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Carlo Bertocci – Rinverdire
Gradualmente il tema del verde diviene sempre più importante e in questa mostra catanese acquista un sicura centralità. Il titolo secondo l’idea critica acquista un senso più largo rispetto al dato verde-natura includendo il rinnovare, il rinvigorire il raggiungimento di nuova freschezza e il germogliare di nuove speranze, nuovi desideri e ambizioni che nelle opere trovano testimonianza…
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Rinverdire
Questa mostra, fortemente voluta e curata da Arnaldo Romani
Brizzi, doveva avere un suo testo in catalogo pensato e meditato a
lungo: per una serie di impedimenti, che lo hanno tenuto molto
occupato negli ultimi mesi, Arnaldo non ne ha potuto completare la
stesura così molte delle idee che sono sorte nei nostri colloqui sono
rimaste senza scrittura. L’idea di questa mostra, come delle altre
numerose che nei 30 anni di amicizia e collaborazione abbiamo
ideato e progettato insieme, è emersa dalla sua continua attenzione
allo svolgersi e all’evolversi del mio lavoro più recente: ragionando
sui temi delle mie ultime opere e in quelli presenti in questa
esposizione. In questo scambio, insieme abbiamo trovato nel verbo
Rinverdire il titolo della presente mostra.
Rinverdire stabilisce una continuità con le mie mostre precedenti:
Veder Verde alla Galleria del Carbone di Ferrara, Tra Cupole e
Ortiche alla Villa Castello Smilea di Montale (Pistoia) e Foglie e
Conchiglie alla Galleria Il Polittico, Roma (quest’ultima presentata
dallo stesso Arnaldo in quello, che insieme al socio Massimo
Caggiano, è stato il suo spazio espositivo di grandissimo prestigio
sulla scena romana per più di venti anni) .
Gradualmente il tema del verde diviene sempre più importante
e in questa mostra catanese acquista un sicura centralità.
Il titolo secondo l’idea critica acquista un senso più largo rispetto al
dato verde-natura includendo il rinnovare, il rinvigorire il
raggiungimento di nuova freschezza e il germogliare di nuove
speranze, nuovi desideri e ambizioni che nelle opere trovano
testimonianza.. La mancanza del testo scritto non può essere
sostituita dal mio racconto; ecco che una raccolta dei testi, che negli
anni Arnaldo ha scritto nelle numerose occasioni che ci hanno visto
insieme, è utile per ripercorrere i sentieri di un giardino che
continua a fiorire, dove quelle piante già radicate e coltivate nel
passato continuano non solo a verdeggiare ma a mostrare un nuovo
vigore.
Carlo Bertocci
Antologia di scritti di Arnaldo Romani Brizzi sull’opera di
Carlo Bertocci.
Ansia di sguardo fisso
Il vento aveva smesso di scompigliare gli alberi; ma ora un po’ di
bruma li velava. Carlo si attarda nel giardino, meditando sulle sue
letture; aveva, sotto il braccio, due libri dalle rosse rilegature: quei
testi fiammeggiavano nella sua testa e, respirando, li trasmise
all’esterno: divenne anche lui uno dei “suonatori di luce” che tante
volte aveva dipinto.
Camminò, a uscire dal giardino, verso la piccola piazza dove la
chiesa rosata si opponeva agli alberi e al panorama. Sotto arcate di
marmo lirico si fermò e vide, alzando di poco gli occhi, il campanile
della chiesa, privo di campane;e il silenzio dilagò, i suoni si sospesero
alti, oltre la cornice del cielo.
Si diresse verso il parapetto, limite estremo della piazza che come un
balcone si aggettava sul panorama; ma inciampò, e qualcosa rotolò.
Così, evento dal sapore irreale, notò una conchiglia di mari
profondi, luccicante nella sua madreperla. La raccolse con
incredulità; ma non si domandò logica: quel pomeriggio non la
richiedeva: Portò la conchiglia all’orecchio, con gesto automatico.
Ma le argute risate di due fanciulli lo distolsero: li aveva alle spalle, e
presto lo superarono.
Erano nudi, coi bei capelli di ricci e volute ioniche. Lo guardarono
frenando il loro ridere, e guardarono la conchiglia; poi i rossi libri.
Allora Carlo glieli donò e, con pochi passi giunto al parapetto, vi
posò la conchiglia. I due fanciulli lo interrogarono con lo sguardo;
ed egli, senza parole, gli invitò alla contemplazione. Ubbidirono e,
poggiando i libri e le braccia sul marmo, assunsero le pose che il
desiderio di Carlo aveva voluto. Sicché uscì dalla tela per farne
pittura e, come usava dirsi in passato, immortalò.
Poiché la conchiglia diceva le ore di un tempo senza più clessidra, i
fanciulli osservarono, in essa, le ere; il fossile che sarebbe divenuto, o
forse già era; la promessa di mare che il suo suono segreto
racchiudeva. E si rapirono in una fissità che era gioia di
contemplazione: lusso per gli dei, per i cibati d’ambrosia. Stettero; e
divenne nostra la loro ansia di sguardo fisso.
Roma, 1986
Pubblicato in Index, a cura di Francesco Gallo, Galleria d’Arte
Moderna, Comune di Paternò, 1986; e successivamente in I. Mussa,
Carlo Bertocci, De Luca Editore, Roma 1987.
Carlo Bertocci o l’incontro folgorante dell’arte
La bellezza che si afferma tuttavia
La Bellezza come ansia di contemplazione è il nodo centrale
della pittura -toscana in senso larghissimo, e forse più senese che
fiorentina- di Carlo Bertocci, Pittore coltissimo di quella
dominazione felice e vasta che è la ‘Pittura Colta’, egli persegue il
coraggio dell’estetica come elevata proclamazione di poetica e
progetto mentale.
[…] la bellezza è la più rivoluzionaria delle possibilità espressive,
perché contrappone alle brutalità della volgarità conclamata, il
diritto del sogno umano e utopistico di perfezione, fors’anche
inattingibile, e perciò maggiormente struggente.
Carlo Bertocci in virtù di tale consapevolezza, e nella tradizione
della grande pittura toscana, definisce le possibilità contemporanee
della nuova figurazione attraverso una dichiarazione iniziale di
conoscenza; questa per forza di narrazione contraddistinta da
malinconia- e sottolineata da costanti ore del tramonto […]
narrando, per immagini pure e splendenti come cristalli
incontaminati quell’ansia di contemplazione di cui si è detto.
Pubblicato in I. Mussa, Carlo Bertocci Arc-en-ciel, catalogo della
mostra, Centro Ausoni, Roma, ed. De Luca 1989.
Roma, lunedì 8 novembre 1999
Carissimo Carlo,
Ecco il passo dell’angelo:
egli non vola, ma cammina
su una musica estesa
a tappeto sotto i piedi.
Ecco: se vuole, sapendo
Di sapere, può andare
nell’aria del paesaggio,
colma di note, di crome
e cromie, di luce
suonata come trombe
di giudizio. Ecco, passeggiare
nel paesaggio, tra terra e cielo
è sogno reale degli angeli
che sanno dove guardare
Un abbraccio dal tuo
Arnaldo
Lettera–poesia inedita, scritta in attesa della mostra personale Nel
Paesaggio, Galleria Il Polittico, Roma, 1999.
Salve
Su per le scale
Siamo saliti un giorno,
insieme. Cercando aria tersa,
limpida da poterla bere.
Abbiamo vinto il sole e la luna,
anche le stelle, continuando a salire.
Poi abbiamo guardato in basso,
sugli eterni fanciulli del mondo,
e ci siamo commossi:
versi di uccelli svolazzanti
li coronavano di allegria
nella città e nelle campagne,
nei luoghi dei giochi e dell’impegno…
A loro come a noi,
dicemmo salve e riprendemmo a salire.
Arnaldo Romani Brizzi
Questa mostra, fortemente voluta e curata da Arnaldo Romani
Brizzi, doveva avere un suo testo in catalogo pensato e meditato a
lungo: per una serie di impedimenti, che lo hanno tenuto molto
occupato negli ultimi mesi, Arnaldo non ne ha potuto completare la
stesura così molte delle idee che sono sorte nei nostri colloqui sono
rimaste senza scrittura. L’idea di questa mostra, come delle altre
numerose che nei 30 anni di amicizia e collaborazione abbiamo
ideato e progettato insieme, è emersa dalla sua continua attenzione
allo svolgersi e all’evolversi del mio lavoro più recente: ragionando
sui temi delle mie ultime opere e in quelli presenti in questa
esposizione. In questo scambio, insieme abbiamo trovato nel verbo
Rinverdire il titolo della presente mostra.
Rinverdire stabilisce una continuità con le mie mostre precedenti:
Veder Verde alla Galleria del Carbone di Ferrara, Tra Cupole e
Ortiche alla Villa Castello Smilea di Montale (Pistoia) e Foglie e
Conchiglie alla Galleria Il Polittico, Roma (quest’ultima presentata
dallo stesso Arnaldo in quello, che insieme al socio Massimo
Caggiano, è stato il suo spazio espositivo di grandissimo prestigio
sulla scena romana per più di venti anni) .
Gradualmente il tema del verde diviene sempre più importante
e in questa mostra catanese acquista un sicura centralità.
Il titolo secondo l’idea critica acquista un senso più largo rispetto al
dato verde-natura includendo il rinnovare, il rinvigorire il
raggiungimento di nuova freschezza e il germogliare di nuove
speranze, nuovi desideri e ambizioni che nelle opere trovano
testimonianza.. La mancanza del testo scritto non può essere
sostituita dal mio racconto; ecco che una raccolta dei testi, che negli
anni Arnaldo ha scritto nelle numerose occasioni che ci hanno visto
insieme, è utile per ripercorrere i sentieri di un giardino che
continua a fiorire, dove quelle piante già radicate e coltivate nel
passato continuano non solo a verdeggiare ma a mostrare un nuovo
vigore.
Carlo Bertocci
Antologia di scritti di Arnaldo Romani Brizzi sull’opera di
Carlo Bertocci.
Ansia di sguardo fisso
Il vento aveva smesso di scompigliare gli alberi; ma ora un po’ di
bruma li velava. Carlo si attarda nel giardino, meditando sulle sue
letture; aveva, sotto il braccio, due libri dalle rosse rilegature: quei
testi fiammeggiavano nella sua testa e, respirando, li trasmise
all’esterno: divenne anche lui uno dei “suonatori di luce” che tante
volte aveva dipinto.
Camminò, a uscire dal giardino, verso la piccola piazza dove la
chiesa rosata si opponeva agli alberi e al panorama. Sotto arcate di
marmo lirico si fermò e vide, alzando di poco gli occhi, il campanile
della chiesa, privo di campane;e il silenzio dilagò, i suoni si sospesero
alti, oltre la cornice del cielo.
Si diresse verso il parapetto, limite estremo della piazza che come un
balcone si aggettava sul panorama; ma inciampò, e qualcosa rotolò.
Così, evento dal sapore irreale, notò una conchiglia di mari
profondi, luccicante nella sua madreperla. La raccolse con
incredulità; ma non si domandò logica: quel pomeriggio non la
richiedeva: Portò la conchiglia all’orecchio, con gesto automatico.
Ma le argute risate di due fanciulli lo distolsero: li aveva alle spalle, e
presto lo superarono.
Erano nudi, coi bei capelli di ricci e volute ioniche. Lo guardarono
frenando il loro ridere, e guardarono la conchiglia; poi i rossi libri.
Allora Carlo glieli donò e, con pochi passi giunto al parapetto, vi
posò la conchiglia. I due fanciulli lo interrogarono con lo sguardo;
ed egli, senza parole, gli invitò alla contemplazione. Ubbidirono e,
poggiando i libri e le braccia sul marmo, assunsero le pose che il
desiderio di Carlo aveva voluto. Sicché uscì dalla tela per farne
pittura e, come usava dirsi in passato, immortalò.
Poiché la conchiglia diceva le ore di un tempo senza più clessidra, i
fanciulli osservarono, in essa, le ere; il fossile che sarebbe divenuto, o
forse già era; la promessa di mare che il suo suono segreto
racchiudeva. E si rapirono in una fissità che era gioia di
contemplazione: lusso per gli dei, per i cibati d’ambrosia. Stettero; e
divenne nostra la loro ansia di sguardo fisso.
Roma, 1986
Pubblicato in Index, a cura di Francesco Gallo, Galleria d’Arte
Moderna, Comune di Paternò, 1986; e successivamente in I. Mussa,
Carlo Bertocci, De Luca Editore, Roma 1987.
Carlo Bertocci o l’incontro folgorante dell’arte
La bellezza che si afferma tuttavia
La Bellezza come ansia di contemplazione è il nodo centrale
della pittura -toscana in senso larghissimo, e forse più senese che
fiorentina- di Carlo Bertocci, Pittore coltissimo di quella
dominazione felice e vasta che è la ‘Pittura Colta’, egli persegue il
coraggio dell’estetica come elevata proclamazione di poetica e
progetto mentale.
[…] la bellezza è la più rivoluzionaria delle possibilità espressive,
perché contrappone alle brutalità della volgarità conclamata, il
diritto del sogno umano e utopistico di perfezione, fors’anche
inattingibile, e perciò maggiormente struggente.
Carlo Bertocci in virtù di tale consapevolezza, e nella tradizione
della grande pittura toscana, definisce le possibilità contemporanee
della nuova figurazione attraverso una dichiarazione iniziale di
conoscenza; questa per forza di narrazione contraddistinta da
malinconia- e sottolineata da costanti ore del tramonto […]
narrando, per immagini pure e splendenti come cristalli
incontaminati quell’ansia di contemplazione di cui si è detto.
Pubblicato in I. Mussa, Carlo Bertocci Arc-en-ciel, catalogo della
mostra, Centro Ausoni, Roma, ed. De Luca 1989.
Roma, lunedì 8 novembre 1999
Carissimo Carlo,
Ecco il passo dell’angelo:
egli non vola, ma cammina
su una musica estesa
a tappeto sotto i piedi.
Ecco: se vuole, sapendo
Di sapere, può andare
nell’aria del paesaggio,
colma di note, di crome
e cromie, di luce
suonata come trombe
di giudizio. Ecco, passeggiare
nel paesaggio, tra terra e cielo
è sogno reale degli angeli
che sanno dove guardare
Un abbraccio dal tuo
Arnaldo
Lettera–poesia inedita, scritta in attesa della mostra personale Nel
Paesaggio, Galleria Il Polittico, Roma, 1999.
Salve
Su per le scale
Siamo saliti un giorno,
insieme. Cercando aria tersa,
limpida da poterla bere.
Abbiamo vinto il sole e la luna,
anche le stelle, continuando a salire.
Poi abbiamo guardato in basso,
sugli eterni fanciulli del mondo,
e ci siamo commossi:
versi di uccelli svolazzanti
li coronavano di allegria
nella città e nelle campagne,
nei luoghi dei giochi e dell’impegno…
A loro come a noi,
dicemmo salve e riprendemmo a salire.
Arnaldo Romani Brizzi
10
ottobre 2015
Carlo Bertocci – Rinverdire
Dal 10 ottobre al 04 novembre 2015
arte contemporanea
Location
CATANIA ART GALLERY
Catania, Via Caronda, 48/48a, (Catania)
Catania, Via Caronda, 48/48a, (Catania)
Vernissage
10 Ottobre 2015, h 18
Autore
Curatore