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Francesca Seravalle – Until Proven Otherwise / On the Evidence of the First Photos
Un’indagine fotografica in progress che investiga il tema dell’autenticità di quelle che vengono comunemente accettate come “prime foto”. Il progetto verrà esposto negli spazi di Planar e in diversi luoghi pubblici dei dintorni. Muri, balconi, giardini pubblici… ospiteranno una selezione speciale di “prime foto” in giro per la città con l’obiettivo di mostrare foto storiche nel contesto urbano di Bari
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Planar ha il piacere di ospitare la mostra Until Proven Otherwise / On the Evidence of the First Photos, di Francesca
Seravalle, membro del nostro comitato scientifico.
Until Proven Otherwise (Fino a prova contraria / Sulla prova delle Prime Fotografie) è un’indagine fotografica in progress
che investiga il tema dell'autenticità di quelle che vengono comunemente accettate come “prime foto”. Il progetto verrà
esposto negli spazi di Planar e in diversi luoghi pubblici dei dintorni. Muri, balconi, giardini pubblici... ospiteranno una
selezione speciale di “prime foto” in giro per la città con l'obiettivo di mostrare foto storiche nel contesto urbano di Bari.
La selezione include la prima foto fatta in Italia, il primo selfie, la prima fotografia istantanea, la prima foto di compleanno,
la prima immagine da un telefono cellulare, la prima foto di un'eruzione vulcanica, delle vittime di una guerra .... Per
raccogliere più di un centinaio di immagini Francesca Seravalle ha impiegato quasi tre anni, facendo ricerche negli
archivi storici e contattando musei, istituzioni ed inventori per provare la veridicità di queste foto o sfatare falsi miti (come
ad esempio la prima immagine caricata su web).
Ogni prima foto ha una sua intrigante storia alle spalle, ad esempio, l'ispirazione della prima foto pixelata (una
scansione) di Russel Kirsch nel 1957 venne dagli antichi mosaici di Ravenna; il primo jpg fu fatto da una scansione del
calendario centrale di Playboy nel Novembre del 1972. E' possibile seguire più dettagli sul sito www.thefirstphotos.com
La mostra - vincitrice del Paul Hill Award Exposure FORMAT15 - porterà a Bari alcune ri-scoperte prime foto e alcune
corrispondenze inedite fra la curatrice ed alcuni autori di prime foto.
“Nel 2013, durante alcune ricerche “archeologiche” per scoprire più informazioni sulla prima foto caricata sul Web, mi
sono accorta che esistevano centinaia di Prime Foto che rivelavano la bellezza della scoperta e che avevano avuto il
potere di cambiare la nostra società. Ho così iniziato la mia ricerca delle Prime Foto (dal 1820 circa fino ad oggi)
seguendo quattro tracce: invenzioni fotografiche, scoperte scientifiche e tecnologiche, avvenimenti storici e prime visioni
della natura. Ero eccitata dal rivelarsi di molte fotografie sconosciute e ignorate dai libri di storia della fotografia ed ero
meravigliata non solo dalla loro estetica, potendo solo immaginare l’effetto che devono aver provocato alle persone che
le videro per la prima volta. Contattai tutti gli inventori possibili per chiedergli prove di autenticità (l'inventore del Web;
l'inventore del “copia e incolla” per lo screenshot; l'inventore di Photoshop 1.0 ... ) e molti curatori internazionali che
seguono e sostengono le mie ricerche (come il Senior Curator del V&A, Il National Media Museum, L’Institute Lumière,
La Societé Française de la Photographie, Il Talbot Museum, Getty Institute, Il George Eastman Museum, Metropolitan
Museum of Art, Archive of Modern Conflict, Il Franklin Institute, United States Holocaust Memorial Museum etc...).
Quando possibile, ho fatto ricerche nei loro archivi privati, raccogliendo materiali inediti e scoprendo nuove Prime Foto.
Leggendo un articolo sulla rivista americana Aperture, in cui erano paragonate due prime fotografie, si diceva che le
prime foto non avevano un soggetto e un interesse estetico. Ho confrontato l’archivio di immagini che ormai avevo
raccolto e ho iniziato a teorizzare alcuni legami estetici fra esse, scoprendo che esistono spesso delle connessioni tra il
soggetto fotografato e l’inventore. Mi sono accorta che quasi sempre il test di un apparecchio fotografico viene fatto su
qualcosa con cui l’inventore ha una relazione molto intima, documentando la sua vita quotidiana: molte sono le mogli e i
figli e interni o viste dalla loro casa o studio, se non sé stessi e la loro mano. Hanno un'autentica relazione con il loro
tempo, come le nostre foto degli album di famiglia, senza alcun filtro “glamour”. Nelle varie invenzioni che riguardano
l’evoluzione della tecnica a colori, invece, spesso sono foglie e paesaggi, dove è più visibile la resa del colore. Una
sezione particolare è di alcune prime foto create in laboratori che hanno utilizzato scansioni di Playboy. Stranamente mi
sono accorta che alcune fotografie che per la prima volta documentano alcuni momenti storici sono difficilmente leggibili
e molto crude, come le prima foto uscite clandestinamente da un campo di concentramento, mostrando il terrore di chi le
ha prese, o la prima foto della terra da un satellite: irriconoscibile! Ad ogni modo le prime foto hanno prima di tutto il
potere di essere uniche e di registrare una prima esperienza nella Storia. Ho presentato le mie ricerche e teorie ad
Aperture riscuotendo molto interesse. Al momento sto integrando la ricerca con “prime foto mancanti” ossia eventi storici,
successivi all’avvento della fotografia, che non sono stati fotografati o sono stati censurati. Con grande piacere mi sono
accorta che tale ricerca interessa non solamente gli specialisti del settore ma anche persone comuni, per cui mi sembra
interessante sviluppare il progetto con Planar attraverso un una street intervention artistica e che può essere anche
culturale e che utilizza spazi pubblici per stimolare e incuriosire i passanti sulla storia della fotografia.
La mostra sarà aperta fino all'11 ottobre dal lunedì al sabato nei seguenti orari: 17.00- 21.00
Francesca Seravalle (Venezia, 1979) – Curatrice premiata, ricercatrice e project manager Francesca ha, negli anni, lavorato su numerosi progetti
artistici e mostre di alto profilo. Collabora come ricercatrice indipendente e talent scout per Erik Kessels e The Archive of Modern Conflict ed è
contributor per riviste come Flash Art, Secret Behaviour and DAMN Magazine.
Recentemente ha lavorato come ricercatrice per il libro Shining in Absence di Erik Kessels (AMC 2015), e curatrice per Dalston Anatomy di Lorenzo
Vitturi (SPBH 2013) libro e la relativa mostra a Londra alla Photographer’s Gallery, al Foam Museum in Amsterdam e al CNA in Luxembourg, così
come la mostra di Until Proven Otherwise / On the Evidence of the First Photos esposta al Derby Format Festival, per la quale ha ricevuto il Paul
Hill Award Exposure FORMAT15 Award. Ha recentemente curato Alex & Me di James Pfaff, prossimamente in stampa.
Il lavoro di Francesca è inoltre legato alla produzione di numerosi progetti (libri, mostre) per Magnum Photos, sia a Parigi che a Milano, e VII
Agency, collaborando con almeno una quarantina di fotografi internazionali da Koudelka a Robert Frank. I suoi lavori sono pubblicati da RVB,
AMC, SPBH, Trolleybooks, Silvana Editrice.
Francesca vive attualmente fra Londra e Venezia ed è appassionata di fotografia sin dalla giovinezza. Si è specializzata in Storia dell'Arte
Contemporanea – Fotografia ed ha studiato a Venezia e Parigi. www.francescaseravalle.com
Planar ha il piacere di presentare The picture included in this envelope, ultimo progetto editoriale di Andrea Ferrari.
L'autore si confronterà con Francesca Seravalle curatrice e ricercatrice.
The pictures included in this envelope è il principale progetto editoriale di Andrea Ferrari. Selezionato nel 2013 per
l'European Publisher Award e successivamente per il Kassel Dummy Award, il libro è stato recentemente pubblicato da
Kerher Verlag. Il libro è corredato dai saggi di Quentin Bajac e Laura Gasparini. Il lavoro è un'investigazione visiva di una
serie di oggetti, fotografie e memorabilia trovate nella casa di uno sconosciuto chimico milanese. La collezione e le note
biografiche di Giulia C., enigmatica figura all'origine di questo lavoro, consentono ad Andrea Ferrari di riflettere sul tema
dell'alfabeto visivo.
Combinando materiali di documentazione e riarrangiati, la ricerca fotografica trasforma lo spazio fisico di Giulia C. in un
luogo mentale. Come l'autore ci dice “... attraverso l'atto del collezionare, gli oggetti acquisiscono una sorta di
camouflage e si vestono di una sorta di aura enigmatica. I significati nascosti prendono il sopravvendo sugli oggetti reali.
La collezione dei segni prende il posto delle cose (...) e la collezione degli oggetti quotidiani, in qualche modo diventa
invisibile, diventa il terreno ideale per una archeologia delle forme”.
Andrea Ferrari ( 1970) vive a Milano dove si è laureato in filosofia. E' un fotografo autodidatta ed artista. Esplora la fotografia
soprattutto come una pratica di riflessione su un sistema di segni, guardando alla relazione fra scrittura, immagine ed oggetto. Negli
ultimi anni, Andrea Ferrari si èprimariamente concentrato su tre corpi progettuali, ognuno dei quali ha continuato a sviluppare nel
tempo: Wild Window – The pictures included in this envelope – Untitled Paper.
Il New York Times (maggio 2014) ha definito Wild Window (mostra personale a Fotografia Europea 2014) come uno dei lavori più
efficaci dell'anno.
Seravalle, membro del nostro comitato scientifico.
Until Proven Otherwise (Fino a prova contraria / Sulla prova delle Prime Fotografie) è un’indagine fotografica in progress
che investiga il tema dell'autenticità di quelle che vengono comunemente accettate come “prime foto”. Il progetto verrà
esposto negli spazi di Planar e in diversi luoghi pubblici dei dintorni. Muri, balconi, giardini pubblici... ospiteranno una
selezione speciale di “prime foto” in giro per la città con l'obiettivo di mostrare foto storiche nel contesto urbano di Bari.
La selezione include la prima foto fatta in Italia, il primo selfie, la prima fotografia istantanea, la prima foto di compleanno,
la prima immagine da un telefono cellulare, la prima foto di un'eruzione vulcanica, delle vittime di una guerra .... Per
raccogliere più di un centinaio di immagini Francesca Seravalle ha impiegato quasi tre anni, facendo ricerche negli
archivi storici e contattando musei, istituzioni ed inventori per provare la veridicità di queste foto o sfatare falsi miti (come
ad esempio la prima immagine caricata su web).
Ogni prima foto ha una sua intrigante storia alle spalle, ad esempio, l'ispirazione della prima foto pixelata (una
scansione) di Russel Kirsch nel 1957 venne dagli antichi mosaici di Ravenna; il primo jpg fu fatto da una scansione del
calendario centrale di Playboy nel Novembre del 1972. E' possibile seguire più dettagli sul sito www.thefirstphotos.com
La mostra - vincitrice del Paul Hill Award Exposure FORMAT15 - porterà a Bari alcune ri-scoperte prime foto e alcune
corrispondenze inedite fra la curatrice ed alcuni autori di prime foto.
“Nel 2013, durante alcune ricerche “archeologiche” per scoprire più informazioni sulla prima foto caricata sul Web, mi
sono accorta che esistevano centinaia di Prime Foto che rivelavano la bellezza della scoperta e che avevano avuto il
potere di cambiare la nostra società. Ho così iniziato la mia ricerca delle Prime Foto (dal 1820 circa fino ad oggi)
seguendo quattro tracce: invenzioni fotografiche, scoperte scientifiche e tecnologiche, avvenimenti storici e prime visioni
della natura. Ero eccitata dal rivelarsi di molte fotografie sconosciute e ignorate dai libri di storia della fotografia ed ero
meravigliata non solo dalla loro estetica, potendo solo immaginare l’effetto che devono aver provocato alle persone che
le videro per la prima volta. Contattai tutti gli inventori possibili per chiedergli prove di autenticità (l'inventore del Web;
l'inventore del “copia e incolla” per lo screenshot; l'inventore di Photoshop 1.0 ... ) e molti curatori internazionali che
seguono e sostengono le mie ricerche (come il Senior Curator del V&A, Il National Media Museum, L’Institute Lumière,
La Societé Française de la Photographie, Il Talbot Museum, Getty Institute, Il George Eastman Museum, Metropolitan
Museum of Art, Archive of Modern Conflict, Il Franklin Institute, United States Holocaust Memorial Museum etc...).
Quando possibile, ho fatto ricerche nei loro archivi privati, raccogliendo materiali inediti e scoprendo nuove Prime Foto.
Leggendo un articolo sulla rivista americana Aperture, in cui erano paragonate due prime fotografie, si diceva che le
prime foto non avevano un soggetto e un interesse estetico. Ho confrontato l’archivio di immagini che ormai avevo
raccolto e ho iniziato a teorizzare alcuni legami estetici fra esse, scoprendo che esistono spesso delle connessioni tra il
soggetto fotografato e l’inventore. Mi sono accorta che quasi sempre il test di un apparecchio fotografico viene fatto su
qualcosa con cui l’inventore ha una relazione molto intima, documentando la sua vita quotidiana: molte sono le mogli e i
figli e interni o viste dalla loro casa o studio, se non sé stessi e la loro mano. Hanno un'autentica relazione con il loro
tempo, come le nostre foto degli album di famiglia, senza alcun filtro “glamour”. Nelle varie invenzioni che riguardano
l’evoluzione della tecnica a colori, invece, spesso sono foglie e paesaggi, dove è più visibile la resa del colore. Una
sezione particolare è di alcune prime foto create in laboratori che hanno utilizzato scansioni di Playboy. Stranamente mi
sono accorta che alcune fotografie che per la prima volta documentano alcuni momenti storici sono difficilmente leggibili
e molto crude, come le prima foto uscite clandestinamente da un campo di concentramento, mostrando il terrore di chi le
ha prese, o la prima foto della terra da un satellite: irriconoscibile! Ad ogni modo le prime foto hanno prima di tutto il
potere di essere uniche e di registrare una prima esperienza nella Storia. Ho presentato le mie ricerche e teorie ad
Aperture riscuotendo molto interesse. Al momento sto integrando la ricerca con “prime foto mancanti” ossia eventi storici,
successivi all’avvento della fotografia, che non sono stati fotografati o sono stati censurati. Con grande piacere mi sono
accorta che tale ricerca interessa non solamente gli specialisti del settore ma anche persone comuni, per cui mi sembra
interessante sviluppare il progetto con Planar attraverso un una street intervention artistica e che può essere anche
culturale e che utilizza spazi pubblici per stimolare e incuriosire i passanti sulla storia della fotografia.
La mostra sarà aperta fino all'11 ottobre dal lunedì al sabato nei seguenti orari: 17.00- 21.00
Francesca Seravalle (Venezia, 1979) – Curatrice premiata, ricercatrice e project manager Francesca ha, negli anni, lavorato su numerosi progetti
artistici e mostre di alto profilo. Collabora come ricercatrice indipendente e talent scout per Erik Kessels e The Archive of Modern Conflict ed è
contributor per riviste come Flash Art, Secret Behaviour and DAMN Magazine.
Recentemente ha lavorato come ricercatrice per il libro Shining in Absence di Erik Kessels (AMC 2015), e curatrice per Dalston Anatomy di Lorenzo
Vitturi (SPBH 2013) libro e la relativa mostra a Londra alla Photographer’s Gallery, al Foam Museum in Amsterdam e al CNA in Luxembourg, così
come la mostra di Until Proven Otherwise / On the Evidence of the First Photos esposta al Derby Format Festival, per la quale ha ricevuto il Paul
Hill Award Exposure FORMAT15 Award. Ha recentemente curato Alex & Me di James Pfaff, prossimamente in stampa.
Il lavoro di Francesca è inoltre legato alla produzione di numerosi progetti (libri, mostre) per Magnum Photos, sia a Parigi che a Milano, e VII
Agency, collaborando con almeno una quarantina di fotografi internazionali da Koudelka a Robert Frank. I suoi lavori sono pubblicati da RVB,
AMC, SPBH, Trolleybooks, Silvana Editrice.
Francesca vive attualmente fra Londra e Venezia ed è appassionata di fotografia sin dalla giovinezza. Si è specializzata in Storia dell'Arte
Contemporanea – Fotografia ed ha studiato a Venezia e Parigi. www.francescaseravalle.com
Planar ha il piacere di presentare The picture included in this envelope, ultimo progetto editoriale di Andrea Ferrari.
L'autore si confronterà con Francesca Seravalle curatrice e ricercatrice.
The pictures included in this envelope è il principale progetto editoriale di Andrea Ferrari. Selezionato nel 2013 per
l'European Publisher Award e successivamente per il Kassel Dummy Award, il libro è stato recentemente pubblicato da
Kerher Verlag. Il libro è corredato dai saggi di Quentin Bajac e Laura Gasparini. Il lavoro è un'investigazione visiva di una
serie di oggetti, fotografie e memorabilia trovate nella casa di uno sconosciuto chimico milanese. La collezione e le note
biografiche di Giulia C., enigmatica figura all'origine di questo lavoro, consentono ad Andrea Ferrari di riflettere sul tema
dell'alfabeto visivo.
Combinando materiali di documentazione e riarrangiati, la ricerca fotografica trasforma lo spazio fisico di Giulia C. in un
luogo mentale. Come l'autore ci dice “... attraverso l'atto del collezionare, gli oggetti acquisiscono una sorta di
camouflage e si vestono di una sorta di aura enigmatica. I significati nascosti prendono il sopravvendo sugli oggetti reali.
La collezione dei segni prende il posto delle cose (...) e la collezione degli oggetti quotidiani, in qualche modo diventa
invisibile, diventa il terreno ideale per una archeologia delle forme”.
Andrea Ferrari ( 1970) vive a Milano dove si è laureato in filosofia. E' un fotografo autodidatta ed artista. Esplora la fotografia
soprattutto come una pratica di riflessione su un sistema di segni, guardando alla relazione fra scrittura, immagine ed oggetto. Negli
ultimi anni, Andrea Ferrari si èprimariamente concentrato su tre corpi progettuali, ognuno dei quali ha continuato a sviluppare nel
tempo: Wild Window – The pictures included in this envelope – Untitled Paper.
Il New York Times (maggio 2014) ha definito Wild Window (mostra personale a Fotografia Europea 2014) come uno dei lavori più
efficaci dell'anno.
25
settembre 2015
Francesca Seravalle – Until Proven Otherwise / On the Evidence of the First Photos
Dal 25 settembre all'undici ottobre 2015
fotografia
Location
PLANAR
Bari, Via Saverio Altamura, 24, (Bari)
Bari, Via Saverio Altamura, 24, (Bari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 17.00- 21.00
Vernissage
25 Settembre 2015, ore 18
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