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Heroes
Una mostra che mette a confronto artisti italiani e un ospite statunitense, sul tema dell’eroicità. Eroe è colui che vive con consapevolezza il proprio tempo, e la società che questo ha prodotta.
Comunicato stampa
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Il giorno 22 settembre la galleria Davide Gallo, ha il piacere di presentare la mostra “Heroes”, una collettiva che include opere di Dionisis Kavallieratos, Luca Vitone, Kristine Oppenheim, Nicola Gobetto, Vedovamazzei.
“La civiltà tardo capitalista ha prodotto nuovi scenari di esistenza. Lo stato assurdo del desiderio diventa malattia, eroe è colui chiamato in causa per superarla. Ma non sempre vi riesce.” Dice Simeone Crispino, uno dei due Vedovamazzei. Una sedia a rotelle, un episodio realmente accaduto, un ragazzino che mette alla prova se stesso e sfida l’impossibile, immaginando di conquistare l’azzurro e il rosa dell’orizzonte marino. Eroe è colui che trasforma, attraverso l’uso dell’immaginazione creativa, il limite dell’impossibile in stimolo del possibile, secondo Vedovamazzei.
Anche per Dionisis Kavallieratos l’immaginazione è veicolo di salvezza, non per la sua capacità di saper trasformare, ma perché mette il piccolo uomo di fronte alle sue paure, ai suoi arcani timori, simbolizzati da un’araba fenice che trasporta sulle ali feticci di antiche divinità legate a culti antichi e cruenti: Pazuzu, Lilith, Ra, e la Sfinge. Riuscirà il piccolo uomo a vincere la proiezione delle sue paure ancestrali e trasformare se stesso in eroe?
Che questa presa di coscienza di fragilità, e quindi di umanità, possa essere il vero atteggiamento “eroico” della vita, appare chiaro anche nel lavoro di Nicola Gobbetto, dove l’eroe classico, Achille, “entra in contraddizione con l’immaginario collettivo che lo vuole stereotipo di invulnerabilità”, secondo le parole di Gobbetto. Un eroe a volte stanco, ironicamente ripiegato su se stesso, che oramai assomiglia più ad un uomo comune nei panni di un personaggio da copertina. Ma in tale ironia, il fragile uomo redime se stesso.
Non sempre, però, ironia e consapevolezza salvano, riportando l’individuo al piano del “reale”. Quando l’individuo è illuminato dal genio creativo, spesso la grandezza diventa condanna, ci ammonisce Kristin Oppenheim. La vita in questi casi si trasforma in un’escalation di eccessi, e il “piccolo uomo”, per assurgere all’olimpo degli immortali, deve consumare se stesso. Byron, Rimabud, Bacon, la lista è lunga e include anche i nuovi miti, come le rockstar, che dopo aver bruciato la vita nel fuoco del successo, con la morte precoce hanno reso immortali i loro nomi. Kristin Oppenheim, con delicatezza e sensibilità, racconta il mal di vivere, la solitudine, di Kurt Cobain, leader dei Nirvana. Kristin non urla il dolore di Curt, lo sussurra, ma scandisce bene le parole. La sua audio istallazione ha lo scopo di far penetrare nel profondo ogni sillaba di quel dolore, e di quella immensa solitudine.
La solitudine del potere, il gioco di chi lo detiene e lo esercita in modo occulto, sono l’oggetto della narrazione artistica di Luca Vitone, che con la sua opera “Souvenir d’Italie” denuncia la macabra, ma seducente potenzialità distruttiva delle lobby di potere. Il simbolo magico-esoterico era già stato utilizzato da Vitone, prima a Parigi nel 2010, poi a Bologna nel 2014. In quest’ultima circostanza, l’opera, cinque sculture sospese in aria sul cavalcavia Matteotti, si presentava con una evidente “monumentalità”, in contrasto però con la sua struttura, leggera, in legno e luci. La versione aggiornata di “Souvenir d’Italie”, inverte il rapporto tra monumentalità ed esperienza formale. L’opera infatti è in marmo, materiale tipico del monumento, ma eseguita in scala ridotta, secondo un principio che mette in crisi l’idea stessa del monumento. Ed è in questa crisi, nell’inversione del rapporto tra monumentalità e sua scala espressiva, che si esprime il fascino, ermetico e vagamente ambiguo, di quest’ultimo, inedito, lavoro di Luca Vitone.
La mostra “Heroes” sarà visitabile tutti i giorni, dalle 15,30 alle 19, eccetto domenica e lunedì, e chiuderà sabato 7 novembre 2015.
“La civiltà tardo capitalista ha prodotto nuovi scenari di esistenza. Lo stato assurdo del desiderio diventa malattia, eroe è colui chiamato in causa per superarla. Ma non sempre vi riesce.” Dice Simeone Crispino, uno dei due Vedovamazzei. Una sedia a rotelle, un episodio realmente accaduto, un ragazzino che mette alla prova se stesso e sfida l’impossibile, immaginando di conquistare l’azzurro e il rosa dell’orizzonte marino. Eroe è colui che trasforma, attraverso l’uso dell’immaginazione creativa, il limite dell’impossibile in stimolo del possibile, secondo Vedovamazzei.
Anche per Dionisis Kavallieratos l’immaginazione è veicolo di salvezza, non per la sua capacità di saper trasformare, ma perché mette il piccolo uomo di fronte alle sue paure, ai suoi arcani timori, simbolizzati da un’araba fenice che trasporta sulle ali feticci di antiche divinità legate a culti antichi e cruenti: Pazuzu, Lilith, Ra, e la Sfinge. Riuscirà il piccolo uomo a vincere la proiezione delle sue paure ancestrali e trasformare se stesso in eroe?
Che questa presa di coscienza di fragilità, e quindi di umanità, possa essere il vero atteggiamento “eroico” della vita, appare chiaro anche nel lavoro di Nicola Gobbetto, dove l’eroe classico, Achille, “entra in contraddizione con l’immaginario collettivo che lo vuole stereotipo di invulnerabilità”, secondo le parole di Gobbetto. Un eroe a volte stanco, ironicamente ripiegato su se stesso, che oramai assomiglia più ad un uomo comune nei panni di un personaggio da copertina. Ma in tale ironia, il fragile uomo redime se stesso.
Non sempre, però, ironia e consapevolezza salvano, riportando l’individuo al piano del “reale”. Quando l’individuo è illuminato dal genio creativo, spesso la grandezza diventa condanna, ci ammonisce Kristin Oppenheim. La vita in questi casi si trasforma in un’escalation di eccessi, e il “piccolo uomo”, per assurgere all’olimpo degli immortali, deve consumare se stesso. Byron, Rimabud, Bacon, la lista è lunga e include anche i nuovi miti, come le rockstar, che dopo aver bruciato la vita nel fuoco del successo, con la morte precoce hanno reso immortali i loro nomi. Kristin Oppenheim, con delicatezza e sensibilità, racconta il mal di vivere, la solitudine, di Kurt Cobain, leader dei Nirvana. Kristin non urla il dolore di Curt, lo sussurra, ma scandisce bene le parole. La sua audio istallazione ha lo scopo di far penetrare nel profondo ogni sillaba di quel dolore, e di quella immensa solitudine.
La solitudine del potere, il gioco di chi lo detiene e lo esercita in modo occulto, sono l’oggetto della narrazione artistica di Luca Vitone, che con la sua opera “Souvenir d’Italie” denuncia la macabra, ma seducente potenzialità distruttiva delle lobby di potere. Il simbolo magico-esoterico era già stato utilizzato da Vitone, prima a Parigi nel 2010, poi a Bologna nel 2014. In quest’ultima circostanza, l’opera, cinque sculture sospese in aria sul cavalcavia Matteotti, si presentava con una evidente “monumentalità”, in contrasto però con la sua struttura, leggera, in legno e luci. La versione aggiornata di “Souvenir d’Italie”, inverte il rapporto tra monumentalità ed esperienza formale. L’opera infatti è in marmo, materiale tipico del monumento, ma eseguita in scala ridotta, secondo un principio che mette in crisi l’idea stessa del monumento. Ed è in questa crisi, nell’inversione del rapporto tra monumentalità e sua scala espressiva, che si esprime il fascino, ermetico e vagamente ambiguo, di quest’ultimo, inedito, lavoro di Luca Vitone.
La mostra “Heroes” sarà visitabile tutti i giorni, dalle 15,30 alle 19, eccetto domenica e lunedì, e chiuderà sabato 7 novembre 2015.
22
settembre 2015
Heroes
Dal 22 settembre al 07 novembre 2015
arte contemporanea
Location
DAVIDE GALLO
Milano, Via Carlo Farini, 6, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 6, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15,30 - 19
Vernissage
22 Settembre 2015, ore 18
Autore
Curatore