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11
marzo 2009
in fumo_movie Watchmen
in fumo
Appena uscito al cinema è balzato in testa alle classifiche. Del resto, l'attesa era altissima. Perché Watchmen è una delle graphic novel cult. E le firme di Alan Moore e Dave Gibbons sono una garanzia. Così come quella del regista Zack Snyder. Che però non bissa il successo di 300...
Watchmen delude. Almeno in parte. L’ultimo adattamento cinematografico di un personaggio tratto dall’universo superoistico proprio non convince. In questo caso, Zack Snyder taglia il superfluo e racconta l’essenza della storia. Ciò non era accaduto per un suo precedente lavoro, 300, nel quale il regista fu costretto a creare personaggi e situazioni nuove per compensare certi vuoti.
Il successo di quella pellicola, anch’essa tratta da una storia a fumetti, non è pari a quest’ultimo film (nel quale, fra l’altro, si cita 300 durante la prima scena). La sala, per il momento, lo premia. Del resto, l’attesa per la trasposizione cinematografica della celebre graphic novel firmata da Alan Moore e Dave Gibbons era altissima.
Ma partiamo dalla storia: in un’America in cui Nixon è ancora al potere, Usa e Urss si scontrano. Il mondo è sull’orlo di una guerra nucleare e un gruppo di supereroi del passato, invecchiati e disillusi, s’imbatte in una realtà molto diversa da quella in cui erano vissuti.
Ebbene, se da una parte la narrazione si sviluppa con frequenti rimandi al linguaggio utilizzato nel fumetto, dall’altra si perdono inesorabilmente i contenuti su cui doveva essere costruito lo scenario. Quali? Il rimpianto degli eroi per il glorioso passato, tanto per cominciare. E quella sovrapposizione confusa fra bene e male. Il punto debole, però, è altrove. Sorprendono infatti i superpoteri attribuiti inspiegabilmente, ma anche le prestazioni mediocri degli attori. E, infine, la mancanza di un espediente capace di far distinguere i salti temporali e i flashback. Eccetto Rorschach e Spettro di Seta II, i più riusciti, gli altri personaggi appaiono privi di personalità e spessore.
Non convince del tutto neppure la colonna sonora. Mentre brani come The sound of Silence (Simon & Garfunkel) e The Times They Are A’Changin (Bob Dylan) sono ottimamente inseriti nei loro rispettivi contesti, altre canzoni stonano rispetto alle scene che accompagnano e sembrano pensate più per un destino discografico.
Infine la chiusura che, tradendo la storia originale, non fa percepire affatto il pathos conseguente alla crisi tra i due imperi (Usa e Urss). Un distacco che è confermato perfino dalla mancata citazione dello sceneggiatoree della graphic novel, Alan Moore, nei titoli di coda. Insomma, gli appassionati resteranno senz’altro delusi. Il pubblico più vasto, quello meno preparato, nonostante i palesi buchi della sceneggiatura, beh, potrà anche apprezzare.
Una pellicola deludente, quindi. Che si salva solo grazie alla notorietà del supereroe, a certe scelte un po’ furbe e ad alcuni aspetti del linguaggio (come la fotografia, ad esempio). Nel complesso, Watchmen resta un film d’intrattenimento, ben lontano dalla grandezza dell’opera che vuole riprodurre.
Il successo di quella pellicola, anch’essa tratta da una storia a fumetti, non è pari a quest’ultimo film (nel quale, fra l’altro, si cita 300 durante la prima scena). La sala, per il momento, lo premia. Del resto, l’attesa per la trasposizione cinematografica della celebre graphic novel firmata da Alan Moore e Dave Gibbons era altissima.
Ma partiamo dalla storia: in un’America in cui Nixon è ancora al potere, Usa e Urss si scontrano. Il mondo è sull’orlo di una guerra nucleare e un gruppo di supereroi del passato, invecchiati e disillusi, s’imbatte in una realtà molto diversa da quella in cui erano vissuti.
Ebbene, se da una parte la narrazione si sviluppa con frequenti rimandi al linguaggio utilizzato nel fumetto, dall’altra si perdono inesorabilmente i contenuti su cui doveva essere costruito lo scenario. Quali? Il rimpianto degli eroi per il glorioso passato, tanto per cominciare. E quella sovrapposizione confusa fra bene e male. Il punto debole, però, è altrove. Sorprendono infatti i superpoteri attribuiti inspiegabilmente, ma anche le prestazioni mediocri degli attori. E, infine, la mancanza di un espediente capace di far distinguere i salti temporali e i flashback. Eccetto Rorschach e Spettro di Seta II, i più riusciti, gli altri personaggi appaiono privi di personalità e spessore.
Non convince del tutto neppure la colonna sonora. Mentre brani come The sound of Silence (Simon & Garfunkel) e The Times They Are A’Changin (Bob Dylan) sono ottimamente inseriti nei loro rispettivi contesti, altre canzoni stonano rispetto alle scene che accompagnano e sembrano pensate più per un destino discografico.
Infine la chiusura che, tradendo la storia originale, non fa percepire affatto il pathos conseguente alla crisi tra i due imperi (Usa e Urss). Un distacco che è confermato perfino dalla mancata citazione dello sceneggiatoree della graphic novel, Alan Moore, nei titoli di coda. Insomma, gli appassionati resteranno senz’altro delusi. Il pubblico più vasto, quello meno preparato, nonostante i palesi buchi della sceneggiatura, beh, potrà anche apprezzare.
Una pellicola deludente, quindi. Che si salva solo grazie alla notorietà del supereroe, a certe scelte un po’ furbe e ad alcuni aspetti del linguaggio (come la fotografia, ad esempio). Nel complesso, Watchmen resta un film d’intrattenimento, ben lontano dalla grandezza dell’opera che vuole riprodurre.
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stefano giuntini
la rubrica in fumo è diretta da gianluca testa
Watchmen
Regia di Zack Snyder
Sceneggiatura di David Hayter e Alex Tse
Usa, 2009, 161′
[exibart]