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Taccuino 16.IX.2001 Stand Giorgetti: mostre e conferenze Bari, Fiera Del Levante
Architettura
Con le mostre “Posate” e “Le Macchine Volanti di Corradino D’Ascanio”,e l’invito di L. Krier e M. Scolari, la Giorgetti rinnova il proprio programma di promozione istituzionale a carattere culturale...
di redazione
Lo spazio espositivo che all’interno della Fiera del levante la Giorgetti si è riservata è introdotto e concluso dalle due mostre “Posate” e “Le Macchine Volanti di Corradino D’Ascanio”. La prima prosegue e compie la trilogia che la casa di Meda ha dedicato agli oggetti d’uso, dopo “Segnalibro” nel 1995 e “Matite” nel 1996. L’altra muove da un intento di maggior spessore storico – scientifico che si esplica innanzitutto nella scelta di un campo di indagine assolutamente diverso quale quello di un’ingegneria in cui al rigore disciplinare si accompagnava ancora, data l’epoca, i mezzi tecnici ed economici ma anche l’uomo, un certo fascino pionieristico. La contemporanea riproposizione delle due mostre(dopo i vernissage rispettivamente nel 1997 e nel 1999) riconduce alla riflessione sulla vicenda semantica del design la quale, escluse le connotazioni estetiche riferibili o classificabili sotto il tedesco Ornament, resta comunque sempre oscillante tra i termini delle possibilità applicative – e talvolta di variazione – di un procedimento costruttivo e della ricerca, prestazionale, ergonomica, tecnologica, che nella tensione verso un prodotto valido sotto il profilo dell’uso, della produzione ed anche del mercato può giungere alla formulazione di oggetti come la Vespa di D’Ascanio, la cui esemplarità va molto oltre la stessa vicenda anzidetta.
Invero già “Posate” apriva alcune finestre interessanti in tal senso, non tanto per la rilevanza professionale degli autori degli oltre cinquecento pezzi presentati (Ponti, Jacobsen, Castiglioni, per dirne qualcuno), quanto ad esempio per l’intelligente proposizione del pannello con i modelli lignei del concorso “Design Competition for Italy”, bandito nel 1959 dalla Reed & Barton e vinto appunto da A. e P.G. Castiglioni, che riassume bene la diversità di approccio metodologico al tema ma soprattutto recupera il valore del progetto in una esposizione altrimenti di soli prodotti finiti, sia infine per gli sguardi sulle produzioni particolari dove, tra forniture militari o per compagnie aeree, rispunta la ricerca, quindi il progetto, sulla prensibilità di tali oggetti da parte di portatori di handicap.
Molto più significativa in termini di documento di storia, professionale-progettuale ma anche industriale, la mostra sulle passioni aeronautiche dell’ingegnere di Popoli, sconosciute ai più anche se va ricordato il bel saggio in merito di R. Segoni sul numero di Giugno 1984 di Rassegna. Già il ricostruito modello del suo elicottero D’A.T.3 mette in evidenza il proposito tecnicamente perseguito di una macchina dalle prestazioni e quindi dalla complessità più elevata anche di quella, ancora in parte da analizzare, del neonato aeroplano. Ma è soprattutto dai documenti di progetto ed in particolare dagli schizzi ed annotazioni sui taccuini autografi che si comprende la tenacia di tale proposito, laddove tra i calcoli di verifica del singolo componente compare l’appunto utile al futuro collaudo ovvero alla revisione, magari di tutto l’insieme. Una esposizione che consente di superare la nota di rammarico per la mancata – per motivi tecnici – proiezione del filmato sul volo del primo elicottero che non conobbe – non subito e neppure nelle successive versioni elaborate da D’Ascanio – la stessa fortuna industriale e commerciale della Vespa.
L’invito ed intento della mostra ad un confronto con elevati standard di design, nel senso più propriamente anglosassone di progettazione, è stato poi rimarcato nell’incontro-dibattito su Memoria e Progetto con Leon Kier e Massimo Scolari che ha accompagnato la stessa nel pomeriggio di martedì 10. Particolarmente il primo ha posto l’accento su un “saper fare” che non implica affatto una adesione incondizionata a logiche e formalismi tecnologici, magari persino high tech, ma ad una rivalutazione dei modi e valori tradizionali del pensare e del produrre arredo, architettura ed urbanistica, riscontrando nella innaturale perdita di estetica del mondo contemporaneo una necessità storica di senso opposto a quella che produsse l’alternativa del modernismo, ed ancora per evitare che l’architettura, anche nelle migliori proposizioni come in Libeskind od in Eisenmann, possa oltre che confrontarsi persino prodursi in forma di tragedia, piuttosto che di realizzazione godibile. Se possibile ancora più colta e sottile, nonostante alcuni aspetti fascinatamente onirici, la posizione espressa da Scolari sulla progressiva delineazione dell’idea progettuale, attraverso la scelta, che in una topografia del molteplice è quasi sempre rinuncia, per l’attuazione di una composizione e di una simmetria – nell’originaria greca accezione – tra struttura portante e struttura significante.
Daniele Di Campi
Fino al 16.IX.2001
“Posate” e “Le Macchine Volanti di Corradino D’Ascanio”
Bari, Fiera Del Levante, Padiglione 4/A
POSATE
Progetto mostra e catalogo: Marco Ferreri
Coordinamento: Centro ricerche & sviluppo Giorgetti
Catalogo: Corraini Editore s.r.l. – Mantova
LE MACCHINE VOLANTI DI CORRADINO D’ASCANIO
Ideazione. Massimo Scolari
Cura mostra e catalogo: Alberto Bassi, Marco Mulazzani
Coordinamento: Centro ricerche & sviluppo Giorgetti
Catalogo: Electa/Giorgetti
[exibart]