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Paul Klerr
In questa mostra sono presentate anche le sue ultime opere di piccolo formato, che potremmo chiamare “carte da tablet” appunto perché sono composizioni originali elaborate mediante un piccolo computer e stampate in unico esemplare.
Comunicato stampa
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Se tentassimo di individuare una linea di continuità tra le varie stagioni del lavoro di Paul Klerr, a prima vista si rimarrebbe sconcertati dalla varietà dei materiali e delle sperimentazioni che si susseguono o coesistono nella lunga storia della sua ricerca artistica.
C’è stata una stagione in cui egli si è dedicato prevalentemente alla scultura lavorando sulla pietra, e sperimentando varietà diverse di pietre; una stagione in cui ha assemblato materiali diversi: pietra, ferro, legno; nello stesso tempo ha però costruito anche sculture che sembrano fatte d’aria più che di materia pesante: sottili strisce e asticelle di legno, fil di ferro, carta, per dare forma allo spazio con esili geometrie che sembrano tenersi in equilibrio quasi miracolosamente; poi ha scoperto le grandi risorse plastiche della cartapesta: materia malleabile e leggera, ma anche dura e compatta, che permette di fondere pittura e scultura in pannelli a bassorilievo di raffinata eleganza; infine (ma forse dimentichiamo qualche altro passaggio) la sua fantasia si è sbizzarrita nel ridare forma e significato ai materiali di scarto, resti destinati al macero che nella loro precarietà diventano immagine della nostra stessa precarietà.
In questa vocazione sperimentale c’è tuttavia un tratto che caratterizza la personalità e la ricerca di Klerr: è la leggerezza del tocco, l’immediatezza del gesto, una vena creativa spontanea, che dà l’impressione che egli stia giocando con la sua materia, qualunque essa sia. Si può dire quindi che, attraverso le sperimentazioni più varie, il cammino artistico di Klerr sia avanzato in realtà sempre nella stessa direzione: liberare la materia dal suo peso, inventare di volta in volta soluzioni formali che non hanno nulla di programmatico, ma suggerite soprattutto dall’estro momentaneo, dal gesto che non esclude un margine di casualità, come se egli stesso scoprisse via via la strada, mentre sta operando, con una certa qual meraviglia per il risultato ottenuto. La “leggerezza”, nel senso in cui Italo Calvino usa questo termine nelle sue Lezioni americane, sembra la meta alla quale Klerr aspira.
Data la sua indole curiosa e sperimentale, non c’è da sorprendersi che in questa mostra Klerr ci proponga anche qualcosa che non ci aspetteremmo da un veterano come lui, che non è cresciuto certo dentro la società informatica: opere di piccolo formato, che io chiamerei “carte da tablet” appunto perché sono composizioni originali elaborate mediante un piccolo computer e stampate in unico esemplare. Forse è utile ricordare le circostanze in cui l’artista ha “costruito” queste immagini, per capire la natura della sua vena creativa: costretto a rimanere immobile per ore durante una terapia, invece di annoiarsi o spazientirsi, egli ha “scoperto” un modo di lavorare che non è proprio della sua generazione bensì di quella ben più giovane. La freschezza dei risultati è la prova tangibile di quanto sia ancora viva, verrebbe da dire “giovanile”, la sua fantasia. La possibilità di inventare immagini immateriali, da materializzare poi su un foglio di carta sembra perfettamente congeniale al carattere del suo operare creativo.
C’è stata una stagione in cui egli si è dedicato prevalentemente alla scultura lavorando sulla pietra, e sperimentando varietà diverse di pietre; una stagione in cui ha assemblato materiali diversi: pietra, ferro, legno; nello stesso tempo ha però costruito anche sculture che sembrano fatte d’aria più che di materia pesante: sottili strisce e asticelle di legno, fil di ferro, carta, per dare forma allo spazio con esili geometrie che sembrano tenersi in equilibrio quasi miracolosamente; poi ha scoperto le grandi risorse plastiche della cartapesta: materia malleabile e leggera, ma anche dura e compatta, che permette di fondere pittura e scultura in pannelli a bassorilievo di raffinata eleganza; infine (ma forse dimentichiamo qualche altro passaggio) la sua fantasia si è sbizzarrita nel ridare forma e significato ai materiali di scarto, resti destinati al macero che nella loro precarietà diventano immagine della nostra stessa precarietà.
In questa vocazione sperimentale c’è tuttavia un tratto che caratterizza la personalità e la ricerca di Klerr: è la leggerezza del tocco, l’immediatezza del gesto, una vena creativa spontanea, che dà l’impressione che egli stia giocando con la sua materia, qualunque essa sia. Si può dire quindi che, attraverso le sperimentazioni più varie, il cammino artistico di Klerr sia avanzato in realtà sempre nella stessa direzione: liberare la materia dal suo peso, inventare di volta in volta soluzioni formali che non hanno nulla di programmatico, ma suggerite soprattutto dall’estro momentaneo, dal gesto che non esclude un margine di casualità, come se egli stesso scoprisse via via la strada, mentre sta operando, con una certa qual meraviglia per il risultato ottenuto. La “leggerezza”, nel senso in cui Italo Calvino usa questo termine nelle sue Lezioni americane, sembra la meta alla quale Klerr aspira.
Data la sua indole curiosa e sperimentale, non c’è da sorprendersi che in questa mostra Klerr ci proponga anche qualcosa che non ci aspetteremmo da un veterano come lui, che non è cresciuto certo dentro la società informatica: opere di piccolo formato, che io chiamerei “carte da tablet” appunto perché sono composizioni originali elaborate mediante un piccolo computer e stampate in unico esemplare. Forse è utile ricordare le circostanze in cui l’artista ha “costruito” queste immagini, per capire la natura della sua vena creativa: costretto a rimanere immobile per ore durante una terapia, invece di annoiarsi o spazientirsi, egli ha “scoperto” un modo di lavorare che non è proprio della sua generazione bensì di quella ben più giovane. La freschezza dei risultati è la prova tangibile di quanto sia ancora viva, verrebbe da dire “giovanile”, la sua fantasia. La possibilità di inventare immagini immateriali, da materializzare poi su un foglio di carta sembra perfettamente congeniale al carattere del suo operare creativo.
24
settembre 2015
Paul Klerr
Dal 24 settembre al 10 ottobre 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA ANDRE’
Roma, Via Giulia, 175, (Roma)
Roma, Via Giulia, 175, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato, 11-13 e 16 - 19.30
Vernissage
24 Settembre 2015, ore 18
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