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Giovanna Chessa – Forme Emerse
Forme Emerse da un microcosmo in bilico tra terra e mare ricomposte nel processo alchemico della camera oscura dallo stampatore Luciano Corvaglia.
Comunicato stampa
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Forme Emerse da un microcosmo in bilico tra terra e mare ricomposte nel processo alchemico della camera oscura dallo stampatore Luciano Corvaglia.
Oggetti di un “mondo nuovo” che emergono dietro alle curve di una visione stanca, che ha perduto lo stupore. Forme plasmate dagli elementi, dal vento, dalla pioggia, dal sole, dalle onde, sommerse e riemerse. Forme che rimandano certamente ad altre, in un emersione consapevole o inconscia di grandi modelli.
I sacchi e le combustioni di Alberto Burri, i segni dell’Astrazione storica e la materia più sofferta dell’Informale incontrano le dune oceaniche di Edward Weston, i “piccoli mondi” di Luigi Ghirri. Un percorso che sembra escludere la contemporaneità più imminente, e piegare piuttosto verso la ricerca di una immagine che dalla dimensione spazio – temporale (naturale, psicologica, tecnica) coglie la sua matrice ma che dalla dimensione contingente sembra voler sfuggire in una volontà di proiezione assoluta di una visione e della sua trascrizione. Emersioni quindi non solo di forme visive ma anche di forme intelligibili e recondite, di forme interiori che traspaiono prima, durante e all’interno di un’immagine cercata, incontrata e scelta tra mille altre possibili. L’essenza di una ricerca artistica è difficilmente racchiudibile in un titolo, ma le opere di Giovanna Chessa sono senza dubbio tutto questo: Forme come immagini e visioni di una realtà indagata, letta e riscritta, di un cammino reiterato, interrotto, ripreso, senza fine ma con una meta, di un colloquio effimero e prezioso tra natura e umanità, tra il procedere creativo e la corporeità degli elementi. Forme Emerse dalla danza disordinata ed imprevedibile degli eventi, dall’infinito mutare dell’apparente immobilità del mare, dall’oblio e dal più recondito granello di sabbia o di coscienza.
— Andrea Greci
Oggetti di un “mondo nuovo” che emergono dietro alle curve di una visione stanca, che ha perduto lo stupore. Forme plasmate dagli elementi, dal vento, dalla pioggia, dal sole, dalle onde, sommerse e riemerse. Forme che rimandano certamente ad altre, in un emersione consapevole o inconscia di grandi modelli.
I sacchi e le combustioni di Alberto Burri, i segni dell’Astrazione storica e la materia più sofferta dell’Informale incontrano le dune oceaniche di Edward Weston, i “piccoli mondi” di Luigi Ghirri. Un percorso che sembra escludere la contemporaneità più imminente, e piegare piuttosto verso la ricerca di una immagine che dalla dimensione spazio – temporale (naturale, psicologica, tecnica) coglie la sua matrice ma che dalla dimensione contingente sembra voler sfuggire in una volontà di proiezione assoluta di una visione e della sua trascrizione. Emersioni quindi non solo di forme visive ma anche di forme intelligibili e recondite, di forme interiori che traspaiono prima, durante e all’interno di un’immagine cercata, incontrata e scelta tra mille altre possibili. L’essenza di una ricerca artistica è difficilmente racchiudibile in un titolo, ma le opere di Giovanna Chessa sono senza dubbio tutto questo: Forme come immagini e visioni di una realtà indagata, letta e riscritta, di un cammino reiterato, interrotto, ripreso, senza fine ma con una meta, di un colloquio effimero e prezioso tra natura e umanità, tra il procedere creativo e la corporeità degli elementi. Forme Emerse dalla danza disordinata ed imprevedibile degli eventi, dall’infinito mutare dell’apparente immobilità del mare, dall’oblio e dal più recondito granello di sabbia o di coscienza.
— Andrea Greci
25
settembre 2015
Giovanna Chessa – Forme Emerse
Dal 25 settembre al 02 ottobre 2015
fotografia
Location
TEVERE ART GALLERY
Roma, Via Di Santa Passera, 25, (Roma)
Roma, Via Di Santa Passera, 25, (Roma)
Orario di apertura
Lunedi – Martedi: Chiuso
Mercoledi – Giovedi – Venerdi: h. 17,00 – 20,00
Vernissage
25 Settembre 2015, h 20.30
Autore
Curatore