Gabriele Simongini e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e allo Sport – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Dal 1985 Passeretti dialoga da pittore pienamente contemporaneo con la classicità romana e più in generale con la memoria dell’antico. Proprio per questo un luogo emblematico della “romanità” come i Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali appare come la sede più adatta per ospitare una ventina di sue opere, nella Grande Aula e nel Corpo Centrale. In occasione dell’esposizione l’artista romano ha realizzato un omaggio a questo luogo straordinario prendendo come soggetto di un suo quadro un “Prigione”. Le opere (dipinte perlopiù ad olio e tempera su tavola ma talvolta anche con smalti industriali) fanno parte del ciclo “Anatomia del panneggio”, avviato dal 1985 e tuttora in fase di svolgimento. Il rapporto di Passeretti con la classicità romana è nato da un’esperienza immersiva, totalizzante e non puramente contemplativa. “Per motivi familiari – scrive Gabriele Simongini nel catalogo pubblicato da De Luca – ha vissuto e lavorato per diversi anni praticamente dentro Villa Adriana, sopra il Canopo. Ha respirato, studiato, assorbito ogni giorno quelle memorie architettoniche e scultoree che si facevano tutt’uno con la sua vita quotidiana, arricchendola, aprendola a nuove riflessioni non ripiegate nostalgicamente sul passato ma legate alle inquietudini contemporanee. Così, in qualche modo, l’artista non si è semplicemente appropriato di un aspetto dell’antichità ma vi si è immedesimato intendendone la spinta propulsiva verso un’interiorità più profonda e consapevole ma sempre operante nel vivo dell’attualità”. Spesso, e soprattutto agli inizi del ciclo “Anatomia del panneggio”, le pieghe dei panneggi sono anche nervi scoperti, connessioni metaforiche fra corpo e anima e sono fuse con lo scheletro, con i muscoli, con i tendini di un’idea del classico che è prima di tutto difesa ad oltranza dell’umanità e di un umanesimo inteso nel suo senso più profondamente etico. Così non di rado Passeretti graffia ed incide la tavola per cercare un segno profondamente strutturale, poi rispecchiato anche nelle rasoiate di colore che indicano traiettorie dinamiche, saettanti, indirizzate e chiuse in potenti nuclei unitari e raccolti. Come ha scritto Federico Zeri, “la pittura di Umberto Passeretti è nostalgia di un’etica, di un costume, di una cultura. La classicità greco-romana è elaborata ancora una volta come mito interiore”. Così, nella mostra immaginata dall’artista per i Mercati di Traiano con un crescendo cromatico che dall’ascetico bianco e nero iniziale si apre ad estroverse sinfonie di colori, questo mito interiore si rivela senza tempo tanto da diventare nei suoi quadri “un presente antichissimo”, come diceva Fernando Pessoa. I mirabili reperti scultorei del passato si trasformano in pittura, con la chiara prevalenza di panneggi dalla materia mossa, palpitante di una nuova vita che sembra quasi sul punto di cominciare. “Le sue figure panneggiate – scrive ancora Simongini – ci fanno vedere in modo nuovo presenze classiche che la nostra pigra indifferenza spesso ci porta a non percepire più, rendendole “trasparenti”, mentre questi testimoni di un teatro della memoria riattivato nel presente ci sono familiari ed estranei al tempo stesso, spiazzandoci. Così Passeretti offre al nostro sguardo sculture antiche che promanano energia, attualità e vitalità, non di rado avvalendosi anche di una sorta di trasposizione quasi virtuale tramite colori che in sé portano anche gli effetti dell’artificio tecnologico, pur restando magistrali prove di pura pittura. Senza essere irriverenti, le figure panneggiate dipinte da Passeretti sembrano quasi pronte a sfilare in un défilé, tramutando i cortei rituali di un tempo negli eventi della moda di oggi”.
L’artista
Nato a Roma nel 1945, Passeretti si è formato all’Ecole Supérieure des Beaux Arts de Paris negli anni che hanno preparato il clima esplosivo del Sessantotto. E’ stato titolare della cattedra di discipline plastiche all’Istituto per la ceramica di Faenza. Vive a Roma, lavora tra Roma e Parigi. Vanno ricordate le sue personali presentate nei Musei Archeologici di Villa Adriana (2008), di Sperlonga (2012) e di Scolacium (2014), oltre alle sue partecipazioni a prestigiose collettive allestite al Grand Palais e al Musée d’Art Moderne de Paris, al Museum of Modern Art di Tokyo e di Osaka.
Dal 1985 Passeretti dialoga da pittore pienamente contemporaneo con la classicità romana e più in generale con la memoria dell’antico. Proprio per questo un luogo emblematico della “romanità” come i Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali appare come la sede più adatta per ospitare una ventina di sue opere, nella Grande Aula e nel Corpo Centrale. In occasione dell’esposizione l’artista romano ha realizzato un omaggio a questo luogo straordinario prendendo come soggetto di un suo quadro un “Prigione”. Le opere (dipinte perlopiù ad olio e tempera su tavola ma talvolta anche con smalti industriali) fanno parte del ciclo “Anatomia del panneggio”, avviato dal 1985 e tuttora in fase di svolgimento. Il rapporto di Passeretti con la classicità romana è nato da un’esperienza immersiva, totalizzante e non puramente contemplativa. “Per motivi familiari – scrive Gabriele Simongini nel catalogo pubblicato da De Luca – ha vissuto e lavorato per diversi anni praticamente dentro Villa Adriana, sopra il Canopo. Ha respirato, studiato, assorbito ogni giorno quelle memorie architettoniche e scultoree che si facevano tutt’uno con la sua vita quotidiana, arricchendola, aprendola a nuove riflessioni non ripiegate nostalgicamente sul passato ma legate alle inquietudini contemporanee. Così, in qualche modo, l’artista non si è semplicemente appropriato di un aspetto dell’antichità ma vi si è immedesimato intendendone la spinta propulsiva verso un’interiorità più profonda e consapevole ma sempre operante nel vivo dell’attualità”. Spesso, e soprattutto agli inizi del ciclo “Anatomia del panneggio”, le pieghe dei panneggi sono anche nervi scoperti, connessioni metaforiche fra corpo e anima e sono fuse con lo scheletro, con i muscoli, con i tendini di un’idea del classico che è prima di tutto difesa ad oltranza dell’umanità e di un umanesimo inteso nel suo senso più profondamente etico. Così non di rado Passeretti graffia ed incide la tavola per cercare un segno profondamente strutturale, poi rispecchiato anche nelle rasoiate di colore che indicano traiettorie dinamiche, saettanti, indirizzate e chiuse in potenti nuclei unitari e raccolti. Come ha scritto Federico Zeri, “la pittura di Umberto Passeretti è nostalgia di un’etica, di un costume, di una cultura. La classicità greco-romana è elaborata ancora una volta come mito interiore”. Così, nella mostra immaginata dall’artista per i Mercati di Traiano con un crescendo cromatico che dall’ascetico bianco e nero iniziale si apre ad estroverse sinfonie di colori, questo mito interiore si rivela senza tempo tanto da diventare nei suoi quadri “un presente antichissimo”, come diceva Fernando Pessoa. I mirabili reperti scultorei del passato si trasformano in pittura, con la chiara prevalenza di panneggi dalla materia mossa, palpitante di una nuova vita che sembra quasi sul punto di cominciare. “Le sue figure panneggiate – scrive ancora Simongini – ci fanno vedere in modo nuovo presenze classiche che la nostra pigra indifferenza spesso ci porta a non percepire più, rendendole “trasparenti”, mentre questi testimoni di un teatro della memoria riattivato nel presente ci sono familiari ed estranei al tempo stesso, spiazzandoci. Così Passeretti offre al nostro sguardo sculture antiche che promanano energia, attualità e vitalità, non di rado avvalendosi anche di una sorta di trasposizione quasi virtuale tramite colori che in sé portano anche gli effetti dell’artificio tecnologico, pur restando magistrali prove di pura pittura. Senza essere irriverenti, le figure panneggiate dipinte da Passeretti sembrano quasi pronte a sfilare in un défilé, tramutando i cortei rituali di un tempo negli eventi della moda di oggi”.
L’artista
Nato a Roma nel 1945, Passeretti si è formato all’Ecole Supérieure des Beaux Arts de Paris negli anni che hanno preparato il clima esplosivo del Sessantotto. E’ stato titolare della cattedra di discipline plastiche all’Istituto per la ceramica di Faenza. Vive a Roma, lavora tra Roma e Parigi. Vanno ricordate le sue personali presentate nei Musei Archeologici di Villa Adriana (2008), di Sperlonga (2012) e di Scolacium (2014), oltre alle sue partecipazioni a prestigiose collettive allestite al Grand Palais e al Musée d’Art Moderne de Paris, al Museum of Modern Art di Tokyo e di Osaka.
30
novembre 2015
Umberto Passeretti – Un presente antichissimo
Dal 30 novembre 2015 al 04 aprile 2016
arte contemporanea
Location
MERCATI DI TRAIANO
Roma, Via IV Novembre, 94, (Roma)
Roma, Via IV Novembre, 94, (Roma)
Orario di apertura
Tutti i giorni 9.30-19.30 La biglietteria chiude un'ora prima
Vernissage
30 Novembre 2015, su invito
Autore
Curatore