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Castelli di Sabbia & IL TOPO
Il progetto espositivo “Castelli di Sabbia” è organizzato dal collettivo di artisti e dall’artist-run magazine E il Topo. In occasione della mostra al Museo Nivola verrà presentato anche il numero 19 della rivista.
Comunicato stampa
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Nato a Napoli, morto a Milano e risorto sparso, unico e molteplice, & IL TOPO, nomen omen, è oggi un "movimento" internazionale e transgenerazionale portatore di un’attitudine sovversiva e libertaria, il cui modus operandi, a volte sottilmente polemico, non conosce ruoli definiti né stili personali. Il collettivo conta una buona ventina d'artisti, un gruppo fluido di bucanieri, che si riunisce per progetti specifici, spesso coinvolgendo solo alcuni membri che lavorano senza gerarchie interne e senza rivendicazioni. La presenza di & IL TOPO è contestuale, si adatta e manifesta sotto molteplici forme cui l'unica costante è la celebre rivista omonima,dal 1992 invariabilmente stampata in nero su carta riciclata grigia.
Prima d'essere un movimento, un collettivo, un'edizione a distribuzione internazionale e prima di essere & IL TOPO, E IL TOPO è stato una rivista d'artista nata a Napoli nel 1992 per volontà di Armando della Vittoria a cui si uniscono Gabriele Di Matteo, Franco Silvestro, Piero Gatto e vedovamazzei; il progetto è basato sulle idee d'inclusione e di partecipazione, da cui la E di congiunzione del titolo: sempre in binomio, qualche cosa o qualcuno E IL TOPO.
La diffusione della rivista era - e per lo più rimane - clandestina. La sua circolazione è frutto d' incontri fortunati, di sottoscrizioni sul modello d'abbonamento e di presentazioni pubbliche più ortodosse ed ufficiali. Lo stesso si può dire per il suo modo di produzione: saltuario e frutto d'incontri fortunati più o meno ortodossi e ufficiali.
L'idea è quella di creare uno spazio di diffusione autonomo e "simpatico".
Le collaborazioni si moltiplicano e ogni numero viene confezionato su misura da artisti tra i quali Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Mark Dion, gli Art Club 2000, Stefano Arienti, Dominique Gonzales Foerster, Grazia Toderi; la lista è lunga, i numeri pubblicati sono undici. Nel 1996 E IL TOPO scompare a Milano. Stessa città sedici anni dopo.
E IL TOPO rinasce, forte di una nuova redazione d'artisti internazionali. Si moltiplicano gli eventi, le performances, le mostre e gli interventi di quello che ha iniziato a definirsi come un collettivo. Nel 2013 La collaborazione con l'artista concettuale canadese Ian Baxter& provoca il mutamento della E in & ribattezzando la rivista senza grandi sconvolgimenti semantici in & IL TOPO.
"des rats qui construisent eux-mêmes le labyrinthe dont ils se proposent de sortir. » (Dei ratti che costruiscono i labirinti da dove si promettono di uscire) Raymond Queneau a proposito di Oulipo.
Nel 2014 viene redatto il manifesto Topista del movimento Topismo, ed inevitabilmente traspaiono le diverse influenze cha animano il collettivo e la rivista: la matrice dadaista, il citazionismo e il gusto per i rimandi storici (quello a Duchamp in particolare), l'estetica relazionale da cui esso stesso scaturisce ed un'attitudine in definitiva più vicino all'Oulipo (Ouvroir de litterature potentielle) anche senza le restrizioni che gli sono proprie, che al non-sens che gli viene troppo spesso attribuito. Il Manifesto di & IL TOPO viene pubblicato nel giugno del 2014, in italiano su un giornale d'annunci coreano. La rivista diventata movimento artistico allarga la sua redazione di topisti. Dal 2012 ad oggi sono stati creati più di una trentina di eventi nel mondo e pubblicati 11 nuovi numeri di cui tre dell'edizione Red Letter, dedicata unicamente alla letteratura d'artista.
Il numero 19 è stato pensato e realizzato in occasione della mostra Castelli di Sabbia & il Topo, al Museo Nivola. Si tratta del risultato di un open call regionale, riservato ad artisti sardi e che intende creare un nesso ludico tra la creazione contemporanea, l'attitudine topista, il territorio sardo e una parte importante dell'opera di Costantino Nivola, il Sand Casting e i documenti fotografici che ne documentano la creazione a Long Island.
Oltre a presentare il prodotto di questa collaborazione tra gli artisti sardi e il topo, il museo presenta una carrellata retrospettiva di immagini, documenti e opere originali che hanno abitato le pagine della rivista dal 1992 ad oggi. L'allestimento di questa linea storica si vuole come una composizione, o un menabo', fatta di elementi eterogenei propri all'opera di & IL TOPO, dove non c'è più distinzione tra originale, riproduzione e pubblicazione. Alcune di queste opere sono, una sequenza di diapositive pensate come calendario dall'artista francese Dominique Gonzales Foerster, una lettera e l'intervento per il numero 5, di Maurizio Cattelan, un découpage di Vanessa Beecroft, un'opera di Mark Dion e due ingrandimenti di due immagini pubblicate dal collettivo americano Art Club 2000, che fanno eco ai bastioni di sabbia, emblemi effimeri dell'autodifesa e dell'isolamento che sono le dinamiche di ogni gioco di posizione: bellica, ideologica, programmatica, estetica, artistica...
La presenza "virale" di Mister Magoo all'interno dei documenti video di tutte le performances del collettivo è un rimando al titolo della performance con la quale nel 1992 venne lanciato il numero 0 e che d'Amarcord consistette nell' infumare lo spazio di via farini a Milano per offuscare la vista dello spettatore e portarlo al di fuori della sfera critica verso quella del possibile: IL CIECO E IL TOPO. Il noto personaggio dei cartoons degli anni 50 appare qui' come l'elemento perduto del binomio tronco suggerito dalla rivista. The Blind Man era anche la rivista che Duchamp pubblicò nel 1917.
La mostra è ricca di manifestazioni dell'improbabile, come i ritratti che Armando della Vittoria ha fatto di Gatto Silvestro (dal nome dei due artisti Piero Gatto e Franco Silvestro) e di Kaspar David Frederich (dai nomi di Caspar Caspar, David e Frédéric Liver).
In contrasto con la sala storica dove sono presentate le opere e la storia della rivista, il terzo spazio della mostra ci appare vuoto.
Questa stanza, per quanto spoglia, è in realtà la stanza dell'ornamento. Anche qui si è voluto creare un legame con l'opera di Nivola per il suo rapporto al decorativo e allo spazio pubblico. Le opere personali di alcuni artisti topisti (Caspar Caspar, Armando della Vittoria, David Liver, Frédéric Liver, Guillaume Clermont, Fabien Pinaroli, Piero Gatto, Martin Guimenez, Francesco Fossati e Steve Piccolo) sono state allestite nell'intercapedine dei muri dello spazio espositivo; murate al fine di decorare l'altro lato del muro, sollevando la questione dei supporti e degli spazi trascurati dalle istituzioni artistiche, portando lo spettatore fuori dalla sfera critica verso quella del possibile.
Un'opera è bene in vista, si tratta di un esemplare del giornale regionale di piccoli annunci "il baratto" sul quale alcuni membri del movimento hanno ripubblicato il manifesto topista. Questa volta in coreano. L'ultimo punto del manifesto "NOTE...." è stato completato dalla frase: " à peu de choses près ce fut le printemps". (C'è mancato poco che fosse primavera). Qualche cosa non sembra aver portato i suoi frutti, ma questa è storia dell'arte.
Prima d'essere un movimento, un collettivo, un'edizione a distribuzione internazionale e prima di essere & IL TOPO, E IL TOPO è stato una rivista d'artista nata a Napoli nel 1992 per volontà di Armando della Vittoria a cui si uniscono Gabriele Di Matteo, Franco Silvestro, Piero Gatto e vedovamazzei; il progetto è basato sulle idee d'inclusione e di partecipazione, da cui la E di congiunzione del titolo: sempre in binomio, qualche cosa o qualcuno E IL TOPO.
La diffusione della rivista era - e per lo più rimane - clandestina. La sua circolazione è frutto d' incontri fortunati, di sottoscrizioni sul modello d'abbonamento e di presentazioni pubbliche più ortodosse ed ufficiali. Lo stesso si può dire per il suo modo di produzione: saltuario e frutto d'incontri fortunati più o meno ortodossi e ufficiali.
L'idea è quella di creare uno spazio di diffusione autonomo e "simpatico".
Le collaborazioni si moltiplicano e ogni numero viene confezionato su misura da artisti tra i quali Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Mark Dion, gli Art Club 2000, Stefano Arienti, Dominique Gonzales Foerster, Grazia Toderi; la lista è lunga, i numeri pubblicati sono undici. Nel 1996 E IL TOPO scompare a Milano. Stessa città sedici anni dopo.
E IL TOPO rinasce, forte di una nuova redazione d'artisti internazionali. Si moltiplicano gli eventi, le performances, le mostre e gli interventi di quello che ha iniziato a definirsi come un collettivo. Nel 2013 La collaborazione con l'artista concettuale canadese Ian Baxter& provoca il mutamento della E in & ribattezzando la rivista senza grandi sconvolgimenti semantici in & IL TOPO.
"des rats qui construisent eux-mêmes le labyrinthe dont ils se proposent de sortir. » (Dei ratti che costruiscono i labirinti da dove si promettono di uscire) Raymond Queneau a proposito di Oulipo.
Nel 2014 viene redatto il manifesto Topista del movimento Topismo, ed inevitabilmente traspaiono le diverse influenze cha animano il collettivo e la rivista: la matrice dadaista, il citazionismo e il gusto per i rimandi storici (quello a Duchamp in particolare), l'estetica relazionale da cui esso stesso scaturisce ed un'attitudine in definitiva più vicino all'Oulipo (Ouvroir de litterature potentielle) anche senza le restrizioni che gli sono proprie, che al non-sens che gli viene troppo spesso attribuito. Il Manifesto di & IL TOPO viene pubblicato nel giugno del 2014, in italiano su un giornale d'annunci coreano. La rivista diventata movimento artistico allarga la sua redazione di topisti. Dal 2012 ad oggi sono stati creati più di una trentina di eventi nel mondo e pubblicati 11 nuovi numeri di cui tre dell'edizione Red Letter, dedicata unicamente alla letteratura d'artista.
Il numero 19 è stato pensato e realizzato in occasione della mostra Castelli di Sabbia & il Topo, al Museo Nivola. Si tratta del risultato di un open call regionale, riservato ad artisti sardi e che intende creare un nesso ludico tra la creazione contemporanea, l'attitudine topista, il territorio sardo e una parte importante dell'opera di Costantino Nivola, il Sand Casting e i documenti fotografici che ne documentano la creazione a Long Island.
Oltre a presentare il prodotto di questa collaborazione tra gli artisti sardi e il topo, il museo presenta una carrellata retrospettiva di immagini, documenti e opere originali che hanno abitato le pagine della rivista dal 1992 ad oggi. L'allestimento di questa linea storica si vuole come una composizione, o un menabo', fatta di elementi eterogenei propri all'opera di & IL TOPO, dove non c'è più distinzione tra originale, riproduzione e pubblicazione. Alcune di queste opere sono, una sequenza di diapositive pensate come calendario dall'artista francese Dominique Gonzales Foerster, una lettera e l'intervento per il numero 5, di Maurizio Cattelan, un découpage di Vanessa Beecroft, un'opera di Mark Dion e due ingrandimenti di due immagini pubblicate dal collettivo americano Art Club 2000, che fanno eco ai bastioni di sabbia, emblemi effimeri dell'autodifesa e dell'isolamento che sono le dinamiche di ogni gioco di posizione: bellica, ideologica, programmatica, estetica, artistica...
La presenza "virale" di Mister Magoo all'interno dei documenti video di tutte le performances del collettivo è un rimando al titolo della performance con la quale nel 1992 venne lanciato il numero 0 e che d'Amarcord consistette nell' infumare lo spazio di via farini a Milano per offuscare la vista dello spettatore e portarlo al di fuori della sfera critica verso quella del possibile: IL CIECO E IL TOPO. Il noto personaggio dei cartoons degli anni 50 appare qui' come l'elemento perduto del binomio tronco suggerito dalla rivista. The Blind Man era anche la rivista che Duchamp pubblicò nel 1917.
La mostra è ricca di manifestazioni dell'improbabile, come i ritratti che Armando della Vittoria ha fatto di Gatto Silvestro (dal nome dei due artisti Piero Gatto e Franco Silvestro) e di Kaspar David Frederich (dai nomi di Caspar Caspar, David e Frédéric Liver).
In contrasto con la sala storica dove sono presentate le opere e la storia della rivista, il terzo spazio della mostra ci appare vuoto.
Questa stanza, per quanto spoglia, è in realtà la stanza dell'ornamento. Anche qui si è voluto creare un legame con l'opera di Nivola per il suo rapporto al decorativo e allo spazio pubblico. Le opere personali di alcuni artisti topisti (Caspar Caspar, Armando della Vittoria, David Liver, Frédéric Liver, Guillaume Clermont, Fabien Pinaroli, Piero Gatto, Martin Guimenez, Francesco Fossati e Steve Piccolo) sono state allestite nell'intercapedine dei muri dello spazio espositivo; murate al fine di decorare l'altro lato del muro, sollevando la questione dei supporti e degli spazi trascurati dalle istituzioni artistiche, portando lo spettatore fuori dalla sfera critica verso quella del possibile.
Un'opera è bene in vista, si tratta di un esemplare del giornale regionale di piccoli annunci "il baratto" sul quale alcuni membri del movimento hanno ripubblicato il manifesto topista. Questa volta in coreano. L'ultimo punto del manifesto "NOTE...." è stato completato dalla frase: " à peu de choses près ce fut le printemps". (C'è mancato poco che fosse primavera). Qualche cosa non sembra aver portato i suoi frutti, ma questa è storia dell'arte.
05
settembre 2015
Castelli di Sabbia & IL TOPO
Dal 05 settembre al 05 dicembre 2015
arte contemporanea
Location
MUSEO NIVOLA
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orario di apertura
martedì a domenica ore: 10-13 e 16:30 - 20:00
Vernissage
5 Settembre 2015, ore 18:00
Autore
Curatore